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Autore: BebaTaylor    29/06/2014    0 recensioni
Shane ama Ellen, ma qualcosa — il destino, il fato, persone che credono di fare il meglio per lui — lo allontanano da lei. Ma sarà sempre il destino a fargli capire che lui ed Ellen sono destinati a trovarsi e ad amarsi, qualunque cosa accada. Perché...
«Siamo anime gemelle, tu e io.»
«Siamo destinati a stare insieme, qualunque cosa accada.»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Soulmates

2.
Pictures In My Head
*** When you gonna see me ***

Shane annuì lentamente, guardandosi attorno. Il corridoio dell'ospedale stava svanendo lasciando posto al camerino. «Stavo sognando...» mormorò. 

«Dobbiamo incontrare le ragazze del meet.» gli ricordò Kian. «Cosa stavi sognando?»

Shane annuì lentamente e si passò le mani sul viso. «Arrivo.» disse e si alzò in piedi. «Ricordo poco del sogno.» disse mentre prendeva una bottiglietta d'acqua. 

«Ricordo solo che ero rimasto sposato quasi dieci anni con Gillian.» esclamò e svitò il tappo.

Kian inarcò un sopracciglio. «Gillian come mia cugina?» chiese e sorrise, divertito da quell'eventualità.

Shane annuì e sorseggiò l'acqua direttamente dalla bottiglia, «Sì, proprio lei.» confermò e rise, «E stavo con lei anche se ero innamorato di un'altra...» continuò.

Kian scosse la testa. «Tu sposato?» domandò ridendo, «Dovrebbe nevicare in mille colori, prima che tu ti sposi.»

Shane annuì e posò la bottiglietta sul tavolo. «Eh, già.» disse, «Amo la vita da single.» esclamò e prese il pacchetto delle mentine, ne ingoiò una e si guardò allo specchio. «Sono perfetto.» disse con un sorriso. 

Mentre lui e Kian raggiungevano gli altri pensò alla sua vita: era un cantante — una delle tre voci principali dei Westlife, insieme a Mark e Brian — famoso in mezzo modo, aveva un sacco di ragazze che gli si buttavano ai piedi — gli sarebbe bastato schioccare le dita per avere una ragazza diversa ogni sera —, guadagnava un sacco di soldi e il loro secondo e — per ora — ultimo album “Coast to Coast” stava andando alla grande. Quella sera, 12 Marzo 2001, avrebbero cantato per la terza volta a Londra, alla Wembley Arena.

«Speriamo che siano carine.» esclamò Shane.

«Tu pensi sempre alle ragazze.» gli disse Nicky.

Shane rise, «Non è colpa mia se tu sei fidanzato dall'asilo!»  scherzò prima di dargli un'affettuosa pacca sulla schiena.

Louis li richiamò all'ordine e i cinque lo seguirono nella piccola sala dove avrebbero incontrato le fans, fatto autografi e posato per le foto. Da quello che ne sapeva Shane, dovevano incontrare venticinque ragazze, divise in cinque gruppi. Sperò che almeno una di loro fosse bella e che non balbettasse o urlasse davanti a loro.

I primi due gruppi entrarono e uscirono e nessuna delle ragazze attirò l'attenzione di Shane. Lui non cercava una donna per la vita — aveva solo ventidue anni, dopotutto — ma una per la notte sì. Entrò il terzo gruppo e Shane osservò con poco interesse le ragazze che si mettevano in fila, pensando che anche lì non c'era nessuno che attirasse la sua attenzione, ma poi incrociò lo sguardo della quinta ragazza del gruppo e il cuore mancò un battito mentre smetteva per un secondo di respirare.

La ragazza era, secondo lui, bellissima. La più alta del gruppo — comunque più bassa di lui —, con lunghi capelli biondo scuro, quasi castani, e grandi occhi verdi. Si muoveva leggiadra, come se fosse una modella o una ballerina, e aveva un sorriso che le illuminava il volto dai lineamenti sottili e delicati.

Shane si riscosse dalla sua semi-apatia e sorrise, in attesa che fosse il turno di quella ragazza.

«Sono Ellen.» disse lei quando fu il suo turno e Shane sorrise afferrando il pupazzo che lei gli porgeva e si sporse in avanti per baciarle le guance, inspirò piano il suo profumo — di fiori, frutta e qualcosa di dolce che non riuscì ad identificare — e pensò che era ancora più bella da vicino. Voleva conoscerla meglio, e sperò che insieme al pupazzo ci fosse un biglietto con un numero di telefono. Purtroppo il turno di Ellen finì e lei se ne andò, e Shane guardò dove aveva sistemato il pupazzo — un orso di pezza con un grande cuore rosso stretto fra le zampine — per prenderlo dopo e cercare quel benedetto numero perché era sicuro che Ellen l'avesse scritto.

«Non dirmi che ti sei innamorato!» lo prese in giro Mark.

Shane alzò gli occhi al cielo e guardò la porta aprirsi e il quarto gruppo entrare, nessuna bella ragazza — nessuna più bella di Ellen in ogni caso — e tornò a guardare Mark. «Non sono innamorato.» rispose, «È solo che quella ragazza è talmente bella...» mormorò. 

Mark lo guardò appena e sorrise. «Certo, come no.» ridacchiò, «Per me sei cotto.»

Shane non replicò e continuò a sorridere mentre la prima ragazza del gruppo si avvicinava.


«Shane ha una cotta! Shane ha una cotta! Shane ha una cotta!» cantilenò Brian mentre ritornavano nei camerini. 

Il diretto interessato lo ignorò e infilò il pupazzo nella sua borsa.

«Hai una cotta!» squittì Mark.

«Non ho una cotta.» replicò Shane, «Lei è... bellissima.» sospirò sedendosi.

Kian lo guardò con un sopracciglio alzato. «Per me hai una cotta.» disse, «Shane “io non mi innamoro di nessuno” Filan ha una cotta.» ridacchiò. «Aspetta che lo sappiano i giornali...»

Shane gli lanciò un'occhiataccia, «La volete finire?» sbottò per poi sbuffare rumorosamente. «Io non ho assolutamente e categoricamente una cotta per quella ragazza.» specificò, «Voglio conoscerla meglio... a letto.» disse e rise.

***

Shane guardò Mark uscire dalla stanza — dividevano la camera — e si alzò in piedi, attese un minuto e prese il pupazzo di Ellen e lo rigirò alla ricerca di un biglietto.

«Maledizione!» imprecò quando non trovò nessun pezzo di carta e strinse con forza il cuore, rilassò la mano quando sentì qualcosa di metallico contro il palmo. Sorrise e aprì la cerniera del cuore, infilò la mano e prese quella che gli sembrò una busta.

La tirò fuori e la osservò, era giallo chiaro. L'aprì e prese la lettera, dello stesso colore e la spiegò — era piegata a metà — e iniziò a leggerla con un sorriso e sorrise ancora di più quando si accorse che sul retro la ragazza aveva lasciato il suo numero di telefono. Prese il cellulare e lo compose, lo salvò e premette il tasto di chiamata.

«Pronto?» 

«Ellen Green?» chiese lui per sicurezza.

«Sì, sono io.» rispose lei, «Chi parla?»

«Shane Filan.»

Ellen rise, «Tom, non prendermi in giro!»

Shane fece una smorfia offesa, «Non sono Tom, sono Shane.» replicò, «Ieri sei venuta al meet, eri l'ultima del terzo gruppo, avevi dei jeans chiari e una maglietta azzurra a maniche lunghe, mi hai regalato un orsetto di pezza con un cuore rosso, la lettera era dentro di esso. È giallo chiaro, con una spiaggia e una palma nell'angolo in basso a destra, hai quasi ventun anni, abbiamo... nove mesi di differenza e sei nata e cresciuta a Londra.» disse guardando il foglio.

«Oh.» mormorò lei, «Oh! Cacchio!»

Shane rise. 

«Mi dispiace!» squittì lei, «Oddio, che figuraccia!» gemette.

«Non preoccuparti.» disse lui.

«È che i miei amici sono stupidi e mi fanno scherzi ancora più idioti.» spiegò lei. 

Shane sorrise, «Ne so qualcosa.» disse ripensando per un breve momento agli altri che avevano continuato a dirgli che aveva una cotta, «Comunque... sei libera adesso? Per un caffè?» propose.

Ellen si schiarì la voce. «Cosa?» strillò, «Sei... sicuro?» chiese.

Shane sorrise, «Sicurissimo.» rispose e guardò l'orologio, erano le otto e mezza. «Devo solo essere indietro per mezzogiorno.»

«Va benissimo!» cinguettò lei e Shane sorrise, i due si misero d'accordo e si salutarono.

Shane gettò il cellulare sul letto e corse a prepararsi.


Shane si sedette sulla panchina e si guardò attorno, era in anticipo di un paio di minuti. Sospirò e afferrò la rivista che qualcuno aveva dimenticato sulla panchina e iniziò a sfogliarla girando le pagine senza vederle fino a quando il suo sguardo non fu catturato da una pubblicità. Fissò lo sfondo rosa shocking e la ragazza che lo guardava ridendo dalla pagina, con un cappellino color carta da zucchero con una striscia di un tono più scuro calato in testa, i lunghi capelli castani che le incorniciavano il viso appena abbronzato mettendo in risalto gli occhi verdi. La mano sinistra era sul viso, le dita aperte, uno smalto diverso per ogni unghia.

Shane deglutì piano, continuando a fissare la pubblicità.

«Ciao! Sei qui da molto? Non volevo farti aspettare, quello stupido non la piantava di parlare...»

Shane alzò lo sguardo, incrociando quello divertito di Ellen, guardò la pubblicità e di nuovo Ellen.

«Ops! Beccata!» ridacchiò lei sedendosi accanto a lui.

«Sei tu?» domandò Shane, «Sei una modella?» chiese e si domandò perché una modella dovesse pagare un meet per incontrarlo, quando le sarebbe bastato andare in uno dei locali più famosi di Londra per trovarlo.

«Fotomodella.» lo corresse lei e sorrise,  «Niente d'importate, solo foto per smalti, rossetti, occhiali da sole e creme corpo...» spiegò.

Shane annuì lentamente, «Non pensavo che fossi famosa.» disse.

Ellen rise, «Non sono famosa!» esclamò guardando Shane e lui si perse per un'istante nei suoi occhi, «Qui vicino c'è una caffetteria, andiamo?» propose.

Shane annuì lentamente sentendosi stupido perché non riusciva a dire una parola. Si alzò e si schiarì la voce, «Da quanto tempo fai questo lavoro?» chiese.

«Due anni e qualche mese.» rispose Ellen fermandosi sul ciglio delle strisce pedonali, «Ecco, la caffetteria è lì.» disse e indicò un edificio all'angolo della strada.

Shane annuì e pensò che avrebbe voluto baciare quel braccio che Ellen gli aveva sventolato sotto al naso, per vedere se la pelle fosse così morbida come sembrava.

La caffetteria aveva di tavolini all'esterno, in un vicolo, e i due si sedettero e ordinarono due caffè.

«Dove abiti?» chiede Shane.

Ellen sorrise — un sorriso bellissimo, pensò Shane — e indicò il palazzo di cinque piani alle sue spalle. «Lì, nell'attico.»

Shane mise le mani in grembo, indeciso — per la prima volta — su cosa fare. «Vivi da sola?» 

Ellen scosse la testa. «No.» rispose, «Con i miei.» rispose, «Mio fratello Rob vive con la sua ragazza in fondo alla strada.»

Shane annuì nuovamente e si sentì stupido, era la prima volta che si sentiva così insicuro con una ragazza, così tanto da fare domande scontati e banali, così tanto insicuro da annuire solamente invece di ribattere con qualcosa d'intelligente. «Come mai non vivi da sola?» chiese e quando arrivò il cameriere lo ringraziò e strinse la tazza.

«Perché mi piace stare con la mia famiglia.» rispose lei e Shane sorrise — anche a lui piaceva stare con la sua famiglia — «E perché è bello quando torni alle tre di notte dopo un viaggio transoceanico trovare il tuo tramezzino preferito e del latte sul tavolo, e essere svegliate al mattino con la colazione al letto.»

Shane annuì e per una volta lo fece perché era d'accordo e non perché non sapesse cosa dire. «Hai ragione.» disse, «Dove sei stata di bello? Hai parlato di voli transoceanici.»

Ellen sorseggiò il suo caffè, «A New York.» rispose stringendo la tazza, «Per un paio di servizi per un catalogo di costumi da bagno...»

Shane portò la tazza alle labbra, nella sua mente si stava formando l'immagine di Ellen con addosso uno striminzito bikini colorato.

«Erano solo un paio di foto, alla fine, ma mi sono divertita.» finì Ellen.

Shane sorrise, «Bello.» commentò, «Dev'essere stata... una bella esperienza.» disse e respinse l'impulso di chiederle di quale catalogo si trattasse.

Ellen annuì, «Sì, bellissima.» confermò. 

Shane le stava per chiedere com'era la Grande Mela quando un fattorino, con uno scatolone in mano, si avvicinò a Ellen.

«La razione mensile.» disse il fattorino posando la scatola su una sedia libera, Ellen firmò la ricevuta e lo salutò.

«Reazione mensile?» chiese Shane senza accorgersi di aver parlato ad alta voce e che quello non era un solo pensiero.

«È il cibo per Cocco.» rispose lei.

«Cocco?»

«È il mio animaletto domestico.» spiegò Ellen, «Adorabile quanto rompi palle.»

Shane sorrise, più rilassato di prima e bevve un sorso di caffè prima di posare la tazza sul tavolo. «Bello.» commentò e si sentì un po' stupido — meno di prima, comunque —  e riprese in mano la tazza.

«Vuoi vederlo?» chiese lei e Shane quasi si strozzò con il caffè, «Tanto devo portare la scatola di sopra, non posso andare in giro con questa per mezzo quartiere.»

Shane si limitò ad annuire, incapace di dire qualcosa, alzò il braccio, fermò il cameriere e pagò, anche se Ellen insistette per offrire lei, finì il caffè in un sorso e aspettò che Ellen facesse altrettanto.

«Spero che non ti dia fastidio se entriamo dal retro.» commentò Ellen mentre cercava le chiavi nella borsa — impresa difficile con una scatola sotto a un braccio e una borsa che sembrava quella di Mary Poppins.

Shane le sorrise e le prese la scatola, «Nessun fastidio.» disse mentre Ellen trovava le chiavi. 

In due minuti furono davanti alla porta dall'appartamento di Ellen.

«Sai che se mi padre avesse detto di sì al trasferimento quando avevo tre anni a quest'ora vivrei a Sligo?» commentò Ellen mentre apriva la porta di casa.

Shane aprì la bocca per chiederle di essere più chiara quando si bloccò alla vista dell'enorme — almeno per lui — pappagallo che troneggiava nel salotto. Era bianco, con la punta delle ali e della coda marrone, con una spruzzata di giallo qua e là.

«Cocco vuole biscotto!»

«Lui è... Cocco?» balbettò il ragazzo mentre Ellen chiudeva la porta.

Lei gli sorrise e posò la scatola sul tavolino davanti al divano blu scuro, «Sì, lui è Cocco.»

«Biscotto!» gracchiò l'animale, «Biscotto!»

«Un attimo, brontolone.» esclamò Ellen, prese un paio di forbici dal cassetto del tavolino e aprì la scatola, rivelando diverse confezioni di cibo per il pappagallo. Andò verso l'animale e slegò la catenella che assicurava Cocco al trespolo.

«Lo... liberi?» chiese Shane.

«Sì.» rispose Ellen mentre Cocco volava sulla sua spalla, «Shane... hai paura?»

Lui inspirò a fondo, «Non è paura... è che... sono sorpreso, ecco.» rispose. «Pensavo a un gatto, un cane o un coniglietto...»

Ellen sorrise, «Cocco è buono.» disse e gli grattò la testa e il pappagallo sembrò gradire, «Ogni tanto è un po' rompi ma è adorabile.»

Shane si limitò ad annuire e fece un passo di lato quando Ellen si avvicinò a lui per prendere una confezione dalla scatola, l'aprì, scartò un biscotto e Cocco lo afferrò con il becco per poi volare sul suo trespolo.

«Non ti ha mai beccato?» domandò Shane osservando Cocco che mangiava. 

«No.» disse Ellen e sistemò la scatola in un mobile basso, «Nemmeno una volta. Cocco si diverte solo a rompere, chiedendo da mangiare.» rise, «Ogni tanto penso che un giorno mi troverò la protezione animale davanti alla porta, che mi accusa di tenere a stecchetto il povero Cocco.»

Shane rise, «Ho capito.» disse, «Ma spiegami meglio quello che mi stavi dicendo prima di tuo padre e del trasferimento.»

Ellen annuì, «Vuoi qualcosa? Acqua?» chiese.

«Sì, dell'acqua andrà benissimo.» rispose Shane e si sedette sul divano girandosi per guardare Cocco.

Il volatile lo fissò, aprì le ali e piegò la testa, prima da un lato e poi dall'altro. «Ho fame!» strillò, «Sono in ritardo! Ho fame!»

Ellen tornò in salotto con due bicchieri d'acqua, «In realtà quello che ha fame è mio padre, lo ripete sempre.» disse e fece una risatina.

«E tu sei quella in ritardo?» 

«No!» rispose lei, «Quella è mia madre.» spiegò e fece un respiro profondo. «Mio padre è direttore di banca. Quando avevo tre anni era il segretario o qualcosa del genere del vice direttore e gli avevano proposto di andare nella filiale di Sligo.» disse.

Shane annuì e sorseggiò l'acqua, «E perché non siete venuti?»

Ellen scrollò le spalle, «Perché sua madre ha smosso mari e monti, ha insistito così tanto che alla fine papà rifiutò, anche se lui le promise che avrebbe mandato me e Rob alla scuola cattolica.»

«Vuol dire che avresti frequentato la Summerhill?» gracchiò Shane.

Ellen annuì, «Probabilmente sì.» disse, «Papà poi si è vendicato: nonna pensava che avremmo frequentato la scuola cattolica che voleva lei, ma papà ci ha spedito in una scuola che era tutto tranne che cattolica.» ridacchiò.

Anche Shane rise e si fermò, posò il bicchiere sul tavolino accanto a quello di Ellen e la guardò, «Bhe... non ci siamo conosciuti quando eravamo piccoli, ma ci siamo conosciuti adesso.» disse, ritrovando la sua sicurezza.

Ellen lo fissò, sorpresa, e a Shane piacque quell'espressione stupita, gli occhi verdi sgranati e quello che sembrava un sorriso, «Ehm... sì.» gracchiò e Shane sorrise ancora di più, finalmente i ruoli su erano invertiti: ora era lui quello che parlava con sicurezza, senza balbettare o dire cose ovvie.

Shane si avvicinò ancora di più a lei e posò la mano sullo schienale del divano, le sorrise e la fissò, «Chissà, magari a quest'ora io e te staremmo insieme...» mormorò, la voce bassa e roca, e si piegò verso di lei, pronto per baciarla, quando un rumore, come un frullio d'ali, lo fece fermare. Shane si girò verso sinistra, per capire da dove venisse il rumore e per poco non urlò quando si ritrovò Cocco a meno di mezzo metro dalla faccia.

«Cocco!» esclamò Ellen, «Sei un guastafeste!» 

Il pappagallo volò sopra le loro teste e planò oltre il tavolino, sul morbido tappeto.

«Shane... stai bene? Sei pallido.» esclamò Ellen guardando il ragazzo.

Lui annuì lentamente e staccò gli occhi dal volatile e li posò sulla ragazza, «Me lo sono trovato davanti...» disse, «Mi ha fatto prendere un colpo.»

Ellen sorrise e gli sfiorò la testa, e Shane si bloccò nuovamente e la guardò, sorpreso, prima di sorriderle.

«Ciao! Sono Cocco!» trillò il pappagallo aprendo le ali e zampettando sul tappeto, «Sono in ritardo! Sono in ritardo!» 

Shane sorrise e fissò la mano di Ellen che si spostava dalla sua testa al bicchiere e lo portava alle labbra — né troppo grosse né troppo sottili — dall'apparenza morbida, e inspirò a fondo, lentamente.

«Come mi sta?» continuò Cocco, si fermò, ripiegò le ali e piegò la testa, prima da un lato poi dall'altro, «Come mi sta? Mi fa il culo grosso!»

Shane lo fissò e sorrise, poi rise. «Questa sei tu, vero?»

Ellen fece una smorfia offesa e scoppiò a ridere. «Sì, sono io.» disse e posò il bicchiere sul tavolino e fissò Cocco che li fissava. «Stupido pennuto.»

Shane la guardò e vide che sorrideva, nonostante l'insulto rivolto a Cocco, Ellen lo fissava con dolcezza, affetto — amore — e sorrise, finì la sua acqua, poi guardò l'orologio a cucù e sobbalzò, «Sono già le undici meno un quarto.» esclamò, sorpreso, non si era accorto che fosse passato così tanto tempo. «Devo andare.»

Ellen annuì e si alzò in piedi, «Ti accompagno di sotto.» disse, Cocco volò sopra la sua spalla e sorrise quando Shane fece un passo indietro; andò al trespolo e legò Cocco, tornò da Shane e prese le chiavi di casa.

Entrarono nell'ascensore, «È stato un piacere incontrarti.» disse Shane quando le porte si chiusero.

Ellen sorrise, «Anche per me.» disse, «Non pensavo che mi avresti chiamato.» ammise e arrossì appena e Shane pensò che fosse ancora più bella con le guance colorate di rosso. «Di sicuro saranno tante le fans che ti lasciano il numero, oltre che a lanciarti i reggiseni durante i concerti.»

Shane sorrise e la guardò, socchiudendo gli occhi per un'istante, prima di fare una risata divertita, «Diciamo che mi hai colpito.» disse.

Ellen lo guardò e sorrise mentre l'ascensore si fermava al piano terra.

«Ci vediamo, Ellen.» esclamò Shane sul portone, «Ti chiamo nei prossimi giorni.» disse e si sorprese — o forse no — nel constatare che era vero, che l'avrebbe richiamata appena avesse avuto cinque minuti liberi.

«Ciao, Shane.» disse lei, «Grazie per il caffè.»

Lui le sorrise e le posò la mano destra sul fianco, per poi posare anche l'altra sull'altro fianco e chinarsi appena, le baciò la guancia destra, inspirando il suo profumo, lo stesso del giorno prima. Strinse leggermente le mani mentre le baciava anche l'altra guancia, e sentì sotto alla dita la morbidezza della stoffa e il calore della sua pelle dove l'indumento si era alzato. «A presto.» le mormorò prima di sorridere nuovamente.

Anche Ellen sorrise, «A presto.» disse.

Shane le sorrise un'ultima volta, le sfiorò il viso con due dita, si voltò e se ne andò alla ricerca di un taxi.

***

«Shane ha una cotta!» strillò Brian.

Shane lo guardò appena e gli lanciò il tovagliolo di carta che aveva appena appallottolato e lo colpì. «Non ho una cotta.» sibilò.

«Io direi di sì.» replicò Nicky, «Sei andato a casa sua!» esclamò, «Dicci cosa avete fatto.» ordinò.

Shane sospirò, «Niente.» disse, «Non abbiamo fatto nulla.»

Mark, seduto accanto a lui lo fissò e inarcò un sopracciglio, «Niente di niente?» chiese, «Nemmeno un bacetto?»

Shane lo guardò appena e fissò quello che rimaneva della sua insalata. «Stavo per baciarla ma quello stupido di Cocco ha interrotto tutto quanto e mi ha fatto venire quasi un infarto.»

«Chi è Cocco?» chiese Kian.

«Il suo pappagallo.» rispose Shane. «Prima era sul suo trespolo, due minuti dopo era sulla spalliera del divano che mi fissava con i suoi occhietti neri... c'è mancato poco e mi sarei messo a strillare come una femminuccia.»

Kian rise, «Un pappagallo che rompe sul più bello... peggio di una madre!» scherzò.

«Non prendermi in giro!» sbottò Shane, «È enorme e mi fissava come se volesse staccarmi il naso con una beccata sola.»

Kian rise, «La tua cotta ha una guardia del corpo ed è un pennuto!» lo prese in giro e Shane fece una smorfia offesa.

«Ellen è una fotomodella.» disse Shane dopo qualche secondo. 

Mark si girò verso di lui. «Fotomodella?» ripeté, «Wow.» esclamò.

«Mi ha detto di essere stata a New York per un servizio fotografico per un catalogo di costumi da bagno.» sospirò Shane.

«Quale catalogo?» chiese Brian. «Sono curioso.» continuò e Shane gli lanciò un'occhiataccia e non rispose. «E dai, non tenerti le cose per te!» protestò Brian. «O forse sei... geloso?»

«Shane ha una cotta ed è geloso!» cantilenò Kian.

«Non sono geloso.» protestò il diretto interessato. «È che non so che catalogo abbia fatto.»

«E non potevi chiederglielo?» chiese Nicky, «Certe volte bisogna spiegarti tutto!»

Shane sbuffò, «Me ne sono dimenticato.» disse, «Sapete com'è, ero troppo preso a immaginarla con addosso solo uno striminzito bikini.» aggiunse e sorrise, ritrovando il suo solito sorriso.

«Bhe, a quanto ricordo la tua Ellen ha davvero un bel corpo.» disse Kian.

Shane annuì, «Già, un corpo bellissimo.» sospirò, «Aspetta...» mormorò guardando l'amico, «Ellen non è mia!» protestò, «Lei non mi piace, non nel senso che intendete voi!»

Gli altri quattro si guardarono per qualche secondo prima di sorridere, «Certo, la tua Ellen non ti piace...» disse Kian. «Allora perché sorridi come un'idiota?»

Shane sbuffò, «Non sto sorridendo come un'idiota!» protestò e sorrise.

***

Shane sorrise all'uomo ed entrò nel palazzo dove viveva Ellen. Erano passati tre mesi da quando era andato da lei, tre mesi in cui avevano parlato al telefono praticamente tutti i giorni, anche se non erano mai riusciti a vedersi per via dei reciproci impegni.

Entrò nell'ascensore e sospirò nervosamente mentre premeva il pulsante per l'ultimo piano. Alla fine avevano avuto ragione gli altri: Ellen gli piaceva e in quei tre mesi non aveva fatto il galletto con nessuna, sorprendendo gli altri — oltre che se stesso —, non era andato a letto con nessuna, aveva passato il tempo a pensare a Ellen.

Le porte dell'ascensore si aprirono e Shane respirò a fondo e uscì, fermandosi davanti alla porta di Ellen. Sospirò ancora e schiacciò il campanello e rimase in attesa, dicendosi che magari non c'era nessuno in casa e che, quell'idea, — di fare una sorpresa a Ellen — fosse stupida, soprattutto se lei non fosse stata in casa.

«Tu sei...»

Shane sobbalzò e alzò la testa, aprendo la bocca nel ritrovarsi davanti una versione più vecchia di Ellen — ma non meno affascinante — e ingoiò la saliva. «Io sono Shane. Shane Filan, sono un amico di Ellen... è in casa?» disse e si rese conto che doveva essere sembrato idiota. “Perfetto!” pensò. “Mi sto comportando come un idiota di fronte a sua madre!”

«Sei il cantante, vero?» chiese la donna e Shane annuì e per un attimo temette che la donna volesse mangiarlo, o fargli chissà cosa, lì, sulla soglia di casa.

«Buh!»

E Shane urlò, spostandosi verso destra, finendo contro lo stipite della porta e ansimò portandosi una mano al petto. Aprì gli occhi — non si era accorto di averli chiusi — e fissò Ellen che lo osservava con un sorriso divertito. «Mi hai... mi hai spaventato.» biascicò.

Ellen rise, «Hai fatto un salto.» disse, «Pensavo che avresti bucato il soffitto!» ridacchiò. «Dai, entra.» aggiunse e lo spinse mentre sua madre apriva completamente la porta.

Shane si ritrovò nel soggiorno e fissò Cocco che lo osservava, tranquillamente appollaiato sul suo trespolo.

«E tu chi sei?»

Shane sbiancò quando si ritrovò davanti quell'uomo che lo fissava con aria minacciosa. «Papà, lui è Shane, un mio amico.» lo presentò Ellen e Shane agitò la mano in segno di saluto.

«Andiamo, Trevor, siamo in ritardo.» disse la donna e il padre di Ellen sorrise, baciò la nuca della figlia, afferrò i due trolley e seguì la moglie fuori dall'appartamento.

Shane rimase fermo, imbambolato, mentre Ellen salutava i suoi genitori, e si sentì stupido: aveva fatto la figura dello scemo di fronte alla madre di Ellen, era sbiancato di fronte a suo padre e si era spaventato per un semplice “buh!”.

«Allora... come mai sei qui?»

Shane fissò Ellen e sorrise, «Siamo a Londra per finire di registrare l'album... ho pensato di farti una sorpresa.»

«Sono Cocco!» 

Ellen sorrise, «Porto queste in camera» disse indicando le borse che aveva abbandonato sul divano «e torno subito.»

Shane si limitò ad annuire e la guardò allontanarsi, incominciando a rilassarsi. Fu solo un secondo perché poi si bloccò quando sentì qualcosa posarsi sulla spalla destra.

Spostò appena la testa e vide Cocco, tremò appena e s'irrigidì, spaventato.

«Se ti mostri nervoso lui lo sente.»

«Non è facile non essere nervosi.» replicò Shane, «Vuole mangiarmi la faccia, lo so.»

Ellen rise e si avvicinò a lui e posò le mani sulle sue braccia. «Cocco non è cannibale.» rise, «Non mangia le persone.»

«Sei sicura?» chiese lui ed Ellen annuì prima di fare un passo indietro e alzare il braccio sinistro, Cocco volò sulla spalla di Ellen e Shane respirò dal sollievo e si concesse un sorriso.

«Cocco non fa del male a nessuno.» disse Ellen avvicinandosi al trespolo, «È solo curioso.» Cocco saltò sul trespolo, spiegò le ali ed emise uno strillo.

«Biscotto!» trillò.

Shane lo guardò e sorrise, «Allora... ti ho sorpreso?» chiese.

Ellen sorrise e annuì. «Sì.» rispose, «Molto.» aggiunse e si voltò, fissò Shane e fece due passi verso di lui. «Siedi.» gli disse indicando il divano, «Vuoi qualcosa?»

“Baciarti.” pensò, «Un caffè.» disse mentre si sedeva.

Ellen gli sorrise e sparì in cucina, Shane incominciò a rilassarsi da quando era entrato in quel palazzo; si girò per osservare Cocco e scoprì che il pappagallo lo stava fissando, distolse lo sguardo e scosse la testa mentre faceva vagare lo sguardo nel salotto arredato con cura. 

Ellen tornò dopo pochi minuti con un piccolo vassoio con le tazze e lo posò sul tavolino. «Non devi avere paura di Cocco.» disse mentre apriva la bustina di zucchero e Shane notò che era dello zucchero bianco, non un dolcificante. 

«Io non ho paura.» disse lui, «È che Cocco mi fissa come se volesse... mangiarmi.» esclamò e zuccherò il suo caffè.

Ellen rise e Shane la fissò sorpreso e quasi offeso. «Ti mangerebbe solo se fossi fatto di semi e biscotti.»

Shane si rilassò, «Forse hai ragione.» ammise, «Non sono abituato ai pappagalli, me la cavo di più con i cavalli, adoro cavalcare...» aggiunse e guardò Ellen e pensò di aver detto qualcosa di stupido o che lei avesse frainteso quel “cavalcare”, non che lui non desiderasse cavalcare con lei, ma non glielo avrebbe mai proposto in quel modo. «Hai paura dei cavalli?» chiese dopo aver preso due sorsi di caffè.

Ellen scosse la testa, troppo velocemente e Shane sorrise. «Non ho paura!» squittì, «Sono solo così... alti!» gemette e guardò Shane, sorrise e soffiò sul suo caffè. «Da piccola sono salita su un pony. Era davvero carino, marroncino chiaro con qualche macchiolina più scura qua e là. Per i primi venti minuti è andato tutto bene, poi lui ha deciso di fermarsi improvvisamente perché aveva visto dell'erba che non poteva non mangiare, così sono scivolata in avanti, sul suo collo, mentre lui faceva tranquillo il suo spuntino.» confessò fissando la sua tazza.

Shane sorrise, intenerito dal racconto di Ellen, «Un pony è basso.» disse, «Sei caduta?»

Ellen scosse la testa. «No.» sospirò, «Però sono rimasta lì in quella posizione per qualche minuto, perché i miei genitori stavano... ridendo.» ricordò, «Poi papà è venuto a salvarmi e mi ha tirato giù.» si fermò e guardò Shane, «Intanto quello stupido ingordo di un pony non aveva smesso di mangiare!»

Shane posò la tazza — aveva bevuto metà del contenuto — e posò la mano sulla spalla di Ellen. «Che pony maleducato!» esclamò sorridendo alla ragazza, «Bhe... vedila così: sarebbe stato peggio se fosse stato un cavallo, probabilmente saresti caduta e ti saresti fatta male.»

Ellen scoppiò a ridere, «Tu sai come si tirano su le persone, non è vero?»

Shane aprì la bocca per ribattere ma la richiuse e distese le labbra in un sorriso, spostò la mano dalla spalla sinistra a quella destra di Ellen. «Ma è la verità!» rise, riprese in mano la tazza e finì il suo caffè, la sua mano scivolò sulla seduta del divano quando Ellen si sporse in avanti per riprendere in mano il cucchiaino. Rimasero in silenzio mentre Ellen raschiava dalle pareti della tazza — in ceramica gialla — i rimasugli della panna e Shane la fissò, quasi affascinato, mentre Ellen infilava in bocca il cucchiaino e lo succhiava lentamente.

«Ehm... volevi anche tu la panna?» chiese lei girandosi improvvisamente verso Shane per poi posare la tazza con dentro il cucchiaino sul tavolino.

Lui la fissò per un istante come se non avesse capito le sue parole poi scosse la testa. «No.» rispose, «Grazie.» aggiunse e la osservò finire gli ultimi sorsi della bevanda, le posò di nuovo la mano sulla spalla e strinse leggermente senza smettere di guardarla e di sorridere. «Allora...» disse dopo qualche secondo di silenzio, «Piaciuta la sorpresa?» le domandò senza staccare lo sguardo dal suo.

Ellen annuì e sorrise, «Molto.» soffiò sporgendosi appena verso di lui. Anche Shane sorrise, alzò la mano sinistra e le sfiorò il viso prima di baciarla.

Ellen lo sorprese stringendosi a lui e reclinandosi, finendo sdraiata sul divano. Shane sorrise mentre spostava le labbra sulla gola di Ellen e si sdraiò su di lei, per poi tornare sulle sue labbra, infilando le mani sotto la maglietta di Ellen, che inarcò la schiena spingendosi ancora di più verso di lui.

Shane sospirò di piacere mentre baciava le labbra — che erano morbide come aveva sempre pensato — e che sapevano di caffè, panna e zucchero, e pensò con quel poco di lucidità che gli era rimasta, che fosse tutto perfetto. Si staccò dalle labbra di Ellen e si spinse in ginocchio, afferrò il bordo della maglia e se la tolse, gettandola sul pavimento e guardò Ellen, pronto a baciarla nuovamente quando si fermò, sentendosi osservato, e si girò verso la spalliera del divano, ritrovandosi faccia a faccia con Cocco, che emise uno strilletto prima di spiegare le ali.

«Cocco!» sbuffò Ellen e si mise seduta, fissando per un istante il torace di Shane, «Guastafeste.» disse.

«Mi farà venire un infarto.» borbottò e osservò Ellen alzarsi e pensò che il momento se ne era andato.

«Puoi controllare se ho chiuso la porta?» domandò Ellen, «Per favore.»

Shane annuì e si alzò in piedi e andò a controllare la porta, che era chiusa, e si limitò ad agganciare la catenella; si girò e vide Ellen che sistemava Cocco sul trespolo per poi legargli la zampina alla catenella, riempì la mangiatoia con i semi e un biscotto fatto a pezzi. Si riavvicinò al divano e afferrò la maglietta, pronto per indossarla.

«Vieni.» disse Ellen avvicinandosi a lui con il braccio destro steso verso di lui e un sorriso sul volto, Shane le prese la mano e la seguì, sentendosi un pochino confuso ma, quando entrò nella stanza di Ellen sorrise e gettò la maglietta — l'aveva ancora in mano — e seguì la ragazza vicino al letto e la guardò. 

«Allora...» soffiò Shane stringendo i fianchi di Ellen e sporgendosi verso di lei.

«Allora...» mormorò lei chiudendo gli occhi. Shane sorrise e si piegò verso di lei, prima di stringerla e baciarla sulle labbra, e la spinse verso il letto per poi spingerla a sdraiarsi. 

Shane le baciò a lungo le labbra mentre l'accarezzava e gemeva sentendo le mani di Ellen sul torace, scese a baciarle il collo e alzandole la maglietta per poterle accarezzare la pancia piatta, «Ellen... non hai idea di quanto tu mi piaccia.» le  mormorò mordicchiandole l'orecchio.

Ellen sorrise con gli occhi chiusi, «Oh lo posso immaginare...» mormorò spingendo il bacino verso quello di Shane e gemette. Lui sorrise e riprese a baciarla prima di levare la maglia e chinarsi per baciarle i seni e pensare che era tutto perfetto.

***

«Non puoi dire che lei non ti piaccia.» disse Kian fissando Shane, per poi sorridere alla cameriera che gli mise davanti il piatto con la bistecca.

Shane lo guardò e sorrise. «Infatti non lo nego.» esclamò, «Ellen mi piace e pure tanto.» ammise lasciando gli altri di stucco.

«Cosa avete fatto oggi?» chiese Nicky spezzando in due un pezzo di pane e sorrise guardando Shane, «Sei diventato rosso!» esclamò divertito, «La seconda volta che la vedi e ci vai a letto...» lo prese in giro, «Sei proprio cotto, di solito non aspetti così tanto!»

Shane non replicò e infilzò due foglie d'insalata, «Grazie, Nicky.» borbottò, «Mi stai facendo passare come se fossi un maniaco malato di sesso!»

Nicky guardò Mark e ridacchiò, «Malato di sesso no, anche perché sei rimasto per ben tre lunghi mesi a stecchetto... però ti piace sul serio se per tutti questi mesi non sei andato con nessun'altra!» osservò.

Shane non disse nulla per qualche istante, anche perché stava masticando, poi bevve un sorso di birra e inspirò a fondo. «Sì, okay, va bene, avete vinto: Ellen mi piace tantissimo, fin dalla prima volta che l'ho vista, e mi sembrava brutto andare a letto con un'altra mentre pensavo a lei.» ammise. «Ed ora... la volete smettere di parlare di me ed Ellen?»

Mark ridacchiò, «Sei già passato al “io e lei”?» lo prese in giro.

«Shane è innamorato!» esclamò Brian.

Shane alzò gli occhi al cielo e sbuffò, lanciò una breve occhiata agli altri — che si stavano divertendo un mondo a prenderlo in giro — e riprese a mangiare decidendo di non dire più nulla su lui ed Ellen.

***

Shane spalancò le braccia e abbracciò Ellen, stringendola forte e respirando il suo profumo, «Mi sei mancata.» le sussurrò baciandole la guancia. 

«Anche tu.» mormorò lei e alzò il viso sorridente per guardarlo e gli sfiorò la guancia, per poi baciare le labbra del ragazzo.

Mancavano due settimane a Natale e i due non si erano visti per dieci giorni, giorni in cui Shane non aveva fatto altro che dire a chiunque — Nicky, Brian, Mark, Kian e ai suoi genitori — quanto gli mancasse Ellen mentre lei aveva sospirato davanti a Cocco quanto volesse che Shane fosse lì. 

«Vieni.» le disse risistemandosi il berretto sulla testa, afferrò il trolley di Ellen e, tenendosi per mano, uscirono dall'aeroporto a qualche chilometro da Strandhill, e rimasero in silenzio mentre arrivarono alla macchina. Shane avrebbe voluto solamente baciarla e stringerla a sé senza pensare a nessun'altra cosa ma, ovviamente, non poteva farlo nel parcheggio del piccolo aeroporto, non se non voleva rischiare di essere su tutti i giornali il mattino dopo. Così si limitò a mettere la valigia di Ellen nel bagagliaio e a salire in macchina dove la baciò ancora, prima di mettere in moto, diretto a casa.


Shane si sedette sul letto e osservò Ellen che indossava una felpa grigio perla e le sorrise quando la testa di lei spuntò, «Sei bellissima.» le disse.

«Ho su solo una felpa.» rise lei e tirò fuori i capelli, si sedette accanto a Shane e lo guardò. «Io sono pronta.» mormorò spingendosi verso di lui e scoccandogli un bacio sulla guancia. «Cosa facciamo?» 

«O andiamo a farci un giro o ci prendiamo una cioccolata calda al ristorante.» rispose lui, «Oppure, ancora meglio, ce ne stiamo qui...» sussurrò prima di baciarle il collo, scostò i capelli e lo baciò nuovamente.

«Non è che poi tua madre entra?» chiese lei e chiuse gli occhi, Shane mormorò un “no” fra un bacio e l'altro, «Magari uno dei tuoi fratelli...»

Shane sospirò e si staccò da lei, «Hai ragione.» disse e le baciò velocemente le labbra. «Cosa vuoi fare?» chiese sorridendo.

«Direi che la cioccolata va benissimo.» esclamò Ellen e Shane sorrise, si alzò in piedi e le tese la mano. Ellen si alzò e si sistemò la felpa, lisciandola sui fianchi, afferrò la borsetta prima che Shane la trascinasse, ridendo, fuori dalla stanza.


Mae posò due tazze di cioccolata calda davanti a Shane ed Ellen — liscia per lui, con panna montata per lei — insieme a un piattino di biscotti fatti in casa — la donna sorrise e tornò dietro al bancone, lasciando i due giovani da soli.

Ellen strinse il cucchiaino e prese un ciuffo di panna e lo mangiò, poi fissò Shane e gli sorrise. «È buona.» disse prima di prendere altra panna.

«Devi dirlo a mamma, non a me.» disse Shane e sorrise girando il cucchiaino nel liquido scuro; Ellen non disse nulla, si limitò a prendere altra panna, allungare un braccio e imboccare Shane che rimase sorpreso per un istante poi sorrise e mangiò la panna, per poi ridere e pulirsi il labbro superiore con la mano. Prese un po' di cioccolata e allungò il braccio verso Ellen.

«Oh, chi si vede!»

Shane si bloccò, il braccio fermo e la mano a pochi centimetri dalle labbra di Ellen, i due si girarono trovandosi davanti Gillian.

«Cosa ci fai qui?» gracchiò Shane ritirando il braccio, lasciando Ellen con la bocca semi aperta.

Gillian scrollò le spalle e gettò la borsa sul tavolo, si sedette accanto a Shane e lo guardò. «Sono venuta a trovarti, Shax.» disse, «Sei sempre bellissimo.» cinguettò guardandolo, sorridendo e sbattendo le ciglia.

Ellen la fissò e tossicchiò, richiamando l'attenzione di Gillian e Shane.

«E tu chi sei?» le domandò l'altra.

«Ellen Green.» rispose, “Quella che appare sui giornali per un buon motivo, non perché va in giro a dire di essere uscita con Shane per qualche settimana!” pensò e le venne voglia di dirlo, ma le bastò guardare Shane per rimanere zitta.

«Lei è la mia ragazza.» disse Shane, «Credevo che la conoscessi di già.» aggiunse, «Eravamo sulla copertina di “Ok!” del mese scorso.»

Gillian sospirò con fare teatrale, poi posò i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani. «Credevo che fosse solo una roba da una botta e via!»

Ellen strinse il cucchiaino con forza e fissò Shane, con il desiderio di prendere la tazza e rovesciarne il contenuto in testa a Gillian ma quella cioccolata era troppo buona per farlo.

«Di dove sei?» le chiese Gillian. 

«Londra.» rispose Ellen e sorseggiò la cioccolata e lanciò un'occhiataccia a Shane che la guardò prima di sussurrarle un “Scusami”. Lei gli sorrise — lo sapeva che non era colpa sua — e continuò a mangiare la cioccolata.

«Cosa ti porto?» domandò Mae — e Shane capì che avrebbe voluto buttarla fuori dal Carlton Cafè con un calcio nel sedere.

«Un caffè senza zucchero.» rispose Gillian. «Sai, non voglio ingrassare.» aggiunse guardando brevemente Ellen. Mae non disse nulla limitandosi ad andare a preparare quello che aveva ordinato Gillian.

«Allora... Ellen, cosa fai nella vita?» le chiese Gillian.

Ellen prese i rimasugli della cioccolata con il cucchiaino e la guardò, «Fotomodella.» rispose, «Ho appena firmato un contratto per una linea di cosmetici,» disse e la guardò, «iniziamo gli scatti a gennaio.» finì e sorrise omettendo di dire che era una linea nuova di cosmetici e per questo mezza sconosciuta se non totalmente.

Gillian la guardò corrucciando le sopracciglia. «Ah.» commentò, poi guardò Shane, «Allora... sei libero questa sera?» chiese.

«C'è Ellen, ceniamo in famiglia.» 

Gillian sobbalzò e si girò mentre Mae posava la tazza di caffè davanti a lei. «E tu non sei invitata.» continuò prima di andarsene.

«Che peccato...» borbottò Ellen e alzò lo sguardo su Shane che le sorrise. 

Gillian trangugiò il caffè e se ne andò dopo aver messo sul tavolo qualche moneta per pagare quello che aveva preso.

«Credo che si sia offesa.» disse Shane.

«Ti dispiace?»

«No!» rispose lui e rise, allungò un braccio sul tavolo e strinse la mano di Ellen. «Andiamo a fare una passeggiata?» propose ed Ellen sorrise e annuì.


Shane s'infilò sotto le coperte, spense la luce e si strinse a Ellen, le baciò la pelle dietro l'orecchio. «Vorrei che tu fossi qui a Natale.» sussurrò e le sfiorò le braccia, inspirando il suo profumo.

«Lo vorrei anche io.» disse lei, «Ma se lo faccio i miei non mi parleranno più.» sospirò chiudendo gli occhi e stringendo le mani di Shane, lui non replicò e rimase in silenzio,  guardando il suo profilo e pensando quanto fosse fortunato ad aver trovato Ellen.

«Sposami.» sussurrò Shane e per un secondo fu sorpreso della sua proposta ma poi sorrise.

«Cosa?» fece Ellen girandosi fra le sue braccia.

Shane sorrise e la fissò anche se la luce era spenta — c'erano solo i led della tv e del videoregistratore che rischiaravano la stanza —  e la vide sorridere. «Sposiamoci.» disse e le sfiorò il viso.

«E dove staremo?» chiese lei toccandogli il collo.

«Qui a Sligo.» rispose, «O a Londra.» 

«E Cocco?» chiese lei ridacchiando.

Shane chiuse gli occhi, «Starà con noi, se vuoi.» rispose. Quel pennuto non aveva perso l'abitudine di fissarlo e farlo spaventare, ma Ellen gli voleva bene e lui avrebbe chiuso un occhio. 

«Sligo va benissimo.» disse lei e Shane sorrise, felice. «Tanto la mia agenzia ha una sede anche a Dublino.»

Shane la baciò, felice, e la strinse mentre sorrideva e faceva scivolare le mani sotto la canotta di Ellen. «Direi che è perfetto.» sussurrò baciandola sotto l'orecchio, «Magari potremmo fare una cena a Londra con i nostri genitori e dirglielo.» propose. 

«Perfetto.» disse e sorrise accarezzandolo sulla schiena. «Non vedo l'ora.»

***

Ellen sbuffò e si piegò in avanti per raccogliere il cucchiaino che Ryan aveva fatto cadere, le sue dita avevano appena stretto il manico azzurro quando un urletto e un qualcosa che le si rovesciava in testa la fecero sobbalzare. Drizzò la schiena e afferrò un tovagliolo per pulirsi.

«Ryan no!» strillò Cocco.

«Dovevi dirlo prima, non dopo!» esclamò lei e guardò suo figlio di sette mesi che la fissava con un sorriso furbo. «Se scopro chi ti ha insegnato a rovesciarmi le cose in testa, giuro che...»

«Che cosa?»

Ellen si girò e fissò Shane, «Che lo prendo a calci.» rispose. «E prenderò anche te a calci se non pulisci e gli dai la mela grattugiata mentre io vado a farmi una doccia veloce. Questa roba è appiccicosa!»

Shane le baciò una guancia e rise, divertito, poi prese la vaschetta della mela e l'aprì mentre Ellen si allontanava. Si erano sposati nell'estate del 2004, subito dopo la fine del Turnaround Tour, e Ryan era nato il 4 marzo 2006. Lui si sarebbe sposato anche prima, ma Ellen aveva ricevuto la proposta per lavorare tre settimane a New York e lui non aveva voluto che lei ci rinunciasse, dopo era stato lui ad essere impegnato, con la registrazione del cd, servizi fotografici, interviste, promozioni varie e i tour. Ma alla fine ci erano riusciti e si erano sposati e avevano avuto un bel bambino, con i lineamenti di Shane e gli stessi occhi verdi di Ellen.

Imboccò il piccolo e gli aveva dato l'ultimo cucchiaio quando Ellen ritornò. «Ma ha mangiato?» chiese Shane, «Credo che voglia mangiare anche me.»

«Mi ha versato la pappa in testa, non l'aveva ancora finita, per questo ha ancora fame.» disse lei e prese una spugna dal lavandino e iniziò a pulire la sedia.

Shane non disse nulla e allungò al bambino un grissino.

«Biscotto!» esclamò Cocco saltando da uno schienale di una sedia all'altro, Ellen si avvicinò a lui e il volatile saltò sul suo braccio. 

«Controlla le pizze, devono essere pronte.» disse lei, «Io vado a portare Cocco sul suo trespolo.» 

Shane si limitò ad annuire, si alzò, gettò i cucchiaini e il piattino nel lavandino, la confezione della mela nella pattumiera e aprì lo sportello del forno.

Cinque minuti dopo, mentre Cocca sgranocchiava il suo biscotto e Ryan spandeva in giro pezzetti di grissino, Shane ed Ellen iniziarono a mangiare.

«Tuo figlio sta riempiendo di briciole il pavimento.» disse Ellen tagliando una fetta di pizza. 

«Dopo pulisco.» esclamò Shane. «E poi perché è mio figlio quando combina disastri?» chiese con un sorriso e afferrò un pezzo di wusterl che era caduto.

«Perché anche tu da piccolo combinavi disastri.» rispose Ellen e sorrise, «E anche se vuoi che iniziamo a darci da fare per dare a Ryan una sorellina o un fratellino.»

Shane non replicò e sorrise, «Come vuoi.» disse e sorrise prima d'infilare in bocca un pezzo di pizza.


«Aveva perso il ciuccio.» sbadigliò Shane sedendosi sul letto, «Adesso dorme di nuovo.» aggiunse e si sdraiò tirandosi la coperta sulle spalle.

«Mmh.» fece Ellen e Shane l'abbracciò, scoprendo con piacere che non si era rivestita, fece scendere la mano lungo il fianco e sfiorò il bordo delle mutandine.

«Ti amo, Ellie.» sussurrò Shane baciandole la guancia. 

«Ti amo anche io.» mormorò lei e strinse la mano del marito. «Ti amo ancora di più quando ti alzi e vai da Ryan.»

Shane non disse nulla e si strinse a lei, sorrise e chiuse gli occhi, stringendosi a lei, pensando a quanto fosse stato fortunato ad aver trovato Ellen. 



E anche il secondo capitolo è andato! E visto che sono più di settemila parole — 7697 secondo Open Office — direi che ho fatto bene a dividerla in capitoli.
Se non ci avete capito nulla non preoccupatevi, credo che sia normale. Per capire il senso di questa storia dovrete aspettare il capitolo cinque. Comunque, alcune cose presenti nel capitolo scorso sono presenti anche in questo, tipo Cocco, che io adoro, fra l'altro xD
Questo capitolo è abbastanza "puccioso", in realtà non doveva essere così, quando Shane propone a Ellen di vivere a Sligo lei doveva lamentarsi che sarebbe stata lontana dalla sua agenzia. Ci doveva essere un litigio. Ma dato che il capitolo scorso è stato "pesante" e lo sarà anche il prossimo, ho deciso i personaggi hanno deciso di fare diversamente.
Ho trovato il soprannome che Gillian usa con Shane, “Shax” in alcune fanfiction inglesi, alternato a Shay, che è quello che preferisco.
come il capitolo scorso, l'ultima frase - quella in corsivo - è riferita al prossimo capitolo che posterò appena l'avrò sistemato. Ho altre storie che hanno la precedenza!

   
 
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