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Autore: mistery dragon    22/06/2014    1 recensioni
Ci sono quattro ragazze provenienti da quattro paesi diversi, con quattro sogni diversi, con quattro passioni diverse, con storie diverse ma un' unica cosa che le lega: provare le stesse emozioni e gli stessi sentimenti. In fondo tutti proviamo amore, amicizia, odio, rabbia, tristezza, delusione, allegria, gioia... ma molti si dimenticano di ciò.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'G.A.N.E '
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 Capitolo 6- Ribelli fuori, sentimentali dentro! E c'ha ragione Pirandello!

 
Alex passeggiava tranquillamente per le strade di Tokyo, con lo zaino in spalla e i suoi disegni in mano. Era un pomeriggio d’autunno e un vento leggero e frescolino si alzò, dando dolci brividi alla fumettista, nonostante avesse un golfino che la coprisse e la divisa blu del corso di disegno.
Arrivò fino in fumetteria e poi entrò in quel magico mondo che profumava di carta e inchiostro ed era colorato ma allo stesso tempo in bianco e nero. Camminava lentamente tra i corridoi intersecati del negozio finché non trovò quello che cercava: la rivista che più amava e che collezionava da quando era arrivata lì, il “Weekly Shonen Jump”. Certo, l’unica cosa che la limitava era il giapponese, ma a scuola le insegnavano anche questa meravigliosa lingua e alcuni vocaboli li aveva già imparati, anche se preferiva tenersi pure in allenamento per conto suo. Casualmente quella era l’ultima copia rimasta e se accidentalmente qualcuno l’avesse presa prima di lei, sarebbe dovuta andare dall’altra parte del quartiere, più lontando di quanto quel negozio fosse distante dalla House’s Arts. La mano affusolata e nivea della giovane afferrò il giornale ma nello stesso momento anche la mano di un ragazzo con un guanto di pelle marrone e dei bottoni neri si appoggiò. La rossa si voltò di scatto e si ritrovò davanti l’unica persona che non avrebbe mai immaginato potesse trovare lì.
-    Jeager?-
-    Alex!- il tedesco senza casco, con le cuffie nere con sopra dei teschi e la maglia dei Guns ’N’ Roses era praticamente irriconoscibile.
-    Cosa ci fai qui?- chiese sorpresa la ragazza.
Il biondo le mise dolcemente una mano sulla bocca, per non farle proferire parola poi la spinse alle casse, pagò il settimanale e la fece uscire dal negozio.
-    Scusami, ma sai essendo ormai un wrestler famoso, non sia mai che qualche fan scatenato mi corra addosso.- sospirò il berlinese guardando negli occhi l’altra. Wow, non si ricordava che quegli occhi fossero così profondi e limpidi, due cioccolate calde con un puntino d’onice in mezzo. Se poi osservava meglio aveva anche delle pieghe verde scuro. La rossa arrossì a quello sguardo così penetrante, sembrava che il ragazzo volesse sondargli l’anima. Il tedesco si accorse dell’evidente imbarazzo della compaesana sulle gote così prese il “Weekly Shonen Jump” e glielo porse:
-    Tieni, questo è tuo!-
-    Ma l’hai pagato te!- esclamò sorpresa la fumettista: sul serio voleva darle la rivista di cui aveva speso 240 yen?
-    Non preoccuparti. Tu fai un corso di fumettistica, io lo prendo solo per sfizio.- la rossa prese il giornale, sfiorando accidentalmente la mano dell’altro e avvertendo il suo battito accelerare improvvisamente.
-    Come mai leggi manga? Insomma un wrestler come te non si direbbe proprio fan di quest’arte…-
-    Oh beh ecco, in realtà ho iniziato a leggere gli shonen alla scuola di Ercole. Un mio compagno li aveva e io ero curioso così adesso vado ogni settimana o in fumetteria o in edicola, anche se è un po’ difficile non essere notati.- rispose grattandosi la nuca un po’ imbarazzato. Nessuno, nemmeno suo padre sapeva di questa sua passione, era solo una cosa sua e che non condivideva con nessuno, era una sua valvola di sfogo dopo gli allenamenti.
-    Senti vorresti accompagnarmi a casa, sai non è molto lontano da qui?- domandò la giovane indicando la strada davanti a sé.
-    Certo!- detto ciò le prese lo zaino e se lo caricò in spalla.
-    Jeager aspetta, non c’è bisogno che…-
-    Tranquilla, consideralo come un allenamento per domani!- gli rispose l’altro strizzandole l’occhio.
Si incamminarono tranquillamente fra gli alberi colorati di rosso, giallo, marrone e arancione, che cadevano ad una ad una, come una danza armoniosa. I due giovani chiacchieravano del più e del meno nella loro lingua madre, contenti di aver trovato un compaesano e coetaneo in un altro paese. Alex gli raccontava dei suoi studi, di suo fratello, di sua nonna e delle sue amiche, Jeager gli parlava di suo padre, dei suoi allenamenti, dei suoi compagni… Poi si ritrovarono a confrontare i loro sogni:
-    Sai Alex, per me il Torneo Choujin è una cosa importante, non solo perché rappresento il nostro paese, ma perché potrò dimostrare a me stesso, che gli anni che ho speso ad allenarmi costantemente sono serviti a qualcosa.- non sapeva ancora il perché ma con la fumettista si sentiva a proprio agio, non aveva bisogno di dosare le parole, ma solo di poterai esprimere come voleva, a cuore aperto. E poi adorava da impazzire lo sguardo e il sorriso di Alex, lo faceva stare subito bene e sentire dentro di sé, nel suo corpo un fuoco d’artificio enorme, un po’ come quando doveva usare la "Pioggia Rossa del Dolore".
-    Sono contenta che tu ti sia qualificato, domani verrà estratto a sorte il tuo sfidante, non sei preoccupato?- chiese l’altra dolcemente e forse anche un po’ di apprensione nel tono di voce.
Jeager sospirò: altroché se era preoccupato, era completamente nel panico, ma aveva ben nascosto la sua agitazione con una maschera di freddezza, cosa che lo caratterizzava. La verità era che era un ragazzo molto passionale e sentimentalista, ma un po’ per il wrestling, un po’ per non mostrarsi un debole davanti agli occhi di suo padre, si era creato questa solida corazza.
-    Sinceramente? Un pochino, ma sono abituato ormai. Più che altro sono eccitato di potermi confrontare con un avversario nuovo, ma anche con Herr Muscle mi andrebbe bene. Tu invece, hai un obbiettivo quest’anno?-
Alex rise allegramente poi rispose:
-    A fine anno, verso marzo, ci sarà una premiazione molto ambita dell’ I.S.O.A.; ogni studente dovrà creare qualcosa di suo e se vince potrà fare tirocinio con un artista famoso della sua categoria. Io ad esempio .stavo pensando di creare uno shonen, ma deve essere abbastanza corto, almeno fare il primo volume con 3 capitoli. Per ora non ho idee, ma … Posso rivelarti un segreto? Promettilo di non dirlo a nessuno!- Jeager promise, onorato della fiducia che la rossa gli stava concedendo. Si avvicinò meglio e ella gli sussurrò in orecchio:
-    Stavo pensando di creare un fumetto sulla Muscle League. Nadja ha registrato tutti gli incontri da quando la New Generation ha iniziato a combattere e pensavo di servimi di questi e del vostro aiuto per realizzarlo.-
Jeager era esterrefatto: diventare il personaggio di un manga sul wrestling? Praticamente una figata assoluta, un sogno ad occhi aperti…
-    Mi pare un’idea grandiosa. Poi , conoscendo i MacMadd ti darebbero subito l’ok, se serve a fargli guadagnare soldi.-
Risero a crepapelle e finalmente arrivarono alla House’s Arts.
-    Entriamo?- domandò la rossa speranzosa.
Jeager controllò l’orologio sul display del cellulare e negò con la testa. Erano le cinque passate e casa sua si trovava a 5 isolati da lì. Con aria abbattuta e rassegnata le disse:
-    Oh , tut mir Leid* Alex, devo tornare a casa; stasera vado a letto presto per domani e quindi non posso trattenermi.- una lampadina si accese nella testa del biondo :
-    Se vuoi un giorno usciamo e andiamo a mangiare sushi, che ne dici?-
Alex era stupita: sarebbe stato come una specie di appuntamento, perché doveva ammetterlo Jeager le piaceva eccome.
-    Sì va bene quando?-
-    Non lo so, domani dopo il torneo ti dico, ok?-
-    Super!-
-    D’accordo allora ci vediamo domani, perché vieni giusto?- domandò pregando che gli dicesse di sì.
-    Certo che sì, domani non abbiamo scuola.-
-    Perfetto.-
Dopodiché si salutarono, ma prima che il wrestler se ne andasse, la giovane gli diede un bacio su una guancia, poi scappò velocemente dentro casa, senza voltarsi mai indietro.
Jeager si toccò la gota con la mano, paralizzato ancora da quel gesto, poi con un grido di gioia corse verso casa, allegro e felice come non mai. Appena giunto a casa, salutò distrattamente il padre e si chiuse in camera. Si gettò sul letto e niente in quel momento poteva distrarlo dai suoi pensieri. Forse avrebbe avuto un appuntamento con Alex!!! E santo cielo quel bacio era stato... ECCEZIONALE! E’ vero era sulla guancia, neanche uno a stampo, ma per lui era un po’ come una conquista. Sentiva dentro di sé una scarica elettrica pazzesca e sperava che quell’energia potesse  giovarlo anche negli incontri.
Guardò il soffitto con aria sognante: sì,si era innamorato di Alex.
La conosceva da poco, questo era vero, ma per lui era la donna più bella che avesse mai visto. Non perché avesse un bel davanzale o chissà cos’altro, ok un po’ era così, ma in realtà tutto di lei gli piaceva.
Sembrava un angelo: la pelle bianca come le stelle,i capelli rossi come il fuoco e gli occhi marroni come il cioccolato. Era semplicemente perfetta. Quando l’aveva salvata ,aveva sentito il suo cuore perdere un battito e invece quel giorno pompava al massimo. Si addormentò sereno e quasi aveva dimenticato cosa sarebbe accaduto l'indomani mattina.

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-Ciao ragazzi, che ci siamo perse?- in quel momento arrivarono le tre Grazie (ndme: Grazia, Graziella e Grazie al…) anche meglio conosciute come Roxanne, Trixie e Kiki allo stadio, dove pochi minuti dopo sarebbe iniziato il sorteggio. I wrestler si voltarono verso di loro e Dik Dik con arroganza (ndme: anche se stavolta c’ha ragione…ma solo qui!) esclamò :
- Ah siete voi!- Terry gli mollò un calcio al ginocchio e fece una smorfia per dirgli: - Ma sta’ un po’ zitto!-
- Ah, perché? Chi stavate aspettando?- domandò Trixie con sguardo truce su Terry ,che rispose angelico:
- Chi? Noi? Nessuno. Perché ce lo chiedi?-
La ragazza guardò ancora male il suo fidanzato che continuava a sorriderle.
-    Va beh io mi siedo…-
-    Aspetta! Quel posto è di Pepper!- gridò il biondo fermando la rossastra.
-    E va beh ma ci sono sei posti liberi.- ribattè l'altra stizzita.
-    No perché quelli sono delle G.A.N.E., del Marine e di Peter.- rispose Wally indicando ogni singola seggiola.
-    G.A.N.E.?  E chi sono?- domandarono le tre marie in coro.
-    Giò, Alex, Nad e Beth! Le abbiamo soprannominate così.- spiegò Checkmate sporgendosi per poter parlarle in faccia.
Ma come parlando del diavolo spuntano le corna, così la combriccola arrivò pochi nanosecondi dopo.
-    Ciao Raga!- Gioia apparve dal corridoio con Nadja accanto a lei. Poco più in là sopraggiunsero  Alex e Arjuna col piccolo Peter seduto sulle sue spalle. Poi arrivò Beth, con ancora addosso  la giacca di pelle nera che usava di solito quando andava sulla moto.
-    Ciao! Venite vi abbiamo tenuto il posto.- tutti si alzarono per far passare la lunga carovana ma improvvisamente l’inglese si bloccò:
-    Dov’è Kid?-
-    Non è ancora arrivato e fra poco inizia.- esclamò agitato Wally.
La mora si passò nervosa una mano tra i capelli mossi, poi riprese le chiavi della Vespa e corse di nuovo fuori.
-    Beth, dove vai? – chiese Arjuna poggiando a terra il rossiccio e voltandosi verso l’amica.
-    A prendere Kid, ovvio.- gli rispose l’altra alzando un sopracciglio.
-    Ma non sai dov’è!!!- puntualizzò l’indiano.
-    Keep Calm, ho il suo numero. Beh ci si vede dopo.- con un cenno riprese la sua folle corsa, arrivò fuori dallo stadio e con un potente rombo di motori partì, mandando velocemente un messaggio al kinniku.
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I due amici correvano a perdifiato tra le vie di Tokyo, finché il principe non ricevette un messaggio sul telefonino: era Beth. Gli rispose freneticamente e pochi minuti dopo si ritrovò la strada sbarrata dalla moto della londinese.Kid ,per lo spavento, cadde a terra insieme a Meat e si ritrovarono in mano due caschi.
-    Forza salite. Non c’è tempo!- I ragazzi la guardarono timorosi ( sembrava proprio la tipa di ragazza spericolata al volante) però accettarono e salirono in groppa.
-    Vi conviene reggervi forte.- li avvisò la giovane.
-    Perché?- chiese ingenuamente il kinniku.
-    Ora lo scoprirai.- ghignò furbetta.
Tre potenti e assordanti rombi di motore e la Vespa partì in quarta, dirigendosi velocemente al Muscle Stadium.
-    AHHAHAHAHHA! Beth vai piano, VAI PIANO!- gridò disperato Kid stringendosi ancora di più al bacino dell’inglese, preso dalla paura.
Beth non lo ascoltava minimamente e quando arrivò davanti alla porta del palazzetto, sfondò la porta aumentando la velocità.
Kid e Meat gridavano esasperati, pregando ogni Dio presente su questa Terra di salvarli dalle mani di quella pazzoide che con grande stile entrò nell’arena, con il pubblico che li guardava estasiati per quel colpo di scena improvviso.
Ikimon e suo padre erano stupiti e lo furono ancora di più quando la mora domandò a gran voce a Kid:
-    Allora sei pronto? Ora si vola!!!- il kinniku pensava di non aver capito bene, ma quando si ritrovò in aria si maledisse per aver accettato l’aiuto della figlia di White. Infatti ella aveva spostato tutto il peso sulla ruota anteriore e così facendo quella posteriore si era alzata di parecchio, sbalzando via il ragazzo e buttandolo direttamente nel Flipper.
-    Maledetta mocciosa!!! Come ti sei permessa di intralciare i nostri piani?- Ikebrutto( ndme: Hahhahaha mo’ lo chiamo così per tutta la storia, qualcuno si oppone ? ^_^ ) aveva preso per il colletto della giacca la ballerina e l’aveva alzata da terra, leggera com’era. Ma lei fu più svelta e grazie ad un calcio nelle *ehm* parti non protette *diciamo così* si liberò da quella presa.
-    Non toccarmi con le tue manacce, bruto.-gli rispose con la faccia che manco Era Divina avrebbe potuto eguagliarla.
Arjuna scavalcò il muretto e corse dall’amica, assicurandosi che stesse bene. L’altra le rispose di sì ,poi presero insieme la Vespa e la trasportarono fuori. O almeno ci provarono:
-    Ehi voi ,dove credete di andare?- gli urlò contro Vance McMadd rivolgendosi ai due giovani. Il figlio intanto aveva bloccato le palline e ( casualmente) una di questa andò addosso a Kid, spiaccicandolo contro una delle pareti del mega-flipper.
Beth si voltò lentamente, ancora adirata per come l’avevano trattata:
-    ‘Azzi nostri, problemi?-
-    Un bel po’ direi: hai interferito con lo svolgimento del sorteggio, sei entrata con una moto e hai sporcato il pavimento con la gomma delle ruote, hai rotto la porta principale e hai quasi fatto rischiare di far venire un infarto a tutti, ti pare poco?- gli sbraitò per tutta rispose il biondone.
Ma per fortuna la mora sapeva anche rispondere per le rime:
-    Ah beh, se per questo voi volevate squalificare una persona senza alcun motivo e avete aggredito una donna, penso che siamo pari in fatto di pedine sporche.- sentì una leggera gomitata tra le costole per colpa di Arji, che le sussurrava di lasciar perdere.
-    Sei impertinente! – le disse il vecchio McMadd.
-    E’ un dono di famiglia!- botta e risposta, così andò avanti quella insulsa conversazione. Finché ormai stufo Ikimon esclamò:
-    Lasciala andare papino, in fondo credo sia più concentrata su altri “impegni” che deve fare con quel “ragazzo”!-
Beth li guardò stizzita e schifata ma prima che potesse controbattere, vide il suo migliore amico avvicinarsi serio, troppo serio al Pigiama Ken alias Ikimon e con voce atona chiese da vero gentleman:
-    Permette? – e poi con forza gli mollò un pugno fortissimo sulla mandibola, quasi che per poco non gliela spaccò ,ma comunque gli lasciò un bel segno violaceo, provocandogli un’emorragia all’interno della bocca.
-    E non azzardati mai più a dare della poco di buono alla signorina White, coglione!- Tutti i wrestler esultarono a quel gesto, compreso Kid che era ancora spalmato nella stessa posizione. Quel ragazzo aveva esaudito il più recondito e nascosto ( ma neanche tanto) desiderio che tutti gli altri tenevano nel loro più oscuro e macabro angolo del cuore: infliggere dolore e senza pietà a quell’idiota palestrato. Non che fossero tutti sadici lì, sia ben chiaro, ma nessuno lo sopportava, era simpatico quanto uno spruzzo di Autan nel naso e più fastidioso di una zanzara nell’orecchio che ti sveglia di notte.
-    Ora basta! Guardie!- gridò istericamente la vittima e subito dopo due energumeni prese per un braccio i due amici, i quali cercarono di sfuggire da quella morsa troppo stretta, fallendo ovviamente.
-    No, basta lo diciamo noi! Se loro due vanno in galera, allora noi gli accompagniamo!- Nadja e Gioia erano tutte e due in bilico sul muretto, l’una con il suo arco e quattro frecce in mano, l’altra con quattro coltelli in mezzo alle dita.
Con estrema maestria lanciarono le loro appuntite armi contro la sfera di cristallo di Kid, increpandola e infine liberando il povero kinniku.
Poi con agile mossa Alex sfilò dalle mani di Ikebrutto il telecomando e premette di nuovo il pulsante di accensione.
Il Muscle ricominciò a rotolare, specialmente verso le buche dei favoriti ma McMadd con uno spintone fece cadere a terra la rossa, strappandole di mano l’aggeggio elettronico, deviando il percorso del kinniku.
Jeager da dentro la sfera strinse i pugni: se avesse avuto davanti Ikimon altro che pugni, li avrebbe fatto un lifting che non avrebbe dimenticato così tanto facilmente. Certo dal di fuori nessuno poteva vederlo, ma lui riusciva a scorgere benissimo le vicende che si stavano susseguendo.
Kevin Mask invece era letteralmente sorpreso: non tanto per l’ingresso di sua cugina che, conoscendo bene le sue manie di grandezza e la sua pazzia, non l’aveva nemmeno toccato, quanto la reazione che aveva avuto Arjuna contro McMadd. Si soffermò meglio sulla felpa del moro: Royal Navy, allora era proprio lui che qualche giorno fa l’aveva depistato, non si era sbagliato. Però, era stupito, rispetto a cinque anni fa il marine era rinvigorito, forse all’accademia militare lo costringevano a seguire duri allenamenti. E ricordandosi bene il caratteraccio e i modi duri e spartani di suo zio Edward, non c’era d’aspettarsi molto. In effetti non è che gli fosse così tanto dispiaciuto mollare lì anche quell’idiota, in tutto e per tutto assomigliava molto a suo padre… Certo che però che zia Carolyn non l’aveva mai trattato male, anzi.
Ad un certo punto Ikeschifo (ndme: HAhaha LOL xD) si accasciò di nuovo, toccandosi i gioielli di famiglia e dietro di lui si scorse il piccolo Peter con una gambetta mezza alzata:
-    Non toccare mia sorella!- sibilò a denti stretti e poi improvvisamente si ritrovò a mezz’aria, tirato su da un altro di quei brutti musi della sicurezza.
-    Mollami!- provò a scalciare, ad agitarsi, a imprecare contro ma non ottenne nulla, se non una stretta più ferrea. Poi si ritrovò a terra e scoprì che quello scimmione era stato messo K.O. dalla fumettista, la quale teneva un bastone bianco con delle incisioni floreali in legno d’acero lungo almeno 3 metri, in mano.
-    Metti giù le mani da mio fratello.- esclamò con foga e dai suoi occhi cioccolata si videro due fuochi ardenti.
Il tedesco aprì la bocca incredulo: aveva sottovalutato quella ragazza, era molto coraggiosa, determinata e sapeva difendersi da sola, altro che donzella in pericolo. Ora capì il vero significato dei suoi capelli, infuocati come la sua tempra. Gli si accelerò il battito cardiaco e sul suo viso apparve un sorriso: scoprire quel lato ribelle e combattente della rossa lo faceva innamorare ancora di più di lei, se fosse già possibile amarla di più.
Purtroppo a niente servirono le resistenze dei giovani ed infatti vennero tutti e sei portati in centrale. Ma poco prima che uscissero si aggiunse anche Kenyon alla combriccola dei ribelli, perché aveva tentato, inutilmente ,di stordire almeno la guardia di Nadja.

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-    E’ un mondo ridi-colo , è un mondo ridi-colo!-
-    Giò smettila! E’ fastidioso.- la cuoca era sdraiata su una panca, con le mani ammanettate dietro la testa e ogni tanto canticchiava qualche motivetto.
Nadja e Terry erano schiena contro schiena e la messicana teneva la testa reclinata sulla spalla del cowboy. Arjuna e Beth erano l’uno affianco all’altro, la ragazza poggiava la testa sul petto dell’amico e questi ogni tanto le accarezzava i capelli. Infine Alex teneva le lunghe gambe distese e sopra di essere si era addormentato il fratellino.  Era pomeriggio , verso le due, ed erano lì da un bel po’ di tempo, da almeno 4 ore. Era impossibile stare dentro in centrale, si moriva dal caldo e non potevano fare niente.
-    Potevano almeno lasciare andare mio fratello.- sospirò la rossa tristemente.
-    Figurati… Giuro che se li rivedo quei farabutti gli piglio a sberle così forte, ma così forte che gli ribalto la faccia.- sbraitò l’inglese nervosa.
-    Sigh… E come facciamo a uscire?- chiese Nadja stringendo le gambe al petto e pensando al peggio.
-    Sta’ calma Pepper, usciremo qui fra poco.- la rassicurò il biondo accarezzandole una guancia e come se le sue parole fossero servite come premunizione, un poliziotto gli fece uscire, dicendo che qualcuno gli aveva pagato la cauzione.
I 7 amici uscirono e si ritrovarono davanti l’ultima persona che avrebbero immaginato:
-    Robin Mask?!-
-   Uncle?!-
Il padre di Kevin si avvicinò severo alla nipote dicendole impassibile:
-    Ciao Lizzie!- eh già, era proprio Robin Mask, chi altri poteva chiamare Beth era in quel modo così buffo.
Il mascherato si rivolse agli altri ragazzi:
-    Voi tutti potete andare! Ah ehm… Alex, tua nonna vuole parlarti… Da SOLA! Kenyon mi ha chiamato tuo padre: è su tutte le furie, quindi ti conviene contattarlo il prima possibile.- Alex si portò una mano sulle labbra mentre Terry guardava il pavimento per la vergogna. Tutti fecero per andare ma Arjuna venne trattenuto da un:
-    No Ganaraya, tu resti qui.- L’indiano fece dietrofront e si ritrovò davanti lo sguardo pieno di astio dell’uomo.
-    Che diavolo vi è preso?- I due ragazzi abbassarono gli occhi a terra, sentendosi un enorme macigno che gli schiacciava il cuore, la gola e lo stomaco. Quante marachelle avevano passato, quante punizioni si erano divisi e quante strigliate da parte degli adulti... Certo era che Robin Mask era quello di cui preoccuparsi di meno, non era né il genitore dell’uno né dell’altra, quindi in un certo senso aveva le mani legate. Però che imbarazzo essere ripresi a 17/18 anni...
-   Uncle, io volevo solo aiutare Kid Muscle, tutto qui. Sono quegli idioti che hanno esagerato. Ok, ammetto che non è stata l’idea del secolo entrare nello stadio con la Vespa, ma l’ho fatto per una giusta causa.- si difese Beth cercando di non innervosirsi troppo. Odiava quando a sgridarla era suo zio, perché lei ci teneva tanto a non darli problemi, ne aveva così tanti di suo…
-    Lo so Lizzie, ma non è questo il modo di risolvere i problemi. E se si fosse fatto male qualcuno? E se Kid Muscle si fosse rotto qualche osso perché non fosse riuscito a fermarsi in tempo? Ci hai pensato a questo o come tuo solito hai preso l’iniziativa?- Robin cercava di rimanere il più calmo possibile. In fin dei conti non era arrabbiato con i ragazzi, sapeva bene che le loro intenzioni non erano cattive, ma aver passato più di tre ore con i McMadd per scusarsi, e sorbirsi un sermone infinito da parte loro non era stato molto piacevole.
-    Sc-scusa Zio!- esclamò rossa in viso la ballerina. Accidenti, non gli era mai passato per la testa quelle domande, troppo concentrata ad aiutare un amico.
-    Scuse accettate Lizzie, ma che non si ripeta mai più.- la minore annuì e da dietro la schiena prese la mano dell’altro, per poter essere un minimo confortata.
-    E tu Arjuna… Perché hai mollato un pugno ad una persona? Non sei mai stato così avventato e violento, perché ora?- domandò Robin indurendo il tono della voce.
-    Signore, io chiedo venia per il mio comportamento assolutamente scorretto, ma non potevo assolutamente tollerare la mancanza di rispetto che ha avuto Ikimon McMadd nei confronti di Elizabeth.- rispose il marine guardandolo negli occhi con coraggio. Il vecchio wrestler lo scrutò bene e dovette amaramente ammettere che aveva salvaguardato la dignità e l’onore di Lizzie  e quindi le sue azioni erano solo state al fin di bene , ma comunque doveva riferirgli i comandi di suo cognato. Per quanto le famiglie Mask/White e Ganaraya si conoscessero da una vita, Edward era pur sempre l’ufficiale di Arjuna e doveva obbedire.
-    Arjuna io ti ringrazio per ciò che hai fatto e apprezzo sia la tua galanteria nei confronti di mia nipote, sia il tuo senso della giustizia, però tu sai bene che da una determinata azione corrisponde una determinata conseguenza.- disse pacato il lottatore ,fissando le iridi d’ebano del minore, il quale preoccupato per quest’affermazione, domandò titubante:
-    Sono stato espulso dall’accademia o sono stato sostituito come capo-banda?-
-    Niente di tutto ciò. Diciamo solo che i tuoi superiori questa volta ti hanno graziato per la tua buona condotta che hai dimostrato in caserma, ma ti rivogliono immediatamente a Londra e lì ti diranno cosa sarai costretto a fare per punizione.- gli rispose con una punta di dispiacere, in fondo conosceva quel pivello da quando era ancora un bambino.
-    D’accordo, stasera prenderò il primo aereo per Londra.- sospirò stringendo i pugni dalla rabbia. Era sicuro che c’era lo zampino dell’Ammiraglio White in tutta quella faccenda.
-    Stasera?? No uncle , ti prego lascialo qui ancora un’altra settimana, per favore!- pregò Beth con gli occhi lucidi prendendolo per un braccio e scotendolo.
-    Lizzie io non posso farci niente, è tuo padre che l’ha deciso.-
-    Ma…- tentò di controbattere l’altra, ma si bloccò quando Arjuna le prese entrambe le mani e la fece voltare lentamente verso sé.
-    Beth, non importa. Io ho sbagliato e devo pagare il mio errore. Ci rincontreremo presto, te lo prometto.- il sorriso rassicurante del bruno la fece addolcire , poi le diede un bacio sulla guancia e fece un namasté** a Robin, per poi tornare a casa per ripartire.
-    Non è giusto uncle! Che cosa vi ha fatto di male Arji? Perché lo odiate?- domandò a raffica l’inglese alzando forse troppo il tono della voce.
-    Non è vero Lizzie, io non lo odio; e come potrei lo conosco da quando neanche era alto un metro. –
-    Allora dimmi perché tu e papà lo trattate male!- lo accusò puntandogli il dito sul petto.
-    Elizabeth Gwenevere White, di cosa diamine stai parlando? Io non lo sto trattando male e tuo padre è severo nei suoi confronti solo perché è il suo superiore e deve formarlo come soldato.- che bugia che aveva appena detto alla sua Lizzie, una enorme bugia. Edward era così con Arji da quella volta che Beth era tornata a casa piangendo, perché l’altro si era andato a scontrare con quei brutti tipi, quando era tornato a casa tutto sanguinante e livido.
-    Certo perché io sono stupida e mi bevo questa balla! Uncle, io so benissimo che papà è geloso di me e questo mi manda in bestia. Non sono più una bambinetta!!!- gli urlò addosso con la mente annebbiata. Poi si mise le mani davanti alla bocca: che cosa aveva fatto? Si era sfogata sullo zio che non c’entrava niente in quella situazione! Quelle cose però le avrebbe dette tranquillamente a suo padre, ma Robin non aveva colpe.
-    Scusami zio, io…- balbettò la mora tremando.
-    No, non preoccuparti, ti capisco. Hai 17 anni e vuoi essere indipendente.- detto ciò l’abbracciò e Beth si lasciò accarezzare i capelli.
-    Lizzie, lascia che ti dica una cosa però: per esperienza personale, tra un uomo e una donna non ci può essere amicizia, non esiste il fatto “ per me è come un fratello”, è solo un’utopia. Perché in un modo o nell’altro , uno dei due finisce per innamorarsi. – la giovane si staccò dall’altro e lo guardò negli occhi.
-    Uncle, mi accompagni a casa?- chiese stancamente.
-    Certo.- poi le circondò le spalle con un braccio e si incamminarono verso casa.

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-    Yes Daddy I prefectly understood …ok…See you… Bye***! – Terry ispirò fortemente dal naso ed espirò dalla bocca emettendo un OM per rilassarsi.
-    Allora che ha detto?- chiese Nadja che per tutto il tragitto non aveva fatto altro che tendere le orecchie e seguire il movimento delle labbra dell’amico.
-    A parte il fatto che mi ha tirato dietro tutto il calendario dei santi e di avermi minacciato con un “ Ringrazia Iddio che non siete qui tutti e due sennò vi ritrovereste uno di quegli schiaffi che neanche la chirurgia plastica moderna vi avrebbe salvato la faccia”, mi ha detto che siamo stati degli indisciplinati e degli sciagurati e degli avventati e bla bla bla. Ah e che siamo in debito con Robin Mask.- esclamò il biondo irritato.
-    Sigh, scusami. La colpa è mia. – sussurrò la bruna colpevolizzandosi.
-    Oh no! Ti prego Jaja non riiniziare con il senso di vittimismo del “ Mea culpa, mea culpa mea maxima culpa!****”. Io ho deciso di aiutarti e non me ne pento nemmeno un po’.- disse l’altro secco, rimettendo il cellulare in tasca.
La ragazza gli si avvicinò e insieme percorsero una strada completamente diversa da quella che conduceva di solito alla House’s Arts.
-    Dove mi stai portando?- chiese la bruna perplessa. Odiava le sorprese o il fatto che qualcuno le nascondesse qualcosa, la metteva decisamente a disagio.
“ E tu cara Nadja, tu non saresti la prima a nascondere e omettere le cose?” scosse la testa: un giorno o l’altro domanderà a qualche medico come si può sopprimere la coscienza.
Il biondo le rispose con un sorrisetto sghembo e avvicinandosi all’orecchio rispose:
-    Ora lo vedrai.- Il respiro del ragazzo fece sussultare Jaja, che avvertì un leggero brivido correrle lungo la schiena. E Terry si inebriò del profumo che emanava la sua amica, quel dolce e delicato profumo di rose… Pian piano arrivarono davanti a una casupola in vecchio stile giapponese, con un piccolo giardino sul davanti pieno zeppo di fiori e un albero di pesco dormiente, ma che in primavera avrebbe mostrato tutta la sua bellezza.
-    Terry! Ma come fai a pagare l’affitto di questa casa?- domandò Nadja alquanto sorpresa dalla bellezza di quell’abitazione.
-    Oh non c’è né bisogno, è la vecchia casa del mio nonno giapponese. L’ha lasciata a mia madre in eredità.- spiegò il texano orgoglioso del fatto che Pepper fosse entusiasta.
-    Wow! E’ … incredibile.- boccheggiò con gli occhi lucidi e scintillanti.
-    E non hai visto il giardino sul retro.- esclamò l’altro furbetto.
Tutti e due entrarono in casa ,abbandonando le rispettive calzature all’ingresso e quello che notò con piacere Nadja era che la casa era ,beh, in ordine. Terry aprì le porte scorrevoli che davano sul retro.
Appena aperte , Nadja gridò col cuore in gola:
-    Skyscruber!- urlò la messicana andando ad abbracciare il suo vecchio amico cittadino.
-    Nadja! Da quanto tempo! – rispose il grattacielo, sorpreso di vedere la ragazza.
-    Sorpreso di vedermi?- esclamò la ragazza strizzandogli l’occhiolino.
-    Ehm, un po’ sì un po’ no, Terry mi ha raccontato che eri qui per studiare e che vi eravate incontrati, ma non immaginavo venissi qui.-
-    Partecipi al torneo Choujin vero? Oh sono così contenta per te.- il sorriso dolce e innocente di Jaja fece arrossire non solo il mezzo-palazzo, ma anche il cowboy che le si avvicinò circondandole le spalle.
-    Allora per questi allenamenti , anche se sono gli ultimi prima di domani, Nadja assisterà  a tutto, sempre che lei lo voglia.-
-    Oh sì, sei il suo trainer?- domandò girando la testa verso il biondo il quale annuì. E così Nad rimase ad assistere agli allenamenti del suo vecchio amico, ogni tanto tifando e facendo piccole scenette buffe imitando le cheerleader per farli divertire. E continuarono così per un po’, mentre i due ragazzi si impegnavano entrambi, l’uno come braccio l’altro come mente e la bruna si divertiva un mondo e quel pomeriggio tornarono tutti e tre un po’ bambini.
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Alex camminava lentamente verso una meta ignota. Sua nonna l’aveva strigliata a dovere e per punizione le aveva sequestrato TUTTI ma proprio tutti i manga e i comics e anche i dvd con tutti gli episodi di vari anime , che aveva. Le sembrava ingiusto addossarle una colpa che non aveva, insomma lei aveva solo protetto le sue amiche e suo fratello, nient’altro. Non era colpevole di nulla. Mentre rimuginava su questi pensieri andò a sbattere contro qualcuno e casualmente trovò:
-    Jeager!-
-    Hallo Alex!- rispose l’altro sorpreso di vederla.
-    Sei riuscita a uscire fuori dalla centrale?- domandò preoccupato e scrutandola per vedere se le avevano fatto qualcosa.
-    Sì, ma sono infuriata con i McMadd. Grr, se potessi gli spaccerei le teste con il mio bastone.- ringhiò la rossa con sguardo perfido.
-    Ah a proposito, sono rimasto molto di stucco come hai atterrato Ikimon, pratichi qualche arte marziale?- le chiese curioso.
-    Sì , pratico il kendo, è una delle discipline del bushido*****. Stranamente Kendo significa “via della spada” ma per ovvi motivi si usa il bastone e indovina un po’… Sono cintura nera 2° dan. – esclamò indicandosi il petto orgogliosa.
Jeager era meravigliato dal comportamento della fumettista, era proprio una tipa tostissima! Era affascinato.
-    Beh sono colpito…Ma per lo shonen adesso cosa si fa?- il loro sguardo si intristi: con tutto quello che aveva combinato la berlinese, il suo sogno del manga sui wrestler aveva preso il volo.

- Va beh scusa, fa finta che non te l'abbia chiesto. A proposito, io ti avevo promesso che ti avrei accompagnato al ristorante…- disse il ragazzo fingendo di essersene dimenticato.
-    Che ne dici se oggi andiamo a mangiare giapponese? Sai il mio incontro non è domani… Quindi…- le prese una ciocca di capelli dal viso e gliela mise dietro l’orecchio con estrema lentezza e delicatezza.
-    Davvero? Ehm sì, per me va bene.- annuì imbarazzata l’altra.
Poi si incamminarono verso un ristorante non troppo lontano da lì e piano piano, come se avesse paura di essere scoperto, Jeager prese per mano Alex, la quale ricambiò incrociando le dita.
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Gioia correva per il parco, cercando di allentare la tensione e magari scaricare il nervoso accumulato in centrale. Non le piacevano le stazioni di polizia e riformatori e prigioni varie, le ricordavano brutti momenti e soprattutto le ricordavano Mars. Non voleva più vederlo ma adesso che aveva la coscienza che lui era lontano da lei, in isolamento, la faceva stare più tranquilla. I suoi genitori dopo quello che era successo le avevano chiesto perdono, dicendo che aveva sempre avuto ragione. Ma certe volte le scuse non bastano e anche se la cuoca era sempre allegra e spensierata, faticava a perdonare i suoi vecchi.
Si fermò su una panchina a fare step: non sapeva neanche perché stesse pensando a ciò, doveva concentrarsi di più sulla scuola, sulle sue nuove amicizie e sulla gara, non aveva neanche scelto o pensato alla ricetta da preparare!!!
Ma era come se avesse un brutto presentimento, che qualcosa riguardante la sua famiglia arrivasse proprio in quel momento. E purtroppo aveva ragione.
-    Hei cesso, non saluti tuo fratello?- un brivido freddo le percorse la schiena e  si voltò lentamente incredula.
-    Mars??- balbettò sperando che quello fosse solo un incubo. Il wrestler le si avvicinò lentamente e lei rimase ferma, paralizzata.
-    Vedo che ti sei fatta degli amici nella Muscle League...oltre che con i poliziotti, vero spiona?- sibilò maligno l’altro.
Gioia era nel panico e la prima cosa che le venne in mente da fare fu di scappare. E corse, corse più veloce possibile , come il vento, ma senza una meta predefinita. Mars le stava dietro, rincorrendola e minacciandola.
Trattenne le lacrime per risparmiare fiato e tempo, ma aveva una gran paura: dove poteva andare? Chi mai avrebbe potuto difenderla? Corse disperatamente ancora ed ancora finché non vide una strada stretta e buia: le si illuminò il viso e prese quella via, pensando di seminarlo.
Se solo avesse ragionato un attimo di più, se solo non si fosse messa in una strada buia e isolata… Le si parò davanti un muro invalicabile, addirittura con il filo spinato! Provò ad arrampicarsi, ma fu tutto inutile, il suo fratellastro la raggiunse. Gioia si girò con le spalle al muro, avrebbe voluto urlare ma non ce la faceva… Non davrebbe dovuto fidarsi della polizia, le avevano solo mentito.
Mars si avvicinò e iniziò a compiere il suo scempio con uno schiaffo sonoro.

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Meat si dirigeva verso casa con dei grossi borsoni pieni zeppi di cibo e bevande, tutte per il suo pupillo. Certo faticava un pochino visto che era piccolo di statura, ma infondo lo faceva sia  per Kid sia per i suoi muscoletti. Alzò la testa dal foglio che teneva in mano, con su scritto tutta la roba che gli mancava da comprare e voltò proprio la direzione in un viottolo sferrato e malandato. Vide un uomo con un impermeabile e un capello tipo Panama sul capo. Ma…Stava picchiando qualcuno!!! Meat si fiondò a capofitto sul malvivente urlandogli:
-    Ehi tu!- L’uomo sentendolo scappò via a gambe levate sui tetti. L’allenatore di Kid si fiondò sulla donna a terra e purtroppo riconobbe il suo volto tumefatto:
-    Gioia!- gridò terrorizzato cercando di farla rinvenire. La povera cuoca era ricoperta di sangue e lividi piuttosto grossi e viola, oltre che ad avere forse qualche osso rotto. Il viso sfigurato era segnato da due grosse righe di lacrime. Meat non sapeva cosa fare, era preoccupato , agitato, spaventato: chi mai avrebbe potuto fare del male ad una cara e simpatica ragazza come lo era Gioia? Chi poteva odiarla così tanto da ridurla in quello stato? Il figlio di Minch prese il telefonino che aveva nella tasca del pannolone( ndme: Cosa? Ho scritto davvero sta’ cacchiata?) e digitò il numero del pronto soccorso. Poi prese il suo mantello e strappandolo, cercò di coprire e di pulire alcuni di quei maledetti segni, specialmente quelli più profondi.
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-    Grazie della bella serata.- esclamò Alex voltandosi verso Jeager.
-    Niente figurati… Grazie a te!- rispose l’altro con le gote leggermente colorite.Erano forse le sette di sera e stranamente i due ragazzi avevano appena finito di mangiare. Era stata una cena allegra e spensierata, senza problemi né preoccupazioni.
-    Beh, ecco, come posso dire… Siamo amici ormai, no?- domandò la rossa giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. Ok un ragazzo e una ragazza che si erano appena conosciuti ed erano andati in un ristorante insieme non è che fossero proprio "amici" magari sotto sotto c'era qualcosina di più.
-    Beh, sì, insomma, vedila come vuoi tu.- Jeager si grattò il capo imbarazzato, eppure non si era mai comportato in questo modo con nessuno, nemmeno con le ragazze, eppure Alex era così diversa, così pura, così, così, speciale. Un brivido freddo percorse la schiena del lottatore, eppure non soffriva così tanto il freddo, insomma Berlino era più in alto rispetto a Tokyo! Fissò i suoi occhi ebano in quelli cioccolata dell’altra: poteva vedere anche lui in quei pozzi lucidi i dubbi e le perplessità dell’altra, poteva vedere che anche lei era turbata come lui, quelle farfalle nello stomaco, quel cuore palpitante e incessantemente rumoroso, quel leggero rossore della vergogna. Erano così diversi ma così simili in quel momento… Era come se non ci fosse nient'altro all’infuori di loro in quel momento o forse erano loro che erano in una dimensione completamente diversa degli altri. Era quello l’amore? Quel sentimento tanto decantato da Shakespeare e da tanti altri autori? Era quello che il Don Chiosciotte provava per Dulcinea? Era quello che legava Lucia e Renzo per affrontare Don Rodrigo? Non lo sapeva, eppure tutto ciò che in quel momento desiderava era stringerla a sé e baciarla, assaporare le sue labbra rosee, che mille volte la notte prima si era chiesto, che sapore avessero e inebriarsi del suo profumo di zucchero filato e marmellata. Si avvicinò lentamente a questa, che d’altra parte non fece altro che andargli incontro: stavano quasi per unire le loro labbra quando:
“Wow Wow Wow subte wa buatsui Muscle
omae no karada no sono oku
nagareteiru no sa ai sae yuujou sae
sakebi kaese Hustle Muscle
omae no se ni kakaru kitai ni
kinnikuman nisei yo jidai wa Get You!”******

Il cellulare della fumettista trillò e i due giovani si staccarono. Alex si scusò con Jeager e rispose:
-    Hallo?-
-    MA DOVE C@#&O SEI FINITA????- la voce più che alterata di Beth giunse alle orecchie dei poveri berlinesi, che forse ruppe almeno un timpano.
-    Beth, che succede?- chiese Alex che iniziava ad agitarsi.
-    Devi venire SUBITO in ospedale, qualcuno ha picchiato Giò e ha dichiarato la sua condanna a morte.- rispose l’altra che continuava a strillare come in preda a una crisi di nervi.
La pelle già pallida della tedesca divenne se possibile ancora più nivea,e deglutì a fatica un po’ di saliva.
-    Ok , arrivo subito.- disse sottotono chiudendo la chiamata.
-    Alex che succede?- domandò il ragazzo che fino a quel momento era rimasto muto.
-    Qualcuno ha fatto del male a Gioia, mi spiace Jeager devo andare.- esclamò la giovane correndo via.
-    No Alex, aspetta…- ma ella se ne era già andata ed era molto distante da lui. Al tedesco partì un embolo e con un moto di frustrazione misto a rabbia, mollò un calcio al palo della luce lì vicino, gridando a pieni polmoni “Scheiße!*******”. Prese un profondo respiro e si calmò: cavolo,  stava per dare il suo primo bacio e tutto era andato storto. Tornò a casa sconsolato, ripensando continuamente alla figura da idiota che aveva fatto e di cui se ne vergognava a morte. Non era arrabbiato con Alex ( e come si poteva incavolarsi con lei) ma con se stesso, perché si era dimostrato un vigliacco e non era riuscito neanche a sfiorarla. Rivolse un’altra volta lo sguardo ,dove prima c’erano lui e il suo angelo e sospirò amaramente: questa era stata una sconfitta, ma presto, molto presto, sarebbe riuscito a baciare la rossa e dichiarargli il suo amore.
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-    Kid?- Il giovane kinniku si girò verso la messicana e Terry, che le stava dietro.
-    Come sta?- domandò con un tono grave.
-    Bene, non è ferita gravemente da essere in pericolo di vita ma… Purtroppo ha una gamba rotta.- rispose atono il principe, massaggiandosi stancamente gli occhi.
-    Posso entrare?- chiese l’altra titubante, guardando il ragazzo riconoscente per tutto ciò che aveva fatto.
-    Certo.- molto cavallerescamente, aprì la porta della stanza e con un cenno la invitò a entrare. Poi molto stancamente cadde a terra come un sacco di patate, seguito a ruota dall’amico.
-    Mi hanno detto che sei stato tu a portarla qui.- esclamò il biondo dopo un lungo e insopportabile silenzio. Kid annuì, ma era perso nei suoi pensieri. Passarono i minuti, nell’ospedale c’era un via vai di gente, tra infermieri e medici, tra chirurgi e pazienti. Chi camminava velocemente, chi urlava di dolore, chi piangeva, chi annuiva… Carrelli che passavano inesorabilmente avanti e indietro: chi trasportava feriti, chi oggetti medici, chi gente immobilizzata, chi morti. Con i suoi enormi occhi blu scuro, Terry osservava anche il minimo particolare ,dai bambini che portavano cerottini colorati a dottori con l’aria stanca e affranta e semplicemente aspettava, aspettava che il kinniku gli parlasse, senza forzalo, perché sapeva che aspettando lui si sarebbe aperto.
-    Terry, Meat mi ha detto qualcosa mi ha spacentato: l’uomo che ha aggredito Giò indossava gli stessi identici vestiti che portava Mars quando ancora si faceva chiamare Eskara… Ti ricordi?-
Il texano grugnì: eccome se lo ricordava, quel bastardo lo stava per portare all’altro mondo e non gli avrebbe fatto più rivedere Nadja… Ah ma perché pensava a lei in un momento come quello?? Sbatté le palpebre lentamente, cercando di concentrarsi.
-    E Gioia sappiamo che è italiana, come Mars… E casualmente ha due coinquiline che conoscono due wrestler, che causalmente uno dei due era legato in una qualche maniera a Mars.- disse Kid che in quel momento più che il solito idiota infantile di 15 anni ( ndme: Davvero?? Ha la mia stessa età?? NOOOOO!!!) sembrava più un freddo investigatore intento a compiere complicati ragionamenti.
-    E con ciò?- chiese Terry che tentava di seguire i suoi passaggi.
Il principe si strinse le gambe al petto e si mordicchiò incessantemente l’unghia del pollice destro.
-    Vuol dire o che Gioia si è cacciata in grossi guai, o che era complice di Mars.- esclamò guardando dritto davanti a sé , immaginandosi nella sua testa il suo vecchio avversario e provò più rancore di quanto già non ne provasse.
Non si doveva permettere più di sfiorare anche con una piuma la cuoca, altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare cara. Ormai poteva considerare quella ragazza come un’amica e proteggerla rientrava nei suoi interessi. La cosa che non notò il kinniku ma che non sfuggì al texano fu una cosa: Kid quella volta fu più determinato che altro, la sua leggendaria paura sembrava essere scomparsa… Sarà stato forse il fatto che fosse Gioia la vittima? Ancora nessuno di loro lo sapeva, ma presto, molto presto,Kid avrebbe dovuto rincontrare, per sua somma sfortuna, un nemico che sembrava estinto.

 

Angolo della pazza:

Ok, quanto non è PALESEMENTE ispirato a Death Note l'ultima parte? E perché il mio cervello bacato ha voluto che Kid fosse L? Sono pazza forse? Sì!!!

Ok e mo' vai con le note.

*"Mi dispiace" in tedesco

** E' una forma di rispetto nonché saluto indiano, si porta le mani giunte al petto e col capo chinato si porta le mani sulla fronte.

***L'equivalente inglese di "Sì papy, ho capito perfettamente...ok... Ci vediamo...Ciao"

**** Allora io non sono cattolica, ma comunque sapendo e anche studiando latino , una preghiera che di solito si dice è "Per Mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa". Giusto? 
***** Tutto da Yahoo Answer, e comunque sì nel kendo si usa ormai dei bastoni, vedesi per esempio anche in One Piece. Bushido invece, da quel che so io di giapponese,significa la "via del guerriero".

****** Ok, l'altra volta con "Bocca di Rosa" non ha funzionato, ma quanti adesso mi dicono che questa è....

Ultimissima cosuccia poi vi lascio: vorrei creare una serie spin-off di GANE ma è tipo una raccolta di One-Shots o Flashfic su Missing Moments della storia, in particolare sulle coppie... Ok alcune coppiuccie non ve le ho ancora rivelate ma vorrei (se volete) che il primo che commenterà questo capitolo mettesse la coppia che vuole e una parola con la lettera A, perché la storia si baserà sulle vostre coppie preferite con tutte le lettere dell'alfabeto (comprese quelle straniere). Poi vi spiegherò tutto lì dopo la prima storia.

Allora, che ne dite? Vi piace l'idea? E questa l'aggiornerò (spero ma non contateci troppo) ogni giorno. 

D'accordo?

Io non posso fare altro che ringraziarvi tutti i quanti, chi legge, chi commenta, chi segue ecc. ma specialemente

- B_bb_r_

- cristy_duck

-fedies

- Ms_Fly_K

- ladyzaphira  perchè hanno recensito molte volte la storia e quindi è giusto ringraziarle.

Vi mando un bacione e ci vediamo nell'altra storia che si chiamerà "G.A.N.E.: L'alfabeto dell'amore"( oddio che sdolcinatezza)

mistery dragon

 

  
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