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Autore: Ayr    24/06/2014    2 recensioni
Quando Matisse incontra Zefiro, un ragazzo affascinante ma misterioso, la sua vita tranquilla viene completamente sconvolta: il ragazzo infatti le rivela che lei è la principessa perduta, la legittima erede al trono di Heaven. Inizia così per lei un viaggio in compagnia di Zefiro, il cui silenzio pare nascondere un grande segreto, che la porterà dal tranquillo villaggio in cui vive alla caverna di Procne, una potentissima maga che aiuterà Matisse ad affrontare quello che le aspetta: non si tratta solo di sedere su un trono e di prendere sulle spalle tutte le responsabilità che esso comporta, Matisse infatti, dovrà prepararsi anche per una guerra perchè non è l'unica che ambisce a quel trono e c'è già chi trama nell'ombra per strapparglielo via.
Preparatevi ad accompagnare Matisse in questo viaggio tra maghi, battaglie, segreti, elfi e misteri. Siete pronti a partire?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Procne emise un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sul suo giaciglio, non si era mai sentita così sollevata in tutta la sua vita. Suo figlio non era morto, ma sapeva bene che questa era solo una posticipazione della punizione, perché sapeva che suo figlio sarebbe morto, prima o poi. Quasi mai ciò che vedeva nelle visioni, nei sogni o tra i fumi del calderone non accadeva e il fatto che suo figlio non fosse morto era una magra consolazione; sarebbe morto più avanti, quando meno se lo sarebbe aspettata. Forse il suo castigo consisteva anche in quello: vivere nell’apprensione e nella frustrazione continua, essere perseguitata e rosa dall’idea che suo figlio avrebbe potuto spirare da un momento all’altro, senza che lei potesse fare nulla per impedirlo e magari senza neanche saperlo.
Ma per il momento era vivo ed era ciò che contava! Procne si concesse un lieve sorriso e per qualche secondo assaporò quella splendida sensazione che la faceva sentire leggera e le faceva scoppiare il cuore. Poi ritornò alla misera realtà che per lei consisteva nel veder scorrere gli eventi e far sì che avvenissero nei tempi prescritti.
Gettò alcune erbe nel calderone e da questo si sollevarono sbuffi di fumo aranciato che pian piano si condensarono e presero la forma di un uomo, Procne lo riconobbe subito: era Radamanto, chino su quello che sembrava un vecchio fascicolo cadente di fragili fogli di pergamena, custode di antichi segreti; Procne riconobbe anche il libro (se così si potesse chiamare) ed ebbe un tuffo al cuore.
Quell’uomo non vuole proprio arrendersi pensò, con un misto di rassegnazione e stupore. Ambizione e testardaggine, un binomio pericoloso, soprattutto se lo possiede un uomo come lui.
Radamanto, fratello della regina, era sempre stato messo in una posizione subalterna e marginale, in quanto maschio in una società ginecocratica. Ambizioso e molto intelligente, il regime di sostanziale esclusione a cui era stato sottoposto, non aveva fatto altro che acuire queste due sfaccettature del suo carattere trasformandole in bramosia e acuto e subdolo ingegno. Megalomane ed egocentrico, aveva sempre pensato che il trono sarebbe andato a lui, in quanto primogenito, e aveva sperato che almeno per quella volta avrebbero chiuso un occhio sulla tradizione e le leggi che imponevano un’ereditarietà femminile del potere. Ma le sue speranze e aspettative erano miseramente crollate quando aveva visto sua sorella sedere su quel trono al suo posto. Non aveva mai accettato la cosa. Sua sorella aveva cercato di ingraziarselo assegnandogli un posto di rilievo nel Consiglio, ma neanche lì veniva mai ascoltato, le sue proposte venivano subito scartate perché troppo radicali e violente. Era sempre vissuto ai margini, all’ombra della sorella ma aveva deciso di porre fine a questa situazione e di sfruttare il momento favorevole e l’improvvisa malattia della sorella (che lui aveva astutamente prolungato e aggravato) per riprendersi quel trono che era sempre spettato a lui. Accecato dalla sete, grazie alle sue capacità e a qualche libro di magia, dopo tanto tempo stava per raggiungere il suo scopo: togliere la corona dalla testa della sorella e porla sulla sua bionda chioma ricciuta.
Procne disperse i fumi e cancellò la figura di Radamanto. Quell’uomo stava architettando un nuovo piano per eliminare Ebano e la maga non era sicura di riuscire a impedire anche stavolta la morte della Guaritrice.
Con un sospiro gettò una nuova mangiata di erbe nel calderone e i fumi che da esso si sprigionarono presero le fattezze di due ragazzi: erano fratelli, avevano gli stessi tratti del volto, gli stessi capelli scompigliati neri anche se quello di destra li portava più lunghi e stretti in un laccio sulla nuca, avevano persino gli stessi occhi blu cobalto; quello che li differenziava, a parte la lunghezza dei capelli, erano le cicatrici, quello dai capelli lunghi ne aveva una che gli attraversava il petto, l’altro aveva tre sottili solchi sulla guancia sinistra. Prone soffocò un grido e squarciò l’immagine con un violento gesto della mano, questa si scompose e i fumi di cui era costituita presero a vorticare pigramente secondo il capriccio del vento che ogni tanto si insinuava nella caverna.
Procne si sedette su una sporgenza della roccia, prendendosi la testa tra le mani e affondando le dita pallide nei folti e lucidi capelli corvini. Intanto i fumi si erano condensati nuovamente creando una nuova immagine: il ragazzo con le cicatrici sulla guancia stava affondando una spada nella cicatrice sul petto dell’altro.
 
Baccablu era un tranquillo villaggio adagiato sulle rive dell’Hara, era un poco più grande di Verderamo, tanto da avere una piazza del mercato più grande e piastrellata e due locande. Era proprio in una di esse che stavano mangiando Matisse, Zefiro e Corniolo. Erano giunti nel villaggio nella prima metà della mattinata ed erano subito andati alla ricerca della casa del Guaritore. Questi era un uomo anziano, gentile e cordiale, dai ridenti occhi color acquamarina. Aveva un apprendista, un ragazzino di circa quattordici anni con grandi occhi grigio-azzurri e una matassa d ricci biondi. Era stato lui ad aprirli, accogliendoli con un sonoro sbadiglio e l’aria assonnata. Il Guaritore si era precipitato subito dopo e aveva chiesto cosa fosse successo. Matisse gli aveva spiegato che non la convinceva una ferita sul petto di Zefiro e voleva chiedergli se poteva gentilmente dargli un’occhiata. Il Guaritore si era dichiarato subito disponibilissimo e dopo mille proteste da parte del ragazzo, aveva esaminato la ferita di Zefiro. Aveva fatto i complimenti per l’ottimo lavoro di cauterizzazione, aggiungendo però, che se fosse stato per lui, l’avrebbe ricucita. Alla fine aveva detto che la ferita era piuttosto profonda, ma che il lavoro di cicatrizzazione avrebbe dovuto reggere. Poi aveva chiesto come se la fosse procurata e Zefiro si era morso le labbra senza rispondere. Anche Matisse e Corniolo non avevano detto nulla, anche perché non avevano molto da dire. Il Guaritore non aveva insistito e dopo essersi complimentato ancora con Matisse per l’ottimo lavoro che aveva svolto, li aveva congedati.
«È stato un Elfo Nero, vero?» gli chiese Matisse mettendo in bocca un pezzo di carne «uno di quelli che ti inseguiva, quella notte stavi scappando da loro, non è così? Ti hanno ferito allora.»
Zefiro non rispose e la ragazza interpretò il suo silenzio come una risposta affermativa.
«Potresti almeno dirmi chi li ha mandati?» incalzò la ragazza «Non credo che abbiano deciso di seguirti di loro spontanea volontà.»
Zefiro sospirò e rispose in un soffio «Radamanto», Corniolo serrò la mascella e si irrigidì, Matisse rimase interdetta.
«Chi è Radamanto?» chiese.
«Tuo zio» era stato Corniolo a rispondere «Il fratello di tua madre» specificò.
«E uno di quelli che bramano il tuo trono» aggiunse il ragazzo.
Matisse non sapeva cosa rispondere, perché suo zio dovrebbe mandare degli Elfi per inseguirla e attaccarla, cosa voleva da lei, la voleva ricattare, uccidere o semplicemente parlarle, perché se ci teneva così tanto a lei non era venuto lui, da solo, e aveva delegato il compito ad altri?
Il boccone di carne le era rimasto bloccato in gola e le parole successive le uscirono strozzate «Ce ne sono altri in giro?»
Zefiro annuì «Probabile. Radamanto ti vuole, ma non posso assicurarti se viva o morta» Matisse strabuzzò gli occhi e cominciò a tossire, il boccone di carne le era definitivamente andato di traverso, Corniolo lanciò un’occhiataccia al ragazzo ma questi proseguì, imperterrito «Approfitta della debolezza della barriera e li fa venire in questo lato a frotte, poi se ne serve per stanarti adulandoli con promesse di territori e poteri» c’era un profondo e malcelato disprezzo nella sua voce, un disprezzo che stupì Matisse, «Comunque, per il momento non te ne devi preoccupare, non dovrebbero conoscere la nostra posizione; quelli che abbiamo incontrato dubito che possano riferirla» concluse. La ragazza deglutì a fatica «Credo che mi sia passata la fame» mormorò e si alzò da tavola.
«Complimenti!» esclamò Corniolo quando la ragazza se ne fu andata «Dovevi proprio dirglielo!»
«È bene che sappia in anticipo quello che dovrà affrontare» replicò il ragazzo.
«Sì, ma non spaventarla a morte!» sbottò l’ometto « Ti vuole, ma non posso assicurarti se viva o morta, gran bell’uscita! Davvero!» l’omuncolo scosse la testa.
«Tu come gliel’avresti detto?» domandò Zefiro.
«Non in maniera così diretta e priva di tatto! Hai fatto la figura del cinico caustico e io non credo che tu sia così» rispose l’ometto.
«Le chiederò scusa» promise il ragazzo.
«Sarebbe il minimo» replicò Corniolo sottovoce.
 
Radamanto sfogliava compulsivamente un enorme libro dalle fruscianti pagine di pergamena ingiallita. Aveva passato buona parte del pomeriggio a consultare tutti i volumi della sua biblioteca, prediligendo quelli più antichi e rari. Ebano era ancora viva: l’aveva vista a pranzo allegra, baldanzosa, l’anello che brillava al suo dito indice come se fosse stato un normalissimo anello. Aveva annunciato che la regina stava meglio e Radamanto aveva imprecato sottovoce; si sarebbe preso a calci se avesse potuto: era così preoccupato di trovare il modo di eliminare la Guaritrice e aveva concentrato tutte le sue energie e le sue risorse su di lei, da aver tralasciato il suo obiettivo principale, la regina.
Maledetto me! Si disse chiudendo con un tonfo il libro, ora non aveva solo la regina di cui occuparsi ma anche della sua zelante e apparentemente immortale Guaritrice!
Possibile che nei miei libri non ci sia nulla di utile?
Aprì il tomo successivo. Tutto quello che aveva trovato gli era sembrato o troppo banale, o scontato o troppo complicato, oppure irrealizzabile o troppo lungo da preparare; a lui serviva un veleno veloce, facile da preparare, poco conosciuto ma soprattutto efficace.
Aveva anche preso in considerazione l’idea di assassinarla con un’arma ma sarebbe stato troppo complicato: se l’avesse uccisa lui, ci sarebbe stato il problema di sbarazzarsi dell’arma, crearsi un alibi e soprattutto trovare un momento favorevole in cui colpire in modo da non essere visto da nessuno; non si fidava ad affidare l’incarico a qualcun altro, e se poi ne avesse scelto uno poco esperto o l’avesse tradito? Di pagare un sicario non se ne parlava neanche, le cifre che chiedevano per un lavoro pulito e ben fatto erano esorbitanti e lui non avrebbe mai voluto un lavoro mediocre.
Meglio il veleno si disse Ma quale? Su quella donna non ha fatto effetto nemmeno il veleno della morte istantanea, che il più potente che io conosca.
Radamanto imprecò e chiuse anche quel libro, si abbandonò su una poltrona. Quella ricerca lo aveva stremato: non aveva trovato nulla che l’avesse convinto pienamente, nulla che fosse degno di essere preso seriamente in considerazione. Si prese la testa tra le mani, quanto poteva essere difficile e stressante trovare uno stupidissimo veleno?
Improvvisamente gli venne un’illuminazione. I bei tratti del suo volto vennero distorti da un sorriso malvagio e trionfale. Si diresse verso l’alta libreria in ciliegio che occupava un intero lato della stanza e iniziò a frugare quasi febbrilmente tra i libri.. si lasciò sfuggire un grido di trionfo, aveva trovato quello che cercava: stringeva tra le mani un fascicolo sgangherato tenuto insieme da consunti laccioli di cuoio che parevano doversi disintegrare da un momento all’altro, spargendo a terra i sottili fogli di pergamena di cui era composto il fascicolo; la copertina era nera e consunta ma si riusciva ancora a intuire il disegno inciso sulla pelle lisa. Radamanto ne seguì il percorso con le dita affusolate prima di aprirlo con somma cautela. Quel fascicoletto gli era stato venduto tempo fa da un Elfo Nero in cambio della libertà, aveva sostenuto di averlo preso dall’antro di una maga potentissima e che contenesse incantesimi e ricette per pozioni altrettanto potenti. Radamanto allora aveva solo vent’anni, era parecchio impressionabile e aveva iniziato ad avvicinasi all’affascinante mondo della magia e dell’alchimia che poi sarebbe diventato per lui una passione quasi morbosa, perciò aveva accettato ben volentieri quel fascicoletto; con il passare del tempo, però, se n’era dimenticato ed era finito sul fondo della libreria, dove l’aveva ritrovato. Scorse le pagine e finalmente giunse a quello che cercava: su quel fragile foglio erano state tirate delle righe che avevano coperto alcune parole, ma nonostante il tentativo di cancellarle, si riuscivano ancora a leggere abbastanza bene, esse indicavano gli ingredienti e la preparazione dell’unico veleno di cui non si conosceva l’antidoto.
Radamanto sorrise compiaciuto: la preparazione avrebbe richiesto un po’ di tempo e gli ingredienti non erano facilmente reperibili, ma almeno avrebbe avuto la sicurezza di eliminare Ebano, e questa volta definitivamente.
 
Matisse guardava con aria assorta il paesaggio fuori dalla finestra: il sole stava per tramontare e avvolgeva nel suo abbraccio rosso fuoco la piana su cui era adagiato il villaggio di Baccablu, tingendo le case di rosa e ocra e colorando il fiume di tutte le sfumature di rosso facendolo somigliare ad una colata di lava. Avevano passato il pomeriggio a fare acquisti nella vivacissima piazza del mercato e nei deliziosi negozietti che vi si affacciavano. Le mercanzie esposte, i colori, i profumi e i rumori del mercato erano riusciti a distrarre la ragazza dalle rivelazioni del pranzo, ma una volta ritornata alla locanda erano piombate nuovamente su di lei come un macigno, tornando a scombussolarle e turbarle l’animo.
In quel momento Zefiro uscì dal bagno, si stava strofinando i capelli bagnati con un panno mentre un altro li avvolgeva la vita. Appena si accorse di Matisse si bloccò di colpo: era convinto si trovasse con Corniolo nell’atrio, non si aspettava di ritrovarsela lì; notò anche che era piuttosto pensierosa e turbata, sapeva che questo suo stato d’animo era dovuto alle parole che aveva detto a pranzo. Aveva promesso a Corniolo che si sarebbe scusato, ma non aveva trovato il tempo, ora invece erano soli e gli sembrava il momento più adatto. Si avvicinò alla ragazza e le posò gentilmente una mano sulla spalla, Matisse sussultò e voltatasi rimase intrappolata nello sguardo turchino del ragazzo. Doveva aver appena fatto il bagno: era a torso nudo (ormai erano più le volte in cui lo vedeva così che non con indosso una camicia) e aveva ancora i capelli umidi.
«Stai bene?» le chiese sedendosi accanto a lei sul letto, la ragazza sospirò, stingendosi nelle spalle.
«Pensi davvero che mio zio mi voglia morta?» chiese, gli Elfi che avevano incontrato le avevano detto di volerla viva, ma questo non implicava il fatto che non sarebbe stata uccisa in seguito. Zefiro soppesò bene le parole da dirle «Non credo» rispose infine, «la tua morte creerebbe parecchio scandalo e comunque da viva saresti molto più utile, potrebbe sfruttarti in altri modi per giungere al trono, magari sposandoti» ma questo evitò di dirglielo e scacciò questi pensieri dalla testa.
«Mi dispiace molto per quello che ti ho detto oggi a pranzo» aggiunse invece «Avrei dovuto essere stato più delicato e meno crudo, scusami.»
Matisse gli posò una mano sulla gamba «Non devi scusarti di nulla» rispose «Hai fatto bene, invece: è meglio che io sappia prima chi sono i nemici dai quali dovrò difendermi»
«Questo non toglie il fatto che avrei dovuto dosare le mie parole. Ti ho spaventato».
La ragazza non rispose nulla, Zefiro le sollevò il mento con un dito «Sappi, però, che nonostante tutti i nemici che dovrai affrontare, io sarò sempre al tuo fianco, pronto a difenderti, fino alla morte» Ho promesso.
«Grazie» sussurrò la ragazza con un sorriso dolcissimo che le illuminò lo sguardo smeraldino, Zefiro si ritrovò a sorridere a sua volta.
Fu così che li trovò Corniolo: lui mezzo nudo che teneva sollevato il mento di lei, Matisse persa negli occhi di lui a tal punto che credette che vi sarebbe affogata dentro. Si schiarì la gola «Se i piccioncini hanno finito di amoreggiare, la cena sarebbe anche pronta» annunciò.
Matisse arrossì violentemente e Zefiro si alzò dal letto imbarazzato e, raccattati dei vestiti puliti, si chiuse in bagno.
«Non è come pensi» si affrettò a scusarsi la ragazza «si stava solo scusando per quello che aveva detto a pranzo»
«Strano modo di scusarsi» commentò Corniolo, fingendosi severo e irremovibile ma, in realtà con un sorriso malizioso che spuntava da sotto la barba castana «Non ho mai visto nessuno scusarsi mezzo nudo».
Intanto Zefiro era uscito dal bagno e si stava allacciando la camicia, coprendo la cicatrice che si stagliava come un segno rossastro sul petto «Però ora sono vestito» fece notare.
«Ed è bene che tu rimanga così, almeno in presenza di Matisse» replicò Corniolo puntandogli un dito contro. Zefiro annuì e uscì dalla stanza seguito da Matisse. Corniolo scoppiò a ridere: era bravo a fare la parte del burbero gendarme che metteva tutti in riga, e si divertiva anche.
Con il sorriso stampato sulle labbra uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle.

 
***
Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, ma pazienza. Spero che comunque vi piaccia.
Vi allego un disegno che ha fatto una mia amica di Zefiro.
Se riesco a convincerla dovrei avere anche quelli degli altri personaggi…Per il momento godetevi questo.
Per la mappa dovrete aspettare ancora un po’, devo ancora definire molte cose, ma vi prometto che la pubblico appena l’avrò fatta.
Mi raccomando recensite, è importante
;)




 



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