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Autore: Ashbear    18/08/2008    2 recensioni
Quando cadiamo, chi c'è a prenderci, nel buio? Rinoa perde la vista e Squall impara a vedere cosa dentro il 'suo' stesso cuore ... non possiamo credere negli altri, quando non crediamo in noi stessi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 6: Mezzogiorno ~

Era appena passato mezzogiorno quando Squall tornò all'hotel. Scendendo le scale verso il piccolo bar, vide i suoi amici che pranzavano. Non se la sentiva molto di mangiare in quel momento, ma decise di sedersi comunque e ordinare dell'acqua minerale. Mangiare era qualcosa che faceva solo quando necessario. A volte andava avanti per giorni prima di cedere alla fame. Un bisogno primario di sopravvivenza che lui considerava soltanto secondario.

Quando Rinoa viveva al Garden, si assicurava che lui mangiasse tre volte al giorno. Anche se si trattava solo di un gambo di sedano, Rin controllava sempre. Quelle erano alcune delle piccole abitudini che lo irritavano di più, eppure quando lei se ne era andata, erano diventate anche quelle che gli erano mancate di più.

In qualche modo, la tensione degli ultimi due giorni iniziava ad aver la meglio su di lui. La sua mente era un vortice di sentimenti e pensieri andati perduti, nascosti in profondità tra le ombre della sua mente. Al Garden, sembrava sempre più facile. Poteva sfuggire agli studenti. Lo lasciavano in pace per puro rispetto. Molti conoscevano le sue abitudini, e avrebbero fatto di tutto per evitarlo. Se qualcosa lo preoccupava, o se sentiva il bisogno di ritirarsi nel suo mondo privato. Il centro addestramento era sempre un'opzione valida, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma qui, tra i confini della città, si sentiva intrappolato. Doveva uscire da Deling, andarsene via da questo incubo.

Squall doveva combattere, sfidare se stesso sul piano fisico. Erano passati quasi due giorni ormai, un record per lui, e le emozioni pesavano con forza sulla sua percezione di chiarezza. "Hey ragazzi, vado fuori città a fare un po' di caccia al mostro. Ho solo bisogno di svagarmi. Chiunque voglia seguirmi. Vado ora."

"Sarà divertente!" esclamò Zell. "Sono quasi tre giorni che non faccio danni. Se non faccio qualcosa alla svelta, potrei anche uccidere Irvine."

"Dovresti prima colpirmi," replicò il cowboy, mangiando tranquillamente le sue patatine salatissime.

Zell fece finta di nulla, continuò soltanto a guardare Squall. Replicò, "devo proprio venire adesso. Qualcuno si rimangerà le parole."

"Sì," aggiunse Irvine, "e qualcuno mangerà polvere, come al solito. Per quanto possa essere divertente guardare Zell che pranza sulla terra, starò in città ancora per un po'."

Squall alzò gli occhi al cielo prima di chiedere, "qualcun altro?"

Quistis diede un colpetto a Selphie sulla gamba, puntando il dito verso Irvine sotto la tavola. La ragazza più giovane capì cosa Quistis cercasse di fare. Conoscendola, aveva un piano. Quindi, in un non-così-ovvio-tentativo-di-nascondere-il-suo-scopo, Selphie diede una gomitata nello stomaco a Irvine, facendolo quasi strozzare con l'ultima patatina.

Girandosi verso la ragazza che lo fissava duramente, lui si massaggiò le costole. Esagerare era uno dei maggiori difetti del carattere di Irvine, bastava chiedere a uno qualunque dei ragazzi intorno al tavolo. "Hey, Squall," replicò Irvine in modo sarcastico, alzando un sopracciglio verso Selphie. "Sembra che non lo sapessi ancora, ma vorrei davvero venire anch'io. Ero solo confuso, pensavo di voler rimanere... ma sono stato informato che mi sbagliavo... ancora una volta."

Zell borbottò qualcosa sottovoce, di cui tutti riuscirono a capire le parole 'accidentalmente' e 'uccidere'.

*~*~*~*~*

Dopo che gli uomini se ne furono andati, Selphie si voltò verso la SeeD più grande, "okay, cosa hai pensato? Cosa più importante, serviranno armi di distruzione di massa?"

Posando l'acqua sul tavolo, Quistis guardò la ragazza con occhi stupidi, ed estremamente nervosi. "Um... no Selphie. Nulla che causi distruzione di massa è in programma per oggi, mi dispiace deluderti. Ad ogni modo, volevo tornare all'ospedale e fare altre domande all'infermiera. Una cosa che ha detto ieri mi ha tenuta sveglia tutta la notte. Voglio solo chiarire questa cosa. Sono sicura che non è nulla... ma potrebbe anche essere qualcosa. Non voglio più lasciare nulla al caso."

"Possiamo fermarci a guardare i bambini? Adoro i neonati nella nursery!" Selphie fece i suoi migliori occhi da cucciolo. "Per favoreeeeeee..."

"Sì, possiamo fermarci alla nursery. Cioè, lo facciamo se non devo letteralmente trascinarti fuori quando è ora d'andare. Ricordi due anni fa? Hanno ancora la tua fotografia nella stanza delle infermiere."

Approvando velocemente la risposta, Selphie lasciò uscire un piccolo grido, e poi si alzò per fare un'appassionata rivisitazione della sua famosa in tutto il Garden 'danza della felicità'. Gli altri lì intorno si voltarono a guardarla, lanciandole le più malevole occhiatacce.

Quistis si morse il labbro, scuotendo la testa verso gli altri clienti intorno a lei. Alla fine disse loro, "dovreste vederla quando è davvero felice. Questo è niente."

*~*~*~*~*

Non appena le porte dell'ascensore si aprirono sul terzo piano dell'ospedale, Quistis e Selphie uscirono. Dirigendosi direttamente al banco delle infermiere, le due camminavano sperando di chiarire alcune cose.

"Sì, sono il SeeD Quistis Trepe e questa è una mia collega. Cerchiamo l'infermiera Kimberley Hatch. E' di turno oggi?"

L'anziana infermiera dietro il banco guardò le due donne che stavano in piedi di fronte a lei. Lentamente le guardò da capo a piedi, dalla pettinatura alla punta delle scarpe. "SeeD, eh?" Continuò a guardarle attraverso la montatura nera dei suoi occhiali da lettura. "Certo... come no."

Scrisse qualcosa sulla sua cartelletta, mostrandola a una ragazza più giovane. Entrambe risero di una sonora risata di derisione. Prima che la più anziana rispondesse, "aspettate qui". Schioccò le dita e indicò la sala d'aspetto, voltandosi con un grugnito. "SeeD, ho visto proprio tutto per oggi."

Selphie non poté non ridacchiare per la maleducazione della donna. "E' la nonna perduta di Squall," sussurrò a Quistis.

Quistis ridacchiò, "no, ha parlato troppo. Inoltre non ha mai detto parlare col muro."

L'infermiera comparì di nuovo dietro il bancone, dopo aver riagganciato il telefono. "Andate là. Nell'area con il segno 'sala d'attesa'. Parlare con i SeeD... bah... preferirei parlare con quel muro."

Selphie guardò l'amica, "è così..."

"...spaventoso," terminò Quistis. Si guardarono per l'ultima volta, prima di sbrigarsi a raggiungere l'area d'attesa. Era come una specie di universo parallelo... e Squall era un'infermiera sessantenne che veniva dall'inferno.

Si sedettero sulle scomode sedie di plastica, guardando la strana varietà di riviste che erano distribuite sui tavolini. "Guarda Selphie, cinquanta modi 'divertenti' di cucinare maccheroni al formaggio. Questa rivista è più vecchia di me."

Selphie la guardò soltanto con un gran sorriso. "Quello è niente... hanno anche il mio testo preferito qui, 'un pesce, due pesci'. E' un classico."

Da dietro l'angolo, una giovane e bionda infermiera entrò nella sala d'aspetto. "Salve, sono Kimberley Hatch. Posso aiutarvi?"

"Sì, sono Quistis Trepe. Ho parlato con lei per qualche minuto ieri mattina. Ho bisogno di chiarire una cosa che mi ha detto su una sua paziente, Rinoa Heartilly." L'istruttrice tese la mano, per stringere quella dell'infermiera.

L'infermiera sorrise educatamente e ricambiò il gesto cortese. "Sicuro, ora ricordo. Scusatemi, ho appena finito un doppio turno, sono un po' stanca."

"Ci credo, mi permetta di presentarle Selphie Tilmitt," disse con la sua migliore voce diplomatica. La ragazza più giovane tese la mano, più o meno come aveva fatto l'istruttrice. "Beh, la ragione per cui siamo qui, signorina Hatch, è che ieri aveva detto che Rinoa aveva parlato mentre era ancora in coma. Credo che lei abbia detto qualcosa a proposito del nome 'Squall'. Da quello che ho capito parlando con lei, intendeva che venisse pronunciato spesso... ad ogni modo, ha anche specificato che era tutto quello che Rinoa diceva, fondamentalmente. Non è che si ricorda se ha detto qualcos'altro? O, per caso, ricorda cosa altro venisse detto? Anche se non ha senso per lei, potrebbe avere importanza per noi."

"A dire il vero ricordo abbastanza bene. In quei giorni, non diceva molto, mormorava solo nel sonno. Per la maggior parte sillabe senza senso, per quel che riguarda questo... mi dispiace non posso aiutarvi molto. Quello che capivo chiaramente era il nome, sempre lo stesso. Tranne quest'unica volta. Mi ero addormentata sulla sedia, accanto al letto. Svegliandomi, sentii Rinoa che parlava. Controllai se fosse uscita dal coma, ma non rispondeva ancora agli stimoli. La cosa straordinaria era che sembrava che stesse davvero parlando con qualcuno. Pensai che fosse una conversazione immaginaria con questo 'Squall'."

Inarcando un sopracciglio Quistis domandò, "ricorda nulla di quello che diceva? Potrebbe essere molto importante per la guarigione di Rinoa... sia fisica che mentale."

"Sì, era qualcosa tipo, mi dispiace... so di non essere sola.' L'ultima frase comprensibile suonava, 'non ho mai pensato che me l'avresti detto, ti amo anch'io.' Onestamente, non ho sentito la prima parte della conversazione. Non so quanto ho dormito. Aveva le allucinazioni. E' molto comune tra pazienti in condizioni così traumatiche."

Quistis non poté evitare di sorridere. "Sono sicura anche io che è soltanto quello, grazie per il suo aiuto. Tutti gli amici di Rinoa e la sua famiglia apprezzano il tempo e le cure che le ha dedicato. Vorremmo solo essere stati qui, accanto a lei."

All'infermiera brillarono gli occhi e disse con sincerità, "so che lo avreste voluto. Be', devo tornare al lavoro adesso." Fece un cenno con la mano, indicando le stanze per il ricovero dietro di lei. "So che tecnicamente ho finito, ma... c'é ancora chi ha bisogno di me. Proprio come la vostra amica."

Quando l'infermiera lasciò da sole le due SeeD, Quistis era così felice che corse immediatamente ad afferrare Selphie. Dandole l'abbraccio più forte che poteva pianse quasi, "non ci posso credere!"

"Um, Quistis, stai bene? Mi sono persa qualcosa?"

Tenendo ancora Selphie in un abbraccio stretto, rispose gioiosamente, "sì! L'ha fatto. Finalmente l'ha fatto."

"Okay? Chi? Ha fatto cosa?" Selphie non poté nascondere l'incertezza della sua voce.

"Squall ha detto a Rinoa che la ama!"

Selphie si allontanò di un passo dalla sua ultra-energica amica. "Err, non è quel che ho sentito io... ho sentito che Rinoa stava avendo una conversazione immaginaria con Squall. Quindi l'immaginario Squall ha detto a Rinoa che la ama immaginariamente? O il nostro Squall sapeva, in quel preciso istante, che Rinoa era incosciente in un letto d'ospedale e lei lo ha sentito parlare a migliaia di chilometri di distanza."

Quistis continuò solo ad annuire, cercando di incoraggiare l'amica a giungere alle stesse conclusioni a cui lei era già arrivata. "Giusto Selphie, ma se qualcuno è privo di sensi, nessuno può sapere come fa la sua testa a sentire le cose. Proprio come se parli a qualcuno in coma. Così..."

"...così, non penso che l'infermiera stesse dicendo a Rinoa di essere innamorata di lei. Kimberley era l'unica nella stanza. Non c'é modo che lei abbia sentito un'altra voce, a meno che... qualcun altro fosse nella sua testa?"

Sempre stringendo la ragazza più bassa, Quistis poteva a malapena mantenere la sua serietà. "Quando la Sorella ci mandava nei ricordi di Laguna, lui diceva che poteva 'sentirlo'. Pensava soltanto che ci fossero le fate con lui. Comunque, quando Ellione ha mandato Squall nel passato di Rinoa, Artemisia ha sentito la sua presenza. Rin ha poteri di strega, e con la sua mente in stato di coma..."

"Lei poteva sentirlo!" urlò Selphie. Abbracciò velocemente Quistis e notò la malvagia infermiera al bancone che le guardava storto, indicando in maniera febbrile il segno 'silenzio'.

"Quindi Selph, se lui ancora non se lo ricorda. Non è successo. Forse, l'unico modo per farli tornare davvero insieme è che Squall viva il passato. Il passato di lei... e il proprio."

"Devo fare una telefonata!" disse Selphie allegramente. "Torno all'hotel e chiamo Ellione. Vedo se è disponibile domani, per incontrarsi a Balamb. Possiamo dirle allora cosa sta succedendo. Pensi che lo farà, vero?"

"Senza dubbi, è preoccupata per Squall da un anno a questa parte. Senti, penso che andrò alla Residenza Caraway e parlerò con Rinoa. Potrebbe esserci qualcos'altro che può aiutarci."

*~*~*~*~*

"Oh Squall, lasciaci qualche mostro," chiese Zell.

"Scusate ragazzi, ho un mucchio di pensieri," replicò Squall tra un colpo di gunblade e l'altro. La scarsa creatura non aveva mai avuto modo di farcela.

"Sì, certo amico... pensieri. Sono sicuro che non stai pensando a Rinoa stasera con il suo vestito stretto e aderente, le sue gambe lunghe, il suo seno in evidenza..."

Squall infilò la punta del suo gunblade in profondità nel terreno. Irvine sapeva che le sue parole avrebbero irritato il suo comandante e amico. Era proprio il suo scopo. Il gruppo aveva parlato della situazione molto profondamente, fino alle ore piccole. La cosa su cui tutti si erano detti d'accordo all'unanimità, era che Squall non aveva mai dimostrato molta emozione verso Rinoa... che fosse positiva o negativa. Nascondeva bene le sue vere sensazioni, ma forse insieme, nella situazione attuale, potevano fare in modo che si aprisse.

Quindi, Irvine aveva fatto un tipico commento da Irvine... sull'unico argomento che era tabù. Anche se significava far infuriare Squall ed essere fisicamente ferito. Il comandante doveva scoprire i suoi errori; quelli che in passato aveva commesso con Rinoa. Lei aveva bisogno di essere trattata come una donna, una fidanzata, qualsiasi cosa tranne che come un'altra amica femmina. Era tutto quello che lui diceva che lei fosse per lui, nulla più. Le paure lo avevano represso l'ultima volta, e gli amici di Squall avevano bisogno che lui sapesse di essere in grado di amarla stavolta. Rinoa aveva bisogno di qualcuno che la amasse, che la abbracciasse, che fosse accanto a lei con la mente e con il corpo, non qualcuno che la ignorasse la maggior parte del tempo.

"Non azzardarti a parlare di Rinoa così, come fosse un pezzo di carne! Te l'avevo già detto... questa sarà l'ultima volta." Il suo tono si fece più profondo per la rabbia.

"Squall," rispose Irvine, difendendo la sua posizione. "Non penso a lei come a un 'pezzo di carne'. Penso a lei come a una donna. Non come a una piccola bambola di porcellana che potrebbe rompersi, una donna. Anche se mi comporto da seduttore, ho Selphie. Dannazione, la amo più di qualsiasi cosa al mondo. Ti dico qualcosa sulle donne Comandante Leonhart, a loro piace essere notate, a loro piace essere toccate, e una volta ogni tanto... gradirebbero sentire cosa provi per loro."

"Irvine ha ragione, Squall," intervenne Zell, cercando di smorzare la serietà della conversazione. "Penso che il mondo stia per finire, ma Irvine ha ragione. Le hai mai detto cosa provi? Glielo hai mai mostrato davvero?"

Squall fece un passo indietro, posando la sua mano destra sul suo gunblade. Non voleva guardare i suoi amici, perché considerava impegnativo rivolgersi a loro in quel momento. Le sue dita giocarono attentamente con l'impugnatura, mentre abbassava gli occhi al terreno con dolore. "No, credo di non averle mai detto nulla." Si posò una mano sulla fronte, cercando di asciugarsi il sudore. Poi lasciò scorrere con noncuranza la stessa mano tra i capelli, spostandoli dal viso. "Credo... era tutto ancora così nuovo per me allora. Pensavo che Rinoa sapesse cosa provavo. Ripensadoci adesso, non ho mai nemmeno ammesso a me stesso cosa provavo per lei. Se non le dicevo mai nulla, o non facevo mai nulla per farglielo capire, come poteva fare lei a saperlo?"

Squall continuò a parlare ai suoi amici con l'incertezza che gli ostacolava la voce roca. "Una notte si addormentò nella mia stanza, non successe nulla. Io rimasi seduto sul letto accanto a lei, a guardare semplicemente la bellezza e la tranquillità del suo sonno. Dio, devono essere state ore, la guardavo soltanto. Ogni respiro, ogni suono... era tutto così magico. Alla fine, decisi di stendermi sul pavimento, mi addormentai così velocemente. A dire il vero, è stato il sonno migliore che abbia mai avuto. Il pavimento di cemento non significava nulla dato che lei era lì con me. Averla vicina, nella stessa stanza, mi faceva sentire completo. Perché diavolo non gliel'ho mai detto?"

Irvine ridacchiò, "allora questo significa che l'incredibilmente innocente Squall Leonhart non ha mai visto una donna nuda."

Squall scosse soltanto la testa al pensiero, ricordando d'essersi svegliato con Lauren. "Be', c'é stata questa volta... ma non è davvero quel che pensi tu Irvine. È stato del tutto un incidente. Poi sicuramente, credo di aver visto un bel po' della scollatura di Maude McCay. Qualcosa per cui, ne sono sicuro, avrò bisogno di terapia per il resto dei miei giorni." Non poteva credere a cosa stava dicendo, i due momenti più imbarazzanti della sua vita. Aveva giurato a se stesso di non dire mai nulla a nessuno dei due disturbanti eventi. Eppure in qualche modo, questi ragazzi l'aveva fatto parlare. Dire cose che non avrebbe mai voluto che anima viva conoscesse, nemmeno in un milione di anni.

Zell si grattò la testa e fece un sorrisetto a Squall. "Quindi significa che sei ancora ver..."

"Chiudi il becco, Zell!" ordinò Squall mentre alzava il gunblade da terra, puntandolo alla giugulare dell'esperto di arti marziali.

"Chiudo il becco, Comandante Leonhart... signore!", borbottò Zell, con un saluto ufficiale della SeeD rivolto a Squall.

*~*~*~*~*

Quistis camminava lungo il viale principale. In qualche modo, tutto le appariva più luminoso quel giorno. I fiori erano assolutamente mozzafiato, gli alberi avevano i colori più vividi di giada, e il cielo era di un azzurro profondo con nuvole color cenere. Anche le strade grigie e i marciapiedi sembravano incantevoli. L'istruttrice non poteva nemmeno evitare il leggero saltellare del suo passo. Ragazzi, è così che si sente Selphie tutti i giorni? Se era così, Quistis poteva ora capire come potesse una persona essere così positiva. Il mondo sembrava essere un posto migliore. Girando l'angolo, poteva ora intravedere la Residenza del Colonnello Caraway. Un pensiero improvviso le entrò in testa, e se Rinoa non avesse voluto vederla? Non era un'opzione possibile. L'avrebbe vista, Quistis se ne sarebbe assicurata.

"Sì, per favore dite a Rinoa che Quistis Trepe è qui per vederla."

"Lo farò signorina, ma la signorina Heartilly non è dell'umore migliore oggi. Controllerò per vedere se vuole compagnia," spiegò la cameriera iniziando a chiudere la porta. "Per favore aspetti qui."

L'istruttrice pensò tra sé e sé, Ma non fanno mai entrare nessuno? Immaginando che fosse una qualche sorta di misura di sicurezza per il Colonnello, lasciò velocemente svanire il pensiero quando Rinoa si presentò alla porta.

"Quistis?", chiese una voce debole, esitante.

"Ciao Rin, volevo solo fermarmi e chiacchierare per qualche minuto. Per favore."

"Certo, sei da sola vero?"

"Sì, sono sola."

"Andiamo nello studiolo."

Guardò Rinoa che andava dalla porta allo studio, completamente stupita. Se Quistis non l'avesse saputo, avrebbe pensato che Rinoa ci vedeva benissimo. Non un passo falso, non un piede che inciampava nei tappeti orientali. Sapeva dove si trovava ogni mobile, e li evitava.

"So che probabilmente sei qui per parlare di lui."

"Non proprio Rinoa, non se non vuoi."

Rinoa sorrise debolmente a Quistis, "non so più cosa voglio."

"Be' non tutto nella vita è sicuro, ma io punterei volentieri su voi due."

"Per favore Quistis... non farlo." Lo disse come se fosse una preghiera. "Se scommetti su noi due, sono sicura che perderai anche tu. E' tutto un gioco d'azzardo, vero? Non possiamo controllare nulla della vita, per quanto vogliamo provarci. Non sai mai cosa può succedere: diventare una strega, innamorarsi, tornare prima, guidare una macchina, perdere la vista. Nessuno può vedere il futuro. L'ho detto a Squall una volta, non mi sono mai resa conto di come fosse vera questa frase. Io non 'vedrò' mai più il futuro."

"Per favore, non dire così, Rin." Quistis pensò un attimo a quello che Rinoa le aveva appena detto. Aveva capito tutto di quello che aveva detto la sua amica a parte tornare prima, che doveva avere qualcosa a che fare con suo padre. L'istruttrice ricacciò il pensiero sul fondo della sua mente. "Stai bene davvero?"

"Onestamente? All'inizio no, la cosa più difficile della mia vita era aprire gli occhi tutte le mattine e vedere sempre solo la notte. Era come, be'... succedeva a qualcun altro. Continuavo solo a sperare di svegliarmi da questo incubo. L'unica cosa è che non mi sono mai svegliata. Poi dopo un paio di settimane, ho iniziato a imparare di nuovo a vivere. Era come essere bambini, imparare a fare le cose più semplici. Robert era tornato a Deling per aiutarmi. Alla fine, ho imparato a usare tutti i miei sensi per riparare alla perdita della vista. Sai, è vero sul serio, gli altri sensi si rinforzano davvero... sembra magia."

"A proposito... puoi ancora usare la magia, le tue abilità di strega?"

"A dire il vero sì, posso. Ricordo che una volta era così arrabbiata con Robert, pensavo che non capisse me o cosa stavo passando. Gli lanciai una Blind." Rinoa iniziò a sorridere al ricordo vivido. "Era così arrabbiato con me, ma rifiutava di ammetterlo. Era davvero troppo orgoglioso... come avrebbe fatto Squall, se avessi accecato lui. Sfortunatamente per lui, Rob non sapeva usare la magia, così non poteva curarsi. Lo lasciai così per due giorni. Ora, mi ringrazia col cuore, dice che quell'esperienza gli insegnò molto."

"Che differenza c'é tra la magia Blind e la tua situazione?"

"Be', come tutte le para-magie, le Blind non sono quello che sembrano. Con la magia, c'é l'equivalente di un fascio di luce fortissimo, come essere accecati dal sole. Ha effetto solo sulla visuale esterna della cornea... ma il mio è interno, per il trauma cranico. Non è un'illusione per il cervello, il danno è nella corteccia visiva. L'ho imparato all'ospedale... ci sono così tanti termini tecnici. E' classificata come cecità corticale, quindi non potrò mai usare Esna un giorno e curarmi."

Presa dalla spiegazione, Quistis aveva quasi dimenticato una delle ragioni principali della sua visita. "Rinoa, ricordi qualcosa dell'ospedale o dell'incidente?"

"Ricordo di aver guardato le luci, quando mi hanno portato nella sala d'emergenza. Le mattonelle rettangolari sul soffitto sono l'ultima cosa che ricordo, credo. Per quanto riguarda la guarigione là, non ricordo troppo. Squall mi ha detto prima che chiamavo il 'suo' nome. Non me lo ricordo proprio. Francamente, non credo che avrei chiamato lui."

Tutto quello che aveva detto fino all'ultima frase era vero. Eppure sapeva dannatamente bene che probabilmente aveva davvero chiamato Squall. Per quanto Rinoa provasse risentimento per lui, era consapevole di quanto ancora lo amasse. Dannazione, ho detto ancora amore? Okay, si corresse, quanto ancora tengo a lui come amico. Sì, ecco, un amico.

Quistis si allungò, dando all'amica un tenero abbraccio. Poteva notare le lacrime nei suoi occhi. Dal gonfiore del suo viso, poteva intuire che quella non era la prima volta che Rinoa piangeva, quel giorno. "Be' Rin, devo andare... per ora. Ho alcuni programmi per stasera che non posso cancellare. Hey seriamente, se hai bisogno di qualcuno, chiamami. Ci sarò sempre per te, non importa l'ora. So che Robert è qui, ma diciamocelo, per alcune cose hai bisogno di parlare con un'altra donna. E' che gli uomini non sempre capiscono. Se ti senti davvero coraggiosa, vieni a trovarmi al Garden, sarebbero tutti felici di vederti ancora. A Cid manca il tuo sorriso la mattina, e ovviamente, gli manca anche qualcuno che lo tormenta perché riordini la scrivania. Manchi a tutti noi."

"Anche voi mi mancate. Solo non penso di essere ancora pronta." In silenzio aggiunse, e non lo sarò mai.

*~*~*~*~*

"Quindi, perché nessuno mi ha detto di portare la mia uniforme?" chiese Zell.

Squall si voltò dallo specchio a figura intera nella sua stanza d'albergo, senza mai dare indizi di un'emozione diversa dalla completa serietà. "Regolamento 7: sezione 4: paragrafo 21 dice: tutti i membri SeeD devono portare con loro le loro uniformi ufficiali in qualsiasi viaggio personale, non legato al Garden. In caso la licenza sia revocata e affari ufficiali siano richiesti dal Garden di Balamb o dai suoi affiliati."

"Dannazione, ragazzi... dovrò sedermi e leggere quella roba prima o poi," replicò Zell, scuotendo la testa. "Ora devo noleggiare un tux. Il primo che mi chiama pinguino... è morto." Lisciandosi indietro i capelli chiari, chiuse la porta della stanza, lasciando gli altri due soli.

Fortunatamente, l'esperto di arti marziali non poté udire Irvine che ripeteva la frase 'paperotto, paperotto'.

Squall scosse la testa e sorrise, indossare la sua uniforme era qualcosa che detestava cordialmente. L'abbigliamento formale gli faceva ricordare la notte del suo diploma. La prima volta che aveva incontrato lei, ma quella sera, ci sarebbe stata anche lei quella sera. Indossare la sua uniforme sembrava solo adatto.

"Squall, ho letto il manuale della SeeD. Non c'é nessun paragrafo 21 nella sezione 4," disse il cowboy mentre si specchiava in bagno, lisciandosi la coda di cavallo.

"Lo so Irvine," disse Squall. "Ho pensato solo di incasinarlo un po'. Chissà perché le ragazze han portato la loro. Io ho messo la mia in valigia per abitudine, ma è tornata utile per l'occasione."

Irvine uscì dal bagno, avvicinandosi al suo comandante. Poi con noncuranza mise un braccio intorno alle spalle di Squall. "Ti ho mai detto che mi piace il tuo lato malvagio?"

"Sì certo... ora, non toccarmi mai più," disse Squall spingendo via con forza il braccio di Irvine dal suo corpo.

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Faccio presente che anche i 5 precedenti, già pubblicati, sono stati modificati in seguito al beta-reading^^ E scusate il ritardo, ma siamo quasi alla fine :) -Alessia Heartilly

   
 
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