Buongiorno a tutti! Per come si sta svolgendo la storia, ho deciso di spostarla nella sezione The Vampire Diaries, per dar modo a chi segue il telefilm di leggerla. Si riallaccia per qualche riferimento alla fict 'Nel nome di mia madre' nella sezione The Originals.
Insulti e maledizioni alla solita casella di posta ^^
Buona lettura!
Secondo il
telegiornale è l’estate più torrida dell’ultimo decennio. Il noleggiatore alla
stazione mi aveva assicurato di aver ricaricato l’aria condizionata dell’auto,
ma a quanto sembra, devo tornare a farci una chiacchieratina.
Scappotto alla prima piazzola di sosta libera, e lego i capelli per non
mangiarli durante il viaggio. Sotto gli occhiali da sole il trucco regge
ancora. Mi sono tenuta larga di quattro settimane perché Hayley
non aveva idea della scadenza della gravidanza e non volevo piombarle fra capo
e collo mentre stava partorendo. Inoltre, ci è voluto del tempo per alzarmi dal
letto dopo che Damon e Bonnie se ne sono andati. Arrivo
alla dimora dei fratelli e per prima cosa mi rendo conto che non ci sono
fiocchi rosa e bardature a festa. Klaus che si tiene sottotono in un evento del
genere? Non esiste. Dal portabagagli pesco il bustone
dei regali per la bambina e i ‘ragazzi’, e dal sedile posteriore il mazzo di
fiori per Hayley. Suono il campanello ed incrocio le
dita, sperando di non svegliare la piccola. Elijah apre la porta dopo un lasso
di tempo piuttosto lungo. Non sembra felice di vedermi, ma neppure seccato.
“E’ un brutto
momento?”
“Non ce ne sono di
migliori in previsione.”
Ci guardiamo per un
lungo istante.
“La macchina viene
dal noleggiatore della stazione?”
“Sì.”
“Non hai
attraversato la città per venire qui?”
“No, ho preso
strade secondarie. La macchina ha il navigatore.” La mia mente pondera veloce
più opzioni, scarta la peggiore di tutti e ritorna con violenza sopra.
Elijah sospira e si
scosta dalla porta. “Non lo sai…”
Non so cosa?
Elijah devia lo
sguardo e un brutto brivido mi attraversa tutta. Penso che è successo qualcosa
di orribile ad Hayley – ma Klaus non l’avrebbe mai
lasciata morire – o alla bambina – nessuno dei due l’avrebbe lasciata morire! –
o ad entrambe.
“Sono successe
parecchie cose da quando te ne sei andata.”
Perché non mi
risponde? Lo spingo da un lato, abbandonando il mazzo di fiori in terra.
Nell’abitazione si sta freschi ma non sento alcun vagito infantile, nessuna
cantilena materna… solo un singhiozzo interrotto e
poi ripreso… guardo Elijah e lui mi guarda a sua
volta. No…
///
Mentre parlavamo in
cucina, Hayley è comparsa con la stessa trasparenza
di un fantasma. E’ pallida e bellissima ma il suo sguardo è vago, perso nel
dolore. Vorrei abbracciarla ma non fin dove posso spingermi. Elijah ha fatto
sparire i regali miei e di Caroline. Hayley ha perso
il suo branco, il potere, la discendenza e forse non potrà mai più avere figli.
E’ un ibrido come… “ma dov’è Klaus?”
Elijah apre la
bottiglia di malto invecchiato che ho portato per festeggiare e ci serve tutti
e tre. Hayley sussurra che forse è sveglio.
“La strega che ha
fatto l’incantesimo per liberare i lupi mannari dalla maledizione ha usato il
suo sangue… ad ogni luna piena i dolori sono lancinanti…”
C’è stata la luna
piena, stanotte. Siamo in estate e la conformazione si vede ancora in cielo.
Scopro di avere i palmi delle mani sudati. La voce mi esce dura e senza alcuna
inflessione di pietà. “Che problema c’è... la staniamo e l’ammazziamo. Fine
della maledizione.”
Elijah non commenta
la sparata priva di morale. “E’ morta.”
“E’ stata la prima
cosa che ho fatto… aveva preso la mia bambina, quella
troia.”
Non dovrei dirlo ma
sono contenta. Incrocio lo sguardo di Hayley. Fa
paura. E’ una bestia feroce ora che ha perduto la piccolina. Si alza facendo
strusciare la sedia sul pavimento della cucina. Se ne va senza dire una parola,
terribile e dura come un diamante. Restiamo io ed Elijah, di fronte a due
bicchierini vuoti e alla bottiglia di malto invecchiato. “Posso vederlo?”
///
Avevamo sempre
scherzato sul fatto che dalla sua camera si sprigionassero vapori sulfurei, ma
la prima cosa che respiro, è l’odore dei dipinti appesi alle pareti, poi il
profumo dell’erba tagliata del prato che attraversa la finestra aperta dello
studio, ed infine il classico sentore maschile, un misto di colonia e dopobarba
che a volte può rendere piacevole una vicinanza. Non ci ho mai messo piede, ma
un mese fa, in un momento di follia post Royal Street, mi sono ritrovata
a metà del corridoio.
“Aspetta.”
Mi blocco davanti
alla porta socchiusa. Ho fatto la stessa cosa, la sera della festa. Mi sono
fermate e sono tornata indietro.
“Entra, è
cosciente.”
‘E’ cosciente’ è
ben diverso da ‘è sveglio’. La stanza è in penombra e
Klaus raggomitolato nelle coperte. Fa un caldo boia, l’aria condizionata è
spenta e mi sento soffocare. La prima cosa che sento è il battito violento del
cuore. Non sono un medico ma so quando aprire una finestra. Un venticello
proveniente da chissà dove, alleggerisce l’aria irrespirabile. Klaus non si è
mosso e giace in posizione fetale, il cuscino stretto contro lo stomaco. Non
per comodità, penso. Ci si è aggrappato.
“Elijah mi ha detto
che fai le ore piccole, nelle notti di luna piena.”
“Per quanto apprezzi… l’ironia… non è un buon
momento…”
La voce è
cavernosa, ma il bell’accento inglese non è scomparso. L’aritmia dei muscoli è
spaventosa. Il corpo pulsa contro la sua volontà.
“Fatto pace… col fidanzato?”
Me l’aspettavo, la
domanda. “C’è stato un incidente con l’Altro Lato.”
La voce è un sussurro.
Mi sforzo di decontrarre i muscoli del collo per guardarla ma posso restare
solo in questa posizione. Troppo dolore, non azzardo alcun movimento.
“E’ rimasto intrappolato dall’Altra Parte.”
Intrappolato cosa
significava? “Le mie facoltà… celebrali…
sono offuscate… usa parole semplici…”
“E’ morto. Damon è
morto e Bonnie…” mi mordo le labbra e alza gli occhi
al soffitto per non piangere ancora. “Bonnie non
sapeva come fare a riportarlo indietro… e alla fine,
se n’è andata anche lei…”
Idiota di un Salvatore.
Non sapeva neppure morire definitivamente.
Raccolgo la lampada
rovesciata del comodino e i suoi vestiti da terra. Per tutto il tempo, Klaus
non cambia posizione. Mi inginocchio, cercando il suo sguardo. E’ febbricitante
e sudato. Caroline mi ha convinto a fare un po’ di tirocinio all’ospedale per
capire qualcosa in più degli esami e fare bella figura con i professori. Pesco
un fazzoletto con tanto di iniziali da uno dei cassetti, lo bagno con l’acqua
fresca e torno nella camera. Lo poggio con delicatezza sulla fronte e sulla
tempia e ritiro la mano appena il suo corpo ha una contrazione.
“Avvertimi… cristo…”
“Ti ho fatto male?”
“No…” sospira. “Non… mi… aspettavo… di essere toccato… ”
“Posso toccarti?”
“Dipende… dalle intenzioni...”
Sorrido e faccio un
paio di viaggi fra la stanza e il bagno. Elijah mi chiede se ho bisogno di
qualcosa. “Cubetti di ghiaccio, acqua da bere in quantità…
e riempi una vasca, per favore. L’acqua deve essere calda.” Mi guarda e non
capisce se sto scherzando o meno. “Ha la febbre: se non abbassiamo la
temperatura gradualmente, gli andrà in pappa il cervello.”
“Vedo cosa posso
fare” mormora. “Elena, non provare a nutrirlo.”
Era proprio quello
che pensavo di fare.
“Se ingurgita
sangue, le ferite si riapriranno.”
Che ferite?
“Tutte le ferite. E’ uno spettacolo
sgradevole, Elena.”
Eppure molta gente
avrebbe un orgasmo vedendolo sanguinare. “L’ha proprio fatta arrabbiare, quella
strega…”
“Le ha spezzato il
cuore.”
Non commento la
scelta di farsi spezzare il cuore da Klaus ma se fossimo tutte streghe, metà
della popolazione maschile sarebbe spazzata via in un attimo. Torno nella
camera e mi siedo nella parte lasciata vuota dal suo corpo. “Ho visto il video
caricato da Marcel, sei carino quando ti inginocchi.”
“Non farci... l’abitudine…”
Infilo le dita fra
i capelli, muovendole piano piano. Il contatto fisico
rassicura bambini, adulti e bestie feroci. “Neppure tu.”
Il solletico
piacevole scivola lungo la schiena, alleviando un briciolo il dolore sordo che
continua imperterrito da ore. La carezza si sposta sulla nuca e sulla schiena.
E’ come essere toccato da piccole farfalle in tutti i punti sensibili.
“Accontentati. Se
fossi un medico vero, ti somministrerei un decontraente
muscolare.”
Chi si lamenta.
L’ultimo contatto fisico che ricordo, è stato il pugnetto
di Hope stretto attorno al dito.
I muscoli hanno
smesso di contrarsi in quel modo violento che lo faceva sobbalzare, ma forse è
solo l’effetto del giorno: la luna è del tutto sparita in cielo. “Apro le
tende.”
“No…”
“Ti infastidisce il
sole?”
“Non voglio… sembrare… un patetico… idiota… arrapato…”
“L’innalzamento
della temperatura oltre i 37 gradi porta alla perdita della libido e alla diminuzione della capacità erettile…”
“Vuoi saperlo
meglio di me… saputella?”
Rido sotto i baffi
e appunto le tende. Il sole illumina il pavimento schiarendo la stanza. Quando
mi volto, sento il sangue gelarsi nelle vene. E’ ancora in piena
trasformazione, ha le pupille giallognole e i capillari in rilievo. “Ma da
quanto tempo…”
“Tutta… la notte… credo…”
Deve essere
stremato. “Il giallo stona un casino con la tua carnagione.” Mi siedo sul
letto, infilando piano la gamba sotto il suo collo. Brucia fra le mani, deve
avere la febbre a quaranta. Sistemo i cuscini dietro la schiena per tenermi
dritta. “Non raccontiamolo a nessuno.”
“Non fare cose… di cui ti pentiresti…”
“Non ho la scatola
di gattini per la pet – teraphy…” mormoro accarezzandogli i
capelli e la spalla nuda. “Ad un licantropo piacciono, i felini?”
Elijah mi annuncia
che è tutto pronto e si stupisce un po’ di vedermi con la testa di Klaus in
grembo. E’ stato lui ad affibbiarmi l’immagine della madonna compassionevole.
Non posso deludere la massa. “Ascoltami ora, dobbiamo abbassare la temperatura
e possiamo farlo solo infilandoti in una vasca d’acqua.”
“Saputella…”
“Tu farai quello
che ti ordinerò di fare senza storie, intesi?” sussurro nel suo orecchio. “Un
po’ di entusiasmo. Non andrai da nessuna parte con quest’atteggiamento
disfattista.”
///
“Elena, ti ho
preparato la tua vecchia camera.”
“Grazie” mormoro
digitando un messaggio a Caroline. Elijah ha la camicia macchiata d’acqua, le
maniche arrotolate e l’aria stanca. Hayley segue la
diretta con poco interesse e quando si accorge della stanchezza del vampiro, si
avvicina in punta di piedi, posa il mento sulla sua spalla e lo abbraccia. Si
vogliono un gran bene. Sono un po’ invidiosa… la
risposta immediata di Caroline fa ridere. No,
non possiamo abbatterlo, digito veloce. Non
riesce a smettere di trasformarsi.
Trova una strega e compi il rituale inverso, risponde. Ti secca se esco con Stefan,
domani sera?
No, perché dovrebbe… perché escono insieme? Perché Caroline mi chiede
il permesso?
Mi infilo
silenziosa nel bagno. Klaus ha gli occhi chiusi ma le venature sono scomparse.
Batte le palpebre e mi guarda, spostando il braccio penzoloni all’interno della
vasca. Sul serio? Ha un attacco di pudore? “Tanto per saperlo, hai fatto un
torto anche a Davina?”
“Sai cosa stai
facendo o precedi a tentoni? Comincio ad avere freddo…”
Infilo le dita
nell’acqua. E’ gelata.
“Davina non può usare la magia…
punizione degli Antenati…”
“Stronzate, c’è
sempre un modo di aggirare i divieti.”
Mi stupisco
dell’irruenza della mia voce e lo stesso fa Klaus. Gli allungo un asciugamano e
leggo di nuovo il messaggio. Non so come rispondere. Non la testa in questo
momento, ho ancora il braccio steso verso il vampiro. “Non ti aspetterai che lo
faccia io.”
“Ho una pressa da
mille chili posata sul torace… non riesco a
respirare, figurati uscire da quest’affare…”
“Sono il medico,
Klaus, non l’infermiera.”
Chiamo Elijah,
abbandonando l’asciugamano nelle sue mani. Giro su e giù per il corridoio e
sento gli occhi di Hayley su di me. Non posso nemmeno
immaginare cosa si provi a perdere tua figlia. Sto così male per loro che
dimentico la mia perdita.
“Non fare così…”
Essere consolata
dalla madre è il colmo. “Scusa…”
Hayley guarda l’interno
del bagno e subito torna a guardare me. “Abbiamo dovuto allontanarla per il suo
bene. E’ in un luogo sicuro, con una persona fidata.”
Tiro un sospiro di
sollievo che è un vero e proprio singhiozzo.
“Non deve saperlo
nessuno.”
Annuisco e spingo
le dita sotto gli occhi. Mi stupisco di come riesca a mantenere la calma in
questa situazione. “Grazie della fiducia…”
“Non farmene
pentire.”
///
Non ho risposto al
messaggio di Caroline. Ho preso la macchina e vagato un po’ fra le viuzze di
New Orleans per rendermi conto dell’atmosfera che regna in città. C’è un intero
muro dedicato alle vittime cadute nella battaglia.
Tutta la crew di Marcel e un quadretto con un angelo
dedicato alla piccola che mi fa rabbrividire. Hanno sterminato quasi tutti i
vampiri di New Orleans. Sento il fiato dei lupi mannari sul collo, il Rousseau’s ha
cambiato gestione e Camille è stata licenziata. Mi
dirigo nel bayou
a cercare il branco di Hayley ma trovo solo roulotte
vuote. Serve lucidità e gioco di squadra, mi ripeto incessante. Devo restare lucida… ma perché Caroline chiede il permesso per uscire
con Stefan se sono solo amici?
“E tu chi sei?”
Mi balza il cuore
in gola, faccio un passo indietro e chiudo la porticina della roulotte. Non
l’ho mai visto prima d’ora.
“Cosa stai
cercando?”
“Mi chiamo Elena”
mormoro prendendo tempo. “Se ne sono andati tutti?”
“O forse sono
nascosti. Chi può dirlo… tu sei un vampiro?”
Beccata. Come se
n’è accorto? Il ragazzo mi guarda da capo a piedi, pensoso. “Ne è rimasto
qualcuno vivo, allora.”
“Senti…”
“Jackson.”
“Non facciamo
balletti inutili. Sono un’amica di Hayley e sto
cercando il suo branco.”
“Hayley non è più a capo di un branco da quando è cambiata.”
Ma è stata uccisa,
cristo santo! Non ha un po’ di pietà? “Per quel che mi riguarda, è ancora il
tuo boss. E’ solo… potenziata.”
“E’ un altro ibrido
come Klaus. Nessuno dei due è benvenuto qui.”
“Peccato, sono
amica di entrambi.”
“Cioè, la puttana
di Klaus.”
Come mi ha… arrossisco di rabbia che si somma a quella latente
causata dal messaggio di Caroline. “Dillo di nuovo e ti strangolo con i tuoi
stessi capelli, Jack!”
“Jackson. Ti scaldi
per niente, bellezza. Se ne sono andati quasi tutti, gli altri sono nascosti.
Senza un capobranco, non possiamo affrontare il clan Guerrera.”
“Ce l’avete, il
capobranco!”
“Sei solo un
vampiro, non puoi capire...”
“Sono un vampiro
incazzato, Jack. Ora tu mi porti dal tuo branco ed insieme facciamo una visita
di cortesia ad Hayley che come ben saprai, sta
passando un momentaccio e ha bisogno della sua famiglia.”
“Jackson. Il mio
branco, come lo chiami tu, è passato sotto un nuovo capo, Oliver. Il traditore
si è alleato al clan Guerrera. Fine della storia.
Riferisci ai tuoi amici Originali che hanno chiuso con New Orleans.”
Lucidità e gioco di
squadra, mi ripeto, paziente. “Di cosa hai bisogno?”
Jackson allarga le
braccia. “Uomini, donne. Fedeltà e sincerità.”
“Se faccio questa
cosa per te, acconsentirai ad incontrare Hayley?”
Il ragazzo mi
guarda, dubbioso. “Conosci un branco di lupi mannari ansiosi di perdere a vita
in una battaglia che non li riguarda?”
“Conosco un sacco
di gente, Jack. Sono carina” mormoro sapendo finalmente cosa rispondere a
Caroline. “Sali in macchina, andiamo a fare una passeggiata.”