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Autore: _nikisanders_    21/08/2008    0 recensioni
Gli occhi si fecero ad un tratto pensanti. Li chiuse un attimo.. Immagini cominciarono a passare rapide nella sua mente. L’infanzia passata a proteggere il fratello.. La caduta di Peter.. I suoi figli.. E Poi.. lei. Non se lo sarebbe aspettato. No. on era Heidi la donna con loro.. Era Niki. Vedeva lei e il suo sorriso.. che probabilmente non avrebbe più rivisto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mohinder Suresh, Nathan Petrelli, Niki Sanders, Peter Petrelli
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Inizio

Cap 4

 

New York – ex studio di Isaac Mendez –

Peter…il peter che tutti conoscevano..non quello con il viso sfigurato a causa di chissà quale battaglia combattuta..

Camminava a passo svelto..come sempre..guardandosi in giro..

Sapeva esattamente dove doveva andare ma la sua prudenza era sempre esagerata…

Arrivò davanti alla porta dello studio..era aperta..non un buon segno..

La aprì lentamente..controllando che la via fosse libera..e appena mise un piedo al suo interno venne scaraventato contro il muro successivo da qualcuno..

Ma la forza usata non era tanta..quella necessaria..volendo poteva liberarsi ma non lo fece..

“sono Peter…mi ha chiamato Suresh!” disse alzando le mani dando ancora le spalle al suo aggressore… poi improvvisamente si sentì libero..lo aveva lasciato..

Sospirò..un sospiro di sollievo..era andato tutto bene e non era morto perché creduto un assassino o qualcos’altro..

“Peter?!”

Quella voce?!..lui la conosceva..come dimenticarla..visto che per mesi era stata l’unico svago che aveva avuto in quella specie di prigione nella quale l’impresa l’aveva chiuso per “aiutarlo”..

Si voltò..lentamente e la vide..Elle Bishop..che lo guardava con un mezzo sorriso..quasi fosse felice di vederlo..

Peter non ebbe la stessa reazione…tutt’altro..indietreggiò tornando appiccicato al muro..

“che diavolo ci fai tu qui?!” sbottò guardandosi in giro e notando la ragazza sdraiata sul letto con la maglietta insanguinata..

“che lei hai fatto?” aggiunse correndo verso di lei…

Tenendola sotto controllo..

Elle chiuse leggermente gli occhi…le faceva male che lui pensasse questo di lei…e molto..più di quanto pensasse.

“io non ho fatto niente!” rispose di stizza seguendolo e scendendo le scale per avvicinarsi a lui e a Maya..

“stai lontana da noi!!” disse peter alzandosi puntando una mano verso di lei..emanando della luce blu..era elettricità proprio come quella che riusciva a creare lei..

Spalancò gli occhi..guardando che anche lui poteva usare il suo stesso potere…e alzando le mani con fare difensivo..

Peter tornò con lo sguardo su Maya che sembrava stare bene probabile che fosse svenuta..o roba simile..le sentì il polso da bravo ex-infermiere-di-grido. Era regolare..tutto ok niente di grave.

Mentre prendeva una siringa per iniettarle il suo sangue arrivò Molly che si avvicinò a Elle..aveva le braccia alzate..era buffa..

Si avvicinò a lei guardandola con sguardo strano curioso..

“..ma perché hai le mani in quella posizione?” le chiese per ridere leggermente..era un tipo allegro Molly nonostante avesse vissuto con incubi di ogni genere che le impedivano di dormire….

Elle si voltò…lei non era mai amichevole con nessuno..e non era neanche abituata a persone che le sorridevano così senza motivo come stava facendo la bambina…

“..bè..Peter crede che io abbia quasi ucciso Maya!”

Le disse indicando il ragazzo.. Molly non lo aveva visto e quando si voltò rimase fissa a guardarlo..era strano..molto particolare..se lo ricordava un po’..ma da quella sera a Kirby Plaza le cose erano cambiate e lui non aveva più i capelli lunghi..ma corti…

Bè quelle erano le prime cose che notavano i bambini…le cose più superflue..ma Peter era cambiato sotto molti aspetti..non era il solito buonista..che a occhi chiusi aiuta chiunque..visto che ultimamente aiutava i criminali..vedi Adam..

Ora era diverso..era più cauto..andava più in fondo alla faccenda prima di prendere una posizione..

“lei non ha fatto niente!” esclamò Molly verso Peter..che si voltò all’istante guardando la bambina..

“è pazza!” rispose riferendosi a Elle..per poi prendere il cellulare per avere notizie di Nathan..

Elle lo guardò per qualche secondo e poi abbassando le mani in maniera nervosa si allontanò…sedendosi su una sedia accanto ad un cavalletto che probabilmente era servito ad Isaac qualche anno prima. Non lo aveva conosciuto ma l’impresa si..e li aveva anche aiutati..o tanto per essere precisi aveva aiutato Bennet a salvare la figlia…la dolce-smielata-piangiucolosa-claire….

“ok..e lui come sta ora??...va bene..ci risentiamo nel pomeriggio…ciao mamma saluta Heidi…”

Peter aveva appena avuto nuove notizie di Nathan..positive fortunatamente…mise in tasca il cellulare riavvicinandosi a Maya che ora aveva vicino a se Molly..le raggiunse..sorridendo alla bambina…

“io sono Peter comunque…” disse passandosi una mano tra i capelli come era solito fare…come faceva in ogni occasione in cui c’era parecchia tensione..

Molly alzò lo sguardo su di lui..lo guardava male…

“..lei ci ha salvati…Sylar ha cercato di ucciderci..e lei è intervenuta per salvarci….”

Spiegò tornando con lo sguardo su maya che stentava a riprendere conoscenza..

“..ah…i-io non lo sapevo…” rispose in maniera goffa a causa dell’imbarazzo..

Si voltò a guardarla..era seduta in maniera composta mentre si guardava e toccava la ferita del braccio..con un espressione buffa..quasi infastidita come quella dei bambini…

Si alzò avvicinandosi a lei..non sapeva come iniziare il discorso..voleva scusarsi ma non era facile..

“elle?..” iniziò chiamandola cercando di attirare la sua attenzione…non era facile con un tipo come lei..se la ricordava bene…

Lei lo sentì pronunciare il suo nome..e con molto stupore lo guardò..rimanendo con il braccio sinistro che toccava la ferita del destro…

“che vuoi Peter?” disse in modo freddo..non era tipa da dimenticare facilmente quello che le accadeva…

“si lo so…sono un cretino…”  cominciò con tono serio..lo era stato..in fondo si..l’ultima volta che l’aveva vista lei aveva tentato di ucciderlo..fandogli fuoco..ma ora la situazione era diversa..

Lei lo guardò di nuovo negli occhi in modo serio…

“l’ho solo aiutati…” aggiunse a bassa voce…cercando di giustificarsi…per lei la parola aiuto era del tutto nuova..

Lei aveva sempre creduto di aiutare le persone, quando portava a termine un incarico del padre..ma quello era tutto l’opposto di aiutare e ora cominciava a capirlo..un passo alla volta…

Peter sorrise..era cambiata..la vedeva diversa..e questo non poteva che essere un bene.

“lo so…” disse prendendo una sedia e sedendosi accanto a lei..era l’unica che conosceva..se così poteva affermare..era l’unica con la quale poteva parlare liberamente..non che si fidasse..non ancora ma comunque era meglio di niente..

“cosa ti è successo?..come mai questo cambiamento?” chiese ingenuamente..in fondo la piccola di papà di solito non disubbidiva mai al sign. Bishop, e cercava in tutti i modi di portare a termine i suoi incarichi..ora sembrava quasi bramare alle sue spalle..

Elle lo guardò..era l’unico con il quale aveva parlato..l’unico con il quale si era confidata..mai con nessun altro..perchè non farlo anche ora?..

“bè..qualche giorno fa ho scoperto che mio padre…testava i miei poteri con un modo inusuale per un padre nei confronti della figlia..” cominciò sorridendo nervosamente..un sorriso amaro che sottolineava il suo stato d’animo..

“quando avevo sette anni..ha testato la mia forza per produrre energia..portandomi spesso allo svenimento, non sopportavo quello sforzo…una bambina non può sopportarlo…”

Quella era una nota triste della sua vita..l’aveva scoperta da poco ma si era aperta una ferita profonda..quasi lacerante di ora in ora..l’uomo che aveva sempre guardato come il suo papà..che l’amava più della sua stessa vita in realtà la usava e la sfruttava a suo piacimento… Non era facile da accettare..

Peter continuava a guardarla..senza riuscire a proferire parola..era veramente incredibile quello che il genere umano era disposto a fare pur di raggiungere i propri scopi..

Istintivamente prese la mano della ragazza…era fredda..tesa..come se non l’avesse mai stretta nessun’altro..

“mi dispiace Elle..veramente..”

Rispose con sguardo intenso..sincero..il classico sguardo di Peter Petrelli..il Peter generoso che si farebbe in quattro pur di aiutare qualcuno..

La ragazza guardò le loro mani..era curioso scoprire nuove sensazioni..come quella che provava in quel momento..

Un vuoto allo stomaco…una sensazione di gioia…di calore umano.. si sentiva protetta per la prima volta.. si sentiva rassicurata..

Possibile che un ragazzo solo potesse scatenare in lei quelle reazioni?

Tornò con lo sguardo su di lui..era troppo orgogliosa per ribattere con tono amichevole..non era da Bishop..non era da lei..

“si..so gia come va a finire ok?..tu fai il carino e poi o fuggi o fai qualcos’altro..”

Commentò ritirando la mano..tornando a guardarsi la ferita..non era abituata a soffrire fisicamente perché non aveva mai trovato nessuno che la ostacolasse..mentre Noah Bennet ci era riuscito..

Peter rimase impietrito dal suo comportamento..lui voleva solo consolarla..ma poi analizzando le sue parole..capì che si riferiva alla sua fuga dall’impresa..

La guardò accennando un sorriso. Era ambigua, molto particolare..con una sua personale visione del mondo. Aveva sempre ragione oppure voleva averne a tutti i costi. Il suo esatto contrario..non avevano niente in comune. Lei si sentiva sola avendo un padre che non l’amava e nessun amico. Lui aveva Nathan, Claire, e ora Caitlin, bè magari ora non proprio visto che era dispersa.

Mentre pensava alle loro differenze e cercava qualche possibile filo conduttore tra i due i suoi occhi caddero sulla sua ferita, non sembrava recente ma immaginava che le desse parecchio fastidio.

Sorrise alzandosi prendendo una siringa, in fondo il suo sangue poteva aiutarla, o forse no.

Certo anche lui era in grado di rigenerarsi come Claire ma forse il fattore genetico era diverso.

Tentar non nuoce.

Prese la siringa prelevando un po’ del suo sangue, come aveva fatto Adam. Poi si avvicinò ad Elle..

Si schiarì la voce.. “scusami..posso provare una cosa?”.

La sua voce era titubante. Non sicura ma pur sempre sincera..

Elle alzò lo sguardo prima sui suoi occhi intensi..profondi e poi sulla siringa..

Non amava gli aghi, fin da bambina aveva sempre avuto una fobia per essi.

“ehm..senti io n-non credo sia una buona idea…” disse scuotendo la testa con fare vago.

Un orgogliosa come lei non poteva dare a vedere di essere debole alla vista degli aghi, ne avrebbe perso la sua reputazione.

Peter la guardò serio per qualche secondo, non riusciva a capire perché fosse così testarda da non volersi fidare. Certo, l’avere un padre che non ti ha mai dedicato le attenzioni che di solito un figlio meriterebbe, non aiutava di certo.

Poi però un’ idea, divertente ma molto improbabile gli balenò nella mente.

Era forse possibile che Elle Bishop, il sicario dell’impresa, colei che spaventava la metà dei suoi colleghi anche solo con uno sguardo, avesse paura degli aghi???

Sorrise leggermente, avvicinandosi sedendosi sulla stessa sedia di prima.

“mi scusi signorina, ma non è che forse lei ha paura degli aghi?” chiese con un ghigno che nascondeva molte altre frecciatine. Era una presa in giro vera e propria che probabilmente avrebbe mandato Elle fuori giri.

Lei alzò lo sguardo immediatamente, incatenando i suoi occhi azzurri chiarissimi quasi trasperenti ed impossibili da decifrare, a quelli verde bottiglia, caldi del ragazzo, che mantenevano come sottofondo una grande intensità e passione. Erano nettamente contrastanti. Come il bene e il male,  il bianco e il nero.

Rise in maniera tesa nervosa, come quando sei stato beccato in fragrante mentre fai qualcosa che non devi fare!

“ti pare che una ragazza come me si spaventa davanti a- ..a dei cosi come quelli?!”

Rispose in maniera goffa, chiaramente mentendo, ma cos’altro poteva fare? Ammettere che la spaventavano a morte?, no l’orgoglio viene prima di tutto!

Mentre cercava altre parole da utilizzare per scagionarsi, distolse gli occhi per paura di cedere alla vista dei suoi.

Poi sbuffò guardando a terra, cercando un qualcosa per distrarsi, un qualcosa che tardava ad arrivare.

Tornò con lo sguardo su di lui, che la guardava con un sopracciglio inarcato, chiara espressione di chi la sa lunga e aspetta che gli venga dato ragione.

“ok! È vero! Ho paura degli aghi!” sbottò Elle facendo spallucce.

Per lei non era grave, certo era difficile ammetterlo per una tipa come lei, ma si era imposta di cambiare ed anche quello sarebbe stato un nuovo ostacolo da superare: Essere sincera con il prossimo!

Peter cominciò a ridere cercando di trattenersi. A volte Elle era strana. Divertente a suo modo. Ma strana! Era capace di cambiare umore da un momento all’altro, causando così a chi le stava vicino di rimanere leggermente confuso dai suoi modi di fare. Ma lui ormai ci aveva fatto l’abitudine..

Lo sentì ridere e questo la portò a guardarlo di nuovo. Era strano. A lei non capitava mai di ridere. O perlomeno non le capitava mai di ridere sinceramente. Di solito rideva per qualche avvenimento macabro che causava. Lei era così, era capace di ridere nei momenti meno opportuni.

Ma guardandolo, sorridere in quel modo, qualcosa si mosse dentro di lei; come un sentimento represso che si faceva largo nella prigione nel quale era stato segregato per 16 anni e che ora vedeva per la prima volta uno spiraglio di luce.

Sul suo viso cominciò quindi a delinearsi un sorriso. Leggero quasi invisibile ma c’era, e questa volta era sincero!

Strano che a scaturire tutto questo fosse stato Peter. Mai e poi mai avrebbe pensato che proprio lui l’avrebbe indotta a sorridere per quella che forse era la prima volta nella sua vita.

Era bello! Una stupenda sensazione di tranquillità e gioia insieme, tutte cose nuove per la piccola Bishop.

Peter rimase colpito! Forse quella era la prima volta che la vedeva sorridere, e quel sorriso era a dir poco splendido, sincero, sembrava quello di una bambina.

Scosse la testa come per svegliarsi dal coma vigile in cui era caduto.

Si schiarì la gola per tornare alla normalità. Lui non poteva affezionarsi a lei. Non doveva.

“ok Elle, allora facciamo così, ti prometto che non sentirai nulla. Io facevo l’infermiere ed ho le mani d’oro.”

Cercò di convincere la ragazza, in fondo lo faceva per il suo bene. Non riusciva a smettere di toccarsi la ferita.

La ragazza titubò per un istante. Ma poi decise di salire anche lo scalino successivo.

Annuì lentamente. Porgendo il braccio sano al ragazzo. Visto che in quello ferito non era possibile individuare la vena.

Automaticamente si voltò dall’altra parte. Meglio non guardare. Si al primo scalino ma quando è troppo è troppo.

Peter sorrise leggermente prendendo il braccio della ragazza con la mano sinistra. Era molto colpito da lei, era esattamente diversa da come se la aspettava.

Dopo qualche secondo iniettò il suo sangue. La ragazza non si mosse come se non se ne fosse resa conto.

Estrasse la siringa e la posò sul tavolo.

Elle si girò con sguardo interrogativo. Non si era neanche accorta che il ragazzo aveva gia iniettato il suo sangue. Si guardò il braccio e poi sentì che il fastidio proveniente da quello malato stava svanendo di secondo in secondo.

Slacciò la fasciatura e con sua enorme felicità era guarita.

Perché non ci aveva pensato prima? Bastava un po’ del sangue di Peter o di Claire. Anche se per quest’ultima l’averlo sarebbe diventata un utopia.

“grazie Peter..” disse alzandosi per gettare la scomodissima fasciatura.

“figurati, mi sono fatto perdonare.” Rispose prontamente abbozzando un sorriso.

Elle sorrise divertita. Perdonare? Per quello che aveva fatto?. Cioè scappare da una gabbia nella quale volevano fare esperimenti sugli essere come lui. Esperimenti a volte anche brutali, e quindi, esattamente, Di cosa doveva essere perdonato?

“non hai niente da farti perdonare Peter..”

Quella era la verità, pura e semplice. Aveva fatto quello che era giusto. Senza badare a nient’altro. Se ci fosse riuscita lei tempo prima, probabilmente molte cose sarebbero diverse ora.

Detto questo si riavvicinò a Molly e Maya in modo molto veloce. Quasi non volendo dare modo di risposta a Peter. Quello che aveva detto era una grandissimo passo avanti per lei. Di solito attaccava chiunque e ora invece, faceva di tutto per aiutare.

Peter la seguì con lo sguardo. Era senza parole. Letteralmente.

La seguì, lentamentamente, fermandosi a pochi metri da lei.

“allora Molly, per caso, sai dove andava Mohinder?”

Chiese ricomponendosi e cercando le chiavi della macchina dell’impresa, senza successo ovviamente, visto che Mohinder le aveva gia prese, ma questo lei non poteva saperlo.

Molly scosse la testa. Era stato strano il dottore, dopo quel servizio dell’ospedale era sparito.

“no Elle, è stato attirato da un servizio in televisione, quello sull’attentato…” cominciò esibendo uno sguardo ambiguo. Era logico per una bambina non capirne molto.

“poi ha preso ed è uscito di corsa, ma questo lo hai visto anche tu..”

Elle annuì, effettivamente Il dott. Suresh aveva avuto un comportamento strano. Era fuggito così.

Poi improvvisamente però, si ricordò che era il fratello di Peter il soggetto dell’attentato, così si voltò verso il ragazzo.

“Mohinder è da tuo fratello..”

Accennò al ragazzo mentre continuava a mettere sottosopra la scrivania del dottore. Doveva pur trovare un qualsiasi mezzo di trasporto per arrivare da lui.

Peter la guardava incuriosito.

“scusami Elle, cosa stai cercando?” chiese poi avvicinandosi alla ragazza.

Sembrava in preda ad un attacco di panico nel quale qualsiasi cosa si tocca la si getta per terra.

“deve prendere una macchina ed arrivare all’impresa..” voleva vedere che fine avesse fatto il padre e poi Trovare quel maledetto fascicolo che la riguardava. Doveva trovarlo!

Peter frugò nelle tasche ed estrasse il mazzo di chiavi della berlina del fratello. Facendole oscillare davanti agli occhi della ragazza.

“eccole!” disse sorridendo.

Elle alzò lo sguardo per poi puntarlo sul mazzo di chiavi del ragazzo.

Probabile che la macchina fosse la sua. Certo che addirittura arrivava a prestargli la sua auto. Potevano dichiarare di essere ufficialmente amici? È così che si definiscono certe persone no?

Ma lei non era certa neanche di quello.

“Mi presti la tua auto?” chiese abbozzando un sorriso divertito. Poi fece per prendere le chiavi ma Peter ritrasse la mano scuotendo la testa.

“no! Vengo con te..” rispose serio per poi voltarsi e prendere la giacca che aveva lasciato sulla sedia..

Elle rimase un momento immobile. Poi però i suoi occhi caddero su Molly, non potevano lasciarla lì.

“no Peter, qualcuno deve rimanere con Molly…”

Rispose scuotendo la testa. La bambina non doveva rimanere da sola. Non era sicuro.

Poi improvvisamente Maya tossì. Stava riprendendo conoscenza piano piano.

Elle corse verso di lei sospirando una volta arrivata vicino al letto dove si stava riprendendo.

Abbozzò un sorriso guardandola. Ce l’aveva fatta. Si stava riprendendo del tutto. Il merito era del dottorino che aveva sottovalutato quel giorno. Eppure non era male.

Guardò la bambina, guardava la donna sorridente.

“Ok, ora penso che possiamo andare, Molly te la senti di restare qui da sola?”

Chiese Elle abbassandosi per arrivare alla stessa altezza della bambina in modo da poterla guardare dritta negli occhi.

Molly annuì sedendosi accanto a Maya che sembrava stare decisamente meglio.

“si non cè problema, resto con lei..”

Detto questo la bambina strinse la mano della donna.

Elle annuì e cominciò a camminare superando Peter che rimase un attimo imbambolato per poi correrle dietro.

Scesero le scale dell’edificio fino ad uscire ritrovandosi in strada.

Improvvisamente si fermò. In un modo tanto improvviso che Peter la urtò.

Abbassò lo sguardo per l’imbarazzo per poi sorridere.. “scusa..”

Disse subito dopo cercando di ricomporsi.

“figurati Petey..” lo schernì lei, ridendo del suo imbarazzo. Era fin troppo facile per lei leggere le espressioni delle persone. Lei ne era immune e le conosceva solo tramite gli altri.

Si guardò intorno, cercando di capire quale fosse la macchina.

“Peter..l’auto dov’è?” chiese tornando a guardarlo…

Lui sembrò risvegliarsi dal suo stato di coma vigile..

“si, è lì!” disse guizzando con lo sguardo sulla berlina rossa fuoco.

Elle sorrise, amava le macchine veloci. Amava il brivido e quelle erano gli unici giocattolini in grado di provarglielo.

“ok..sarà molto divertente..” ammise avvicinandosi sorridente alla macchina mentre Peter si affrettava ad aprirla.

Era bella. Probabilmente apparteneva al fratello, non a lui. Non sembrava tipo da BMW. Tutt’altro!

Si sedette sul sedile del passeggero.

“dobbiamo arrivare lì il prima possibile Peter.” .

Disse per poi allacciarsi la cintura.

Il ragazzo annuì mettendo in moto e facendo scattare la macchina. Il suono stridulo delle gomme attirò molta attenzione. Ma non era quello il momento di farci caso.

 

 

Ringrazio tutti i lettori dei capitoli precedenti con la speranza che anche questo sia di vostro gradimento.

Baci a tutti.

 

_nikifan#1_

  
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