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Autore: Tully_    25/06/2014    4 recensioni
-- Ispirato come luoghi o caratteristiche, alla vicenda dei Dieci Piccoli Indiani, di Agatha Christie, tra i miei libri preferiti in assoluto. --
Light Yagami, L, Misa Amane, Kiyomi Takada, Tota Matsuda, Soichiro Yagami, Sayu Yagami, Naomi Misora ricevono chi un'e-mail chi un messaggio da persone che conoscono per partire a Londra, con tanto di casa affittata, senza sapere che si ritroveranno tutti nello stesso edificio, impossibilitati a uscire. Tra intrighi e misteri, confusioni e omicidi, c'è qualcuno, il burattinaio, che sfrutta le sue marionette tirandone i fili, solo perché si annoia.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Il corpo ormai senza vita della signorina Takada viene lentamente portato proprio nella sua camera degli ospiti (vicino allo stipite della porta c’era il suo nome e cognome) e coperta con un lenzuolo. Ora, i rimanenti superstiti sono tutti seduti al grande tavolo di legno color noce ormai vuoto, nessuno incurante del tempo che continua a passare, visto che ci si sta inoltrando verso la mezzanotte. Qualcuno va in bagno per tornare qualche minuto più tardi, giusto per stare un po’ da solo, ma nessuno vuole realmente dormire. Il cielo fuori non presenta molte stelle come puntini luminosi in un grande telo nero, ma è nuvoloso, scuro, come le facce dei nostri protagonisti. Il silenzio alberga per il grande salotto dalle tinte calde e la maggior parte di loro guarda per terra oppure le proprie mani che si torturano a vicenda; altri osservano disperatamente o con occhiatacce accusatrici chi hanno davanti. Non ci si può più fidare di nessuno, anche se bisognerebbe fare indagini più accurate in modo da incastrare il colpevole di fronte a tutti. Matsuda stancamente osserva l’orologio che ormai segna le undici di sera e, con il mento appoggiato sul palmo sudato per l’ansia della mano guarda le imperfezioni (anche se poche) della superficie dove il gomito giace teso, lancia un’occhiata sospettosa a tutti. “Qualcosa del genere l’avrebbe potuto fare pure una donna… e se fosse Sayu la colpevole?” La guarda e la ragazzina tristemente sta appoggiata tramite la testa alla spalla poderosa del padre, praticamente nel mondo dei sogni. “Ma sono scemo? Una ragazzina come lei non potrebbe mai fare qualcosa del genere! E allora… chi potrebbe essere stato?”
« Signor Watari, è lei che ha messo il veleno o sbaglio? Ha preparato da solo tutti i biscotti serviti intenzionalmente. »
Afferma L con disinvoltura, tornando a muovere il polpastrello del pollice sul labbro inferiore, come se stesse pensando. Gli occhi del vecchietto interpellato rimangono sbarrati, alla ricerca di un appiglio, di un alibi per salvarsi. Seduto a capotavola, rimane con la testa bassa, come se sconfitto, poi prontamente la rialza, con una piccola smorfia sul viso pieno di rughe.
« Sì, io ho messo il veleno, facendo finta che fosse un po’ di zucchero. Infatti era sistemato nel grande barattolo proprio dello zucchero però… »
Senza nemmeno aver terminato la frase molti sono impressionati dal gesto compiuto dall’apparentemente innocuo signore. Misa mette davanti alla bocca spalancata una mano per coprirla, Light rimane come una statua di marmo ancorato al suo posto, senza parlare ancora, mentre Soichiro non si trattiene più.
« Quindi ammette di aver ucciso quella povera donna? Che gesto meschino da parte sua… non me lo sarei mai aspettato da lei, sinceramente, sono deluso! » Esclama con rabbia, battendo il pugno rigido sul tavolo, spaventando un po’ tutti.
« A me pare, signor Yagami, che non abbia ancora terminato di parlare. Lo faccia continuare, per cortesia. » Sussurra convincente L, rivolgendo nuovamente gli occhi scuri al signore che un po’ suda per la paura.
« Non avevo finito, infatti. Io sono stato /costretto/ a fare quell’orribile gesto, lo ammetto, da una persona che si trova in un gradino più alto rispetto a tutti noi. Si fa chiamare “il Burattinaio”. »
« Noi saremmo… le marionette? » Azzardano Sayu destata, Matsuda e Misa, contemporaneamente.
Senza nemmeno ricevere una vera risposta, in quanto quella era una domanda retorica, una voce dal tono alterato e meccanico si appropria dell’attenzione di tutti i presenti.

— E’ il Burattinaio per eccellenza che vi parla. Sono lieto che ci siate tutti e immagino che si sia già svolto il primo omicidio da me architettato della signorina Takada. Divertitevi in questa bella casa finché siete in tempo. E non riuscirete a fuggire tanto facilmente da qui. Vi saluto e… buona permanenza! —

Dopo aver riferito il messaggio per qualche manciata di secondi ritorna il silenzio, in modo da assimilare le parole appena udite, poi un chiacchiericcio convulso e preoccupato torna ad animare la stanza.
« Dopo la cena e dopo la morte di Takada abbiamo portato le nostre valigie in camera, visto che nell’occasione siamo saliti nei piani superiori. Qui esiste uno sgabuzzino o qualcosa di simile? »
Chiede concitato Light, mostrandosi finalmente attivo nella vicenda. Watari annuisce e tristemente con le dita fa il segno dell’”1”, ovvero del primo piano, visto che ora sono tutti al piano terra. Il ragazzo cammina tranquillo, sale le scale e apre la porticina dello sgabuzzino tutto buio. “Eccolo! C’era un registratore che doveva partire proprio ora, ho compreso tutto! Questo ‘Burattinaio’ ha proprio sistemato ogni cosa a dovere… Ma cosa intendeva che non possiamo fuggire?” Ancora riflettendoci scende nuovamente le scale con l’apparecchio in mano come prova, tornando al salotto dove tutti trepidanti lo aspettavano. Spiega velocemente l’accaduto e tutti annuiscono vigorosamente, nel senso di continuare. Ma lo interrompe L, strofinando i piedi nudi uno sull’altro, seduto nella sua strana e insolita posizione.
« Ha parlato del fatto che non possiamo fuggire. Andiamo tutti fuori. Avete presente il piccolo ponticello, grazioso anche esteriormente » aggiungendo questo lancia un’occhiata a Misa, perché lei aveva pronunciato quei complimenti nei confronti del tramite tra la casa solitaria e il mondo esterno « che ci collegava a Londra? Probabilmente è successo qualcosa. Potrebbero averlo distrutto, in modo da costringerci a rifugiarci qui per la notte, non essendoci luoghi per ripararci altrove (sarebbero troppo lontani, innanzitutto). Quindi dovremmo andare a controllare. »
« Ci ha teso proprio una bella trappola. » Commenta Naomi Misora, tremando appena.
L si alza in piedi, con la schiena lievemente ingobbita e insieme agli altri va verso il luogo indicato dal detective. Pure Watari sta con loro, dietro il gruppo, camminando silenziosamente. Nessuno si preoccupa per il buio che ormai governa il terreno e i boschi poco lontani; sono tutti illuminati dalla sola fievole luce della Luna, spesso nascosta da nuvole dall’apparenza vaporosa e grigia. Non osano a guardarsi nei visi, perché nella maggior parte di loro è dominante la paura ma anche la preoccupazione. Arrivano facilmente alla zona del ponticello perché poco lontana dall’abitazione e…
« E’ completamente distrutto. »
Dicono tutti, osservando la profonda voragine che li divide dalla salvezza. Misa accende velocemente il suo cellulare, quasi scarico, urlando a gran voce: « In tutta questa zona non c’è campo! »
« E all’interno della dimora non esistono telefoni. Siamo perduti! » Risponde così lamentoso Matsuda, mettendosi le mani disperatamente alla testa. Per lui ormai è tutto perduto. Il sovrintendente gli mette una mano sulla spalla, in modo pacato.
« Non disperiamoci, troveremo una soluzione. Staneremo sicuramente questo misterioso Burattinaio (che magari ci sta osservando pure ora) e sarà tutto risolto. »
« Sei troppo ottimista, papà! Voglio andar via da qui, non mi importa più della vacanza! Vorrei che fosse uno scherzo bello e buono. » Sussurra quasi tra sé e sé la più piccola dei fratelli Yagami, stringendosi tra le braccia calorose di Soichiro. Ormai non le importa più di sembrare una bambina, vuole solo star al sicuro, tanto che la sua stanza è tra quella di Light e quella del padre.
« Torniamo dentro, qui si muore di freddo. » Conclude Light, infervorando una Misa emozionata perché, indirettamente (secondo lei), il suo amato si sta preoccupando per lei e la sua incolumità.

Non è notte per dormire, questa: i presenti rimangono svegli, ancora seduti al tavolo mentre Naomi rovista nella cucina in modo da buttar via il barattolo col cianuro di potassio e altre sostanze magari pericolose in modo da mangiare un po’ senza rimanerne avvelenati. Finita l’operazione, torna a sedersi al suo posto.
Sayu piange coi capelli sul viso in modo da non mostrarsi debole in confronto agli altri, essendo praticamente l’unica bambina tra tanti adulti e pensa alla sua sorte. Per la vergogna soffoca pure i singhiozzi.
“Potrei essere anche la prossima. Cosa farei in quel momento? Urlerei? Accetterei la mia morte come una persona matura e responsabile alla quale non fa paura perire? Non possiamo fuggire, siamo tutti come topi in trappola. Ho paura… ho terrore… Sembra tutto un gioco psicologico nelle mani di un sadico per vedere come riusciamo a resistere mentalmente a tutta questa oppressione o magari come reagiamo se muore un nostro amico o un parente. Non ce la faccio più; io speravo in una comune vacanza, se solo non avessimo accettato… se solo non fossi stata così ingenua a fidarmi di un messaggio di Matsuda! Non era sicuramente lui, per me non è capace di fare qualcosa del genere. Ma perché continuo a piangere? E’ da infantili, è da deboli e sicuramente non aiuta a superare questa difficile e complessa situazione. Ma veramente non riesco ad arrestarmi, perché credo che sia l’unica cosa umana che riesca a fare. Potrei diventare cinica, fredda e… magari alla fine del gioco potrei uccidere qualcuno incolpandolo di essere la causa di questa tragedia! No, non voglio diventare così, dannazione!”
Il padre della ragazzina guarda dritto davanti a sé; i baffi fremono per l’ansia e l’agitazione malcelate e i suoi occhi sembrano quasi vacui ma pensierosi.
“Ho timore di non farcela. Ho affrontato tanti casi, anche molto pericolosi, ma questa volta potrei non riuscire a salvare almeno Light e Sayu. E nemmeno la mia persona. Come faranno senza di me? Si perderanno o continueranno a combattere? Non voglio che la nostra famiglia si disgreghi o si distrugga definitivamente, perché Sachiko non avrebbe mai voluto che succedesse. Chi è questo pazzo esaltato che si diverte a farci terrorizzare in questo modo, che ci tiene come sue cavie da laboratorio? Ipotizzo che sia qualcuno da fuori però… e se fosse proprio tra tutti gli ospiti? Potrei sospettare di chiunque, tranne i miei cari, perché non lo farebbero mai. Ma è meglio non fare passi falsi e poi sarei meschino a pensare a un possibile colpevole tra tutte queste persone. Ne usciremo vivi, questo è certo, spero tutti. Il sacrificio di Takada in qualche modo è servito ad illuminarci e riusciremo a tornare a casa, in qualche modo. Sono ottimista, anche in questa occasione, come sempre. Sono disgustato ma allo stesso tempo voglio sapere l’identità di questo Burattinaio…”
Light è l’unico a braccia conserte e osserva le proprie ginocchia con fare disinteressato. Non vuole rivolgere lo sguardo a nessuno, per non incontrare occhi colmi di terrore oppure…
“L’omicida si trova qui. Quello che attuerà il suo piano è tra queste otto persone. Qualcuno finge di essere spaventato dalla vicenda. Che bastardo. Non mi devo abbandonare d’animo, sono sicuro che riuscirò a risolvere questo caso prima che mieta troppe vittime. Non voglio immaginare se… il Burattinaio fosse Sayu o papà, perché seriamente sarebbe ai limiti del veritiero. Sarebbe qualcosa che non sopporterei mai, perché sarebbe un grande colpo al cuore per me, anche se… se c’è bisogno di giustizia non devo perdonare nessuno. Nemmeno i cari, se essi sono colpevoli, assolutamente. Questa persona ignota vuole portarci al baratro della disperazione, per divertirsi vuole dominare i nostri animi e indurci a farci lotta tra di noi: è veramente un grandissimo bastardo e questo non glielo perdonerò mai. Lo ucciderò se farà male ai miei cari ma anche agli altri, perché non può permettersi di giocare con vite umane innocenti. Innocenti, per dio! Fossimo stati dei criminali forse avrei pure accettat— ma cosa dico! Sono impazzito? Questa situazione mi sta facendo veramente degenerare… E’ tutto architettato così genialmente che sono senza parole, anche perché sicuramente l’e-mail che mi ha inviato Misa è un falso. Stupida com’è, dovrò proteggerla o verrà uccisa come niente. Si fiderebbe di chiunque, talmente è ingenua.”
L, sistemato lontano dagli altri su una poltroncina davanti alla TV spenta, si sgranocchia l’unghia del pollice destro coi denti, riflettendo.
“L’assassino è tra noi. Non pensavo che tra queste persone apparentemente gentili e cordiali esistesse uno con la personalità assurdamente sadica e geniale contemporaneamente, che sapesse manipolare le vittime a suo piacimento in un modo così naturale. Ma sicuramente lo sconfiggerò perché la Giustizia non si arrende mai e vince sempre. Bisogna anche pensare a chi è uscito per andare al bagno o per qualsivoglia altro motivo: sicuramente tra tali persone c’è chi si è recato velocemente al ponticello per renderlo inagibile. Bisogna assolutamente fare degli interrogatori, dando apposta nell’occhio. Magari l’omicida fa qualche passo falso, anche un’espressione diversa da quelle che farebbero persone normali a certe domande e… potrei incastrarlo. Bisogna indagare al più presto, prima che muoiano altri innocenti o verremmo ammazzati tutti, senza pietà. Non può finire in questo modo, nossignore; tale bastardo verrà arrestato. A quanto pare non prova nemmeno sensi di colpa… è veramente un umano? O qualche Dio della Morte senza sentimenti che si è appropriato di un corpo? Ho i miei dubbi.”
Misa è la più terrorizzata, addirittura la sua paura è superiore a quella di Sayu, tra le potenziali prossime vittime. Si agita continuamente sulla sua sedia, rischiando più volte di farla precipitare insieme a lei per terra e si tortura incessantemente i capelli biondi e chiari con le dita lunghe e affusolate delle mani. Vorrebbe mangiarsi anche le unghie, vizietto che ha sempre avuto, ma non vorrebbe rovinare lo smalto messo prima di recarsi a Londra.
“Cosa facciamo? Cosa dobbiamo fare? Pure Light è pensieroso insieme a L… e io che volevo passare solo una bella vacanza insieme al mio amato! Insomma, questa giornata è … all’insegna del terrore: prima arriva Takada che disturba la nostra atmosfera palesemente romantica, poi muore— non che io sia tanto dispiaciuta, eh e infine la voce metallica e il fatto che non possiamo fuggire da questa casa che denominerei la “dimora degli orrori”. Dannazione, dannazione, dannazione! Fosse andato tutto come nei miei piani ora saremmo felici e accoccolati sul letto matrimoniale e invece potrei pure morire! Io non voglio assolutamente morire, non voglio che muoia nessuno, mi salirebbe soltanto altra ansia! E poi qui ci sono dei conoscenti, non voglio che facciano un brutta fine… Ma in che orribile situazione ci troviamo? Dobbiamo scappare, in qualche modo… se solo non fosse una grande voragine a separarci dal mondo esterno ma magari più piccola avremmo potuto scavalcarla. E invece no, dobbiamo aspettare che risolvano il caso. Spero lo facciano al più presto!”
Il vecchio maggiordomo, nuovamente seduto a capotavola, si tortura le mani ossute alla ricerca di qualcosa da fare se non riflettere sull’accaduto. Ma non può fare a meno di pensarci nuovamente…
“Mi sento così in colpa per aver ucciso quella graziosa signorina ma non avevo scelta! Il Burattinaio sapeva che i biscotti bruciacchiati apposta sarebbero stati mangiati forse soltanto da poche persone all’interno del gruppo (meno male che n’è morta solo una, allora!), e se non eseguivo i suoi ordini avrebbe trucidato tutti dinanzi ai miei occhi. Non avrei mai sopportato qualcosa del genere, no! Ho paura. Non conosco l’identità della persona che mi ha ordinato tutto ciò, perché era l’identica voce metallica da un registratore che gli altri hanno udito prima ma sono sicuro che ora sono una potenziale vittima, non più un complice.Maledizione, se non muoio qui morirò roso dalla depressione e dai sensi di colpa che provo… Non volevo morisse, era una donna molto giovane, nel fiore degli anni… Cosa ne sarà di me? Quasi preferirei perire qui, sono vecchio e posso concludere la mia vita. Ma devo aiutare anche nel risolvere questo caso!”
« Signori, vorrei avvertirvi di una cosa. Il Burattinaio mi ha espressamente detto che dovevo bruciare i biscotti perché era consapevole che pochi avrebbero potuto consumarli. »
Dopo questa rivelazione ricade nuovamente il silenzio, mentre i pensieri di Naomi Misora, con le gambe accavallate ed estraniata al mondo che la circonda, almeno con la mente, continuano a scorrere.
“Il mistero ora si infittisce, dopo questo: l’assassino sapeva i gusti della vittima oppure si è affidato a una probabilità comune visto che i biscotti bruciacchiati piacciono a poche persone? Sembra che ci voglia portare a questo bivio apposta, magari facendoci soffermare su questo caso per continuare indisturbato la sua opera. Ma fortunatamente siamo in 7, contando che tra noi otto c’è l’assassino (che magari potrebbe svelarsi, ma è meglio non contarlo tra gli aiutanti), possiamo farcela. Non dovevo fidarmi del messaggio ricevuto dal finto L: chiunque tramite qualche apparecchio potrebbe modificare la propria voce e dovevo meglio controllare l’e-mail sconosciuta e studiarla ma sfortunatamente ero talmente eccitata per il nuovo caso che non ci ho prestato attenzione. Se solo riavessi il mio computer per poter controllare… E poi L è quel ragazzo distante dagli altri che vidi dopo il caso di B. Ma c'è il caso di fidarsi? Spero di uscirne viva e che per ora il nostro nemico faccia finta di essere dalla parte dei nostri e posticipi di qualche giorno il prossimo omicidio. Si vuole divertire? Bene, il suo gioco durerà ancora di meno e lo sbatteremo in galera. Non posso negare però che mi tremano e sudano le mani, credo sia un effetto istintivo per l’ansia che attanaglia il corpo: cerco di negarla, ma alla fine la posseggo lo stesso. Voglio che termini al più presto questo strazio.”
Matsuda ha la testa assurdamente poggiata sullo schienale alto della sedia e guarda quello che c’è dietro di lui con la coda dell’occhio, le mani con le dita incrociate come se stesse pregando. Gocce di sudore continuano a imperlargli la fronte per poi scendere con lentezza esasperante fino alla mascella. Un poco trema.
“Ma perché sono venuto qui? Potevo benissimo rimanermene a casa, a gustarmi i pochi giorni di ferie, a continuare a rimpinzarmi di mille leccornie e a oziare per buona parte della giornata! Sicuramente mi sarei risparmiato un caso così complesso tra le mie mani e anche il rischio di essere ammazzato che è praticamente è al 100% possibile. Ma sto diventando come Ryuzaki? Devo assolutamente smetterla con le percentuali, non aiutano! Però così risulto inutile, voglio aiutare in queste indagini, non devo sembrare una palla al piede agli altri, ma devo ragionare. Per me l’assassino si trova fuori, fuori da qui. Ci sta osservando pure ora, magari dalla finestra… no, ho paura degli stalker così ossessionati dalle loro vittime! Scartiamo questa ipotesi. Non penso sicuramente che si trovi tra di noi. Già immagino il sovrintendente come burattinaio… oltretutto, perché questo soprannome? Magari è il suo mestiere, potremmo controllare chi fa il burattinaio in questa zona! E le marionette dove sono? Magari sono quelle fatte di legno e a mano, che carine…”

Uno tra tutti questi mente.

La notte continua imperterrita, visto che la mezzanotte è ormai ampliamente passata: nessuno ha un viso vivace e brillante, ma paiono tutti dei morti viventi, pallidi, smunti, smorti e con le occhiaie.
« Papà, Light, mi accompagnate in camera mia? Voglio assolutamente dormire… »
« Allora Sayu ne approfitto per schiacciare un pisolino pure io. Sono veramente sfiancato, in queste condizioni non è possibile ragionare lucidamente. »
« Sono d’accordissimo con te, padre, vado anche io a dormire almeno qualche oretta. Non ce la faccio più a bere caffè su caffè per rimanere sveglio, perché non riesco a riflettere bene sugli avvenimenti. »

Dopo questo dialogo, alla fine praticamente tutti optano per il farsi un breve riposino ristoratore e in fila si precipitano nelle proprie rispettive camere, chi al primo piano e chi al secondo.
Soichiro e Matsuda però si sentono improvvisamente osservati quando ormai cala il silenzio e ci sono solo loro in mezzo al lungo corridoio del primo piano, dove si trovano le loro camere: si risvegliano dal loro torpore e dal terrore provocato dalla sensazione di essere controllati da qualcuno da un urlo proveniente dalla camera di Sayu. Stridulo ma soprattutto di aiuto. Visto che tutti lo odono per la sua intensità, presto tutti vanno verso la fonte del grido, sbattendo i piedi e creando grande scompiglio.
« Cosa è successo? Sayu! Sayu! »
Esclama Light ormai in pigiama, trovando la porta aperta, attorniato da tutti gli altri appena arrivati.
E davanti ai suoi occhi c’è la scena che mai avrebbe voluto vedere. 



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