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Autore: Calimon    27/06/2014    2 recensioni
Si dice che anche il semplice battito d'ali di una farfalla possa causare un uragano.
Tratto dal secondo capitolo:
Meredith si rese conto con orrore che il suo Karma faceva ancora più schifo di quanto pensasse.
Le opzioni erano due: o nella vita precedente era stata l'equivalente umano del meteorite che sterminò i dinosauri, oppure Dio, o chi per lui, aveva un becero senso dell'umorismo. [...] Per quanto aveva aspettato quel momento? Quanto aveva desiderato di poter parlare con loro e con Tomo? Aveva immaginato almeno quindici scenari diversi, tutti molto improbabili, di come sarebbero potute andare le cose, ma nemmeno nelle sue fantasie più assurde sarebbe mai riuscita a pensare ad un evento simile.
Era stata investita dai fratelli Leto, e ci aveva quasi lasciato le penne, per giunta.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No matter how many breaths that you took, you still couldn't breathe


 
La vibrazione dell'Iphone distolse Meredith dallo studio del catalogo di una nuova mostra del MoMa.
Entro un paio di settimane avrebbe ripreso a lavorare e avrebbe dovuto essere in grado di spiegare le opere di Andy Wharol che sarebbero state esposte, ma la cosa non le pesava affatto, anzi; lei amava il suo lavoro, l'essere costantemente immersa tra le opere d'arte, amava studiarle e parlarne e amava portare in giro per l'imponente museo frotte di turisti che le osservavano con occhi spalancati.
Prese il telefono infilato nella cover  a forma di gufo e lesse il nome del mittente: Jared Leto.
Lo aveva salvato con nome e cognome perché, secondo lei, Jared era troppo informale e, nonostante lui dicesse di essere un essere umano come tutti, Meredith ancora non ne era convinta; lo vedeva circondato da un'aurea dorata, che unita alla sua somiglianza con le iconografie di Gesù, la facevano pensare a lui come un Dio, o qualcosa di molto simile.
Mentre la tachicardia avanzava, nello stomaco di Meredith cominciarono a galoppare gli unicorni e il mondo intorno a lei si riempì di nuvolette rosa e arcobaleni.
"Metti via tutto quello che potrebbe rompersi."
Rimase diversi secondi a fissare lo schermo, decisamente confusa; anche gli unicorni avevano fermato la loro avanzata, cominciando una mesta ritirata.
"Cosa intendi?" digitò infine, convinta che il suo interlocutore avesse sbagliato numero e che in realtà quel messaggio fosse indirizzato ad una qualche donna con la quale da lì a poco avrebbe dato sfogo a tutte le sue peggiori perversioni in stile "Hurricane".
Aggiunse anche un'emoticon perplessa, ma subito dopo la cancellò, convinta che Jared non fosse un tipo da faccine nei messaggi. Invia.
Dopo circa un minuto il telefono vibrò nuovamente.
"Tra poco passo da te, devo darti alcuni fogli dell'assicurazione e vorrei evitare una strage tra i tuoi soprammobili... "
"...che simpatico!"
Mandò il messaggio e poi rimase a guardare il cellulare, immobile, mentre il cuore riprendeva a batterle all'impazzata: fare la ragazza sarcastica e distaccata era facile dietro uno schermo, ma la verità era che non si era ancora abituata, e probabilmente mai ci sarebbe riuscita, alla presenza fisica e tangibile di Jared.
Prese le stampelle appoggiate accanto a lei e si alzò dal divano diretta verso la camera da letto dove aprì l'armadio e scrutò l'enorme quantità di vestiti che vi erano ammassati dentro; le volte precedenti era stata colta impreparata ma, una volta tanto che Jared l'aveva avvisata, non si sarebbe fatta trovare conciata come una comparsa di The walking dead.
In un raro momento di lucidità, tuttavia, si rese conto che lui non aveva chiesto il permesso di andare da lei, si era semplicemente annunciato; Mr. Leto non domandava, lui decideva e otteneva.
Prese un paio di pantaloncini azzurri e, con molta lentezza e fatica, li infilò; optò per una delle sue maglie preferite, quella con la scritta life is a poem, molto semplice, ma quanto meno della sua taglia, e lasciò i capelli sciolti. Decise che quel look le dava un'aria da "non aspettavo nessuno ma comunque non devo vergognarmi". 
Probabilmente i dottori avrebbero dovuto preoccuparsi più della sua salute mentale che di quella fisica.
Il suono del campanello la fece trasalire. 
Calma Meredith, stai calma. E' un essere umano come tanti.
No, era inutile cercare di convincersene, lui era Jared Leto e il fatto che di lì a poco se lo sarebbe ritrovata nuovamente davanti le faceva mancare il fiato e faceva fare le capriole ai suoi ormoni.
«Chi è?» domandò dopo aver sganciato il citofono, cercando di non stramazzare a terra mentre rimaneva in equilibrio su una stampella sola.
«Io» quella voce non aveva bisogno di ulteriori presentazioni.
Meredith aprì il portone del palazzo e successivamente la porta di casa, trepidante d'attesa; quando Jared spuntò sul pianerottolo anche agli unicorni vennero le farfalle nello stomaco.
La salutò ed entrò in casa sua,  le diede i fogli dell'assicurazione e le spiegò quanto gli era stato detto e ciò che lei avrebbe dovuto fare ma poi, contrariamente alle sue aspettative, non se ne andò; Jared si accomodò sul divano e la osservò fare altrettanto.
Meredith si sentiva paralizzata da quello sguardo di ghiaccio: anche quando Jared parlava o sorrideva, i suoi occhi parevano sempre scrutarla severamente, leggendole dentro.
Lui era curioso, e questo se lo aspettava, ma mai avrebbe pensato che potesse essere così genuinamente interessato a ciò che lei raccontava.
«Non sei americana, vero?» le domandò senza staccare lo sguardo dai suoi occhi, pareva quasi la stesse studiando; non interrompeva quasi mai il contatto visivo e questo la stava facendo impazzire perché quelle grandi iridi azzurre continuavano a metterla in soggezione.
«Sono inglese, come hai fatto a indovinare?» chiese Meredith, certa di quale sarebbe stata la risposta.
«Il tuo accento da Regina Elisabetta» rispose lui imitando ed esagerando il suo forte accento britannico.
«Oh, meglio di voi americani che parlate così...» fece il verso alla parlata di Jared, il quale si mise a ridere, lasciando Meredith estasiata da quella risata così bella e sincera.
«Sei divertente Mere, quando non ti agiti...» 
Meredith sentì chiaramente gli unicorni fare le capriole nel suo stomaco; fino a quel momento aveva cercato di tenere a bada le sue emozioni, ma quella frase l'aveva messa in subbuglio. 
Cercò di pensare a qualcosa di intelligente da dire perché si rese conto che erano diversi secondi che lo fissava con un sorrisino ebete stampato sulle labbra, ed era quasi certa che le sue guance stessero diventando rosse.
«Come...come mai siete qui a New York? Pensavo viveste a Los Angeles...» buttò lì la prima cosa che le venne in mente, mantenendo un tono tranquillo nonostante dentro di lei ci fosse una rivolta di farfalle e unicorni impazziti.
«Siamo qui per il nuovo album. Abbiamo trovato uno studio che ci permette di sperimentare nuove tecniche d'incisione ed è perfetto per registrare ciò che abbiamo in mente» Meredith notò che quando Jared parlava di musica il suo sguardo pareva illuminarsi.
«E tu inglesina, cosa si ha spinta ad attraversare l'oceano?»  chiese lui sporgendosi leggermente in avanti, verso di lei, cosa che le costò la perditadi una decina di anni di vita.
«Il desiderio di lavorare e vivere in questa città...» rispose Meredith, facendo appello a tutte le sue forze per restare concentrata e resistere all'impulso di scappare via, lontano da quel viso dai lineamenti delicati e perfetti.
«Perché proprio New York?» Jared non demordeva, era curioso. 
«Perché New York è arte, è far vedere al mondo chi sei davvero senza essere giudicata, è una nuova vita. New York è un'avventura continua, è libertà.» rispose Meredith sincera; per un attimo non parlò con Jared Leto il personaggio famoso, ma soltano con Jared.

***
«Avrei dovuto farmi investire insieme a te!» esclamò Agness quando Meredith le parlò delle visite di Jared nei giorni precedenti.
«Sssh, abbassa la voce!» le intimò lei, accorgendosi che diverse persone si erano voltate a guardarle.
Meredith e Agness erano uscite per fare una passeggiata all'aria aperta, cosa che aveva comportato mezz'ora di zoppicamento sotto il caldo soledi fine Maggio e diverse imprecazioni dovute alla gente che affollava i marciapiedi di Brooklyn e che pareva non notare la ragazza di un metro e sessanta scarso con le stampelle, rischiando più volte di farla cadere; alla fine si erano rifugiate in uno Starbucks.
«Non puoi darmi certe notizie ed aspettarti che io resti calma e tranquilla! Ti rendi conto che Ja...» 
Meredith la fulminò con lo sguardo prima che lei pronunciasse quel nome ad alta voce; non voleva che la notizia venisse diffusa in tutta Brooklyn.
I giornali di gossip avevano già fatto rimbalzare la notizia dell'incidente che aveva coinvolto i fratelli Leto, ma fortunatamente il suo nome non era comparso da nessuna parte, e lei ne era immensamente grata; se qualcuno avesse saputo che era lei la misteriosa ragazza investita proabilmente non avrebbe esitato a raccontarlo in giro e l'ultima cosa che Meredith desiderava era avere dei giornalisti intorno a lei.
Inoltre era quasi certa che se ciò fosse accaduto avrebbe potuto scordarsi di sentire o vedere ancora Jared; non era certa che lui si sarebbe fatto di nuovo vivo dal momento che le pratiche con l'assicurazione erano state avviate e lei da quel momento avrebbe potuto cavarsela da sola, ma infondo ci sperava e, per quanto sapesse che fosse una speranza alquanto vana, non voleva bruciarla così.
«Ti rendi conto che lui è venuto a trovarti due volte?» Agness era galvanizzata dalla notizia e mentre parlava agitava le mani, rischiando più volte di rovesciare il suo frappuccino.
«Era solo per via dell'assicurazione...» rispose Meredith con un tono di voce calmo, che cercavadi mascherare la miriade di emozioni che provava ogni volta che ripensava a quei momenti.
«Mere, non fare finta che la cosa ti abbia lasciata indifferente, ti conosco bene ormai...» disse guardando l'amica con l'aria di chi la sa lunga.
«Ma se non fsse stato per quelle pratiche non sarebbe mai venuto, siamo realiste!» Meredith bevve un sorso del suo caffè che per poco non le andò di traverso ripensando a quegli incontri con l'uomo dagli occhi di ghiaccio. 
«E se anche fosse come dici tu? Hai comunque potuto parlare con lui!»
Da quel momento Agness si sorbì un racconto di quasi un'ora su ciò che era successo, di quanto Meredith si sentisse in soggezione davanti a lui, e infiniti sproloqui circa la bellezza e il fascino di Jared Leto. 
Forse sarebbe stato meglio non incoraggiarla.



{ Calimon says:
Eccomi qui, a postare ad un orario improponibile.
So che è già venerdì mattina, anche se molto molto presto (tipo le 2.40), ma io non sono ancora andata a dormire, quindi per me è ancora giovedì u.u
Okay, questo non ha senso, è solo per giustificare il mio ritardo, ma vi prego, capitemi. L'universitàmi sta uccidendo lentamente: devo dare 3 esami entro il 10/07, uno scritto e due orali ç___ç
Chiedo venia anche per questo capitolo un po' cortino, ma vi prometto che il prossimo sarà più lungo e la storia inizierà ad entrare nel vivo.
Ora, prima si iniziare a delirare per la stanchezza -e vi assicuro che potrebbesuccedere XD-, vado a dormire.
Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni <3
xoxo
 
   
 
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