NDA: Salve
J
Eccomi con la mia
seconda ff nel fandom di Harry Potter, amo questa saga e recentemente
ho
rivisto tutti e otto i film, uno a sera e così
l’ispirazione per questa storia
è nata ieri, mentre rivedevo le scene della morte di Lily e
James, scrivere
qualcosa su di loro è sempre stato fra i miei progetti e
questo è ciò che ne è
venuto fuori.
Buona
lettura, fatemi sapere che ne pensate :3
Windancer
Hushabye
Era
già da qualche ora che faceva su e giù per il
salotto, Harry giocava allegramente nel box e ogni tanto si vedeva
fluttuare
qualche pallina colorata per aria.
Stringeva
forte fra le braccia un libro piuttosto
voluminoso tamburellando con le dita sulla copertina di pelle logora.
Ciocche
di capelli vermigli svolazzavano ad ogni passo.
E
intanto Lily continuava ad essere preoccupata per suo
marito. L’assillava il pensiero che fosse lì fuori
senza una protezione sufficiente.
Tutto
era iniziato quella mattina, si era svegliata,
ancora mezza addormentata aveva cercato James con la mano, ma con
sorpresa
aveva trovato il letto vuoto. Come al solito era stato un
irresponsabile. Ah ma
quante gliene avrebbe detto al ritorno, non l’avrebbe passata
liscia questa
volta.
Un
biglietto! Uno stupidissimo biglietto era tutto ciò
che James aveva lasciato sul comodino all’alba prima di
lasciare la loro casa
per svolgere chissà quale missione per conto
dell’ordine.
E
questo aveva destato ancora di più la sua
preoccupazione.
La
guerra era in corso.
Da
settimane vivevano rinchiusi nella loro casa a
Godric’s Hollow e seppur accoglienti iniziavano a trovare
quegli ambienti
soffocanti. La loro libertà d’azione si era
drasticamente ridotta, ma comunque
andavano avanti fingendo che quella situazione non li toccasse,
ricordavano
sempre che tutto questo era per Harry, il loro bambino. Avrebbero fatto
qualunque cosa per proteggerlo da lui e
in futuro si vedevano sempre tutti insieme senza più aver
paura di uscire di
casa nel timore di un attacco a sorpresa.
Rivolse
lo sguardo al piccolo ignaro di tutto ciò che
stava accadendo lì fuori, solo a pochi metri da lui.
Sospirò
e a poco a poco ritrovò la calma. Appoggiò
delicatamente
il libro sul tavolo della cucina e si diresse
a passi lenti verso il bambino che rideva come un matto
nel tentativo di
acchiappare con la manina un boccino dorato decisamente troppo veloce
per i
suoi riflessi.
“Harry,
tuo padre è uno stupido, è bene che impari
subito a capire queste cose.” Esordì Lily
prendendolo fra le braccia. Harry la
guardava con gli occhioni verdi spalancati, tanto simili ai suoi e
intanto
prese ad attorcigliare fra le dita i lunghi fili rossi fino a farne dei
piccoli
riccioli per poi lasciarli subito andare.
“Be’
non lo è sempre, avresti dovuto vedere che tipetto
era quando l’ho conosciuto per la prima volta” Rise
di gusto ricordando quei
momenti che allora apparivano ancor più lontani nel tempo,
addirittura
impalpabili.
“Harry,
bravo piccolino, sai gli assomigli così tanto
ma bada a diventare uno scapestrato come tuo padre.”
Proseguì
la giovane donna, un velo di malinconia negli
occhi, carezzando distrattamente la testolina scura del figlio che fece
un
versetto di approvazione come se desiderasse sapere di più
dell’infanzia dei
genitori e Lily aveva bisogno di parlare con qualcuno.
Canticchiando
si lasciò cadere su una comoda poltrona e
seguitò a raccontare:
“Da bambino era
un buono a nulla, insopportabile, borioso, sicuro di sé
”. Il tono era serio, o
quantomeno cercava di esserlo.
Aveva
gli occhi socchiusi, persa com’era nei meandri
del labirinto della memoria.
“A
James piaceva fare scherzi, e lo zio Sirius e lo zio
Remus erano sempre con lui” annuì con tono amabile
stringendo le mani del
bambino.
Nel
ricordare arrossì leggermente, neanche fosse una
ragazzina: “Ma era anche dolce e forte e sapeva come
prendermi, non facevamo
che battibeccare. Poi un giorno mi chiese di uscire per
l’ennesima volta,
eravamo al settimo anno ormai così decisi di dare una
possibilità a quello
sciocco e guarda un po’ come siamo finiti”.
Sembrava trascorso un tempo infinito
da quei giorni, con nostalgia era volata all’occasione del
loro primo incontro,
molti anni prima, ad Hogwarts, quel posto speciale che poteva
considerare ormai
casa sua. Lì aveva conosciuto i suoi più grandi
amici e l’amore della sua vita.
Aveva
ricevuto molto e tanto sofferto.
“Sai
Harry, anche tu un giorno crescerai e diventerai
un grande mago e anche tu vivrai tante esperienze
meravigliose.” Una strana
consapevolezza nella voce, le parole le si bloccarono in gola, qualcosa
fremeva
per uscire.
Tremò
leggermente quasi temendo di formulare un
pensiero totalmente diverso.
Cos’
era ciò che sentiva? Paura? Forse, l’aveva
già
conosciuta in passato e in molte forme ma l’aveva anche
affrontata e sconfitta,
non si era arresa eppure, mentre guardava il frugoletto stretto fra le
sue
braccia che strizzava gli occhietti, desideroso di un sonno
ristoratore, non
poteva fare a meno di sognare una vita diversa.
Non
che disdegnasse la sua, si era sentita così felice
in quegli anni ma la guerra aveva stravolto tutto e si permetteva
almeno di
viaggiare con la fantasia.
Loro
erano al sicuro in quella casa, non avrebbe dovuto
preoccuparsi, tutto era in ordine, allora perché quella
strana sensazione di
pericolo costante e angoscia continuava ad attanagliarle lo stomaco
ogni
giorno?
Il
nodo fastidioso che la imprigionava si sciolse a
poco a poco, non appena posò lo sguardo su Harry che ancora
non sapeva, non
capiva ed era decisamente meglio così. Tutto scompariva di
fronte a quei verdi
smeraldi, e piano piano anche l’angoscia iniziava a scemare
al contatto della
pelle fresca e vellutata di due guance paffute
Si
guardò intorno,
nonostante sapesse di essere sola in casa e dopo essersi schiarita la
voce
iniziò ad intonare una ninnananna così
all’improvviso, lo faceva spesso quando si
sentiva agitata, cantare le piaceva e l’aiutava a liberare la
mente e
rilassarsi, le dava un inspiegabile senso di pace.
Lentamente
dondolava la
testa scandendo il ritmo della melodia.
Hush-a-bye,
don't you cry
Go to sleep you
little baby
When you wake, you
will have cake
And all the pretty
little horses
Anche
Harry sembrava
gradire: riconosceva il suono della voce della mamma e cercava di
riprodurre
senza successo l’incantevole motivo, a momenti vinto dal
sonno.
Blacks
and bays, dapples and greys
Coach and six white
horses
Hush-a-bye, don't
you cry
Go to sleep you
little baby
E
Lily amava cullarlo,
tenerlo stretto a sé, sentire il calore di quel corpicino
che era
indissolubilmente parte di lei, immaginare il suo futuro, cosa sarebbe
stato.
Way
down yonder, down in the meadow
There's a poor
little lamby
Bees and
butterflies flitting round his eyes
He's crying out for
his mammy
Un
lacrima rotolò pigra
sulla sua guancia ma lei non si scompose e continuò a
cantare, scivolò fino al
mento.
Percepì
qualcosa sul viso,
un tocco gentile che asciugava quella perla argentea, il calore di un
respiro
sul suo collo che lambiva la pelle, in silenzio.
Ebbe
un brivido,
era tornato dunque.
Chiuse
gli occhi
assaporando quel momento di dolcezza.
“James,
Finalmente sei qui!” Strinse forte la mano del
marito aspirandone il rassicurante profumo.
Si
accostò a lei stringendola in un tenero abbraccio,
beandosi della sua presenza.
“Mi
siete mancati” fu tutto ciò che seppe dire con un
certo sollievo.
Era stanco ma
felice come pochi di essere lì con loro in quel momento.
“Dove
sei stato?” Esordì lei dopo un po’
reclinando il
capo: non si era affatto dimenticata dell’assenza di quella
mattina.
“Ma
in nessun posto in particolare, vedi, abbiamo ispezionato
qualche abitazione sospetta, ordinaria amministrazione
insomma” tentò di
giustificarsi lui al suo sguardo sospettoso.
“E
se ti fosse successo qualcosa? Non ci pensi?” Lo
incalzò lei, non intenzionata a dargliela vinta troppo
presto.
“Ma
che dici tesoro, non è successo niente, credimi”
disse ancora lui con fare rassicurante. Sapeva che non avrebbe preso
troppo
bene questa sua evasione ma non ne poteva più di rimanere
prigioniero nella su
stessa casa.
“Io ti capisco
James,
lo sai vero? Se c’è qualche problema possiamo
parlarne” Lily non intendeva
mollare, era ben consapevole dell’intera situazione e
desiderava aiutarlo nella
speranza che lui la lasciasse fare.
James
sospirò accarezzandole la guancia.
“Io…
non è che non voglia stare qui con voi, ma a volte
mi sento inutile, sono qui e non posso far nulla per i miei amici che
lì fuori
rischiano la vita per noi.
È
…” “Frustrante lo so ”
completò lei, comprendeva
benissimo come si sentiva, ogni giorno era in pensiero per le sue
amiche,
accendeva la radio continuamente sperando di non dover mai nominare
nessuna di
loro.
Si
scambiarono uno sguardo intenso, carico di
significati.
Non
era la prima volta che James notava lo stesso
sguardo malinconico negli occhi di Lily, e allora cercava sempre di
tirarle su
il morale.
“Qualche
volta credo di non essere in grado di fare
abbastanza per Harry, che cosa siamo stati capaci di dargli se non un
esistenza
in un epoca di guerre?”
La
voce di Lily era rotta, ma non avrebbe pianto.
Questo
colse James alla sprovvista, non era da Lily
lasciarsi andare così, lei era forte, tanto forte, non
doveva mai dimenticarlo.
“Harry
sarà felice Lily, vivrà circondato da persone
che lo ameranno così come facciamo noi adesso, di questo non
devi mai dubitare
e sarà coraggioso e testardo proprio come la sua
mamma.”
Lily
alzò gli occhi al cielo, cercò di riprendere il
controllo di sé, non era il momento di permettere allo
sconforto di avvolgerla.
James
aveva ragione, era soprattutto in quei momenti
che occorreva dimostrarsi saldi e decisi.
Non
avrebbe più permesso alla paura di sopraffarla.
Strinse
ancora di più la sua mano, si davano coraggio a
vicenda come sempre.
“E poi va tutto
bene ora no?- Domandò lui facendole l’occhiolino.
Non c’è
da
preoccuparsi perché alla fine saremo noi a vincere”
“Naturalmente”
gli rispose lei abbozzando una risata,
la mente alleggerita dai brutti pensieri.
Entrambi
sospirarono profondamente nel silenzio
ovattato della stanza.
Sembrò
poi che James si fosse appena ricordato un’importante
dettaglio che gli era precedentemente sfuggito. Si avvicinò
all’orecchio di
lei, il solito sorrisetto stampato sul volto.
“Hai
una voce meravigliosa, dovresti cantare più spesso” sogghignò
sentendo che Lily si irrigidiva leggermente
fra le sue braccia.
“Che
cosa? Da quanto eri lì?” La voce di lei era
sdegnata
come un tempo, questo gli provocò un’altra
risatina, adorava il suo viso
corrucciato.
“Abbastanza
da sentirti dire quanto sono bello e
affascinante” rispose lui sciogliendo l’abbraccio e
guadagnandosi un’occhiataccia
da parte della moglie.
“Sei
veramente incorreggibile, avresti dovuto
avvertirmi non appena sei arrivato invece di appostarti
e…” ma venne zittita da
un paio di labbra che d’un tratto catturarono le sue in un
tenero bacio.
Durò
qualche secondo, poi la donna si scostò
leggermente e accennando un timido sorriso accostò la fronte
a quella di lui.
“Sei
sempre il solito” Gli piaceva coglierla di
sorpresa, e lei segretamente aveva sempre apprezzato questa sua
qualità.
Sentirono
poco dopo un sospiro soddisfatto, il piccolo
continuava a dormire beato senza che si fosse accorto della
conversazione
appena avvenuta.
James
allungò le braccia verso lui, l’espressione del
volto addolcita alla vista della sua boccuccia che pronunciava paroline
strane di
tanto in tanto.
Lo
cullò piano, era così
piccolo e fragile, ma un giorno, lo sapeva, sarebbe diventato forte.
Baciò
nuovamente Lily e i
due si strinsero in un soffice abbraccio, mentre si estinguevano gli
ultimi
bagliori del giorno desiderarono intensamente che il tempo si fermasse
esattamente
in quell’istante, solo per loro.
Hush-a-bye,
don't you cry
Go to sleep you
little baby
When you wake, you
will have cake
And all the pretty
little horses
“Dormi
bene Harry.”
Sussurrò
lieve e gli posò un bacio delicato sulla
fronte.
Hush-a-bye, don't you
cry
Go to sleep you
little baby.