Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Carlos Olivera    25/06/2014    1 recensioni
Tratto dal Capitolo 1
In tutta Celestis non c’era vascello più splendente del Megonia.
Era nato inizialmente come vascello militare, ma a seguito dell’approvazione delle nuove limitazioni sugli armamenti orbitali l’aeronautica amalteca aveva deciso di riconvertirlo ad uso civile, facendone la nave da crociera più lussuosa ed innovativa che si fosse mai vista.
Essendo nata come nave da guerra non raggiungeva le dimensioni delle altre sue sorelle battenti bandiera di Caldesia, di Eyban o di Alepto, ma ciò nonostante era considerata la più bella astronave che Celestis avesse mai prodotto.
La sua forma lunga e affusolata, simile ad un veliero vero e proprio, la rendeva agile e veloce, oltre che esteticamente più bella della maggior parte delle altre navi civili; di vetrate panoramiche ne aveva solo una, una scintillante cupola che emergeva elegantemente dalla fusoliera color panna, proprio sopra il grande salone centrale.
A poppa, enormi e suggestivi barbigli emergevano dalla chiglia, protendendosi oltre il bordo poppiero da cui sbucavano le turbine a propulsione, rassomigliando alle ali di un angelo.
Nelle pubblicità delle agenzie di viaggio, il Megonia era decantato come un angolo di paradiso; ora, invece, era divenuto l’anticamera dell'Inferno
Genere: Fantasy, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EPILOGO

 

 

Nolan invitò a colazione il Direttore Liam Finnes, capo del distretto di Eldkin, e il suo collega Aoyama, che passata la crisi aveva accettato di lasciare il consiglio in cambio del comando della regione di Midgra, in occasione di un loro viaggio di piacere nella capitale, facendoli accomodare nel salotto-biblioteca della sua elegante residenza nelle colline attorno a Kyrador.

Erano passati ormai due mesi dall’Incidente del Megonia, come la stampa lo aveva ribattezzato, e inaspettatamente le acque sembravano già essersi calmate; ed era proprio di questo che i tre alti funzionari avevano intenzione di parlare a quella piccola riunione personale, degustando ottimo tè aleptiano, superbo caffè amalteco e dolciumi vari arrivati appositamente dalle maggiori pasticcerie e panetterie della città.

L’aria era fresca, peschi e ciliegi andavano ricoprendosi dei fiori della primavera, e dai finestroni della sala entrava un piacevole sole mattutino.

«La situazione si è acquietata, a quanto sembra.» commentò Aoyama

«Così pare» rispose Nolan. «Alla fine è bastato poco per convincere la gente che quella era la cosa giusta da fare.»

«E Amaltea come l’ha presa?» domandò Finnes

«Hanno fatto un po’ di storie. Minacciavano di ricorrere per vie legali, ma hanno accettato di far cadere tutto quando l’agenzia si è offerta di risarcire per intero sia i premi assicurativi che gli indennizzi per le famiglie delle vittime.»

«Voi credete che sarebbe potuta andare a finire diversamente?»

«Lo trovo difficile. Abbiamo dovuto scegliere. In entrambi i casi sarebbe stata una decisione drammatica. Fortunatamente per noi, il Direttore Generale ha preso quella giusta.»

«Le sue dimissioni hanno fatto meno rumore di quanto mi sarei aspettato» disse Aoyama. «Ma del resto, anche così, non c’era molto che potesse fare».

Finnes si portò alla bocca la tazza di caffè, stando bene attento a non macchiare i suoi curatissimi baffi grigi.

«E di quelle due superstiti che ne è stato?»

«Anche in questo siamo stati fortunati» rispose Aoyama portandosi alla bocca un pezzo di pancake «A sentire i medici, la ragazzina è ridotta praticamente ad un vegetale, e anche nel caso in cui tornasse in sé non ricorderebbe comunque nulla di quanto accaduto lassù.»

«Per quanto riguarda l’Agente invece, abbiamo preso i dovuti provvedimenti» intervenne Nolan. «Il suo silenzio è garantito. Morti i genitori, quella ragazzina ha ereditato un patrimonio. Ha dovuto scegliere tra il poterla curare lei pur non avendone alcun diritto legale e lasciarla nelle mani di qualche tutore avido di soldi che l’avrebbe spremuta fino alle ossa.»

«Le avete dato l’affidamento della bambina?» chiese Finnes quasi stupito

«Non è stato difficile. E abbiamo anche provveduto a garantirle una promozione, un lavoro dietro una scrivania e una lauta plusvalenza.»

«Non sarebbe stato meglio disfarsi di lei? È pur sempre una superstite.»

«Perché potesse andare a raccontare a mezzo mondo la sua storia? C’è gente là fuori che non aspetta altro che l’occasione buona per screditarci.

Almeno, finché resta con noi, ha un giuramento da rispettare.»

«E di Shane che mi dici? Terrà la bocca chiusa?»

«Non c’è molto che possa fare. Non ha prove che dimostrino che l’incidente poteva essere gestito in altra maniera, o che vi sia stata una qualche violazione dei diritti fondamentali nell’operato dell’Agenzia.

Inoltre, ora che il suo Progetto è stato rifinanziato e definitivamente approvato, apparirebbe come un profittatore e un poco di buono se dovesse tentare di screditare chi gli ha appena garantito altri dieci anni di stipendio».

Finnes si lasciò andare sospirante sulla poltrona.

«Certo, è stata proprio una bella seccatura. Ma almeno, è finito tutto per il meglio» quindi si rivolse a Nolan. «Stavo pensando. Ora che il Direttore Generale si è dimesso, direi che la tua nomina a capo dell’Agenzia sia quasi una formalità.»

«Ha ragione» incalzò Aoyama. «Sei uno dei pochi che ha tratto più vantaggi che problemi da tutta questa storia.»

«Non è del tutto sicuro» rispose l’interessato con una strana espressione, quasi ammiccante. «C’è qualcuno che ha avuto da ridire sul mio operato, e sapete bene che non tutti nell’Agenzia hanno approvato la nostra decisione. Dopo quelle del Direttore Generale, in molti si aspettano anche le mie.»

«Geithner si è preso tutte le responsabilità» disse Finnes. «Moralmente ed eticamente parlando, il Consiglio ne è uscito indenne.»

«Ma l’idea della soluzione finale è stata mia. E per quanto sia stata quella giusta, c’è ancora chi continua a dubitarne» quindi parve sorridere. «Del resto però, i più, inclusa l’opinione pubblica, ha dimostrato di avere del senno.

Staremo a vedere. In ogni caso, per il futuro, sarà opportuno prendere in considerazione l’idea di un deciso cambio di impostazioni in seno ai vertici dell’Agenzia. Ora come ora ci sono troppe persone con il potere di influire su decisioni importanti.»

«Sono d’accordo» concluse Aoyama. «D’altronde, non abbiamo un Comandante supremo solo per amore delle apparenze».

Il Sergente Doyle, che seguiva come un’ombra il Direttore Nolan facendogli da attendente, irruppe improvvisamente nella stanza, minacciando di far volare via il portauovo dalle mani del suo principale.

«Direttore, una catastrofe!»

«È modo di entrare, Agente Doyle?» lo rimproverò l’interessato

«La televisione! Accenda la televisione!».

Una specie di brivido attraversò senza apparente motivo le schiene dei tre ufficiali, che si guardarono tra di loro perplessi per poi volgere la propria attenzione verso il monitor affisso alla parete.

Seguendo le indicazioni del suo uomo Nolan accese la CNN.

Un titolo campeggiava in sovrimpressione: Verità negata! Esclusiva dal Megonia!, mentre sopra di esso scorrevano ininterrottamente immagini di eserciti di mostri simili a zombi che percorrevano in massa corridoi stretti e angusti, e di uno sparuto gruppo di soldati dalle inconfondibili uniformi che sparando senza sosta facevano scudo ad un folto gruppo di civili terrorizzati e ammassati all’interno di una grande stanza; poi, di colpo, l’immagine scomparve, ricominciando però immediatamente daccapo.

«Ripetiamo, queste sono immagini appena giunte in esclusiva alla nostra redazione!» disse la giornalista nel riquadro in alto, a sua volta sconvolta. «Non siamo ancora in grado di accertarne al cento per cento l’attendibilità, ma al momento i nostri analisti sono orientati a reputarle autentiche.

Quelle che vedete sono riprese realizzate dalle telecamere di sorveglianza installate a bordo della nave. Da quello che si può vedere appare chiaro che c’erano dei superstiti a bordo del Megonia. La nave non era perduta.

Eppure la MAB aveva assicurato in più occasioni di aver comprovato la morte o la mutazione di tutti i passeggeri della nave, nonché la perdita dei contatti con la propria squadra inviata a indagare sull’accaduto.

Se queste riprese si rivelassero vere, allora si aprirebbe dinnanzi a noi uno scenario sconvolgente.

Possibile che la MAB abbia deciso arbitrariamente di uccidere tutte queste persone pur di arrestare l’epidemia?

Abbiamo cercato di raggiungere telefonicamente alcuni membri del Consiglio di Sicurezza, ma quei pochi che siamo riusciti a contattare hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni.

In una parola, la situazione è agghiacciante».

Il silenzio cadde come un macigno nella stanza di quella bellissima villa, un silenzio sconvolto e smarrito.

Nolan, Aoyama e Finnes si guardarono tra di loro, quasi a cercare vicendevolmente di convincersi che non era vero, che era tutto in sogno, un sogno orribile da cui doversi svegliare.

Un urlo riecheggiò nell’aria.

«Shane!»

 

I vertici della MAB avevano un mare di difetti, e uno di questi era la supponenza.

Subito dopo la distruzione del Megonia, con Geithner che facendo il capro espiatorio davanti alle telecamere dirottava altrove l’attenzione dell’opinione pubblica, Nolan e gli altri si erano affannati a raccogliere e cancellare ogni traccia di ciò che era stato fatto.

Avevano bruciato, seppellito, minacciato o comprato tutto ciò che poteva costituire una prova, rimescolando e ricostruendo la verità nel modo più facilmente comprensibile ed accettabile, come del resto era già stato fatto altre volte in passato per eventi di gravità più o meno simile.

Come potevano immaginare che il video montato da Ulrich, vuoi per disattenzione o per chissà  quale intercessione del fato, della provvidenza o della semplice casualità, fosse stato trasmesso per errore dal sistema di comunicazione del Megonia assieme a tutte le riprese della sorveglianza e ad altro materiale audiovisivo, frammenti di dati lanciati nello spazio nell’attesa che l’antenna di ricezione della stazione riuscisse casualmente a captarli?

Ormai non si poteva più chiudere gli occhi.

D’altro canto, Nathan sapeva che probabilmente sarebbe stato impossibile impedire che la situazione giungesse a quell’epilogo; molto probabilmente il destino di Georg, Helen, Klaus e gli altri suoi ragazzi si era compiuto nel momento stesso in cui avevano messo piede sul Megonia, così come quello di tutta quella povera gente immolata sull’altare del sacrificio per impedirne uno ancora più grande.

Ma non poteva finire tutto così, con scuse di rito, un po’ di denaro e qualche medaglia.

La MAB aveva fatto una scelta, giusta o sbagliata che fosse, e ora doveva assumersene la responsabilità di fronte a quel mondo che aveva il compito di proteggere.

Nathan era cosciente del fatto che la sua scelta non sarebbe stata priva di conseguenze; ci sarebbero stati sconvolgimenti, forse anche catastrofici, e dall’esito assolutamente imprevedibile, ma era necessario.

La MAB doveva cambiare: tutto Celestis doveva cambiare.

Per oltre centocinquant’anni, gli abitanti di quel piccolo mondo smarrito nell’universo si erano illusi di aver dato vita ad un paradiso, un’utopia terrena traboccante di splendore e di felicità. Ma forse, in realtà, Celestis non era altro che una copia sbiadita di quella Terra che i loro antenati si erano lasciati alle spalle. Perché un mondo infondo altro non era che il frutto delle scelte dei suoi abitanti, e che si parlasse della Terra o di Celestis gli abitanti erano sempre loro: gli esseri umani.

La magia aveva scombinato le carte, illudendo tutti coloro che avevano ceduto al suo potere di poter essere la chiave di accesso alla perfezione: ma i pregi e i difetti, quelli erano rimasti.

E, probabilmente, non sarebbero scomparsi mai.

Non potevano scomparire: sarebbe significato il venire meno della stessa natura umana.

Quanto a lui, sapeva perfettamente quale fosse il suo destino.

La verità era che anche lui, come molti altri, era stato complice di tutta quella farsa, e non sarebbe bastata quella fuga di notizie a segnare la sua redenzione.

Lo squillare del telefono non interruppe i suoi pensieri, e neppure l’attivarsi della segreteria, dinnanzi alla quale restò impassibile, adagiato sullo schienale della sua poltrona con gli occhi persi nel vuoto del suo ufficio, una scatola chiusa poggiata dinnanzi a sé sulla scrivania e la vetrata aperta sull’atmosfera azzurra di Celestis alle proprie spalle.

«Nathan, razza di bastardo impenitente!» tuonò iracondo Nolan, ben sapendo che il suo vecchio compagno di corso lo stava ascoltando. «Si può sapere che ti dice la testa? Vuoi forse distruggere questa agenzia?

È la tua vendetta, non è vero? Perché sono stato sempre un passo avanti a te!

Ma se ti sono sempre stato avanti è perché tu sei un fallito! Una merdosa nullità! Tu non vali niente! Mi hai sentito, maledetto amalteco? Non vali niente!

Non credere di uscirne pulito! Se io vado a fondo, tu verrai con me! Ti getterò addosso tanta di quella merda che quando sarà finita rimpiangerai di non esserci stato anche tu su quella maledetta nave!

Io ti rovino! Ti rovino! Parola mia!».

L’ultimo suono che giunse attraverso la cornetta all’orecchio di Nolan, l’ultimo atto di quella commedia tragica, fu un colpo di pistola, cui fece seguito il colossale baccano proveniente dal cortile, con eserciti di giornalisti che si accalcavano davanti al cancello della villa minacciando quasi di abbatterlo.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Carlos Olivera