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Autore: Monkey_D_Alyce    22/06/2014    6 recensioni
La mia vita...si può definire tale?
Tutto quello che sapevo su di me, sulla mia famiglia, sul mio passato...può essere semplicemente una menzogna.
E, come se non bastasse, arriva un serial killer a sconvolgermi la vita! Cosa vuole, costui, da me?
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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6° capitolo: Quella bambina che implorava aiuto e giurava vendetta

 
 
Quell’immagine riflessa alla finestra sparisce davanti ai miei occhi quando compare quella del killer, che mi guarda con quell’aria di sufficienza e superbia.
Lo guardo a mia volta, come ad aspettarmi qualcosa di strafottente da parte sua, ma non arriva:
Ti decidi a rispondere alla mia domanda, oppure il gatto ti ha morso la lingua?” chiede con il tono più serio possibile.
Sembra di essere ad un fottutissimo interrogatorio.
“Perché ti interessa tanto saperlo?” gli domando a mia volta, facendolo fremere impercettibilmente, credo, dalla rabbia.
Curiosità” risponde semplicemente schiarendosi la voce.
Certo! Lui mi chiede l’età solamente perché è curioso! Patetico!
Poteva trovarsi una scusa migliore!
“Diciannove” sibilo diffidente. Naturalmente, è una bugia.
Non mentire. So quando una persona mi sta dicendo una menzogna. Questa la è” controbatte con tono sicuro, appoggiandosi contro la scrivania della stanza, cominciando a giocherellare con il suo coltello.
“Non sto mentendo!”
In men che non si dica, lancia la sua arma che sfiora di striscio la mia guancia, per poi andare a conficcarsi in un quadro.
Poco male, tanto non mi piaceva, tantomeno il cubismo analitico.
Resta il fatto che quel coltello poteva conficcarmisi in testa, se la sua traiettoria fosse stata più sulla sinistra.
Anche se non lo do a vedere, sto morendo dalla paura. Non nego di non essere molto coraggiosa.
Mi dimostro gradassa anche quando non la sono.
La prossima volta non mancherò il bersaglio, te lo assicuro” mi intima calmo.
Ok, ci sono solamente pochi metri di distanza tra me e la porta della camera.
Basta un piccolo scatto e ce la posso fare.
L’unico problema è che la porta d’ingresso è chiusa a chiave a doppia mandata.
Questo è il tipico momento in cui sei immerso nella merda fin sopra i capelli!
Ci vuole una fortuna colossale per salvarsi la pelle. In fondo, stiamo parlando di un serial killer.
Tentar non nuoce comunque.
Sono considerata strana e un mostro. Non vedo il perché non dovrei essere folle.
La vita è la mia.
Bene Kat! Al mio tre…
 
1…
 

 
3!!!
 
Corro a più non posso verso la prima porta, ma la trovo bloccata.
Cerco in tutti i modi di aprirla, ma sarà per la rabbia, sarà per l’istinto di sopravvivenza, che continuo a imprecare sottovoce, arrivando persino a voler scassare la serratura con le unghie e i pugni.
Non faccio in tempo a fare nulla di tutto ciò, che un altro coltello mi si affianca sul legno bianco della soglia, facendomi venire quasi un infarto.
Mi giro di scatto come a volermi parare da qualsiasi colpo con i miei arti superiori, mentre il killer mi si para di fronte, sovrastandomi con la sua stazza.
Nei suoi occhi si può leggere il suo nervosismo e la sua voglia di volermi colpire, ma non lo fa, stranamente: “Ultimo avvertimento, mocciosa. Ti do solamente un’altra possibilità perché sei una donna”.
Mi minaccia prendendomi fortemente per le spalle, facendo scricchiolare le ossa.
Sembra il rumore di tante foglie secche che si spezzano appena ci cammini sopra senza pietà.
“Ma che… galantuomo” riesco a sfotterlo tra i gemiti di dolore.
Stai oltrepassando il limite, ragazzina” sussurra a pochi centimetri dal mio viso, mentre estrae il coltello dal legno per poi puntarmelo alla gola.
Questa scena mi è familiare.
Solo che qui rischio la vita, non rischio un rapporto sessuale senza il mio consenso.
Si vede che non hai preso nulla da tuo padre. Arrogante e strafottente tale e quale a suo nonno!” ghigna guardandomi negli occhi.
“Non azzardarti a parlare di mio nonno. E per la cronaca, non ho nessun padre!” gli inveisco contro sostenendo il suo sguardo.
Certo, certo!”- ribatte scettico- “Allora a chi devi soddisfare le voglie maschili? Al tuo ragazzo?
Che si vada a far fottere la paura!
“Sta’ zitto! Di’ solamente un’altra parola, un’altra fottutissima parola, e giuro che sarai riconosciuto killer all’Inferno!” gli ringhio contro, avanzando di un poco, per quanto lo spazio a mia disposizione me lo permetta.
Tesoro, ci devo già andare all’Inferno. Anticiperai solamente la mia entrata!”- mi soffia contro con tono intenso- “Allora! Dato che mi vuoi far fuori, dimmi almeno quanti anni hai
Lo guardo trucemente, mostrando i denti dalla rabbia, mentre sento gli occhi farmi male in un modo assurdo.
Lo sento esclamare qualcosa di incomprensibile, per poi scaraventarmi a terra, sedendosi cavalcioni su di me.
“Levati di dosso!”
Perché ti hanno fatto questo?
A quella domanda, non posso rimanere che stupita, calmandomi per alcuni instanti.
Che intende?
Continuo a fissarlo come in cerca di risposte, ma lui sta li…fermo e zitto nella stessa posizione.
Solamente i nostri respiri spezzano l’aria tesa.
La situazione è peggio del previsto” lo sento dire sottovoce, facendomi allarmare.
Non ci sto capendo più nulla!
“Che intendi?”
Nulla che ti riguardi, mocciosa. Dimmi quanti anni hai. Non è una richiesta, è un ordine!” sbotta infuriato, prendendomi il viso tra le mani.
“Sedici” dico automaticamente, senza nemmeno pensarci
Come mi è venuto in mente di rivelargli una cosa simile?
Da cosa era dettato, poi? Ricerca di risposte? Pazzia? Paura?
Fantastico!”- esclama isterico, per poi lasciarmi sola come un baccalà, dicendomi solamene queste quattro parole- “Ci si vede, Kat!
 
Dopo alcuni minuti mi impongo di respirare profondamente e darmi una calmata.
Quel sociopatico ha detto strane frasi come: “La situazione è peggio del previsto; Perché ti hanno fatto questo?”…
Che cosa intendeva con quelle maledette parole?
Inoltre, voleva sapere a tutti i costi la mia età. Non ci trovo nessun nesso logico.
Solo che quando ho reagito ringhiando contro di lui…mi facevano male gli occhi. Molto male.
Non è la prima volta che succede. Di solito succede quando sono molto arrabbiata o mi sento minacciata da qualcuno in particolare, come Doflamingo…
Corro velocemente allo specchio del mio bagno personale ma niente.
Non trovo nulla di strano. I miei occhi sono più che normali, solamente le pupille sono molto più dilatate, nonostante la luce della lampada sia forte.
Forse dovrei chiamare la mamma e dirle dell’accaduto…no, no, no e poi no!
Anche se mi costa ammetterlo, io, le promesse le mantengo e poi non voglio rovinarmi la vacanza!
Devo solamente fare qualche ricerca…forse nei libri del nonno o della nonna c’è scritto qualcosa…già! Ma dove saranno?
Da quel che ne so, la mamma ha detto che Mihawk gli ha bruciati tempo fa perché erano inutili ed avevano dati sbagliati…chissà che intendeva…
 
Devo chiedere al mio fratellino. Voglio assolutamente sapere se mi è mai successo qualcosa di strano agli occhi o al viso. Può rivelarsi un dettaglio importante.
 
Comincio a cercare il telefono da tutte le parti, ma non lo trovo…eppure lo avevo…cazzo! Mi ha sequestrato pure quello!
Poco male! C’è il telefono fisso!
Corro in salotto e alzo la cornetta ma non sento il tipico rumore di un telefono quando stai per comporre un numero.
Guardo se c’è qualcosa che non va e noto che il filo è stato reciso.
“Ma che figlio di puttana!”
 
Bene! Il mio cellulare è stato requisito e il telefono fisso non va! Tutto per colpa di quello stronzo!
Giuro che se lo rivedo gliela farò pagare molto cara!
Mi tocca aspettare domattina.
Non posso rischiare di incontrarlo mentre percorro la stradina che separa la casa di Rufy alla mia.
Lui sarebbe in netto vantaggio.
Non so se è veloce a correre. Io la sono, ma lui?
Inoltre, è molto bravo con la mira.
Quelle due volte in cui mi ha lanciato addosso i coltelli, faceva apposta a sbagliare.
Se avesse potuto, mi avrebbe ammazzato per ben due volte, anche se continuavo a dimenarmi.
Però è ingiusto! Mi sono fatta fregare il cellulare come quando un alunno viene sgamato dal prof mentre gioca durante l’ora di lezione!
E’ anche vero che poteva lasciarmelo! Mica mento, io!
Ok, ok! Gli ho mentito sul fatto dell’età e allora? Non è morto nessuno!
Aspetta un attimo, Kat!
C’è sempre il computer! Sono un cazzo di genio!
Posso inviare una e-mail a Rufy, sperando che la legga.
Non posso starmene con le mani in mano. Ho ancora tutta la sera davanti. Ce la posso fare!
 
Apro il portatile come se non ci fosse un domani e aspetto che si carichi.
Un’altra cosa mi annebbia la mente: che cosa c’entra la mia “famiglia” con quel killer?
Forse ha avuto dei rapporti in passato e li ha traditi…
Ha anche detto che in questa casa, una persona, ha qualcosa che gli interessa in particolar modo…ma cosa?
Potrebbe essere un file criptato o delle ricerche su qualcosa…
Le immagini del desktop scorrono lentamente davanti a me, passando da semplici animaletti carini a Angeli della Morte e luoghi desolati e distrutti.
Hanno un certo fascino…
Apro la pagina di Internet, per poi andare sulla mia posta elettronica, digitando “crea nuovo messaggio”:
 
Oggetto: Aiuto
A: Monkey D. Rufy
 
Ciao Rufy!
 
Dato che non posso venire subito da te per motivi di cui non ti posso informare, ti volevo chiedere una cosa: Hai mai notato qualcosa di strano ai miei occhi o al mio viso in generale quando siamo in certe situazioni…minacciose, diciamo?
Aspetto la tua risposta al più presto!
 
Invio il messaggio incrociando le dita che vada tutto per il verso giusto.
Bisogna solamente pregare che quel killer sia anche un po’stupido e tonto, anche se molto probabilmente non sarà così.
Un altro messaggio da parte del computer richiama la mia attenzione, facendomi masticare imprecazioni e maledizioni a qualcuno di mia conoscenza:
 
Un virus ha intaccato il tuo computer.
Pericolo di perdita di tutti i dati.
 
Cerco di risolvere il problema, ma il portatile “muore”, mostrandomi solamente una bella schermata nera.
Veramente esilarante!
 
Chiudo il tutto con uno scatto d’ira, ribaltando la sedia mentre mi alzo.
“Maledizione!” digrigno calciando e lanciando cose qua e là per la stanza, mettendola completamente a soqquadro.
Sono talmente infuriata che mi tiro i capelli, strappandone piccole ciocche.
Mi accovaccio a terra urlando e ridendo al contempo per il mio comportamento da folle.
Mi vedesse qualcuno, chiamerebbe la sicurezza e qualcuno per mandarmi al ricovero per malati di mente.
Chissà, forse la sono.
Gli occhi mi fanno male, terribilmente male, ma non trovo nemmeno la forza per correre al bagno.
La testa mi duole, sento la nausea salirmi fino a farmi venire voglia di vomitare, ma mi trattengo.
Non sento il mio cervello connettere più nulla. Vedo solamente molte immagini scorrermi davanti di una bambina, legata ad un lettino, che urla, piange, si dimena dal dolore, mentre degli uomini vestiti completamente di bianco le fanno iniezioni su iniezioni, persino agli occhi…
Quella continua ad urlare, a implorare di smetterla, chiedendo aiuto.
Fatela smettere!
 
Aiutatemi!
 
Smettila di urlare! Perché le fanno tutto questo, perché?!? Perché non l’addormentano?!? Smetterà di urlare e dimenarsi!
 
Aiutami, ti prego!
 
No! Non posso fare nulla per te, mi dispiace! Smettila!
 
Ti prego! Aiutami!
 
Piantala! Lo vuoi capire?!? Non posso fare nulla!!!
 
Falli smettere, ti scongiuro!
 
Non posso!!!
 
Per favore!
 
Basta! Smettila di chiedermi aiuto!
 
Aiutami! Aiutami! Aiutami! AIUTAMI!!!
 
“BASTA!!!” grido chiudendo gli occhi con forza, tappandomi le orecchie per fare smettere o almeno alleviare quelle urla di quella povera bambina.
Non cosa fare!
Tutto prende a girare vorticosamente.
Non sento più nulla: le gambe, le braccia…non riesco nemmeno a respirare.
È peggio di una tortura!
Voglio morire… vi prego…
 
“Uccidetemi…vi supplico…fatela smettere” sussurro, credendo che ci sia qualcuno di fianco a me.
 
Stai tranquilla. E’ tutto finito. Non occorre la tua morte” mi rassicura una voce famigliare, facendomi aprire leggermente gli occhi, anche se quelli implorano per essere richiusi dal dolore.
Non riesco nemmeno a capire chi sia.
“La bambina…aiutala…per favore” mormoro sentendo le membra più pesanti.
La bambina è salva. Sta bene” mi risponde quella persona dopo un po’.
“G-grazie”.
 
Riesco solamente a dire quell’unica parola, per poi farmi cullare dalle braccia di Morfeo in un sonno senza sogni…
 
 
La mattina successiva mi sveglio di soprassalto dopo aver sentito ancora una volta la voce di quella bambina.
Continuava a sussurrare qualcosa, ma non era più legata al lettino…si trovava in una specie di cella.
Era pallida, scarna, i capelli le ricadevano davanti al viso, facendo intravedere solamente degli occhi cremisi.
Erano spalancati dalla paura, ma c’era dell’altro…era odio…
Un grande camice le copriva gran parte delle sue esili gambe, intralciandole i movimenti per mettersi più comoda
Continuai a guardarla di sottecchi sedendomi vicino a lei, cercando di capire cosa mormorasse.
 
Mi vendicherò!
 
La sua voce tramava dalla rabbia, cercò di liberarsi dalle catene che la tenevano legata al muro, invano.
Le sue ossa scricchiolavano in modo sinistro, però lei pareva non farci caso.
Di chi ti vuoi vendicare? Perché?
 
Mi vendicherò di tutti coloro che mi hanno fatto del male. Ucciderò anche te, te lo prometto!
 
Non capivo quello che diceva, a chi si riferiva.
Parlava in una lingua sconosciuta, ma la capivo alla perfezione.
Non si riferiva a me…guardava davanti a sé, ma non capivo chi c’era.
Davanti a me si stendeva il nero più totale, scombussolandomi non poco.
Inoltre la sua voce era cambiata.
Non sembrava più quella di una bambina indifesa, bensì, di una persona folle, che diceva cose senza alcun nesso logico. Peccato che lei fosse, a detta mia, in grado d’intendere e di volere. Anche troppo.
 
Sai…è inutile che tu pianga. E’ inutile pensare che io sia matta. Sono lucidissima e se dico che mi vendicherò…mi vendicherò. Lo giuro sugli Sacri Spiriti.
Vendicherò anche il nonno!
 
Cominciai a tremare dalla paura ma volevo sapere di più allo stesso tempo.
Chi era quella bambina? Cosa c’entravano le sue origini e suo nonno?
In effetti…come era morto mio nonno?
 
Al risvegliarmi da quel filo di ricordi ci pensa una voce, che cerca di richiamarmi all’attenzione.
Alzo lo sguardo e…
“Che ci fai tu, qui?” gli domando mettendomi in guardia.
Non sono qui per farti del male” dice indifferente, sedendosi sul letto , di fianco a me.
Mi ricordo di essermi addormentata sul pavimento…
“Ma io…”
Ti ho dovuto iniettare del calmante. Eri fuori di te. Continuavi a ridere e ad urlare dal dolore. Deve essere il primo passo verso il completamento…” mi spiega brevemente, accennando a frasi di cui non comprendo il significato.
“Quale completamento?” gli chiedo voltandomi verso di lui.
Sto cercando di scoprirlo anch’io. Ma una cosa è certa…tu sei un esperimento che si sta completando” afferma con tono duro, stringendo i pugni.
“Aspetta. Io non sono una cavia di laboratorio. Non hanno mai svolto esperimenti su di me!” ribatto con convinzione, alzandomi in piedi, dirigendomi verso la finestra.
Ah, no? Continuavi a chiedermi una cosa, prima che ti addormentassi…dimmi un po’: chi era quella bambina che chiedeva aiuto?






Angolo di Alyce: Buonasera amici!!!!
Ammetto che questo capitolo lo avevo pronto da tipo...una settimana, ma non l'ho postato perchè volevo lasciarvi un aggiornamento prima di partire per le vacanze!
Starò via dal 23 al 29 e non potrò usare il computer.
Comunque, ritornando a noi!
Come avrete notato, Kat, non è molto normale, anzi. Non lo è per niente.
Si è scoperto che era una cavia da laboratorio e che, molto probabilmente, i sogni che faceva su quella bambina erano i suoi ricordi. Non dico nient'altro.
E scopriamo pure che il nostro caro killer ha un cuore! Puccio lui!
Ci si vede al prossimo capitolo!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
ALyce :)))))))
  
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