Videogiochi > Elsword
Ricorda la storia  |       
Autore: Zeon97    25/06/2014    0 recensioni
Questa è la prima storia che posto ed è anche presente nel sito ufficiale. Spero possa essere di vostro gradimento.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Richiamo dal Futuro'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In un lontano futuro, i Nasod presero il controllo dei demoni per potenziare le loro capacità; entrarono nelle città fino ad arrivare a Peita, facendo strage anche di donne e bambini. 
La situazione era incontrollabile; la squadra di ricerca dell'Eldrit era decisa ad affrontare la nuova minaccia. Quando ciò successe io ero ancora in fasce e, pochi minuti prima di partire nell'impresa, i miei genitori mi portarono nel capannone della veterana;

- Vanessa stiamo per partire, quindi ti scongiuro: occupati di lui - disse mio padre con fare frettoloso.
Perché proprio io? - chiese Vanessa essendo confusa.
- Sei una veterana della battaglia: in caso di pericolo siamo sicuri che sapresti proteggerlo; mi fido di te - rispose lui.

D'un tratto una capanna prese fuoco; un demone aveva scoccato una freccia infuocata ed un uomo aprì la tenda violentemente.

- Dobbiamo partire, SBRIGATEVI! - urlò l'uomo misterioso

Mia madre mi lasciò tra nelle braccia di Vanessa che non ebbe tempo di replicare, però, prima di uscire dalla tenda, lei d'un tratto si fermò e le disse con tono di voce basso

- Prenditi cura di lui. Promettimelo... - disse mia madre pronunciando queste parole come per chiedere l'ultimo desiderio.
- Va bene puoi stare tranquilla, ti prometto che mi prenderò cura di lui - rispose lei con tono deciso, stringendomi tra le braccia in modo da tranquillizzarla.

Mi guardò un'ultima volta prima di andarsene; mi baciò sulla fronte per poi uscire dal capannone.
Il team aspettò i demoni davanti all'entrata del campo militare. Dopo pochi minuti arrivarono e fu così che cominciò la guerra, però erano troppo forti; gli eroi, che hanno sconfitto il male in passato, perirono nel tentativo di fermarli. Nessuno poté fare nulla, ormai avevano conquistato Elios.
Quei mostri sterminarono gli umani e altre razze, i sopravissuti erano costretti a nascondersi nei tunnel scavati sotto terra; chi usciva dal nascondiglio o veniva scoperto, poteva considerarsi morto. La tecnologia di quei dannati era così avanzata che un essere vivente poteva essere rintracciato facilmente, per questo si cercava di scavare sempre più in fondo e sopratutto il più lontano possibile dai nascondigli precedentemente scoperti da quei mostri. Però più si andava a fondo, più aumentava la temperatura; le condizioni di vita andavano di male in peggio e per alcuni era talmente insopportabile da voler uscire dal proprio nascondiglio, preferendo la morte a quella tortura.

Passarono così gli anni. 
Vi ho detto che mia madre non mi aveva dato ancora un nome? Infatti Vanessa era stata così "premurosa" da chiamarmi Ivan, come il suo maestro.
Ero steso sul mio letto se così lo si poteva chiamare; era un blocco di legno dipinto di bianco giusto per aiutare a rendere verosimile l'idea di "letto". Una volta Vanessa mi disse che serviva anche a formare il mio carattere, ma invece ogni volta che ci dormivo la mattina dopo avevo la schiena piena di scheggie di legno! All'improvviso la porta della mia stanza si aprì violentemente.

- Ivan alzati, la colazione è pronta! - gridò la veterana.

Io ero perso nei miei pensieri, stavo a pancia in su con le mani dietro la testa e guardavo il soffitto. Feci un respiro lungo, ma lei si avvicinò: quell'atteggiamento da perplessa mi fece sudare freddo.

- Non è che ti stavi.... - sussurrò lei.

Per un momento non avevo capito cosa voleva presumere, ma dopo un paio di secondi avevo capito perfettamente cosa sospettava.

- Nonò, non stavo facendo nulla! - dissi imbarazzato e con il viso impallidito.
- Beh, lo spero. Comunque la colazione è pronta, se non vieni rimani a digiuno.
Va bene, dammi un momento che mi preparo - risposi con aria scocciata.
- Non stare troppo in bagno... - disse lei con tono malizioso.
E basta! Ti dico che non stavo facendo niente! - gridai cominciando ad arrabbiarmi.

Sembrava che le piacesse proprio tanto prendermi in giro perché poi Vanessa mi fece un sorriso, per me era un raro evento; infatti era sempre seria, forse perché il suo addestramento militare l'aveva resa così? Oppure avrà avuto anche lei delle delusioni nella vita... o forse lo faceva per gusto. Mi sono vestito e lavato velocemente per non farla aspettare troppo. Sono subito sceso e la colazione era ancora fumante, mi sono avvicinato e ho capito il motivo: il tutto era ben carbonizzato.

- Spero ti piaccia, la cuoca oggi era ammalata e ti ho preparato un bel piatto della mia specialità: biscotti poru - annunciò questo con aria fiera.

Provai a mangiare un "biscotto", ma sentivo di preferire i sassi, o meglio ancora stare a digiuno. Lei però, come vide la mia reazione di disgusto, diede un potente pugno sul tavolo.
A quel punto, intimidito, mi misi a mangiare il tutto con uno sforzo sovrumano senza esitare nemmeno per un secondo. 
Avevo finito, ma lei continuò a fissarmi, quindi mi misi a leccare il piatto come un animale.
Finalmente aveva smesso di minacciarmi con lo sguardo.

- Bene, ora vai a prepararti. Oggi ci alleneremo duramente!
Lo dici come fosse la prima volta... - dissi questo con fare da saputello.
- Mmh? - inarcò il sopracciglio.
N-Niente! - risposi intimidito per l'ennesima volta.

Andai velocemente nello spogliatoio per cambiarmi gli abiti perché non mi conveniva aggiungere altro. 
Raggiunto l'armadietto, tentai di aprirlo prima normalmente, poi prendendolo a pugni, ma era evidentemente incastrato.
Dopo un quarto d'ora arrivò Add, un ragazzo con un viso pallido che portava due occhi viola, capelli bianchi come i suoi vestiti che avevano anche delle rifiniture viola; chiunque, fissandolo negli occhi, si sentiva attraversato da un brivido in tutto il corpo dato che parevano essere malefici tanto quanto il suo sorriso, ma era tutta solo apparenza; lo conoscevo fin troppo bene dato che abbiamo condiviso entrambi l'infanzia da orfani. Le sue passioni erano l'informatica e la meccanica; ogni giorno si divorava un paio di libri abbastanza voluminosi fino a riuscire addirittura a costruirsi da solo tanti aggeggi tecnologici, mentre io subivo le peggiori torture da Vanessa.
Nel frattempo, ero arrivato al punto di mordere lo sportello in modo animalesco.

Ci penso io qui, ora spostati - disse Add, avanzando verso quel dannato coso di ferro in modo tranquillo.

D'un tratto tirò fuori dalla sua tasca, ne mise un pò con un pennello nelle fessure e riuscì ad aprirlo con estrema leggerezza. Rimasi stupito.
Lo ringraziai, ma lui non si era nemmeno girato essendosi avviato verso il suo laboratorio; era solito a dire l'ultima parola per terminare un discorso.
Pensai che era strano per un momento, ma poi mi ricordai di Vanessa.
Frugando nell'armadietto, trovai i miei abiti: una cannottiera rossa, pantaloncini bianchi e scarpe nere; poi c'erano anche il mio ciondolo a cuore con dentro le foto dei miei genitori e la mia spada.
Quello che mi faceva sentire più vicino a loro era proprio questo abbigliamento che mi motiva al rendere fondamentale ogni allenamento.
Ogni volta che impugnavo la spada pensavo ai miei genitori; hanno dato se stessi per proteggere gente che non conoscono perché pensavano fosse la cosa più giusta da fare, infatti potevano simboleggiare la speranza; io non potevo essere da meno: sarei diventato addirittura più forte di loro, avrei salvato Elios e riportato la pace!

Finito di prepararmi, andai nella palestra e vidi Vanessa: indossava un uniforme blu con un mantello bianco e aveva una spada in mano, insomma anche lei sapeva vestirsi bene. Lei, oltre ad essere la mia matrigna, era anche la mia maestra; quando si mette quella veste è un altra persona, sa essere davvero crudele nell'addestramento, ma se questo serve per poter essere al livello dei miei genitori, a me sta bene.

- Per prima cosa ti tolgo quel sorrisetto dalla faccia fai pulizia di questi manichini di legno - mi ordinò la veterana.

Niente di più facile.
Presi la mia spada e li distrussi tutti in meno di un minuto menando fendenti con molta destrezza.

Ormai non mi spaventa più questo allenamento - dissi con aria spavalda alla mia allenatrice
- Infatti non era nemmeno un riscaldamento, dovevi fare le pulizie e non hai ancora finito - disse questo impaziente.
Allora guarda questo - ancora non mi ero rassegnato nel voler fare bella figura.

Balzai in aria e gridai.

«Spada infuocata»

Quando infilai la spada nel terreno, quest'ultimo prese fuoco: era rimasto solo carbone.
Nonostante questo non sembrò affatto soddisfatta, anzi sembrava piuttosto spazientita e ciò mi fece perdere tutta la mia carica iniziale.

- Sto aspettando di vedere questo posto pulito - disse questo sempre con fare impaziente.

E fu così che mi misi a pulire con l'aspirapolvere, che umiliazione!
Dopo un paio d'ore tornai da Vanessa e vidi vicino a lei il maestro Lou; mi sembrò strano la sua presenza perché soleva allenarsi per conto suo, perciò potei pensare a due cose: o c'era qualcosa di importante da sapere oppure aveva intenzione di proporre alla veterana un appuntamento con lei, ma la prima opzione era quella più logica perché indossava la sua divisa invece dello smoking.

- Cambio di programma - disse di punto in bianco - il tuo allenamento è finito: è giunta l'ora del tuo esame e Lou sarà il tuo avversario. Se riuscirai a batterlo, ti rivelerò un progetto importante per tutti, ma anche per te particolarmente.

Quelle parole mi fecero pensare: 
Cos'è che mi aspetta?
Cosa volevano dire le sue parole? 
L'unico modo di scoprire la verità era affrontare l'esame e sconfiggere Lou; dovevo saperlo.


Dopo essermi preparato mentalmente per qualche secondo, mi misi in posizione di battaglia e anche lui fece lo stesso; Vanessa rimane a guardare in veste di arbitro.

- Cominciate!

Scattai immediatamente al fianco di Lou, gli diedi un calcio per stordirlo e provai a tirarli un fendente, ma lui parò il colpo.

- Tutto qui? - disse Lou ridacchiando.

Mi spinse indietro, balzò in aria e tentò di agganciarmi dall'alto con la spada, ma riuscì a parare il colpo in tempo; lui però cominciò ad attaccare sia con il corpo sia con la spada: era veramente forte e veloce.
Potevo e dovevo fare di meglio. Ingoiai la paura che stavo cominciando a provare e concentrai la mia forza in un pugno che gli sferrai: si formò palla di fuoco che esplose più volte.
Ebbi la mia occasione e lo attaccai più volte fino a sentire la sua stanchezza: era il momento di chiudere la partita! Colpì violentemente il terreno gridando.

«Geyser di fuoco»

Forse avevo esagerato perché i vestiti di Lou presero fuoco.
Rimase nudo e la sua spada era a pezzi. Poteva coprirsi con i cocci dell'arma rimasti e urlò

- Esame superato! - gridò Lou mentre correva verso l'uscita dato che Vanessa stava cercando di colpirlo con un fucile del quale non sapevo l'esistenza.

Finito l'inseguimento, Lou fu obbligato da tutti i sopravissuti a indossare un armatura sopra i vestiti pur di non farsi rivedere in giro nudo.
Vanessa mi ordinò di venire nel suo studio: era arrivato il momento di sapere tutto.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Elsword / Vai alla pagina dell'autore: Zeon97