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Autore: NyxNyx    26/06/2014    5 recensioni
Melissa è una ragazza di quasi diciotto anni che si trasferisce in una nuova città.
Sta crescendo, con l'aiuto di suo padre, la piccola Emma.
Ce la farà questa giovane donna a conquistare un po' di felicità, in mezzo a tutte le novità che l'ultimo anno di liceo le sta riservando?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Emilio

Appena finii il lavoro al ristorante, mi avviai verso casa.

Volevo controllare come stesse Emma, prima di tornare al lavoro.

Quando ci siamo trasferiti, pensavo di avere molto più tempo da dedicare alle mie piccoline, ma poi Carlo, il proprietario del ristorante, mi ha proposto di diventare suo socio. Questo implicò una montagna di lavoro extra, e non essere quasi mai a casa, però la paga è decisamente più alta, e di questi tempi non fa mai male. Voglio che a Melissa ed Emma non manchi mai nulla.

Avevo quasi tutta la mattinata libera, ma Mel era a scuola e perciò non riuscivo a vederla. Mi restava comunque qualche ora il pomeriggio, prima che andasse a prendere Em all'asilo. Sempre che non restasse fuori a studiare con i suoi amici.

Inoltre, da quando aveva conosciuto Castiel, preferivo lasciarle più spazio.

Mi sentivo tranquillo, a non saperla sola.

Non lo dico con leggerezza. So cosa possa passare per la testa di due adolescenti, con gli ormoni in subbuglio... Ma infondo, Melissa non era mai stata una ragazza normale.

Aveva dovuto superare tante prove, più di qualunque sua coetanea. Sapevo che stava male, e trasferirsi in parte, doveva servire a distrarla, almeno un po'.

 

Infilai le chiavi nella toppa della serratura, e girai il mazzo di chiavi.

Quando entrai, feci per chiamare Melissa ad alta voce, ma la mia attenzione fu decisamente attirata dal soggiorno.

Mi avvicinai di soppiatto, appoggiandomi allo stipite della porta.

Incrociai le braccia e restai in silenzio.

 

Castiel si era addormentato sulla poltrona, vicino alla finestra. Teneva in braccio Emma, che a sua volta, dormiva comodamente abbracciata al ragazzo.

Guardarli, mi scaldò letteralmente il cuore.


Castiel ed Emma
 

Non so quanto tempo restai incantato a guardarli, ma ad un tratto, sentii la porta aprirsi alle mie spalle.

Melissa provò a spingerla con una spalla, mentre cercava di portare in casa, delle buste della spesa.

Papà” - esclamò sorpresa nel vedermi.

Le feci segno di parlare piano - “Ciao piccola mia” - sorrisi dandole un bacio sulla fronte, e prendendo le borse.

Castiel sta badando ad Emma, così sono andata in farmacia a prendere il farmaco che le ha prescritto il pediatra. E già che c'ero, ho fatto un po' di spesa” - mi spiegò, ancora sulla porta.

Bravissima” - risposi - “Io sono passato per vedere come ve la stavate cavando, ma...” - continuai facendole segno di seguirmi, fino alla porta del soggiorno - “Direi che qui, non c'è bisogno di me”.

Mel sorrise guardandoli. Un sorriso felice e pieno di tenerezza, come quelli che era solita rivolgere alla piccola.

Papà...” - sibilò dopo un po' - “Possiamo parlare?”.

Corrucciai la fronte, leggermente preoccupato - “Devo sedermi?”.

No... No...” - sorrise scrollando la testa - “Ma se andiamo in cucina, preparo un tè caldo”.

 

Mi sedetti sulla panca ad angolo, mentre la guardavo cercar negli armadietti l'infuso.

Mise a bollire l'acqua, e fece leva sulle braccia, per sedersi sul marmo.

Le lanciai un'occhiataccia. Sapeva benissimo che non volevo si sedesse in quel modo.

Melissa sorrise facendomi una linguaccia, e poi tornò alla sua solita espressione pensierosa.

 

Che c'è?” - chiesi, un po' curioso.

Emma” - disse - “Si è affezionata molto a Castiel”.

Mmm” - mugolai, non capendo se era qualcosa di positivo o negativo per lei - “Beh, anche lui a quanto ho potuto vedere”.

Oh si” - rispose - “Non fraintendermi, sono dolcissimi insieme, e Cas fa di tutto, per aiutarmi ma...”.

Ma?” - chiesi.

Ha iniziato a chiamarlo papà...” - mi confessò, tra l'intenerito e il preoccupato, spiegandomi del disegno, e di come la bambina, avesse deciso autonomamente la cosa.

 

Restai in silenzio per un attimo.

 

E qual'è il problema tesoro?” - le domandai tranquillo.

La vidi spalancare gli occhi sorpresa.

Beh... Insomma... Non è normale...” - balbettò.

Da quando la nostra famiglia è normale?” - scherzai.

Papà... Sono seria” - disse sconsolata - “Non so come comportami. Sono felice che veda in Castiel una figura paterna, si merita un po' di serenità, e lui è fantastico... Ma... Insomma... Siamo giovani, io non vorrei imporgli qualcosa per cui non è pronto”.

 

Capivo le sue preoccupazioni, e come sempre dimostrava una maturità maggiore, rispetto a una ragazza della sua età. Ma aveva bisogno di rassicurazioni, ed ero contento che ne avesse voluto parlare con me.

 

Lo sai che io ho conosciuto tua madre quando avevo quattordici anni?” - dissi sorridendo.

Si... Ma sei riuscito a conquistarla solo dopo il liceo” - rispose.

Questo perché aveva un caratterino tutto suo” - celiai - “E mi ricorda tanto qualcuno...”.

Mi lanciò un'occhiata divertiva, facendo penzolare i piedi.

Comunque... Questo è per dirti che... Si, siete giovani. Ma non è poi così strano, se avessi trovato qualcuno con cui stare... Per sempre felice e contenta”.

Già... Peccato che non siamo in un film della Disney...” - rispose - “E poi la famiglia Gualtieri non è predisposta al lieto fine...”.

 

Come darle torto...

 

Melissa... Da quello che mi hai detto, Castiel era contento della cosa giusto?” - chiesi aspettando che annuisca - “Per come la vedo io” - le spiegai - “Non lo stai obbligando a fare niente, che lui non voglia. Insomma... Ha deciso, di 'fare da papà' ad Em. Non è obbligato. Ma lo fa, perché se lo sente. Non sta con te, perché avete avuto una figlia. Sta con te, perché ti ama e nel farlo, ha accettato anche Emma”.

Non avrei saputo dirlo in maniera migliore” - esclamò contenta una voce alle mie spalle.

 

Melissa rivolse lo sguardo verso la porta, e così feci anch'io.

Castiel teneva la bambina in braccio, che dormiva ancora beatamente contro di lui.

 

Scusate” - disse - “Non volevo origliare o interrompervi. Ma tuo padre ha ragione Mel. Lo faccio perché ti amo, perché adoro Emma e perché ora come ora, non riesco proprio ad immaginare un futuro in cui non ci siete”.

 

Ooooh si... Adoro avere ragione.
 


 

Melissa

Il bollitore cominciò a fischiare, così lo spensi subito, prima che possa svegliare Emma.

Scesi dal marmo, dando le spalle ad entrambi.

Ero rimasta piuttosto colpita dalle loro parole. E sinceramente era proprio ciò di cui avevo bisogno.

Vi va un tè al limone?” - chiesi per spezzare il silenzio, mentre ero ancora girata.

Grazie tesoro” - esclamò mio padre.

Volentieri” - rispose Cas semplicemente.

 

Preparai le tazze e le portai al tavolo, poi, mi feci dare Emma da Castiel, sentivo il bisogno di coccolarla un po'.

Il ragazzo me la porse, cercando di non svegliarla, e io la presi, cercando di fare altrettanto.

 

Credo che la febbre sia scesa del tutto” - disse lui piano.

Per fortuna” - risposi, accarezzando lievemente i capelli della bambina, per cercare di sistemarglieli.

Castiel” - esclamò mio padre - “Ti ringrazio per quello che stai facendo”.

Emilio, non dirlo nemmeno” - rispose il rosso - “Grazie a te, per avermi accettato, così... Semplicemente”.

Immagino che sia dura vivere da solo” - si informò mio padre.

Ormai è un po' un'abitudine...” - sorrise - “Ma non mi lamento. Come in tutte le cose ci sono aspetti positivi e negativi”.

Mi piacerebbe conoscere i tuoi genitori” - rispose mio padre.

Farà molto piacere anche a loro. Non so di preciso quando, ma dovrebbero tornare per un paio di giorni. Possiamo organizzare una cena, magari” - disse Cas cercando anche la mia approvazione.

 

Mi limitai a sorridere e annuire.

Ammetto, che pensare di conoscere i genitori di Castiel mi metteva un po' in agitazione.

Che cosa avrebbero pensato di me? E della mia famiglia?

Se non gli fossi piaciuta?

O se non approvassero quello che stava accadendo con Emma?

 

Hey” - mi richiamò dolcemente Cas, sfiorandomi un braccio - “Non ti starai preoccupando spero”.

Chi io?” - sbuffai - “Nooo.. Figurati”.

Se conosco bene mia figlia” - intervenne mio padre - “Non è preoccupata... E' terrorizzata” - sorrise al rosso.

Lo vedo” - ridacchiò guardandomi di nuovo - “Di cosa hai paura?”.

Beh...” - sospirai - “E se... Non accettassero tutto questo?” - dissi restando un po' vaga.

Stai scherzando?” - rispose Castiel divertito - “I miei vi adoreranno. Mia madre mi fa il terzo grado tutte le sere, per sapere se ti sto trattando come si deve. Non vede l'ora di spupazzarsi Emma. E mio padre vuole conoscere chi è riuscita a – testuali parole – farmi mettere la testa a posto”.

 

Papà ridacchiò divertito, nascondendosi dietro la tazza della tisana.

Io, in tutta risposta, non riuscii ad evitare di arrossire, e la piccolina, si svegliò sbadigliando rumorosamente e stropicciandosi gli occhi con le manine.

Nonno” - esclamò, appena lo vide.

Ben svegliata principessa” - sorrise, allungando le mani verso di lei, per prenderla in braccio - “Stai meglio?

” - rispose stringendosi intorno al suo collo.

Ero decisamente più sollevata, nel vederla così allegra.

Nonninooo” - disse la bimba sbattendo ripetutamente le ciglia.

Che cosa vuoi piccola peste?” - domandò divertito.

Sapevamo tutti che quando faceva la ruffiana così, voleva qualcosa.

Ho fame” - esclamò.

Mmmm” - disse mio padre - “Cosa potrei cucinare... Pancake?”.

La bambina annuì energicamente con il capo.

Marmellata di fragole?” - le chiese ancora.

” - rispose stringendolo ancora più forte e strofinando la testa contro la sua guancia.

Stai buona con Castiel mentre cucino” - esclamò l'uomo, allungando la bimba al rosso, che la prese subito fra le sue braccia.

 

Emilio si alzò e prese gli ingredienti dalla dispensa e dal frigo.

Per voi come le preparo ragazzi?” - chiese a me e a Cas.

Nutella e pistacchi?” - tentai. I pancake di papà sono sublimi.

Va bene” - disse divertito - “Per te Castiel?”.

A dire il vero non li ho mai mangiati” - ammise - “Ma credo che mi unirò a Melissa”.

Ottima scelta” - gli sorrisi.

 

Mentre mio padre cucinava, mi sedetti vicino a Cas ed Emma.

Appoggiai la testa contro la sua spalla, e lui mi avvolse con il braccio la vita, tirandomi più vicino, mentre con l'altro teneva la bimba.

Stranamente, la presenza di papà non mi imbarazzava.

Avevo solo bisogno di affetto in quel momento.

 

Così hai parlato ai tuoi, di noi?” - chiesi piano, dopo qualche minuto.

Mi sembra naturale” - sorrise, come se quella fosse, davvero, la cosa più naturale del mondo.

Gli hai detto tutto?” - domandai.

Ho detto loro che è un po' complicato” - rispose dolcemente - “Ho pensato che, una volta conosciuti, deciderai tu, se e cosa dirgli”.

Cas sono i tuoi genitori” - esclamai - “Devi spiegargli tutto prima che arrivino, se non vuoi che gli prenda un colpo”.

Sei sicura?” - domandò, continuando a coccolare sia me che Emma - “Ricordo che eri piuttosto restia a raccontare tutto”.

Ho avuto modo di pensare molto ultimamente” - risposi accoccolandomi meglio contro di lui - “Ed ho capito che scappare dal passato non serve a niente. Avere segreti non aiuta la mia insonnia, e non mi fa sentire tranquilla di fronte ad Alexy, Rosalya e tutti gli altri”.

 

Hai ancora problemi a dormire?” - domandò mio padre lanciandomi uno sguardo preoccupato.

Qualche volta” - pigolai - “Ma tranquillo, è tutto sotto controllo”.

Lo hai detto anche l'ultima volta” - rispose severo, prima di girare un pancake appena in tempo, salvandolo dalla bruciatura.

Lo so. Lo so... Ma non devi preoccuparti, sul serio” - esclamai tranquilla - “Comunque” - dissi parlando di nuovo a Castiel - “Ti ho già detto, che almeno ai nostri amici voglio dire tutto. Non possiamo vivere relegati in questa casa. Voglio poter portare al parco Emma, senza dover prima ispezionare l'intero isolato”.

E vuoi davvero raccontare ogni cosa?” - mi domandò preoccupato.

Sono passati anni” - sospirai - “Ho sempre pensato che, tenermi tutto dentro, fosse la cosa migliore. Però da quando ne ho parlato con te, ho capito che, anche se altri sanno, non è poi così terribile, come ho sempre pensato”.

E ci voleva lui per fartelo capire?” - domandò mio padre - “Sono anni che cerco di fartelo capire”.

Mi servivano le giuste motivazioni” - constatai.

 

Poco dopo, papà ci servì i piatti con i pancake.

Erano davvero uno spettacolo da vedere.

Sul piatto, erano disposti due dolci, ricoperti di Nutella leggermente sciolta a bagnomaria, e sopra c'erano i pistacchi sbriciolati. Sulla destra del piatto, un grande ciuffo di panna montata, su cui erano stati fatti dei disegni concentrici, con il cioccolato filante.

Si vede che c'è il tocco di uno chef” - esclamò Castiel a bocca aperta.

Ti conviene impedire a Melissa di avvicinarsi alla cucina” - celiò mio padre - “Perché rischia di intossicarti, se prova a fare una cosa del genere”.

Uffa” - sbuffai - “Ancora con questa storia... La mia è cucina creativa”.

Certo tesoro” - disse ridendo - “Ma sono io, quello a cui hai rifilato i muffin, speciali”.

Ero piccola... Avrò avuto sei anni...” - cercai di giustificarmi.

Perché erano speciali?” - domandò Cas divertito e curioso.

Oh è molto semplice” - continuò mio padre ridendo - “Mel aveva finito le decorazioni, così ha gratinato dei pastelli a cera, cercando di spacciarli per codette di zucchero colorate”.

L'ho sempre detto che sei pericolosa in cucina” - esclamò il rosso scoppiando a ridere.
 


 

Castiel

Andiamocene Emma” - sbuffò Melissa, una volta che la bambina finì di mangiare il suo pancake, con la marmellata di fragola - “E' ora del bagnetto”.

Nooo” - si lamentò la bambina.

Niente storie” - rispose la ragazza cercando di mantenere il broncio, ma era palese che se fosse rimasta, sarebbe scoppiata a ridere anche lei.

Lasciò la stanza, mentre Emma mi faceva, ciao, con la manina.

Io guardai Emilio, e in un attimo scoppiammo a ridere di nuovo.

 

||

 

L'uomo dopo una decina di minuti, che avevamo passato chiacchierando, e riordinando la cucina, mi disse che doveva tornare al ristorante.

Uscì di casa, così mi sistemai in soggiorno, aspettando il ritorno delle ragazze.

 

Ha ancora qualche linea di febbre” - esclamò sconsolata Melissa, quando mise piede nella stanza.

Posso fare qualcosa?” - le chiesi.

No... Le ho dato il farmaco, deve solo riposare adesso” - disse stampandole un bacio sulla fronte, mentre le sistemava i capelli.

Papà” - mi chiamò la piccola sorridendo.

Inutile, per quanto mi sforzassi di darmi un contegno, quando mi chiamava così, mi si apriva il cuore.

Che c'è piccola mia?” - domandai facendola sedere sulle mie ginocchia.

Giochi?” - chiese speranzosa.

Certo tesoro” - esclamai.

Niente di troppo stancante” - sorrise Melissa.

Puzzle?” - propose la bambina.

Io annuii e Mel, andò in camera della bambina, a prenderne alcuni.

 

Stendemmo alcune coperte in pile per terra, e ci sdraiammo in mezzo al soggiorno. Dopodiché sparpagliammo tutti i pezzi e iniziammo a cercare di ricomporre l'immagine.

Era puzzle per bambini da un centinaio di componenti, e raffigurava il Re Leone, mentre Simba veniva presentato al regno dalla rupe.

Sono passati secoli da quando ho visto quel film, l'ultima volta.

Giocammo con Emma praticamente tutto il pomeriggio, cercando anche di ricreare i personaggi del cartone con il pongo.

Ma le mie doti artistiche, si limitavano alla chitarra. E questo fu motivo di divertimento per le ragazze.

Ci sono pecore nella savana?” - domandò ad un tratto Melissa, indicando la creatura che stavo plasmando.

Sarebbe Timon” - risposi serio.

Mel guardò la bambina e scoppiarono a ridere. Per i primi cinque minuti restai in silenzio, aspettando che la smettessero, ma quando capii che sarebbe andata ancora per le lunghe, decisi di unirmi a loro.

 

||

 

La rossa tornò stremata, abbandonandosi sul divano, accanto a me.

Si è addormentata” - esclamò facendo roteare la spalla destra, come per scioglierla.

Sei stanca?” - chiesi.

Un po' ” - rispose sincera - “E' tutto il giorno che sono in pensiero per Emma. Insomma è una semplice influenza stagionale, lo so. Però preferirei essere malata io, al suo posto”.

Spirito materno” - constatai sorridendo e posandole un leggero bacio sulla tempia.

Già” - sospirò - “Spero che domani stia meglio. Comunque non verrò a scuola, preferisco essere sicura che sia guarita prima di mandarla all'asilo”.

Non può stare tuo padre con lei?” - chiesi.

In realtà si...” - ammise - “Ma non sarei tranquilla a scuola. E poi, è da tanto che non passo un po' di tempo con papà... E questo mi sembra un ottimo pretesto”.

Non ti stai affaticando troppo vero?” - domandai accarezzandole un fianco.

Direi di no” - celiò - “Perché ho un fidanzato stupendo, che mi aiuta in tutto quello che faccio”.

 

Ridacchiai baciandola, finalmente. Ero in astinenza, e anche durante la cena, per via della presenza della piccola, non mi ero permesso di sfiorarla.

Melissa si aggrappò alla mia maglia, tirandomi dolcemente verso di lei, fino a quando non si ritrovò completamente distesa sul divano. Ed io sopra di lei, che cercavo di puntellarmi sui gomiti, per non schiacciarla.

La sua mano destra era completamente abbandonata tra i miei capelli, che accarezzava e strattonava di tanto in tanto. Mentre, con la sinistra percorreva il profilo del mio fianco.

Continuavamo a baciarci, ma non c'era fretta.

Passione si, ma ci stavamo assaggiando con calma, e da come usava la lingua, vorrei aggiungere anche tanta malizia, da parte sua.

Quanto avremmo resistito prima di finire a letto insieme?

 

Mi piaceva accarezzare il profilo del suo volto, e mordicchiare quelle labbra carnose.

Il suo profumo poi... Era qualcosa di indescrivibile. Fresco, dolce, che sapeva tremendamente di lei.

Nonostante tutto, l'avrei riconosciuta fra mille.

Mi persi, nel baciare, mordere e succhiare il suo collo. Era così invitante.

Quella pelle così candida, sulla quale lasciare il segno del mio passaggio.

Scesi infatti verso lo sterno, ed aumentai leggermente la pressione, su quell'ultimo bacio.

Rise divertita, allontanandomi poco dopo e scrollando la testa.

Da oggi dovrò girare per casa, con maglie a collo alto per colpa tua” - esclamò.

Non mi sembri contrariata” - risposi baciandole il contorno della mandibola, fino ad arrivare alle sue labbra.

Non lo sono” - sorrise - “Ma non spererai che sia l'unica a doverlo fare!?!”.

E detto questo, con una leggera spinta, mi atterrò sul divano, iniziando a riservarmi lo stesso trattamento.

 

||

 

Il giorno dopo, a scuola dovetti presentarmi persino, con una specie di foulard nero con dei teschi sopra, per coprire i segni che mi aveva lasciato Melissa.

Il mio collo, le spalle e le zone limitrofe, sembravano un campo di battaglia.

Io a in confronto, ero stato molto più delicato.

Ma Mel infondo, mi piaceva anche per questa sua passionalità, voglia e istinto represso.

 

Lysandre capì al volo, il motivo del mio cambio di look, ed è inutile dire, che si trattenne a fatica dal ridere.

Lui, che solitamente era sempre posato e distaccato, di fronte a me, non riusciva a stare serio.

Accidenti” - esclamò scostando leggermente la stoffa - “E' una sanguisuga la ragazza”.

Vorrei dirti che ha avuto la peggio, ma non è così” - risposi sconsolato.

Beh” - sorrise - “Sono contento per te”.

Ohh anch'io” - ridacchiai a mia volta.

 

||

 

Nel giro di due, tre giorni, Emma si era completamente ristabilita, e aveva ripreso ad andare regolarmente all'asilo.

Quella che stava male, adesso, era Melissa.

Influenza, anche lei, ma molto più forte rispetto alla piccolina. Febbre a trentanove, quasi quaranta, praticamente senza voce e con la testa che le scoppiava.

Suo padre, prese una settimana di ferie, per starle accanto, e io li aiutai come potevo, andando a prendere Emma all'asilo, e restando con la piccola, mentre Mel, non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto.

 

Il sabato, appena finite le lezioni, uscii in cortile per dirigermi verso la casa della ragazza.

Avevo avuto modo di parlare tanto con Emilio, in quella settimana, ed era davvero una persona e un padre fantastico.

Leggevo la preoccupazione sul suo volto, ma si rasserenava e addolciva, ogni volta che Emma entrava nel suo campo visivo. Era un nonno meraviglioso, ed io iniziavo a sentire sempre di più la nostalgia della mia famiglia, sebbene ormai, mi avessero praticamente adottato i Gualtieri.

 

Mentre camminavo a passo svelto, verso il cancello d'entrata, arrivai alle spalle del gruppetto composto da Alexy, Armin, Nath, Iris e Rosalya.

Allora andiamo a trovarla per le tre?” - sentii dire a Iris.

Non pensate che sia meglio chiamarla prima?” - domandò Armin - “Magari disturbiamo”.

Sono quasi dieci giorni che non la vediamo, sarà contenta se le facciamo una sorpresa” - esclamò Alexy - “Nath tu sai dove abita no?”.

Si ma... Dovremmo avvertire, ha ragione Armin” - rispose il ragazzo - “Non sono certo che le sorprese le piacciano Alexy”.

Ooh avanti... Tutti adorano le sorprese” - ribatté quest'ultimo.

Ma Melissa non è 'tutti' ” - esclamò il gemello, quasi a rimprovero.

 

Ciao ragazzi” - mi decisi ad interromperli, salutandoli.

Ciao Castiel” - sorrise Rosalya - “Pensavamo di andare a trovare Mel più tardi... Vieni con noi?”.

Accidenti, avevo capito bene le loro intenzioni.

Non volevo che andassero a casa sua. Uno perché, conoscendola, non li avrebbe mandati via, rischiando di affaticarsi ancora di più, e due, perché dovevo andare a prendere Emma, e se le cose si fossero protratte troppo a lungo poteva essere un problema.

E' vero che Melissa voleva raccontargli tutto, ma era meglio farlo un passo alla volta.

Per iniziare, l'ufficializzazione della nostra relazione, poi Emma, e di conseguenza il passato di Mel.

E sono certo, che in questo stato, non ne sarebbe stata in grado.

 

Non potete andare a trovarla” - mi lascia sfuggire troppo frettolosamente.

Si fermarono tutti, restando a fissarmi per un po'.

Per quale motivo scusa?” - chiese Iris.

E' in condizioni disastrose. Ha ancora la febbre alta, ed è estremamente acida” - risposi cercando di buttarla sul ridere - “Credimi, se ti dico che persino il mio ego ne ha risentito”.

Quindi tu sei andato a trovarla?” - domandò Nath alzando un sopracciglio.

 

Sgamato.

Cazzo!

Devo smetterla, rilassarmi e pensare razionalmente.

 

Incrociai lo sguardo di Alexy, che sorrideva, senza lasciarmi scampo.

Sospirai, abbassando il volto e trovai enormemente interessante, il lastricato del cortile scolastico.

Castiel” - richiamò la mia attenzione Rosalya, mentre tutti aspettavano che dicessi qualcosa.

 

Presi un profondo respiro, incerto sul da farsi.

Qualunque scusa avessi provato a propinargli, sarebbe stata una bugia, e di certo non l'avrebbero presa bene, quando la verità sarebbe venuta a galla.

 

Stiamo insieme” - mormorai, sperando che nessuno mi sentisse.

 



Ciao a tutti ^^
Ecco qui arrivati alla fine di questo capitolo.
La bomba è stata sganciata... Come la prenderanno gli altri?

— chiedo scusa per il volto di Castiel nel disegno, ma proprio non mi veniva —
Proverò a fare meglio la prossima volta >.<

Spero che nel complesso vi sia piaciuto ^_^

A presto, un bacione Nyx :3


P.S. da qualche giorno potete trovarmi anche su
FB, aggiungetemi se vi va ;)


 

   
 
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