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Autore: BebaTaylor    16/07/2014    0 recensioni
Shane ama Ellen, ma qualcosa — il destino, il fato, persone che credono di fare il meglio per lui — lo allontanano da lei. Ma sarà sempre il destino a fargli capire che lui ed Ellen sono destinati a trovarsi e ad amarsi, qualunque cosa accada. Perché...
«Siamo anime gemelle, tu e io.»
«Siamo destinati a stare insieme, qualunque cosa accada.»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Soulmates

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3.
Obvious
*** I'll say it in a love song ***

Shane non disse nulla e si strinse a lei, sorrise e chiuse gli occhi, stringendosi a lei, pensando a quanto fosse stato fortunato ad aver trovato Ellen.

La conosceva da quasi vent'anni ed era la sua migliore amica da quando l'aveva conosciuta. Le baciò una guancia e sorrise prima di fare un passo indietro e guardarla ancora, «Ti trovo bene.» le disse, «Hai tagliato i capelli?» le domandò scostandole il ciuffo dalla fronte.

Lei sorrise e annuì, «Sì, li ho accorciati un pochino.» rispose, «Solo un paio di centimetri. Li ho scalati.» spiegò, «Come sto?» 

«Bene.» disse lui e sorrise e lo fece anche lei. «Ti fa il viso più magro.» 

Ellen lo guardò e fece un passo indietro, incrociò le braccia al petto e tornò a sedersi al tavolo del ristorante dei genitori di Shane. «Sei uno stronzo, lo sai?» borbottò.

Shane sorrise e scosse la testa, sedendosi di fronte a lei. «Te la prendi sempre.» disse e sorrise divertito dalla reazione di Ellen. «Lo sai che scherzo.»

«Non è divertente dire a una ragazza che è grassa.» replicò lei, «Soprattutto se fa un lavoro come il mio.» 

Shane alzò gli occhi al cielo, «Dai, Ellie, lo sai che mi diverto a punzecchiarti.» disse, «E sai anche che non penso che tu sia grassa.»

«Smettila di tormentare Ellen!»

Shane abbassò istintivamente la testa quando sentì la voce della madre, «Scusa, mamma.» mormorò.

«Gli altri sono arrivati.» disse lei, «Adesso vi preparo il pranzo.» aggiunse Mae e si voltò.

«Sei sempre il solito, ti fai riprendere ancora da tua madre!» esclamò Ellen e fece una risatina.

Shane la fissò e notò qualcosa negli occhi di lei, come un velo di tristezza. «Ellie... stai bene?» domandò e le prese le mani, stringendole e guardandola negli occhi; capì di aver ragione quando lei abbassò il viso per rialzarlo dopo un secondo.

«Sto bene, Shane.» rispose Ellen, «Non preoccuparti.»

Shane annuì e sorrise anche se un qualcosa gli diceva che Ellen non gli stava dicendo tutta la verità, poi pensò che Ellen era una ragazza, che magari aveva mal di pancia e si rilassò, dicendosi e convincendosi che non ci fosse nulla che non andasse in lei.

Cinque minuti dopo arrivarono anche Mark e Kian e Mae portò loro hamburger e patatine.

I quattro chiacchierarono e Shane smise di preoccuparsi, Ellen lo guardava e gli sorrideva ed era felice, e lui era contento di essere tornato a casa — non che gli dispiacesse essere una pop star — dalla sua famiglia e, sopratutto, da Ellen. Lui le voleva bene — più di quanto fosse disposto ammettere con gli altri — e le mancava terribilmente quando erano lontani; fortunatamente lei poteva raggiungerlo ogni tanto e passavano più tempo possibile insieme, e ora avrebbero passato insieme quasi tre settimane insieme e Shane non poteva desiderare di meglio.

Mae portò loro i dolci, delle zuppe inglesi.

«Mangia piano.» disse Shane guardando Ellen, «Ti stai abbuffando.» fece notare.

Ellen alzò gli occhi al cielo e sbuffò prima d'infilarsi in bocca un altro pezzo di dolce. «Non mi sto abbuffando.» replicò e mangiò ancora, quasi con foga, notò Shane.

«Guarda che se mangi così rischi di diventare grassa.» esclamò lui.

Ellen lo fissò, lasciò il cucchiaino sul piatto e si pulì la bocca con il tovagliolo. «Cosa hai detto?»

«Se t'ingozzi diventi grassa.» rispose Shane e fissò sorpreso Ellen che si alzava e gli passava accanto. «Ellen! Aspetta!» la chiamò, «Ho detto qualcosa di brutto?» chiese guardando Kian e Mark.

«Le hai detto che diventerà grassa.» rispose Mark, «Non è la cosa più carina da dire a una ragazza.»

«Ma io mi preoccupo per lei!» ribatté Shane, «È una fotomodella, non può ingrassare.» aggiunse guardando Ellen che parlava con sua madre. Si avvicinò a loro ma Ellen lo vide e se ne andò, uscendo dal locale. 

«Cosa le hai detto?» 

«Niente!» disse Shane a sua madre, «Le ho solo detto di non ingozzarsi perché poi ingrassa... l'ho fatto per lei, deve andare in America per quel servizio...» la voce sfumò quando si accorse dello sguardo della madre. «Cosa c'è?» pigolò.

«Non l'hanno presa.» rispose Mae, «L'hanno scartata dicendole che doveva perdere almeno due chili e hanno scelto un'altra ragazza al suo posto.»

Shane si sentì un idiota totale, un cretino insensibile. «Non lo sapevo.» mormorò, «Perché non me lo ha detto?» domandò, più a se stesso che a sua madre. Respirò a fondo e guardò fuori dalla vetrata. Ellen stava raggiungendo la sua auto. Uscì dal locale, ignorò qualcuno che lo stava chiamando e raggiunse Ellen un attimo prima che lei chiudesse la portiera. 

«Scusami! Perdonami, Ellie, sono un idiota.» le disse e fece forza, bloccando la portiera evitando che lei la  chiudesse.

«Vai via, Shane.» disse lei afferrando la maniglia della portiera con due mani e tirando. «Lasciami.»

«No.» esclamò lui, «Ti prego, Ellie, ascoltami: non lo sapevo di New York! Non volevo offenderti! Scusami, scusami, scusami. Sono un idiota totale.»

Ellen lo fissò e sospirò abbassando la testa, spostò di scatto la mano e pizzicò quella di Shane poco sopra il polso. Il ragazzo tolse la mano e la guardò, capendo che era inutile insistere.

«Mi dispiace, Ellie.» sussurrò e fece un passo indietro, respirò a fondo e la guardò andarsene. Tornò nel ristorante dei suoi genitori e si sedette accanto a Kian.

«Allora... cos'hai combinato questa volta?» gli chiese Kian.

Shane sospirò, sentendosi sempre più stupido, «Non l'hanno scelta per New York.» disse, «Hanno preferito una più magra. E io le ho detto che rischiava d'ingrassare! Quanto posso essere idiota?» 

«Bhe... non lo sapevi.» disse Mark finendo la sua zuppa inglese, guardò quella che aveva avanzato Ellen, la prese e iniziò a mangiare. «Anche se potevi evitare di dirle che poteva ingrassare, eh.»

Shane annuì piano. «Lo so.» mormorò, «Ma io mi preoccupavo per lei...»

«Lasciala stare per adesso.» disse Kian, «Poi vai da lei con un bel mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini, le dici quanto le vuoi bene e che sei il più grande coglione della terra.»

Shane annuì e finì il suo dolce, in silenzio, senza guastarlo veramente, sentendosi sempre più in colpa per aver offeso Ellen anche se quella era l'ultima cosa che voleva.

«Allora.. quando hai intenzione di dirlo a Ellen?» chiese Kian.

«Dirle cosa?» sospirò Shane.

«Dire a Ellen che tu la...» Kian si fermò e guardò Mark che gli aveva appena tirato un calcio sotto al tavolo e lo guardava. «Dire a Ellen che sei uno stupido e che le chiedi scusa.» disse e lanciò un'occhiataccia a Mark che, invece, sorrideva con l'aria innocente.

Shane parve non accorgersi dello scambio di sguardi degli altri due, «Fra un paio d'ore.» rispose Shane, «Voglio che si calmi un pochino.»

«Perfetto.» disse Kian, «Devi dirle tutto quanto.» aggiunse e spostò le gambe per evitare un altro calcio da parte di Mark, «Parlale con il cuore in mano.»

Shane annuì. «Sì, lo farò.» disse, anche se non era sicuro che le avrebbe detto proprio tutto quanto.


Shane inspirò a fondo e riaprì gli occhi, bussò alla porta e attese.

«Cosa vuoi? Insultarmi?»

Shane fissò Ellen e respirò a fondo. «Volevo... voglio chiederti scusa.» disse e le porse la torta alla crema cotta — l'aveva fatta Mae apposta per Ellen — e una composizione floreale — lavanda e rose, i fiori preferiti di Ellen — «Mi dispiace, Ellie.» esclamò mentre Ellen prendeva la torta e i fiori. «Sono stato... un coglione.» disse.

Ellen lo fissò a lungo e Shane temette che gli sbattesse la porta in faccia, «Entra.» disse. Shane sorrise e la seguì nella piccola cucina.

«Perché non me l'hai detto?» domandò. «Siamo migliori amici, avresti dovuto dirmelo.»

Ellen scrollò le spalle, «Non volevo annoiarti.» rispose e sistemò la composizione floreale in un vaso. «A te le cose vanno bene, non volevo intristirti.»

Shane sospirò, «Non devi pensarle nemmeno, queste cose.» le disse e l'aiutò a scartare la torta. «Se c'è qualcosa che non va voglio che tu me lo dica.»

Ellen annuì e aprì pensili e cassetti, prese due piattini, un coltello e due forchettine; posò tutto sul tavolo e inspirò a fondo. «Va bene.» disse, «Non volevo sembrare una fallita ai tuoi occhi.»

Shane la fissò, sorpreso e anche un pochino furioso, guardò Ellen che tagliava due fette di torta e le metteva nei piattini. «Tu non sei una fallita.» le disse. «Certe stronzate... non devi pensarle neanche.» esclamò e si alzò, prese due bicchieri e li riempì con del latte. «Tu non mi hai mai deluso.» mormorò sfiorandole la testa, «Ricordalo.» sussurrò baciandole la fronte.  

Ellen annuì e sorrise, prese i piattini e andò in salotto seguita da Shane, posò i piattini sul tavolino e si sedette. «È che ci tenevo così tanto ad andare a New York.» sospirò infilzando la forchettina nel dolce.

Shane non disse nulla e prese un sorso di latte. «Lo so.» disse dopo qualche secondo. «Ci andremo insieme, appena avremo un po' di tempo libero.» aggiunse sorridendo e guardando Ellen. Lei gli regalò un sorriso e lui si sentì felice, come ogni volta che Ellen gli sorrideva.

«Grazie.» disse lei, «Sai sempre come farmi sentire meglio.» aggiunse.

«Scusami ancora per prima.» esclamò lui, «Sono un coglione.»

Ellen sorrise e mangiò un pezzo di torta. «Eh, già.» disse, «Ogni tanto ti dimentichi di collegare la lingua al cervello.»

Shane annuì, «Ogni tanto capita.» rise e guardò la ragazza, «Ellie... hai lo zucchero a velo su tutta la faccia.» disse e le sfiorò una guancia con la mano.

Ellen rimase bloccata, sorpresa, «Oh.» fece, «Vado a prendere un tovagliolo.» disse e si alzò in piedi e Shane la guardò andare in cucina e sorrise pensando a quanto fosse bella e speciale per lui. 

Shane sospirò e pensò che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle tutto quanto e si diede dello stupido. Ellen era bella, dolce, gentile... perfetta e presto avrebbe trovato qualcuno con cui stare e lui l'avrebbe persa, forse per sempre. Si passò una mano sul viso e sorrise quando Ellen ritornò e si sedette accanto a lui.

«Andiamo via, un paio di giorni, solo io e te.» le propose d'impulso.

Ellen lo guardò sorpresa e bevve un sorso di latte, «Dove vorresti andare?»

Shane scrollò le spalle, «Dove vuoi.» rispose e le sfiorò i capelli, le baciò una guancia che sapeva ancora di zucchero e sorrise. 

Lei sorrise, «Così su due piedi non saprei cosa dirti.» esclamò, «Devo pensarci.»

Shane annuì. «Va benissimo.» disse, «Intanto domani possiamo andare a fare una passeggiata sulla spiaggia.» propose.

Ellen annuì, «Va bene.» esclamò, «Che hai? Perché mi guardi così?»

Shane sorrise, «Perché non riesco a capire come tu faccia a spargerti in quel modo lo zucchero su tutta la faccia.» rispose e afferrò il tovagliolo, posò la mano sinistra sul viso di Ellen e iniziò a pulirla, ripetendosi di non tremare, di non dire nulla, di non far trasparire niente. Le pulì la guancia sinistra e la tempia, si bloccò quando scese alle labbra. «Ecco.» borbottò e posò il tovagliolo sul tavolino.

Ellen sorrise, «Grazie.» disse e lui annuì piano e sorrise per poi concentrarsi sulla fetta di torta. 

Shane non disse nulla e mangiò, stringendo la forchetta e impedendo alla sua mano di tremare nonostante non fosse la prima volta che sfiorava il viso di Ellen. Ma da quando aveva quella consapevolezza tutto era diverso. Inspirò a fondo e bevve un sorso di latte, sentendo ancora sotto le dita la sensazione del calore e della morbidezza della pelle di Ellen, il suo respiro caldo sulla mano...

«Stai bene?» chiese Ellen, «Hai la faccia bianca e rossa...»

«Sto bene.» disse, «Non preoccuparti.», Shane sorrise e scompigliò i capelli di Ellen che rise, Shane si sentì più tranquillo sapendo che lei non aveva capito nulla.

***

Shane fremette mentre l'auto si avvicinava a casa sua. Era stato lontano per più di tre mesi e non vedeva l'ora di rivedere i suoi famigliari e, soprattutto, Ellen. Gli era mancata da impazzire, il non averla potuta avere tutta per sé per più di un'ora lo aveva quasi fatto diventare matto. L'auto si fermò e lui scese e corse in casa, voleva farsi una doccia, cambiarsi e correre da Ellen.

Salutò i suoi genitori con baci e abbracci, «Mi cambio e vado da Ellen.» esclamò, felice.

«Lei lo sa che stai andando o è una sorpresa?» gli chiese sua madre.

«È una sorpresa!» rispose lui, «Spero solo che sia a casa!» disse, baciò la guancia della donna e corse in camera sua, non facendo caso allo sguardo preoccupato di Mae.

Mezz'ora dopo Shane era davanti a casa di Ellen e suonò il campanello, impaziente. 

«Ehi, Shane.» esclamò Robert, il fratello di lei.

«Ciao, Rob.» disse Shane, «Ellie è in casa? Sono appena tornato e volevo farle una sorpresa.

Robert aprì la bocca e la richiuse. «Non c'è, mi dispiace.» rispose, «Lei è... uscita.» spiegò.

Dal viso di Shane sparì il sorriso, «Ah, capisco.» disse deluso, «È fuori con Emily e Sarah?» chiese, perché in quel caso sapeva dove trovarla.

Robert lo fissò per un istante, quasi fosse incerto su cosa dire. «No.» rispose, «Non so con chi è uscita, non me l'ha detto.»

Shane annuì e si sentì deluso. «Ah, ho capito.» disse, «Bhe... grazie lo stesso, passerò più tardi, magari.» esclamò e si voltò e se ne andò, senza aggiungere una parola. Stancamente salì in auto e tornò verso casa sua. Ci teneva tanto a rivedere Ellen e invece...

Girò per qualche ora per le strade di Sligo, ma di Ellen non c'era nessuna traccia. Sospirò e, mentre posteggiava l'auto davanti a casa, pensò che forse era meglio se le avesse mandato un messaggio per farle sapere che era tornato, invitandola quella sera a bere un caffè al ristorante. Lui avrebbe voluto invitarla a cena ma sua madre gli aveva fatto notare che era appena tornato e che lo aveva visto solo per pochi minuti.

“Ehi Shane, bentornato! Certo che ci sono! Devo anche dirti una cosa importantissima! Allora ci vediamo stasera!”

Shane sorrise nel leggere il messaggio di Ellen e si rilassò, chiedendosi cosa dovesse dirgli. Pensò che magari era un qualcosa legato al suo lavoro, sicuramente era un qualcosa di allegro.


Shane fissò Mark, seduto davanti a lui. «Cosa intendi dire?» domandò. 

L'altro scrollò le spalle, «Intendevo dire che...» si bloccò e bevve due sorsi di birra, «Intendevo dire che magari Ellen non vuole parlare di lavoro...» disse, «Insomma, non c'è solo quello nella sua vita.»

Shane annuì piano e sorrise, «Sì, giusto.» esclamò, sentendosi più rilassato. Ellen doveva dirgli una cosa molto importante, che magari non riguardava il lavoro, magari riguardava altro, magari lui... Shane sorrise a quella prospettiva. Guardò Mark che aveva smesso di bere birra e mangiare patatine e fisso i suoi occhi azzurri che fissavano qualcosa dietro di lui, voltò la testa e sentì la testa girare alla vista di Ellen che avanzava con un ragazzo, alto, con la pelle che ricordava il caramello, lunghi capelli neri e grandi occhi scuri. Ringraziò che fosse seduto perché altrimenti sarebbe di sicuro caduto a terra dallo shock.

Era quella la notizia importante? Forse sì, ma per lui non era per niente bella.

«Ciao ragazzi!» esclamò Ellen, «Lui è Jarod!» cinguettò stringendo il braccio del ragazzo che l'accompagnava.

Shane lo fissò e deglutì la saliva prima di biascicare un “ciao” poco convinto. Mark, Kian e Shane si presentarono e Jarod ed Ellen si sedettero accanto a Mark.

Shane fissò Ellen che sorrideva felice al ragazzo, guardandolo sbattendo le ciglia. Inspirò a fondo e sorseggiò la birra, chiedendosi se quel pomeriggio lei fosse uscita con lui e cosa avessero fatto in quel caso.

Ogni volta che Ellen sorrideva a Jarod Shane si sentiva morire, perché a lui non aveva mai regalato uno di quei sorrisi e, quando Jarod posò un braccio sulle spalle di Ellen si trattenne a stento dall'alzarsi in piedi e dargli un pugno.

Aveva immaginato in modo diverso il suo ritorno a casa e di sicuro non si sarebbe aspettato che Ellen gli presentasse il suo ragazzo!


«Ma l'avete visto?» sbraitò Shane rivolgendosi a Mark e Kian, «Cosa ci avrà visto Ellie in quel tizio?»

Gli altri due si scambiarono un'occhiata, «Sicuramente gli piace, altrimenti non ci uscirebbe.» disse Mark, «E sicuramente deve essere un pochino importante se ce lo ha presentato.»

Shane lo guardò male, «È solo uno stupido!» abbaiò, «La farà soffrire, lo so.» disse, «Anzi, spero che lo faccia, così Ellie si accorgerà che è uno stronzo!» esclamò e strinse il bicchiere di birra, «Così io la consolerò e tornerà tutto come prima.»

«Ehm... Shane, non è carino augurare a Ellen di soffrire solo perché a te lui non piace.» esclamò Kian, «Perché se Ellen lo venisse a sapere s'incazzerebbe con te, e allora non la consoleresti.»

Shane incrociò le braccia al petto, «Cos'è, vi sta simpatico? Che razza di amici siete?» gridò.

Mark sospirò, «Shane, lo conosciamo appena, ma Ellen sembra felice con lui e a me va bene.» disse e alzò una mano per far capire a Shane di tacere, «Se lui la farà soffrire non ci saremo ma da qui a dire che speriamo che lui la faccia soffrire ce ne passa!»

Shane sbuffò, «Voi non capite.»

Kian guardò brevemente Mark, «Non puoi pretendere che lei rimanga single a vita, eh.» disse, «Dovresti essere felice per lei, perché se continui a essere così ostile con lui, Ellen si allontanerà da te.»

«Io ci tengo a lei.» disse Shane, «Io...» sospirò e abbassò la testa, «Io non voglio che stia con lui e con nessun altro.» ammise.

«Bhe... se non le dici nulla di quello che provi per lei...» esclamò Mark e Kian lo fissò, sorpreso. «Tira fuori le palle e dille che sei innamorato di lei, che sono stufo di vederti con quell'aria da cane bastonato!»

Shane lo guardò e spalancò gli occhi, «Come...» sussurrò.

Mark sbuffò, «Come lo so?» chiese e Shane annuì, «Non è difficile da capire, eh. Parli sempre di lei, sono mesi che non commenti il culo o le tette di una, mesi che piagnucoli di quanto ti manca... non sono, non siamo, scemi, è chiarissimo che sei innamorato di Ellen.»

Shane sospirò, «Non posso dirglielo, rischierei di perderla per sempre.»

Gli altri due rimasero in silenzio. «Non la perderai.» disse Kian, «Se ti comporti da scemo, facendo lo stronzo con Jarod... allora sì che la perderai.»

Shane sospirò e annuì, «Lo so.» mormorò, «Ma io lo odio e non posso farci nulla.»

***

Shane gettò il telefono sul letto e si passo una mano sugli occhi. Da quando era a casa aveva passato poco tempo solo — quasi niente, in realtà — con Ellen che era sempre impegnata con Jarod. Shane sentì l'impulso irresistibile di prenderlo a calci e rimandarlo a Londra a suon di sberle. Sospirò e decise di uscire e andare da Ellen, fregandosene se lei gli aveva detto che era impegnata con Jarod. Lei era la sua migliore amica e lui avrebbe fatto di tutto per non perderla.

Venti minuti dopo bussò alla porta di Ellen. 

«Shane... ti avevo detto che stavo con Jarod oggi, visto che parte dopo domani.» disse lei quando aprì la porta. 

«Io torno a Londra fra tre giorni.» esclamò Shane più duramente di quanto volesse, «Se abbiamo passato tre ore insieme, da soli, è tanto.» disse.

«Shane... lui è...»

«Il tuo ragazzo, lo so, non ricordarmelo.» esclamò lui, «Però io sono il tuo migliore amico e mi stai praticamente ignorando da quando sono tornato!» gridò stringendo le mani a pugno, «Non puoi abbandonarmi solo perché adesso stai con quello lì!»

«Si chiama Jarod.» replicò Ellen. «Ed è il mio ragazzo e io lo amo.»

Shane chiuse un attimo gli occhi a quella rivelazione. «Però mi stai mettendo da parte...» mormorò, «La mamma di Mark ti ha invitato a pranzo, prima le hai detto di sì, poi di perché Jarod sarebbe stato in imbarazzo... ci è rimasta male, lo sai? Anche Mark.» disse, «Stai ignorando tutto e tutti solo perché c'è lui!»

«Shane, non fare così, quando sarà andato via passeremo del tempo insieme, lo prometto!» esclamò Ellen e prese le mani di Shane.

Lui le fissò per qualche secondo, «Un giorno solo?» domandò ironicamente e fece un passo indietro, «Non sono un ripiego, Ellie!» disse, «Non puoi venire da me quando quello lì non c'è!» gridò, «Non puoi fare così... perché?»

«Perché adesso c'è lui, Shane.» rispose lei e gli sorrise.

Shane scosse la testa. «È più importante di me? Del tuo migliore amico?»

Ellen annuì e Shane sentì il suo cuore spezzarsi e indietreggiò quando lei tentò di prendergli di nuovo le mani. 

«Ti prometto che passeremo tutto il Giovedì insieme, lo giuro!» disse, «Ma Jarod è il mio ragazzo, non posso ignorarlo solo perché tu vuoi passare un po' di tempo con me.»

Shane la guardò chiedendosi dove fosse finita la “sua” Ellie, perché quella che aveva davanti non era la stessa persona che aveva visto prima del World of our own tour. Inspirò a fondo e incrociò le braccia al petto. «Non ho bisogno di te se vado bene solo quando Jarod non c'è.» disse, «Quindi... giovedì non ci sarò, non per te, almeno.» continuò a dire sentendosi male per quello che stava dicendo e per quello che aveva detto Ellen, «Regala i tuoi ritagli di tempo a qualcun altro, non a me. Se devo supplicarti per stare con te non lo farò. Sei... sei la mia migliore amica, Ellie, e lo sarai per sempre, ma evidentemente non è la stessa cosa per te. Quindi... se è non riesci a staccarti dal lui nemmeno per un paio d'ore... puoi fare a meno di chiamarmi.» disse.

«Shane! Non fare così, per favore!» esclamò Ellen, «Adesso dico a Jarod che esco con te!»

Shane scosse la testa. «Ti ho detto che non voglio i tuoi ritagli di tempo!» gridò, «Devi uscire con me perché lo vuoi, non perché te lo chiedo! Se devi fare così... è meglio se non mi chiami più!» aggiunse e si voltò, percorrendo a grandi passi la distanza che lo separava dalla sua auto. Una volta che  fu in macchina guardò Ellen e la vide ferma che lo guardava, poi lei avanzò di un paio di passi e lui mise in moto e partì, mentre Ellen raggiungeva la strada gridando il suo nome.


«Che cosa hai fatto?» gridò Mark, «Oh, Shane, sei proprio stupido alcune volte!» disse e si sedette sul letto.

«Le ho solo detto la verità.» replicò Shane affondando la testa nel cuscino, «Da quando siamo tornati l'avremo vista sì e no tre volte!» disse, «Anche tu ci stai male, lo so!» aggiunse girandosi sulla schiena.

Mark annuì, «Sì.» ammise, «Ma non ti pare di aver esagerato? Le hai detto di non farsi più sentire!»

«Magari è quello che serve a Ellen per capire che non può fare così.» disse Kian, «Anche Fenella ci è rimasta male perché dovevano andare a fare shopping e poi Ellen ha cambiato idea.» aggiunse e sospirò sedendosi sulla poltroncina ai piedi del letto, «È la prima volta che fa così.»

Shane sospirò, «Lo so.» disse, «Andiamo a berci qualcosa.» aggiunse e si alzò in piedi.

Dieci minuti dopo erano nel ristorante, al solito tavolo, con tre birre davanti a loro.

«Lo odio!» sputò Shane, «Quel coglione stronzo.»

«Che cazzo hai detto alla mia Ellie?»

Shane, Kian e Mark fissarono Jarod, non si erano accorti che era arrivato, troppo presi a sparlare di lui.

«Niente.» rispose Shane, «Solo la verità.» disse, «Da quando sei qui ha passato più tempo con te che con la sua famiglia o i suoi amici...»

Shane non finì la frase e balzò indietro quando Jarod lo colpì con un pugno, «Chi cazzo se ne frega di voi? Lei è la mia ragazza, non la vostra!»

Shane lo fissò e si massaggiò la guancia dolorante, «Noi siamo i suoi amici e la consociamo meglio di te, stupido imbecille!» sibilò, «Credi che sarebbe contenta di sapere che mi hai dato un pugno?»

Jarod sorrise, «Forse no, ma sono io che la consolo, adesso. Voi non servite più» rispose e si piegò verso Shane, «E sono io quello che va a letto con lei...» sussurrò nell'orecchio del ragazzo.

Mark afferrò Shane, impedendogli di alzarsi e colpire Jarod. «Lascialo stare, è solo un gran coglione.» esclamò. Shane annuì e inspirò a fondo e si calmò o cercò di farlo, perché quello che gli aveva sussurrato Jarod lo aveva fatto infuriare e sentire inutile. Ellen stava con Jarod, lui era più importate di qualsiasi cosa.

E poteva baciare Ellen ogni volta che voleva.

***

Shane inspirò a fondo e sorrise quando Ellen aprì la porta. «Sono solo passato per un saluto.» disse, «Parto domani mattina alle sette.»

Ellen annuì, «Ho capito.» mormorò, «Vuoi entrare?» chiese aprendo completamente la porta.

Shane la fissò con il desiderio di entrare ma sapendo che non poteva tirarsi indietro, aveva deciso di essere un po' distaccato. «Io... no, grazie.» rispose, «Devo finire di preparare le ultime cose.»

Ellen abbassò la testa e Shane si trattenne dal dirle che aveva cambiato idea. «Nemmeno cinque minuti? Ci facciamo un caffè.»

Shane la guardò e notò gli occhi umidi, deciso a dirle di sì, poi si ricordò di quello che era successo un paio di giorni prima. «Non posso.» disse.

«Shane... per favore.» pigolò lei, «Solo cinque minuti! Per favore!» supplicò.

Shane sospirò. «Solo cinque minuti.» acconsentì, «Ho molte cose da fare.»

Ellen sospirò e sorrise, «Va bene.» disse. Shane la seguì in casa pentendosi di essere stato brusco con lei. In pochi minuti il caffè fu pronto, come se Ellen lo avesse preparato, quasi sapesse che Shane stava arrivando e lui si sentì quasi in colpa.

«Mi dispiace averti ignorato.» esclamò Ellen.

Shane annuì e sorseggiò il caffè, «Lo spero.» disse, «Non mi hai praticamente guardato...»

Ellen abbassò la testa. «Scusa.» mormorò, «Mi dispiace... ma Jarod è il mio ragazzo e stava qui, non potevo ignorarlo...»

«Quando stavo con Gillian il tempo per te lo trovavo sempre, anche a costo di litigare con lei!» esclamò lui, «Avresti potuto lasciarlo due ore con Rob e stare con me!»

«Shane... non torniamo su questo discorso...»

«Invece sì che ci torno.» disse lui, «Io sono sempre corso da te quando mi chiamavi, tu invece... neppure due minuti hai trovato.»

«Shane...» pigolò Ellen, «Per favore! Ti ho già chiesto scusa!»

«L'ho sentito.» disse lui, «Però... Ellen, io ho litigato più volte con Gillian perché tu mi avevi chiamato dicendomi che mi volevi vedere! Io l'ho fatto per te! Perché sei la mia migliore amica! Tu, invece...» si fermò e guardo Ellen, «Tu non l'hai fatto. E quelle due volte che ci siamo visti hai passato metà del tempo al telefono con lui o a scambiarvi messaggi! Io ero lì e tu mi hai ignorato!»

«Shane, non fare così!» disse lei, «Scusami, mi sono comportata male! Perdonami, per favore!»

Shane la guardò e pensò che l'avrebbe perdonata, poi il telefono suonò e lei andò a rispondere.

«Ciao Jarod!» cinguettò Ellen, «Puoi richiamarmi fra cinque minuti? No? E va bene, aspetta un secondo.» posò la mano sul ricevitore e guardò Shane, «Non ci metto tanto, due minuti.» disse.

Shane posò la tazza sul tavolo e si alzò in piedi. «Vedi? Ho ragione, ormai non conto più nulla.»

«Solo due minuti!» gridò Ellen, «È Jarod!»

«Ellen! Io sono qui! Parla con me!» esclamò Shane sentendo che sarebbe scoppiato a piangere da un momento all'altro.

«Due minuti.» disse Ellen, Shane la guardò e sospirò.

«No, Ellen.» esclamò e se ne andò. In macchina posò le mani sul volante e lo strinse con forza, ingoiando il groppo che aveva in gola. Infilò la chiave e fece per girarla quando la portiera si aprì ed Ellen gli si buttò contro.

«Scusa, scusa!» 

Shane la scostò, «Hai litigato con lui?» domandò.

Lei scosse la testa, «No! Doveva solo dirmi che ha prenotato una vacanza per la prima settimana di luglio, a New York.»

«Dovevamo andarci insieme.» replicò Shane, «Perché fai così?» esclamò, «Ellen, non ti riconosco più!»

«Jarod è il mio ragazzo!» gridò Ellen, «È normale che vada in vacanza con lui!» 

«Avevamo deciso che ci saremmo andati insieme!» replicò Shane. 

«Non è colpa mia!» ribatté lei, «Lui vuole andarci e me lo ha proposto!»

Shane inspirò a fondo e si passò una mano sul  viso. «Avevamo deciso che ci saremmo andati insieme!»

«Andremo lì anche noi! Lo giuro!»

«Certo!» esclamò Shane e fece una risata, «Io, te e Jarod l'onnipresente!»

«Shane! Non fare così!»

«E come dovrei fare?» disse lui, «Mi ignori, non mi parli, lui c'è anche se non è presente fisicamente... cosa dovrei fare, secondo te? Sono stufo, Ellen! Stufo di doverti dividere!»

«Mi stai chiedendo di scegliere fra te e lui?» pigolò Ellen inginocchiandosi accanto all'auto.

Shane scosse la testa, «Non ti sto chiedendo di scegliere!» rispose, «Ti sto solo dicendo che non puoi passare del tempo con me solo se lui non c'è e passarlo tutto al telefono con lui!»

«Scusa.»

«Le scuse non servono più, Ellen. Ho aspettato troppo.»

«Ellie...»

«Cosa?» fece Shane.

«Mi stai chiamando Ellen.» pigolò lei, «Mi hai sempre chiamato Ellie...»

Shane sospirò, «Ti chiamerò in quel modo quando rivedrò quella che era la mia migliore amica.» disse, «Adesso sei Ellen.»

«Non fare così, per favore!» esclamò lei, «Ti ho chiesto scusa! Rientra, per favore!»

Shane sospirò, «Va bene.» disse e scese dall'auto e arrivarono in silenzio alla porta, il cellulare di Ellen squillò e lei lo tirò fuori dalla tasca dei jeans.

«Non rispondere.» esclamò Shane leggendo il nome di Jarod sul display.

«Devo rispondere.»

«Lo hai sentito due minuti fa!» urlò Shane, «Se vuoi parlare con me spegni quel cazzo di cellulare!»

Ellen fissò lui e il cellulare, «Non posso, Shane. Si preoccupa se non rispondo.»

«Gli mandi un messaggio e gli dici che sei impegnata!» gridò lui, «Cazzo, Ellen, non puoi fare così!» esclamò e guardò il dito di Ellen spostarsi sul tastino verde. Il cellulare smise di squillare per riprendere dopo pochi secondi. «Sai cosa ti dico?» disse Shane, «Che non sei tu a dover scegliere, ma io.»

«Cosa?»

«Me ne vado.» spiegò lui, «Me ne vado e quando Jarod ti farà soffrire... io non ci sarò.» disse, «Non ci sarò in nessun caso.» aggiunse e si voltò, tornando alla macchina e salì, partendo senza guardarsi indietro.

***

Shane sospirò, «Non la chiamo.» disse, «Se vuole lo fa lei!» aggiunse, erano passati quasi cinque mesi dall'ultima volta che aveva visto Ellen. Mesi in cui lui non l'aveva chiamata e lei non si era fatta sentire.

«Le manchi.» replicò Mark.

«Si vede.» disse Shane, «Infatti mi chiama ogni due minuti.» aggiunse, «Se ci tiene così tanto come dice... perché non si fa sentire?» chiese e Mark non rispose. «Lo vedi? Ho ragione io! Sei tu che la chiami, perché se aspettassi lei... diventeresti vecchio!»

«Ehm... ma quello non è l'Imbecille?» chiese Kian e indicò un ragazzo che baciava una ragazza tenendola stretta in un abbraccio.

«Oh, cazzo, sì!» rispose Mark, «È Jarod!»

Shane sorrise — aveva avuto ragione, Jarod avrebbe fatto soffrire Ellen — e prese la telecamera dalle mani di Nicky che protestò appena — aveva appena messo una nuova cassetta —  e filmò la coppietta.

«Cosa fai?» chiese Kian. 

«Li sto riprendendo.» rispose Shane, «E abbassa la voce, non voglio che ci veda!»

«Perché lo stai facendo?» chiese ancora Kian.

Shane sospirò e riprese Jarod e la sconosciuta che si allontanavano dal bar dell'hotel, «Mi procuro le prove che Jarod è uno stronzo traditore.»

«E come pensi di farle avere a Ellen? Le mandi il filmato per posta?» domandò Nicky. «Infili la cassettina nella buca delle lettere con un post-it con scritto “Guardami”?»

Shane sorrise e spense la video camera. «Non sarebbe una pessima idea.» esclamò. «Ellen deve sapere che sta con uno stronzo che le mette le corna!»

«Potresti dirglielo, eh.» fece Mark.

Shane sospirò, «Certo, come no.» replicò, «Ciao, Ellen, sono quasi sei mesi che non ci vediamo. Come stai? Io bene. Ah, prima che me ne dimentichi: ho visto Jarod esplorare con la lingua l'esofago di una.»

disse, «Come minimo mi prende a sberle.»

«Magari ti crede.» esclamò Nicky.

«Magari no.» replicò Shane e inspirò a fondo, «Devo pensare a come dirglielo.»

***

Shane sospirò e guardò la  borsa con la  video camera che aveva posato sul sedile del passeggero; aveva visto Jarod più volte mentre era a Londra, sempre in compagnia della stessa ragazza e lui lo aveva filmato quasi ogni volta, quasi mezz'ora di prove che Jarod non era il ragazzo perfetto che Ellen credeva. Afferrò la borsa e scese dall'auto. Bussò alla porta di Ellen e attese.

«Shane.» 

«Ciao, Ellen.» disse lui e cercò di sorridere, «Sono passato per un saluto... e per dirti una cosa.»

Ellen annuì, «Entra.» esclamò e aprì la porta per farlo entrare. Lui la seguì in cucina chiedendosi, ancora una volta, come avrebbe fatto a dirle di Jarod. «Vuoi un caffè?» chiede lei e Shane annuì.

Ellen gli sorrise. «Allora... come vanno le cose?» domandò mentre accendeva la macchina del caffè.

«Bene.» rispose lui, «Fra poco inizia il tour... verrai, vero?» 

«Penso di sì...» 

Shane si sedette e non disse nulla. «Tu come stai?»

Ellen alzò le spalle, «Bene.» rispose. Bevvero il caffè in silenzio e Shane si chiese perché fossero arrivati a quel punto, avevano sempre parlato molto e, invece, in quel momento erano in silenzio. Un silenzio che a Shane non piaceva per nulla.

«Devo dirti una cosa.» esclamò Shane, «Sai... quando ero a Londra ho visto Jarod.»

«Oh, non mi ha detto nulla.»

«Lui non mi ha visto.» disse lui e respirò a fondo, «Era in compagnia di un'altra. Si baciavano. Li ho visti, anzi, io, Kian, Mark, Nicky e Brian lo abbiamo visto diverse volte in compagnia di quella.»

«Perché mi dici questo?» pigolò lei, «Perché dici queste cose cattive? Lui non lo farebbe mai!»

Shane sospirò, «Non dico cose cattive.» disse, «È la verità!» esclamò e aprì la borsa, prese la cassettina e la spinse verso di lei. «Qui ci sono le prove.»

Lei scosse la testa, «Non ti credo.» disse, «Sarà uno che gli somiglia! E poi quando eri a Londra lui era a Parigi per un servizio!»

«Ti ha mentito, Ellen.» replicò Shane, «Era lui, ed era a Londra, non a Parigi! Ti tradisce!»

Ellen scosse ancora la testa, «Non è vero!» gridò, «Lui mi ama e non lo farebbe mai!»

Shane le prese le mani, Ellen cercò di divincolarsi ma lui le strinse più forte. «Lui non ti ama.» le disse dolcemente, «E mi dispiace sul serio, perché tu non meriti questo. Tu meriti più di uno che ti tradisce.» aggiunse e la fissò, «Guardala, guarda il video, Ellie. Non ti sto raccontando una bugia. Non avrei voluto farlo ma devi sapere la verità. Lo devi lasciare perché lui non merita una persona meravigliosa come te.»

Ellen riuscì a liberarsi della presa di Shane, «Non ti credo!» gridò, «Tu odi Jarod, lo so! Quanto hai pagato quella tizia per baciare uno che assomiglia a Jarod? Eh? Sei uno stronzo!»

Shane sospirò, «Non ho pagato nessuno, Ellie.» disse, «Non lo avrei mai fatto! Siamo amici, ci conosciamo da così tanto tempo... credimi, Ellie, lui ti tradisce!»

Lei scosse ancora la testa. «Vattene!» strillò, «Vai via! Vattene! Perché mi dici tutte queste cose orribili? Ti odio! Vattene! Sparisci!» gridò colpendo Shane con le mani,

«Non ti sto mentendo!» disse lui cercando di prenderle le mani, «Credimi, Ellie!»

Lei lo colpì ancora e gli diede uno schiaffo, «Perché fai così? Perché mi odi?»

«Io non ti odio! Io... io...»

«Sì, invece! Mi odi e odi Jarod! Vattene! Perché mi fai questo?»

Shane sospirò, «Perché non te ne accorgi?» pigolò.

«Accorgermi di cosa?» chiede lei, «Io so solo che mi odi, se mi dici tutte queste cose cattive sul mio ragazzo!» gridò e riprese a colpirlo sul torace e sulle braccia. «Vai via! Non ti voglio più vedere! Sparisci per sempre!»

Shane scosse la testa e strizzò gli occhi e sentì le lacrime scivolargli lungo le guance, «Non ti accorgi dell'ovvio.» disse, «Non ti accorgi di nulla.» pianse, «Io non ti odio Ellie, anzi, è il contrario! Io ti amo! Ti amo Ellie! Più di quanto tu possa immaginare!»

Ellen spalancò gli occhi. «Tu cosa...»

Shane aprì la bocca, rendendosi conto di quello che aveva appena confessato. «Non volevo dirtelo così!» si difese, «Ellie... per favore, credimi!»

Lei scosse la testa, afferrò la cassetta e gliela lanciò contro, per poi afferrare la borsa e buttarla contro Shane. Lui prese le cose al volo e la guardò, «Ellie...»

«Non chiamarmi Ellie! Non meriti di farlo!» strillò lei, ricominciò a colpirlo e a spingerlo verso la porta, «Vattene via! Sparisci! Non voglio più vederti! Vattene!» 

Shane non disse nulla e se ne andò, voltandosi a metà del vialetto in tempo per vedere Ellen che chiudeva la porta con forza.


Shane non sapeva da quanto tempo stesse piangendo, singhiozzando rumorosamente e bagnando il cuscino di lacrime. Sapeva che sua madre gli aveva portato un panino per merenda, che Kian e Mark erano entrati in camera sua e che erano usciti quando si erano accorti che lui non avrebbe risposto.

Mae entrò nella camera. «Shane, tesoro, sto preparando il passato di verdura... lo vuoi? Te lo porto qui?» chiese e Shane si limitò ad annuire, Mae si sedette sul letto e accarezzò la testa di Shane.

«Perché Ellie non mi ama?» singhiozzò Shane, «Cosa ho di sbagliato?»

Mae fece un sorriso triste, «Non hai nulla di sbagliato, tesoro.» mormorò accarezzandogli i capelli, «È solo che Ellen è innamorata di Jarod.»

«Dovrebbe fidarsi di me!» piagnucolò Shane, «Perché non mi crede?»

Mae sospirò, «Non lo so.» rispose e baciò la testa del figlio. «Fra venti minuti ti porto la cena.» aggiunse e Shane si limitò a sospirare.

***

Erano passati altri sette mesi, l'Unbreakable Tour era finito da qualche settimana e Shane era di nuovo a Sligo. Sette mesi in cui non aveva sentito Ellen, e lei non aveva chiamato neanche Kian o Mark, avevano sue notizie tramite i genitori di Ellen, che informavano le loro madri su come stava la ragazza. Lei e Shane avevano trascorso lontani il Natale, il Capodanno, San Valentino, San Patrizio, il compleanno di Ellen, quello di Mark e di Kian, quello di Shane. E lui non sapeva più cosa fare o cosa pensare. Kian era quello più arrabbiato con lei, infuriato per quello che aveva fatto a loro tre. Mark era quello che aveva ancora una speranza che Ellen tornasse come prima e Shane... lui era quello più pessimista del gruppo. Per lui Ellen non sarebbe mai cambiata, troppo presa com'era da Jarod.

Sospirò e si sdraiò sul letto, pensando a com'erano diverse le cose un anno e mezzo prima, quando Jarod non c'era ancora nella loro vita. Avrebbe voluto uscire e correre da lei, stringerla e dirle quanto l'amava e ci teneva a lei. Ma non poteva farlo. Con un altro sospiro si alzò, deciso ad andare a Hazelwoods. Quel parco aveva sempre avuto il potere di calmarlo.

Dopo un'ora di passeggiata Shane era più rilassato e anche stanco, si sedette sulla prima panchina che trovò. Inspirò a fondo e chiuse gli occhi e, quando li riaprì, vide Ellen, da sola, che camminava. Si alzò in piedi e la raggiunse. «Ellen!» la chiamò e lei si girò.

«Shane.» disse lei e lui notò lo sguardo gelido e la voce tagliente.

«Come stai?» domandò lui guardandola e lei gli sembrò più magra.

«Bene.» rispose lei, «Tu?»

«Bene.» disse Shane e sorrise, i suoi occhi si posarono sulla mano destra, attratti dal luccichio. Gliela prese e osservò l'anello in oro giallo con il piccolo rubino. «E questo?» domandò.

Lei ritrasse la mano, «Me l'ha regalato Jarod.» disse lei.

«Vi siete fidanzati?» chiese lui e sentì la gola secca.

Ellen annuì e sorrise, trionfante. «Sì.» disse, «Me lo ha chiesto il cinque...» aggiunse e Shane sentì un brivido correre lungo la schiena, «luglio.»

Lui si limitò ad annuire. «Bene.»

«Niente congratulazioni?» chiese Ellen, «Dovremmo sposarci il prossimo autunno.»

Shane la guardò, «Ah... sì, giusto.» sospirò, «Congratulazioni, allora.» disse senza sorridere. «Spero che sarai felice con Jarod.»

Lei sorrise, «Certo che sarò felice con lui.» esclamò, «Io sono felice con Jarod.»

«In quale chiesa vi sposerete?» chiese Shane. 

Ellen scrollò le spalle. «Non lo so.» disse. «Forse ci sposiamo a New York...»

«In America?» squittì Shane, «I tuoi parenti sono tutti in Inghilterra! I tuoi amici qui in Irlanda!» esclamò.

Ellen ridusse gli occhi a due fessure. «Io non ho amici in Irlanda.» sibilò, «Mi avete voltato le spalle!»

«Solo perché l'hai voluto te!» disse Shane cercando di non alzare la voce.

Ellen incrociò le braccia, «Io non volevo un bel nulla.» esclamò, «Volevo solo avere i miei amici e il mio fidanzato,» disse e sorrise a Shane, «ma voi, ma tu... non eravate molto d'accordo, vero? Volevate che scegliessi fra lui e voi... e siete stati voi a scegliere, noi io.»

«Ellen... noi non abbiamo avuto altra scelta perché tu non ci hai dato nessun'altra possibilità!» esclamò Shane, «Tu ci hai ignorato! I tuoi amici, la tua famiglia... credi che non lo sappia che passi più tempo a Londra che a casa? Che litighi con i tuoi genitori e con Rob perché li stai praticamente ignorando?»

Ellen fece una smorfia. «Non sono affari tuoi!» gridò.

«Invece lo sono!» disse lui e sospirò passandosi la mano sul volto, «Lo sono se tua madre viene dalla mia  piangendo perché tu non le parli quasi più!»

«Non sono affari tuoi!» ringhiò lei e fece un passo indietro. «Io amo Jarod! Se non mi capite non è un problema mio!»

«Vuoi sposarti in America perché sai che i tuoi non approverebbero.» disse e la guardò e il silenzio di Ellen  gli fece capire che aveva visto giusto, «Sei cambiata...»

«Non è vero!» replicò lei, «Siete voi che siete cambiati! Jarod mi ama!»

«Ti ama ma ti mette le corna, ti ama ma non sa che non ti piace l'oro giallo, che non ti piacciono i rubini, che hai sempre voluto sposarti nella chiesa dove andavamo sempre da bambini...» disse Shane e si sentì più stanco di quando era uscito. «Io non ti tradirei mai e so cosa ti piace e cosa odi...»

«Mi hai tradito nell'esatto momento in cui hai inventato quella palla sul mio fidanzato...» disse alzando il mento. «E lui mi conosce...»

«Non come ti conosco io!» replicò Shane, «Io ti conosco! Lui no!»

«Smettila!» strillò lei, «Perché sei qui? Perché?»

«Perché questa è casa mia.» disse lui, «Oh... Ellen... torna come prima, per favore.»

«Io sono la stessa.» esclamò Ellen.

Shane scosse la testa. «No, non lo sei.» sospirò, «Non lo sei... e mi dispiace tanto. Non sei la Ellen con cui ho passato dei momenti meravigliosi.»

«E che cosa sarei?» chiese lei facendo un passo verso di lui, «Eh, cosa?»

«Una stronza.» rispose lui ancora prima di accorgersi di averla solo pensata, quella parola.

Ellen fece una smorfia. «Anche tu lo sei.» replicò, «E non ti aspettare l'invito. Non sei il benvenuto. Né tu, né la tua famiglia.» disse, «E neppure Kian o Mark.»

«Spero che almeno i tuoi genitori e tuo fratello l'inviterai.» replicò lui mentre un altro coltello s'infilzava nel suo petto. «Ci rimarrebbero molto male se non lo facessi.»

«Guarda che non sono così idiota.» disse lei, «È ovvio che li inviterò.»

«Credevo che volessi sposarti in primavera o in estate...» sospirò Shane, «Me lo dicevi sempre.»

«La gente cambia opinione, Shane.» disse Ellen. «E poi cosa t'importa? Tanto non vieni.»

Shane alzò le spalle, «Io ci verrei.» sussurrò e alzò la testa, «Sei tu che non mi vuoi.» disse, «Io torno a casa. Ellen... se vuoi parlare... sai dove trovarmi.» aggiunse e si voltò, fece due passi e si girò nuovamente, raggiunse Ellen, le posò le mani sulle spalle e le baciò la fronte, poi si voltò e se ne andò.

***

Shane infilò il cd nella busta e rilesse il biglietto che aveva scritto. Erano solo due parole: ”Ascoltalo. Shane.”

Lo infilò nella busta e la chiuse, l'avrebbe infilata nella cassetta della posta della casa d Ellen, sperò che lo avrebbe ascoltato e capito ma non aveva molte speranze, Ellen passava più tempo a Londra che a casa sua, e se era a Sligo faceva di tutto per non incrociare lui, Mark e Kian. Se l'incontro era inevitabile lei li ignorava, passando oltre. Shane sospirò e si alzò, sapeva che in quel momento Ellen non era a casa, così avrebbe potuto agire indisturbato. Prese la busta, il cellulare e le chiavi della macchina e andò da Ellen.

Rimase fermo alcuni minuti davanti alla cassetta della posta, poi prese un respiro profondo e infilò la busta nella fessura, si girò e quasi urlò quando si trovò davanti Mark. «Cacchio, mi hai fatto prendere un colpo!» esclamò.

Mark sorrise, «Eri così assorto che non mi hai sentito arrivare.» disse, «E comunque... cosa ci fai qui?»

«Ho portato una cosa per lei.» rispose Shane, fissò il cd fra le mani di Mark e sorrise, «Abbiamo avuto la stessa idea.»

«Oh.» fece Mark e scrollò le spalle. «Magari se le invadiamo la cassetta di cd almeno uno lo ascolterà.» disse infilando il cd nella fessura. «Andiamo a prenderci un caffè?» propose.

Shane annuì, «Sì, ne ho bisogno.» rispose e girò la testa quando sentì dei passi e sorrise quando riconobbe Kian. 

«Come posto per una riunione segreta è un po' troppo in vista e scontato...» rise Kian.

«Anche portare Turnaround lo è.» replicò Mark.

Kian arrossì, «Ehm... cosa?»

«Ellen si troverà tre cd uguali nella casetta della posta.» spiegò Shane e Kian aprì la bocca, sorrise e scosse la testa divertito, «Noi andiamo a prenderci un caffè.» disse mentre Kian aggiungeva il suo cd agli altri due.

«Va bene.» disse Kian. I tre s'incamminarono, diretti alla caffetteria in fondo alla strada. «Credete che lo sposerà sul serio?» chiese una volta che si furono seduti.

«Spero di no!» esclamò Mark, «Lui è un'idiota!»

«Io spero che Ellen veda con i suoi occhi quanto sia coglione il suo... il suo...» si fermò e respirò a fondo, «Jarod.» finì. «Anzi, spero che lo becchi mentre se ne fa un'altra.»

«Soffrirebbe tantissimo...» sospirò Mark.

«Almeno capirebbe che sta con un cretino.» replicò Shane e sopirò. «Non voglio che soffra.» ammise.

«Nessuno di noi lo vuole.» disse Kian. «Speriamo che rinsavisca.»

Nessuno dei tre disse altro mentre bevevano i loro caffè, «Mi manca così tanto da farmi rimanere senza respiro.» ammise Shane, «Poi mi ricordo cosa mi ha fatto e la odio. Poi mi sento uno stronzo perché lei non lo merita e allora mi manca... poi la odio di nuovo, mi pento di nuovo.... un circolo senza fine.» 

Gli altri due rimasero in silenzio poi Mark diede una pacca affettuosa sulla schiena di Shane. «Andrà tutto bene.» lo consolò.

«Non riesco a capire come fai a essere così... positivo.» biascicò Shane.

Mark alzò le spalle. «Non è che sono positivo.» disse, «È che... spero solo che le cose vadano in maniera diversa per lei. Perché sarà lei a soffrirci di più, alla fine.»

Shane annuì. Mark aveva ragione. Se fosse continuato così, Ellen si sarebbe trovata senza amici e senza famiglia, però avrebbe avuto Jarod. Che l'aveva tradita e probabilmente l'avrebbe fatto ancora e quella era l'ultima cosa che voleva.

***

Ma cavano due settimane all'inizio del Turnaround Tour e Shane, Kian, Mark erano a casa del primo, per un pomeriggio rilassante, stavano decidendo a quale video game giocare quando suonò il campanello e Shane si alzò dal divano sbuffando. Aprì la porta reprimendo uno sbadiglio e fissò, sorpreso, Ellen. «Ellen!» gracchiò, «Cosa ci fai qui...» borbottò, «Cioè... ciao.»

Ellen mostrò il pacco che aveva in mano. «Mia madre ha preparato due torte alla zucca per Mae.» disse lei, «Io faccio solo la consegna.» aggiunse. «Per cui...»

Shane annuì e si fece da parte, «Puoi metterle sul tavolo.» disse e si girò per guardare Mark e Kian. Ellen sbuffò ed entrò in casa, posò il pacco con le torte sul tavolo e si girò verso la porta. 

«Puoi anche salutare.» esclamò Kian.

Ellen sbuffò e incrociò le braccia al petto. «Ciao.» disse, «Devo andare.» aggiunse.

«Non vuoi fermarti per un caffè?» propose Mark, «O bere un bicchiere d'acqua...»

Ellen sospirò, poi annuì. «Un bicchiere d'acqua sarebbe l'ideale.» esclamò e Shane prese l'acqua dal frigo e un bicchiere dal mobile e lo riempì.

«Allora... come vanno le cose?» chiese Kian.

Ellen strinse il bicchiere e alzò le spalle, «Bene.» rispose, «E comunque... bastava un solo cd.»

«Lo hai ascoltato?» chiese Shane quasi sorpreso e sorrise quando Ellen annuì. 

«Devo proprio andare, adesso.» disse Ellen e svuotò il bicchiere in un paio di sorsi.

«Non puoi rimanere ancora un po'?» chiese Shane.

Lei scosse la testa. «Non posso.» replicò, «Devo chiamare Jarod. Lo chiamo sempre alle quattro.»

Kian sbuffò, «E certo! Se salti di dieci minuti la chiamata un fulmine vi colpirà entrambi.» disse.

Ellen fece una smorfia. «Non fare così.» esclamò, «Nessun fulmine ci colpirà se tardiamo, però non vogliamo tardare, ecco.» spiegò, «Adesso devo proprio andare.» esclamò e si voltò.

«Puoi chiamarlo anche da qui, se vuoi.» propose Shane, sperando che dicesse di sì.

Ellen lo fissò per un'istante. «No.» disse, «Se sapesse che sono qui si incazzerebbe.»

Shane sospirò, deluso e guardò gli altri due. «Già, Jarod il cornificatore s'incazza se sei a casa di un amico.» fece Kian, «Magari quando ti chiama lui si è appena scopato una.» aggiunse e Shane lo fissò, sorpreso dal suo tono cattivo.

«Jarod ha ragione.» disse Ellen, «Siete solo degli scemi invidiosi perché nessuna ragazza vi vuole.» sputò, «E ho fatto bene a ignorarvi...» aggiunse, «Siete solo dei cretini invidiosi perché nessuna ragazza vi vuole.»

«Vattene.» sibilò Shane, «Esci da casa mia. Subito!» 

«Cos'è, la verità che brucia?» fece Ellen sorridendo ironicamente, «Le ragazza vengono con voi, se ci vengono,  ovvio, solo perché siete famosi, altrimenti andreste in bianco... siete dei perdenti.»

Shane si sfilò il bracciale che aveva al polso. «Vattene!» gridò, «Subito. Non ti voglio in casa mia. Non voglio avere nulla a che fare con te.» esclamò e si sfilò il bracciale e notò che Ellen lo stava fissando e che aveva capito. Strinse il bracciale e lo lanciò sopra il mobile della cucina, si udì un piccolo tonfo seguito da un altro quando il monile scivolò fra il mobile e il muro.

«È quello che ti ho regalato io!» strillò Ellen.

«Lo so.» disse Shane, «Ma tanto neppure tu porti il bracciale che ti ho regalato io, quindi...» esclamò guardandola, «quindi... vattene, subito.»

Ellen annuì e uscì di casa. Shane sentì una portiera sbattere e l'auto che partiva. «Cosa ho fatto?» mormorò sedendosi sulla sedia più vicina.

«L'hai cacciata dopo che ci aveva offeso.» rispose Kian, «E hai fatto benissimo.»

Mark annuì, «Già.» confermò. «Ormai non è più la Ellen che conoscevamo.»

***

Mark aprì la porta che per poco non sbatté contro il muro. «Si sono lasciati!» esclamò.

«Eh?» biascicò Shane e masticò la caramella alla menta.

«Mi ha chiamato mia madre, mi ha detto che ha incontrato Robert che le ha raccontato che Ellen è stata lasciata da quell'imbecille.» spiegò Mark, le guance rosse dall'eccitazione.

Shane aprì la bocca dalla sorpresa, «Sul serio?» domandò.

«Oh, nonostante tutto mi dispiace per lei.» disse Kian mentre Mark annuiva in risposta a Shane.

«Forse dovrei chiamarla...» borbottò Shane.

«Sono tre mesi che non ci parli.» gli fece notare Kian.

Shane alzò le spalle. «Lo so.» disse, «Ma ha bisogno di un amico.» esclamò e si alzò in piedi, oltrepassò la porta che divideva le due stanze e la chiuse prima di sedersi sul letto e prendere il cellulare. Sospirò e compose il numero che conosceva a memoria.

«Pronto?»

La voce di Ellen spezzò il cuore di Shane, la ragazza stava piangendo. «Ellie, sono Shane.»

«Immagino che la notizia si sia sparsa.» piagnucolò Ellen, «Cosa vuoi? Dirmi che avevi ragione?»

Shane sospirò nuovamente e si sdraiò sulla schiena. «No.» rispose, «Volevo dirti che mi dispiace.» sussurrò. «Non voglio che tu soffra, lo sai.»

«Bhe, genio, anche tu mi hai fatto soffrire!» disse lei.

«Lo so.» mormorò Shane. «E mi dispiace tantissimo di averlo fatto, tesoro. Scusa.»

Ellen sospirò, «Cosa vuoi?»

«Fare quello che facevo prima.» disse, «Esserti amico e consolarti.» mormorò, «Dimmi cos'è successo, Ellie. Ti ascolto.»

Ellen singhiozzò, «Stavamo organizzando il matrimonio.» pigolò, «Solo che sembrava più il matrimonio di Jarod e sua madre, le mie idee e proposte erano tutte delle merde...»

«Oh.» fece Shane, «Mi dispiace.»

«Io volevo Rob come testimone e Grace come damigella d'onore...» continuò lei riferendosi a suo fratello e alla sua fidanzata. «E volevo che la sua sorellina Bonnie facesse da damina dei fiori...» disse e si fermò per singhiozzare rumorosamente, «Ma Jarod e sua madre non erano d'accordo! Non potevo neppure scegliere il testimone o la mia damigella!»

«Ho capito.» fece Shane, «Che brutta situazione.» commentò, non volendo dire cosa pensava sul serio di Jarod e sua madre.

«E quando la madre mi ha detto che non voleva bambini al matrimonio e che stavo facendo i capricci non ci ho visto più e le ho dato della strega.»

Shane sorrise, «Sul serio?» domandò trattenendosi dal ridere.

«Sì.» rispose Ellen, «E quella vacca mi ha dato due schiaffi e quando ho detto a Jarod di dirle qualcosa...»

«Cosa ha detto?»

Ellen inspirò, «Che me lo meritavo perché ero una bambina capricciosa.»

«Oh, Ellie.»

«E mi ha detto che non voleva più sposarmi.» mormorò Ellen e riprese a singhiozzare. «Io lo amo! Lo rivoglio!»

«Ellie...» sospirò Shane, «Non dire così, Jarod vuole imporsi sulla tua vita. Vuole scegliere il tuo testimone, la tua damigella... ti ha allontanato da tutti.» disse, «Non ti merita.»

«Ma io lo amo!» piagnucolò lei e Shane ingoiò il groppo che aveva in gola dovuto a quello che aveva detto Ellen e al suo tono di voce, e alla voglia che aveva di saltare sul primo aereo e correre da lei.

«Ellie... calmati.» sussurrò dolcemente lui. «Dio... quanto vorrei essere lì, con te, e abbracciarti e consolarti...» mormorò, «E dirti quanto sei meravigliosa, bellissima e intelligente...»

«Perché mi dici tutte queste cose carine?» disse lei, «L'ultima volta non eri così...»

«Perché ti voglio un bene immenso e se tu soffri sto male anche io.» rispose Shane e chiuse gli occhi, «Sei la mia anima gemella.»

Ellen rimase in silenzio per qualche secondo. «Anima gemella?» pigolò, «Non mi odi?»

«No!» esclamò Shane, «Non ti ho mai odiato.» disse, «Neppure per un solo istante.»

«Ah...» sospirò lei, «Grazie.» mormorò, «Devo andare, adesso. Rob urla che è pronto il pranzo.»

«Va bene.» esclamò Shane, «Ellie... io sono qui. Se hai bisogno... chiamami.»

«Sì, grazie.» disse lei, «Ciao.»

Shane sospirò quando udì il click che segnava la fine della chiamata e rimase fermo qualche minuto prima di trovare le forze per alzarsi e tornare dagli altri e raccontare tutto quanto.

***

Shane avrebbe voluto saltare fuori dalla sua pelle dall'eccitazione. Ellen lo aveva chiamato una sola volta, ma lei e Mark si sentivano spesso e lui gli aveva detto che sarebbe andata all'ultima data del tour. E lui non vedeva l'ora di vederla, di abbracciarla e di sussurrarle quanto le volesse bene. 

«Dovrebbe arrivare nel pomeriggio.» disse Mark leggendo il messaggio sul cellulare. «Dice che l'aereo è in ritardo.»

«Stupido aereo.» borbottò Shane, «Odio quando è in ritardo.» sbuffò.

«L'importante è che Ellen venga.» disse Kian, «Anche se in ritardo.» aggiunse.

Shane si limitò a sbuffare, borbottando sottovoce che la voleva lì, subito, possibilmente. Erano in un albergo a Exter, nel Devon, non lontano dalla casa dove vivevano gli zii di Ellen. 

«Non borbottare come una pentola di fagioli!» disse Nicky, «Ellen sta arrivando, sarà qui fra poco, la vedrai, le darai un bel bacio e le dirai quanto la ami.» esclamò, «Sfornerete un paio di marmocchi e vivrete felici e contenti.» aggiunse ridacchiando e strillò quando fu colpito dal cuscino lanciato da Shane.

«Sei un'idiota.» esclamò, «Non siamo proprio in buoni rapporti e lo sai.» sospirò Shane affossandosi sulla poltroncina.

Nicky guardò gli altri e ridacchiò. «Mmh... forse hai ragione.» disse, «Però... però hai fatto smontare mezza cucina per recuperare il bracciale.»

Shane arrossi appena. «Non c'entra nulla.» replicò, «Lo avevo lanciato perché ero arrabbiato, poi mi è passata...»

«Quando Jarod ha lasciato Ellen.» finì Kian.

Shane si limitò a inarcare le sopracciglia e sospirò dal sollievo quando un'assistente entrò e disse che dovevano andare al Powderham Castle per il sound-check.


Obvious era la dodicesima canzone su sedici e Shane l'avrebbe cantata per Ellen, anche se non sapeva in quale punto si trovasse, sperò solo che avrebbe capito. “On my shoulder” finì e Shane chiuse gli occhi e iniziò a cantare.

«We started as friends, but something happened inside me...» cantò e aprì gli occhi, continuando a cantare con tutto l'amore e la passione di cui era capace.

E lo faceva solo per la sua Ellie.


«Dov'è?» chiese infilandosi la maglietta dopo essersi fatto la doccia alla fine del concerto.

«Non c'è.» rispose Mark, «Lei è...»

Shane smise di ascoltarlo. Ellen non c'era, non era venuta anche se lo aveva promesso. Il cuore mancò un battito quando il pensiero che Ellen poteva essere ritornata con Jarod si insinuò nella sua mente. «Torno con un taxi.» disse, prese le sue cose e uscì, ignorando gli altri che lo chiamavano e Mark che urlava che aveva capito male e che doveva ascoltarlo.

Shane salì sul primo taxi e si fece portare in hotel dove si rifugiò nel bar e ordinò un whisky che bevve in due sorsi. Ne ordinò un altro e ancora uno.

Poi passò alla vodka e smise quando il bar chiuse. Uscì dall'hotel e si fece portare nel bar più vicino, dove bevve ancora, fino a quando la stanza non cominciò a giragli attorno. Pagò e tornò in hotel, entrò nella sua stanza e sospirò quando la trovò vuota.

Aprì il mini bar e continuò a bere, seduto sul pavimento con la schiena appoggiata alla parete. La testa gli girò e lui si sdraiò sul pavimento, piangendo per Ellen che non c'era e per il dolore che provava in tutto il corpo, come se fosse stato picchiato da più persone.

Chiuse gli occhi e sperò che una bella dormita gli avrebbe fatto passare il dolore fisico, perché per il suo cuore sapeva che non avrebbe potuto fare nulla.

  ***

Shane aprì gli occhi e fissò quelli di sua madre che lo guardavano con preoccupazione.

«Ci hai fatto preoccupare.» mormorò la donna e accarezzò la testa di Shane che richiuse gli occhi e si addormentò nuovamente.

Coma etilico.

Shane aveva bevuto così tanto da finire in coma etilico. Era il pomeriggio del cinque Agosto — il primo anniversario di Nicky e Georgina — e lui era sveglio da prima di pranzo.

Sentì la porta aprirsi e chiudersi ma tenne gli occhi chiusi, non voleva vedere nessuno. Percepì qualcuno accanto al letto e si costrinse a non muoversi, poi un profumo di fiori e frutta gli arrivò al naso. «Ellie...» gracchiò aprendo gli occhi per richiuderli quando Ellen lo colpì con uno schiaffo.

«Sei un'idiota! Imbecille! Stupido! Ma cosa cazzo ti è saltato in mente, razza di cretino? Mi hai fatto morire! Ero in ospedale, stronzo! Sono caduta e mi sono rotta il braccio, per questo non c'ero! Perché non hai ascoltato Mark? Eh? Sei uno scemo, ecco che cosa sei!» strillò lei e Shane si accorse che stava piangendo e che il braccio destro era ingessato. «Stupido cretino! Perché l'hai fatto? Mi hai fatto morire di paura! Idiota! Cretino!»  continuò a strillare e a piangere.

«Mi hai fatto morire di paura!» singhiozzò Ellen e Shane l'attrasse a sé, capendo quello che era successo. Ellen non c'era perché era al pronto soccorso, era quello ciò che Mark gli aveva urlato mentre lui saliva in taxi. Sospirò e si diede dello stupido, e strinse Ellen più forte, ignorando il gesso che gli premeva sullo stomaco e sulle costole.

Shane sospirò e accarezzò la schiena di Ellen. «Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.» sussurrò. «Scusa... pensavo che non mi volessi più.» 

«Sei scemo. Dovevi ascoltare Mark.» mormorò lei, «Io ero al pronto soccorso, mi stavano per fare le lastre al braccio e Mark mi chiama dicendo che tu eri sparito!» disse e si mise seduta sul letto per poi accoccolarsi contro il petto di Shane, «E poi mi richiama dicendomi che ti avevano trovato in camera, svenuto.» piagnucolò mentre lui le accarezzava i capelli, «Hai idea della paura che ho provato?»

«Mi dispiace.» si scusò Shane, «Ma credevo di averti persa per sempre.» ammise.

«Tu non mi perderai.» disse lei, «Mai. Siamo anime gemelle.»

Shane la strinse più forte e le sfiorò il braccio ingessato. «Sul serio?» sussurrò.

«Sì.» disse lei. «Lo hai detto anche tu.» mormorò chiudendo gli occhi.

Shane sorrise e le sfiorò le dita che spuntavano dal gesso. «Mi sei mancata tanto.» disse, «Ogni minuto che ho passato lontano da te è stato... terribile.» mormorò e le baciò la testa inspirando il profumo di lei.

«Non mi odi, allora?» chiese lei rimettendosi seduta, prese con la mano sinistra la mano di Shane e lo guardò, in attesa di una risposta.

«Non ti ho mai odiato, anche se ci sono andato vicino.» rispose, «Ma tu sei qui, ora. Il resto non conta.» sussurrò e le sfiorò il viso per poi attirarla verso di sé, sorrise e chiuse gli occhi prima di baciarle dolcemente le labbra. Smise di baciarla e le sorrise, tenendole le mani sulle guance. «Avevo cantato per te.» disse.

«Cosa?» fece lei, «Cioè... quale canzone?»

Shane sorrise ancora, «Obvious.» rispose.

Le labbra di Ellen si piegarono in un sorriso luminoso, «Sul serio?» chiese, Shane sorrise e l'abbracciò per poi baciarla ancora. 

«Ti amo.» sussurrò Shane.

Ellen posò la testa sulla spalla di Shane, «Ti amo.»

Shane sentì lo stomaco stringersi in una piacevole morsa e sorrise ancora di più. «Mi ami?» domandò.

Ellen annuì e si rimise seduta. «Sì.» sussurrò in risposta.

«E quando l'hai capito?» chiese Shane.

Ellen scrollò le spalle. «Quando hai lanciato il braccialetto che ti avevo regalato.» rispose. «Credo.» disse abbassando la testa e fissando le dita di Shane che le sfioravano il gesso. «Forse l'ho sempre saputo, non so.» disse e alzò la testa e sorrise.

Shane le scostò i capelli dalla fronte e li portò dietro l'orecchio, sorrise e la baci, felice.


Ellen era andata a prendersi un caffè da dieci minuti quando Kian e Mark entrarono nella stanza di Shane.

«Ehi, come va, razza di deficiente?» lo apostrofò Kian.

«Alla grande.» rispose Shane sorridendo, sentendo sulle labbra il sapore di quelle di Ellen.

«Hai la stessa faccia di un gatto che si è mangiato il canarino.» osservò Mark, «Mmh... che è successo?» indagò.

Shane sorrise ancora di più. «Ellie mi ama.» gongolò e osservò divertito le facce sbigottite degli altri due. «Stiamo insieme.»

«Cosa? Tu e lei?»

Si girarono verso Nicky. «Urlalo più forte, non credo che quelli nel seminterrato ti abbiano sentito.» disse Kian.

Shane si limitò ad annuire. «Sì, stiamo insieme.» ripeté. «E sono felicissimo.»

Mark gli si avvicinò e lo colpì su un braccio. «Idiota che non sei altro! Dovevi ascoltarmi! Ci hai fatto venire un infarto, tu e la tua brillante idea di ubriacarti!»

Shane rimase in silenzio. «Sì, lo so.» disse, «Sono stato un vero stupido.» ammise, «Anche Ellie me lo ha detto, dopo avermi dato uno schiaffo da farmi vedere le stelle.»

«Doveva darti un cazzotto dopo quello che le hai fatto passare.» esclamò Kian, «Il dottore le continuava a dire di non piangere mentre le ingessava il braccio. Era così scossa...» disse, «Sei un coglione.»

«Lo so.» sospirò Shane e prese il bicchiere d'acqua. «E mi sono scusato e lei mi ha perdonato. Mi ama, stiamo insieme... non potrei chiedere di meglio.» disse e bevve.

«Mancano solo due marmocchi.» scherzò Nicky, «Speriamo solo che prendano un po' dell'intelligenza di lei, altrimenti...»

«Cosa vorresti dire?» chiese Shane.

«Che non sei stato troppo intelligente l'altra sera.» rispose Nicky.

«Lo so.» disse Shane e sorrise quando la porta si aprì ed Ellen entrò. 

«Qualcuno me la apre?» chiese porgendo la bottiglia d'acqua, Mark la prese e svitò il tappo. «Grazie.» sorrise Ellen riprendendo la bottiglia e sorseggiandola; sorrise a Shane — e lui sentì il cuore fare una capriola nel petto — e si sedette sul letto.

«Ah, Nicky... poi li curerai te i marmocchi, vero?» esclamò Ellen e fece una risatina.

Nicky arrossì e abbassò la testa. «Mi hai sentito?» chiese. 

Ellen posò la bottiglia sul comodino e annuì. «Sì.» rispose. «Tu sei quello sposato, sei tu quello che dovrebbe fare bambini, non io.» lo prese in giro e Shane ridacchiò mentre le prendeva la mano e la stringeva, felice.

«C'è tempo!» borbottò Nicky.

Ellen inarcò un sopracciglio, «Mmh... quindi per te c'è tempo, per me no?» rise.

Shane la guardò e seppe che sarebbe andato tutto bene. Si erano ritrovati, così come doveva essere. 

***

«La stai consumando.»

Shane sorrise e si girò, la bambina, la sua prima figlia, stretta fra le braccia. Era nata alle quattro del pomeriggio e ormai aveva sei ore e mezzo di vita. «Non la sto consumando.» mormorò e sorrise, «È lei che è così bella...» disse fissando la bambina. «Non è colpa mia.»

Ellen sorrise e allungò una mano verso di lui e Shane si sedette accanto a lei. «Dovresti andare a casa, sei in piedi da più di ventiquattr'ore, ormai.»

«Non ho sonno.»

«Invece sì.» replicò Ellen e sfiorò la testolina della figlia, «E Cocco?» chiese, «Lo sai che odia stare solo per troppo tempo.»

«Ci sono i nostri genitori.»

Ellen sorrise e posò la testa sui cuscini. «Chissà come la prenderà.»

«Chi, Cocco?» chiese Shane e baciò la fronte della bimba e la posò nella culletta accanto al letto. Ellen annuì. «La guarderà e poi si metterà a strillare che vuole un biscotto.»

Ellen ridacchiò e poi sbadigliò. «Quel pennuto mangione...»

Shane la baciò e sorrise, «Dormi, tesoro.» le disse, «Domani vado a vedere come sta Cocco.»

Cocco era il loro pappagallo e lo aveva regalato a Ellen il giorno dopo che lei gli aveva detto di essere incinta. All'inizio era Ellen quella più paurosa, poi si era lasciata andare e ora Cocco le volava sulla spalla gracchiando il suo nome e di volere un biscotto. Anche Shane adorava Cocco, anche se ogni tanto si spaventava, sopratutto quando Cocco volava vicino a lui senza fare rumore e lo fissava con gli occhietti neri. 

Ellen sbadigliò di nuovo, «Riposati, amore.» sussurrò Shane e sui chinò su di lei per baciarle la fronte; fece il giro del letto e si sedette sulla poltrona. «Ti amo, Ellie.» sussurrò, «Vi amo, tesori miei.» aggiunse e guardò Ellen addormentarsi. Lui l'amava e amava la piccola Scarlett e non credeva che si potesse amare così tanto una persona. Fissò la fede in oro bianco e sorrise ancora di più. Lui e Ellen si erano sposati, avevano avuto una bellissima bambina ed erano felici. Ellen era la sua anima gemella; pensò che tutto quello che avevano passato era accaduto per una ragione, avevano sofferto entrambi per più di due anni ma adesso erano insieme ed erano felici.

Ed era quello che contava, al momento. Lui, Ellen e la loro bambina.

Sbadigliò e chiuse gli occhi, addormentandosi subito, vinto dalla stanchezza e dalle emozioni di quella giornata.



Ok, lo ammetto, ho diviso la storia in capitoli solo per poter usare “Obvious” e il relativo sottotitolo xD anche se ero indecisa fra quello che ho usato o la prima riga della canzone “We started as friends”. Guardatevi il video che Shane con la maglietta bianca è tanto figo *o*
Comunque ho finito di scrivere il pezzo dell'ospedale dopo che Ben Montague mi ha stellinato e seguito *o*

   
 
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