Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    26/06/2014    3 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seiji non riusciva a riaprire gli occhi. Li aveva chiusi, e non trovava il coraggio di tornare a guardare attorno a sé.
Ma in fondo non ne aveva bisogno: poteva sentire il respiro veloce di Touma, e il suo silenzio gli bastava per capire quanto lo avesse ferito e deluso. Una parte di sé voleva andarsene da quella collina, fuggire ancora una volta da lui e dalla sua capacità di metterlo a nudo e scardinare le sue difese con due parole. Ma le sue gambe non sembravano in grado di fare un passo, ed il suo cuore sapeva che era finito il tempo di fuggire. Chinò il capo, in attesa.

 

Sayoko si guardò attorno, un po' delusa.
“Gli altri non sono ancora tornati? Speravo di riuscire a salutarli.”
“Touma era andato a cercare Seiji, ma forse non l'ha trovato. - Ryo era chiaramente dispiaciuto. - Mi spiace, non so dove siano.”
“Ho finito, è tutto in macchina. - Shizuka si era avvicinato. - Faccio salire i bambini?”
“Non so. Forse dovremmo aspettare anche Seiji e Touma...”
“E' già tardi, Sayoko. Per arrivare ad Hagi dovrete viaggiare quasi tutta la notte, è meglio che partiate. - Ryo le strinse le mani in segno di saluto. - Non ti preoccupare per gli altri, li saluterò io da parte vostra.”
“D'accordo, grazie. Avremmo potuto aspettare la mattina, ma domani è domenica, e volevo essere a casa ed avere il tempo di sistemare un po' di cose, prima di riprendere il lavoro e la scuola...”
“Fate buon viaggio, e state attenti, ok?” Shu la abbracciò, prendendola alla sprovvista. Ma dopo poco lei ricambiò l'abbraccio: dopo tutti quegli anni, lo considerava quasi un fratello.
Sollevò ancora una volta lo sguardo verso la camera in cui dormiva Shin, poi si decise a salire in auto, dove la aspettava il resto della sua famiglia.
“A presto.” Sussurrò dal finestrino mentre l'auto si allontanava, illuminando con i fari la strada che costeggiava il lago.

 

Touma dovette aggrapparsi al parapetto. Strinse con forza la mano attorno al legno per contrastare la vertigine che lo aveva colpito.
Sollevò lo sguardo sulla schiena di Seiji, che aveva appena dato voce a tutti i pensieri che ognuno di loro aveva sfiorato almeno una volta, e che si era tenuto dentro per tutti quei mesi.
Seiji, che era così stanco da desiderare di scomparire per sempre.
Che gli aveva appena detto che il loro legame – tutto ciò che avevano – non era più abbastanza.
Che rimaneva immobile a pochi passi da lui, e non aveva nemmeno il coraggio di voltarsi e guardarlo.
Touma si accorse di star respirando troppo velocemente, e ne fu infastidito. Si impose di tirare un lungo respiro, consapevole di ogni centimetro che il suo petto percorreva per riuscire ad incamerare aria.
Doveva essere davvero agli sgoccioli, perchè gli sembrò di sentire un'ondata di panico risalirgli velocemente dallo stomaco. Inspirò di nuovo a fondo, e sollevò lo sguardo verso il cielo, in cerca di calma.
Quando la pressione era troppa, come in quel momento, e la sua razionalità cominciava a vacillare, Touma si aggrappava a qualche piccolo dettaglio. Qualcosa che lo distraesse ma contemporaneamente lo aiutasse a concentrarsi. Osservò la schiena di Seiji, coperta da una felpa troppo larga che gli aveva prestato Shu. La giacca che aveva indosso quando lo avevano catturato era stata rovinata dal sangue e dallo sparo, e non aveva altro da mettere. Ryo aveva già dato fondo alle due cose che aveva nel borsone, e nessuno di loro avrebbe mai messo le mani nella borsa che Shin si era portato da Hagi. Non senza chiederglielo, e non finchè era in quelle condizioni.
Così a Seiji era toccata quella, ed era davvero strano vederlo con addosso qualcosa di così colorato.
Spostò lo sguardo lungo il braccio, e vide l'anello d'argento. Lo aveva da molti anni, e lo portava all'anulare della mano sinistra, come una fede nuziale occidentale.
Touma si era chiesto molto volte che significato avesse per lui e da dove provenisse, ma non aveva mai trovato il coraggio di chiederglielo.
Fece un passo verso il suo nakama.
Ripensò a tutte le volte in cui si era accorto che Seiji si stava chiudendo, o allontanando, o stava soffrendo e non si lasciava aiutare da loro. Ogni volta era riuscito a scuoterlo: Come una biglia che correva a gran velocità lungo una pista, e rischiava di schizzare fuori dal percorso: con qualche colpo ben assestato, Touma era sempre riuscito a riportarlo in carreggiata.
Si era sentito felice, quasi lusingato dall'essere in grado di farlo.
Ora invece si sentiva uno stupido.
A cosa erano serviti i suoi blandi interventi, se poi alla fine lo aveva lasciato correre sempre più veloce, senza mai obbligarlo a fermarsi davvero?
“Quante volte te l'ho detto... - Mormorò. - Avrei dovuto farmi ascoltare davvero.”
“Che cosa? - La voce di Seiji era bassa e lenta. - Cosa mi hai detto?”
“Di non essere sempre così duro. Così chiuso, e controllato... Di non pretendere di affrontare sempre tutto da solo... - Anche Touma sembrava stanco. Stanco di ripetere sempre le stesse cose. Stanco di non ottenere nulla. - E guarda cosa è successo... Non saremmo arrivati a questo punto, se tu avessi dato un po' di tregua a te tesso!”
“Cambierà qualcosa, se ti dirò che avevi ragione?”
“No. Cambierà qualcosa se tu riuscirai a cambiare.”
Seiji si voltò verso di lui, ma non disse nulla. Non c'era nulla che si sentisse di promettergli.
Touma sentì la rabbia salire, davanti alla sua mancanza di reazioni.
“E quindi quale sarebbe la tua soluzione? Continuerai a comportarti da irresponsabile e rischiare di proposito finché non riuscirai a farti uccidere?! Dimmelo, Seiji, fammi sapere cosa dobbiamo aspettarci! Perchè se è questo che hai intenzione di fare, allora risparmiaci mesi di angoscia e trafiggiti direttamente con la tua spada! Puoi farlo anche ora, se vuoi. Ti prometto che non ti soccorrerò!”
Seiji sobbalzò a quelle parole, e Touma si portò una mano alla bocca.
Il suo essere così cerebrale finiva per sconfinare nel cinismo, e quando quella parte di sé veniva alimentata dalla rabbia, finiva col diventare cattivo.
Quando arrivava a quel punto, Touma provava vergogna di sé stesso.
Seiji si avvicinò.
“Scusami. Mi dispiace.”
Touma rizzò la testa di scatto.
“Seiji, perchè cazzo ti stai scusando, adesso?! Io... - Si passò una mano sugli occhi e l'altro vide che le dita stavano tremando. - Io ti ho appena detto una cosa orribile...”
“E' colpa mia. Ci sono così tante cose che sono andate storte, e io ho aggiunto altra preoccupazione. - Allungò le mani verso di lui, e lo avvicinò dentro al suo abbraccio. - Mi dispiace.”
Touma chiuse gli occhi e tirò un paio di corti respiri. Sì, era davvero agli sgoccioli.
“Seiji. - Gli posò una mano all'altezza del cuore, facendovi leva per allontanarsi e guardarlo negli occhi. - Stai davvero cercando di morire?”
Il suo nakama non rispose subito, come se si stesse facendo quella domanda per la prima volta.
“Te l'ho detto, non vi avrei mai abbandonato in un momento come quello. E non stavo davvero cercando di farmi sparare.”
“Però...”
“Però... Non lo so. E' come se improvvisamente non riuscissi più a considerare importante la prudenza, o la cautela. Tutti gli altri sentimenti le sovrastano, e me le fanno dimenticare. E non è mai stato così. - spostò lo sguardo verso il lago, che però non era altro che una macchia scura. - Io non sono mai stato così. Ma sono così stanco... Troppo stanco per... ”
Si fermò. Non aveva un'idea chiara di cosa voleva davvero dire.
“Troppo stanco per proccuparti delle conseguenze?”
“Forse.”
“Seiji.” Touma afferrò la felpa che indossava. Sapeva che era azzurra a larghe bande rosse, ma in quel momento gli appariva nera, come tutto quello che avevano attorno. Non c'era niente più che una sottile falce di luna.
“Mi dispiace.”
“Smettila. Smettila di scusarti, mi fai diventare pazzo! - Touma lo strattonò. - Adesso ascoltami bene! Non lo so come faremo, ma ti tireremo fuori da questa cosa. Troveremo un modo. Ma tu... tu aspettaci, d'accordo? Non ci lasciare Seiji. Non cedere proprio adesso...”
Strinse con forza gli occhi. Si era giocato tutte le sue carte, e non sapeva più cosa avrebbe potuto fare.
Sentì le braccia attorno a lui stringere più forte, poi l'aria fredda della sera lo avvolse di nuovo, e quando aprì gli occhi, vide che Seiji se ne era andato.

 

 

“Ma quando tornano?! - Shu sbuffò sonoramente, preoccupato. - E' buio già da un po', non sarà successo qualcosa?”
Ryo si affacciò alla finestra, allungandosi all'indietro lungo lo schienale del divano ed inarcando la schiena. Gli sembrò di vedere una figura avvicinarsi lungo il sentiero che portava alla casa.
“Sta arrivando qualcuno.”
“Sono loro?”
“Uno solo.”
“Allora è Touma. Forse non l'ha trovato, o forse non è riuscito a riportarlo qui.”
Ryo strinse gli occhi per distinguere nell'oscurità.
“No. E' Seiji.”
Prima che Shu potesse fare altre domande, lo videro entrare in casa. Si limitò a salutarli con un cenno della testa, e fece per salire le scale.
“Seiji. - Ryo si era alzato in piedi. - Dov'è Touma? Non vi siete incontrati?”
“Sì, era con me.”
“E perchè non è tornato? E' successo qualcosa?”
“No. - Seiji salì i primi gradini. - Tra poco sarà qui. Buonanotte.”
E scomparve in un istante.
“Uhm. Non mi pare che le cose stiano migliorado.” Borbottò Shu.
“No. Decisamente no.” Ryo tornò a guardare verso la televisione, ma non vedeva e non sentiva nulla di quello che usciva dallo schermo. Mezzo minuto dopo, era in piedi.

 

Touma si lasciò scivolare a terra, accucciandosi ai piedi di un albero. Il conforto datogli dall'abbraccio di Seiji si era dissolto nello stesso istante in cui si era separato da lui, spazzato via dalla consapevoleza che – nonostante tutto – non avevano risolto nulla.
Seiji scivolava via dalle sue mani, e stavolta non era capace di trattenerlo.
E Shin non si svegliava.
Cosa avrebbero fatto, se avessero perso uno di loro, o forse entrambi?
Si sarebbe dissolto anche tutto il resto? Oppure avrebbero vissuto quella vita senza di loro, continuando a percepire il dolore della loro mancanza ogni giorno?
Come chi perde un arto, e continua a sentire dolore al braccio o alla gamba, come se ci fosse ancora?
Nascose il viso nelle mani, preda dell'angoscia. Che cosa aveva lui, se perdeva i suoi nakama?
Si era sforzato di non pensarci, ma tutta questa storia gli aveva sbattuto in faccia una triste verità: lui non aveva nessuno. Nessun altro, oltre a loro.
Lo aveva sempre saputo, ma l'aveva percepito chiaramente solo quando quella gente aveva catturato Ryo e Seiji servendosi delle minacce contro i loro familiari.
Su cosa avrebbero fatto leva, nel suo caso? Su una madre lontana migliaia di chilometri, e che ormai era troppo vecchia per tornare in Giappone più spesso di uno o due anni?
Un paio di amicizie più o meno superficiali tra i colleghi?
L'unica persona con cui aveva legato davvero era il suo ex superiore, che però ormai era in pensione, e non si vedevano quasi mai.
Risultato finale: era solo come un cane.
Era così immerso dentro a queste considerazioni, che si accorse solo all'ultimo minuto che qualcuno si era avvicinato.
“Ryo! - Si tirò in piedi, allarmato. - E' successo qualcosa?”
“No, stai tranquillo. Volevo solo vedere se era tutto a posto.”
Dopo che Seiji era rientrato, non era riuscito a reprimere l'inquietudine che aleggiava tra loro e che gli si era infiltrata tra le ossa. Gli era bastato scambiare uno sguardo con Shu per sapere che avrebbe tenuto d'occhio lui gli altri due, ed era uscito alla ricerca di Touma.
“Scusami, non volevo farti preoccupare. Avevo solo bisogno di riordinare un attimo le idee.”

“Più che riordinarle, sembra che tu ci stia affogando dentro...”
Touma fece un passo all'indietro, poggiandosi all'albero. Abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace, vorrei avere ancora un briciolo di sangue freddo, ma stavolta è stato tutto così...”
Non riuscì a terminare la frase, perchè Ryo lo soffocò in un abbraccio così forte che lo fece sbattere contro la corteccia. E il suo calore era così intenso ed improvviso, che Touma si sentì rilassato e confuso.
Era come se – dopo aver camminato ore nella neve - fosse entrato all'improvviso in una stanza in cui ardeva un grande camino.
Ryo gli posò una mano sulla testa, ed era grande e rovente... Touma si sentì come un bambino che si addormenta in braccio a suo padre.
Forse era la tensione che era crollata tutta all'improvviso, forse davvero Rekka lo aveva un po' stordito... Qualunque fosse il motivo, Touma si ritrovò nella sua camera, e non ricordava nemmeno bene come ci era arrivato. Gettò uno sguardo al letto di Seiji – prevedibilmente vuoto – poi si lasciò cadere sul suo.
Si addormentò in un istante.

  
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