29/06/2014
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Sono a caccia a cavallo con i miei fratelli. Sono passati dieci anni da quando siamo re e regine. Ogni cosa è cambiata, ma è rimasta la stessa.
Ora siamo in piena primavera. La prima caccia della stagione! Corriamo per mezz’ora buona, finché non ci accorgiamo che Edmund ha rallentato.
Allora torniamo indietro, e lo raggiungiamo.
“Vieni, Ed?” gli chiedo.
“Stavo riprendendo fiato!” risponde lui, con noncuranza. E ti pareva.
“Di questo passo prenderemo giusto quello!” esclamo.
“Come aveva detto, Susan?” mi chiede Lucy, ridendo.
“Ragazze,” cerco di imitare la voce vanitosa di Edmund, “voi aspettate al castello, lo prendo da solo il cervo!”
Io, Peter e Lucy ridiamo. A un certo punto, Peter smette e scende da cavallo. “Che cos’è?” chiede.
Noialtri scendiamo e ci avviciniamo a Peter. Fissiamo uno strano palo nero che ha una gabbia di vetro in cima e una fiamma dentro. Mai visto. Da dove salta fuori? Non l’avevo mai notato finora! In effetti, non c’eravamo mai allontanati tanto dall’accampamento.
“Ha un’aria familiare” osserva Peter. Sono d’accordo. Io l’ho già visto.
“Come da un sogno” continua Lucy. “O dal sogno di un sogno… L’armadio guardaroba!” esclama infine.
Armadio guardaroba? Ma di che parla? Quale armadio? Senza dire niente, scappa verso un’altra direzione.
“Ci risiamo!” esclamo io, esasperata, correndole dietro. Fa sempre così, quando le vengono strane idee.
Noi la seguiamo di corsa e lei ci incita a seguirla. La raggiungiamo, scansando pini e rami, finché non ci troviamo davanti degli strani indumenti pelosi. Familiari anche quelli.
“Questi non sono rami!” grugnisce Peter, avanzando a fatica.
Ma tutto questo è già successo! Ho un déjà vu! Oh, mio Dio… Aspetta un attimo…
“Sono cappotti…” mormoro, procedendo in fila indiana con loro.
“Susan, mi stai pestando il piede!” mi urla a un certo punto Edmund da dietro.
E cominciamo a spingerci tutti a vicenda, mentre avanziamo oltre i cappotti. Immagini di momenti già vissuti cominciano a farsi strada nella mia mente, e si riordinano tutti. Uno dopo l’altro. Finché non sento qualcosa aprirsi bruscamente, e i miei fratelli cadono a terra davanti a me.
Io cado per ultima, e mi ritrovo in ginocchio su un pavimento di legno. Dietro di me c’è un armadio guardaroba aperto. Ora ricordo TUTTO.
Guardo i miei fratelli, e sono più giovani. E anch’io… sono una normalissima quindicenne inglese? Stiamo per cominciare tutti a fare domande, quando la porta si apre facendomi sobbalzare.
È il professor Kirke. Entra, con la nostra palla da baseball in mano e si ferma, guardandoci stupito.
“Oh!” esclama, avvicinandosi. “Eravate qua!” Ci guarda più da vicino, con uno sguardo curioso come quello di un bambino. “Che cosa ci facevate dentro l’armadio?” ci chiede.
Noi quattro ci guardiamo tutti. Glielo diciamo?
“Non ci crederebbe se glielo raccontassimo, signore” replica Peter, con un mezzo sorriso.
Già, non ci crederebbe sicuro!
Il professor Kirke tira la palla da baseball a Peter e mio fratello la prende al volo. Poi lo fissa. “Mettimi alla prova!”