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Autore: Suilejade    29/06/2014    2 recensioni
Vi è mai capitato di odiare tanto una persona ma finire con l'amarla?
L'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia, ed è facile oltrepassare il fragile confine che le divide.
"Errare è umano, perdonare è divino"
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Scusate se mi sono interrotta per un periodo così lungo, ma ero parecchio impegnata con la scuola. Ringrazio chiunque abbia la pazienza di perdonarmi e di leggere questo brevissimo capitolo. -Hieme.



- Certo che quei due – iniziò Stacy
- Si diano troppe arie – terminò Sofie.
Erano seduti tutt’intorno a un tavolino di un bar karaoke, frequentato per lo più da liceali, che faceva da angolo all’incrocio che separava il grande centro commerciale “Pretty Woman” , nome insulso, e il negozio di intimo più bello della città, chiamato “Moulin Rouge”.
Il bar era arredato in stile anni ’50, c’era persino un jukebox di quel decennio, anche se ormai non veniva più usato. I tavoli erano tondi, le sedie di legno con l’imbottitura in pelle.
 Grandi finestre quadrate che davano sulla strada facevano entrare la luce del sole. Qualche cliente sensibile aveva tirato le pesanti tende di velluto, per restare in ombra.
Il pavimento era di marmo e pietre calcaree.
Su ogni tavolo oltre al porta tovaglioli si trovava un piccolo cestino con le bustine di zucchero e un paio di ciotole contenenti patatine e arachidi tostate.
Dom prese un sorso del cappuccino con ghiaccio  che aveva di fronte, il liquido freddo e amaro le scese velocemente giù per la gola poi sbuffò – Non li sopporto proprio –
- A chi lo dici – concordò Lucas seguito a ruota da Marc, che aggiunse un – Sono dei puttanieri
- Non dovremmo parlare alle spalle delle persone – affermò sicura May, con quella sua voce gentile che ti faceva venire voglia di coccolarla e farle “PAT-PAT” sulla testa per tranquillizzarla, anche se in realtà non c’era nessun motivo per essere spaventati
- Non avrei problemi a dirglielo in faccia – commentò la bionda scuotendo la chioma di capelli
La ragazza sorrise lisciandosi le trecce – non ne ho dubbi – tutti ridacchiarono
- Però dovete ammettere – iniziò Elizabeth, girando il dito intorno a uno dei suoi riccioli – Che sono quanto più simile al paradiso in terra che abbiate mai visto – sorrise sognando ad occhi aperti, sulle guance lentigginose le si formarono due fossette, che le davano quell’aria da bambina innocente che scatenava l’istinto materno. Anche se tanto pura non era.
- Ti prego basta Ely, mi sembra quasi di riuscire a vedere ciò che stai pensando, e sono sicuro che sia qualcosa vietato ai minori – le disse Marc con un’espressione disgustata
Dom rise e alzò le spalle – Che ne sai Ely, magari non sono per niente bravi a letto o ce l’hanno piccolo!
- Ci dispiace Domino, ma secondo noi a letto sono la fine del mondo – iniziò Sofie passandosi la lingua sul labbro superiore
- E non ce l’hanno piccolo, te lo assicuro – finì Stacy appoggiandosi la punta dell’indice sul mento e alzando lo sguardo sognante verso il soffitto. Evidentemente l’esperienza era ancora vivida nella memoria delle gemelle, infatti, poco tempo prima, ad una festa, si erano divertite anche loro con quei due. Elizabeth, a causa di questa sua cotta per uno dei ragazzi, si era un po’ alterata quando venne a sapere del fatto, ma decise di non farlo pesare troppo alle gemelle, che, dal canto loro, non erano al corrente di tutto ciò.
 
I “belli da morire”  rimasero al centro dell’attenzione per un altro paio di minuti, poi vennero sostituiti dall’argomento costumi da bagno e infine dal campo estivo obbligatorio.
Consisteva nel passare tre giorni al mare, in una città vicina, con tutti i compagni di scuola.
Il direttore e il consiglio d’istituto avevano pensato bene di renderlo obbligatorio perché era ovvio che sarebbe piaciuto a tutti andarci. Pena l’assegnazione del doppio dei compiti per le vacanze con successiva correzione e valutazione al rientro a scuola.
- Io non ho intenzione di andarci – cominciò seria May, le sue sopracciglia si abbassarono leggermente, formando una piccola ruga proprio alla base del naso – non mi va che i miei compagni di scuola mi vedano in costume – arrossì e abbassò lo sguardo – non voglio essere presa in giro – ammise seria
- Se qualcuno prova a fare lo spiritoso sul tuo fisico – sorrise Lucas, con aria bonaria – lo faccio nero! – strinse il pugno destro e lo agitò in aria, come dichiarazione di guerra
Lei rise – Grazie, ma non c’è bisogno di arrivare a tanto – appoggiò la sua mano gentile sul pugno alzato del giovane, e con delicatezza lo spinse verso il basso, mantenendo il sorriso
- Invece si – le disse Elizabeth seria– non sei grassa, sei carina e hai le tette,  non sono giustificati a prenderti in giro - annuì fermamente convinta di ciò che aveva appena detto
- Non si dovrebbero prendere in giro le persone – intervenne Stacy seria
- Neanche se avessero realmente qualche difetto – terminò la gemella incrociando le braccia
- Ma come siete diventate improvvisamente sagge – le rimbeccò Ely
- Teniamo presente che è obbligatorio andare al campo – convenne Domino – Quindi May, sei costretta a venire
- Vero – annuì lei
- Però è proprio una tortura dover passare tre giorni con gente simile – continuò Dom – A parte voi, ovviamente - sospirò - se potessi saltarlo lo farei senza esitazioni – scosse la testa e si sistemò un ciuffo che era riuscito a sfuggire alla morsa stritolante dell’elastico
- Che motivo hai di farlo? Io voglio vederti in costume – disse Lucas alzando le sopracciglia sorpreso
- Come se non mi avessi mai vista
Dal tavolo partirono urletti a non finire, fischi e quant’altro – Zitti deficienti che ci buttano fuori! – Dom alzò gli occhi al cielo e aprì le mani con i palmi rivolti verso l’alto, come se stesso pregando
- Allora tu fai a meno di dire queste cose – sentenziò Marc – Comunque anche a me piacerebbe vederti in costume – il suo tono era deciso
- A te piace vedere tutte – era il turno di Sofie che incrociò le braccia
- In costume – seguita dalla gemella Stacy che appoggiò le mani sui fianchi
- Soprattutto voi due – si intromise May, e tutti si trovarono d’accordo, compresi i diretti interessati.
 
Ormai si erano fatte le sei di sera, tutto era avvolto da una luce arancione.
Il gruppetto stava chiacchierando allegramente mentre passeggiava sul marciapiede.
Intorno a loro camminavano un sacco di coppiette, bambini, anziani a spasso con il loro amico a quattro zampe.
Il sole era proprio alle loro spalle, e, vedendoli da distante, erano visibili solo le loro sagome.
- Ho sentito che dopo domani sera ci sarà una super festa a casa di Tate, è invitata tutta la scuola – iniziò Elizabeth cominciando a fremere
- Super – era Stacy che battè le mani
- FIGO! – urlò Sofie alzando il pugno verso il cielo, come se avesse appena vinto la Coppa dei Campioni
- Non ci vado – Domino non era per niente esaltata da quella notizia
- Ma ha la piscina!! – saltò su Marc, improvvisamente di buon umore
- No grazie – continuò la bionda imperterrita
- Neanche io andrò – si intromise May con tono di scuse – sono a cena fuori con i parenti
- Lei è giustificata – disse la riccia – Ma te non lo sei
- Si invece – Dom si fermò ed incrociò le braccia – Non vado perché mi sbatterebbe fuori subito, mi odia quella
- E tu le dai tutte le ragioni per farlo – Lucas le stava sorridendo – ma tu verrai – le mise un braccio intorno alle spalle e la invitò a ricominciare a camminare, la stava guardando, era incredibile come quei due specchi d’acqua ghiacciata che aveva come occhi potessero trasmettere una tale profondità, la cosa la spaventò un pochino
- Perché? – un brivido le corse lungo la schiena
- Perché io voglio che tu venga – un sorriso che non prometteva niente di buono gli comparve sul volto, contemporaneamente strinse la presa attorno alle spalle di lei, per avvicinarla a sé.
- Ah… lasciatemici pensare
- Si! – esultarono tutti
 
Il giorno seguente trascorse rapidamente.
La professoressa consegnò i temi, nessuno nella classe aveva preso l’insufficienza.
A quella scoperta nemmeno una discoteca con la musica a palla avrebbe fatto più casino di quella classe di studenti su di giri per la scoperta di non essersi rovinati l’estate.
Il sole era alto nel cielo.
Il caldo e l’afa non accennavano a diminuire.
Molti ragazzi, che evidentemente avevano un’avversione per i deodoranti, erano evitati come la peste.
L’ultimo giorno di scuola passò in un baleno, e al suono della campanella sembrava che una voce immaginaria avesse urlato “Al mio tre, scatenate l’inferno!” perché così fu.
Era come trovarsi in mezzo ai bombardamenti, ragazzi che buttavano secchi d’acqua, altri la farina, altri ancora la carta igienica e le uova.
Come colpo di grazia ci furono le galline, una ventina di volatili starnazzanti e terrorizzati correvano in giro per la scuola. Erano stati liberati da degli ignoti, non si sa come abbiano fatto a tenerli nascosti.
Domino e i suoi amici uscirono dalla scuola fradici e appiccicosi all’inverosimile, sembravano reduci della guerra del Vietnam.
-Ragazzi! – esordì Lucas – credo che con tutta la farina, l’uovo e l’acqua che ho addosso potrei aprire una panetteria! – stava tentando, inutilmente, di togliersi quell’impasto di dosso. Ciò che si toglieva dalla spalla gli rimaneva appiccicato sulle mani e come gesto automatico se le strofinava sui pantaloni, e li rimaneva l’impasto.
- Almeno non ti hanno avvolto nella carta igienica, bagnato con un secchio d’acqua e ricoperto di farina – si lamentò Marc, che in quel momento assomigliava più a una mummia che ad un ragazzo. Aveva gli occhi spalancati, illuminati da uno scintillio di pazzia. Con degli ampi gesti si stava srotolando dalla carta con l’aiuto di Dom, che non era conciata tanto meglio.
- Basta lagnarvi! – li interruppe la bionda – Sapevate che sarebbe successo così – si passò l’avambraccio sulla fronte per togliersi dell’uovo che le stava colando sugli occhi, ma così facendo peggiorò solo la situazione
- Si ma non mi aspettavo a questi livelli – dalle loro spalle sbucò Elizabeth, che fra tutti quei ricci, oltre agli ingredienti citati sopra, aveva anche delle piume di gallina. Tentava disperatamente di togliersele, ma quelle non accennavano a voler cambiare residenza.
Subito dietro di lei comparve May, teneva per le zampe una gallina che si dimenava come un’ossessa
– La volete? Me l’hanno lanciata addosso – scoppiò a ridere, con la mano libera si stava pulendo le lenti degli occhiali sull’interno della maglietta
- Noi la vogliamo! – spuntò Sofie strappando l’animale dalle mani di May
- Secondo voi tutto quest’uovo fa bene alla pelle? – arrivò  Stacy, che si stava massaggiando quella sostanza appiccicosa sulle guance, come se fosse uno scrub.
Le gemelle giocarono per qualche istante con la gallina poi la lasciarono andare.
Quella per qualche istante rimase ferma immobile, sotto shock, poi si rese conto di essere libera e corse via.
Probabilmente il WWF avrebbe sporto denuncia.
- Meglio tornare subito a casa, ora che riusciamo a toglierci tutte queste cose di dosso è già ora della festa – sentenziò Marc, che ora sembrava un po’ meno una mummia e un po’ più un ragazzo.
- E voi non avete i miei capelli! – la voce di Elizabeth lasciava trasparire la disperazione.
Si misero tutti a ridere e si avviarono verso le loro case.

Arrivata sulla soglia di casa domino si tolse le scarpe, e, tentando di muoversi il meno possibile, arrivò in bagno, si svestì e si immerse in una vasca di acqua tiepida, sentì i muscoli distendersi e svanire ogni preoccupazione.
Si passo le mani insaponate sulla braccia, sulle gambe e fra i capelli, provano una grande soddisfazione nel sentir staccarsi tutto ciò che aveva appiccicato addosso.
Prese un profondo respiro e si immerse in acqua, qualche secondo dopo tornò a galla, si appoggiò sul bordo vasca e rimase li.
Riemerse da quel tepore un’ora e mezza dopo.
Erano ormai le sei quando finì di rivestirsi e asciugarsi i capelli.
Lucas sarebbe passato a prenderla per le otto e mezza.
Calcolò mentalmente quanto tempo le rimaneva per rilassarsi. Due ore. Troppo poco.
Andò in cucina si preparò un semplice cena, e la mangiò subito, non voleva arrivare alla festa con la pancia piena.
Sparecchiò e fece partire la lavastoviglie. Erano le sette e mezza. Ora di iniziare a prepararsi.
Il pavimento freddo a contatto con i piedi nudi le faceva provare una sensazione piacevole.
Andò in camera e aprì la cabina armadio, ci entrò, e cominciò a contemplare la sua montagna di vestiti.
Non sapeva neanche lei come avesse fatto ad accumulare così tanti capi, avrebbe potuto aprirci un negozio.
Riportò l’attenzione al presente
“Partiamo dai costumi”
Iniziò a cercare tra una pila di bichini quale fosse il più adatto, ne scelse uno a fascia nero con delle frange sul pezzo sopra.
“Il vestito è scomodo, meglio optare per pantaloncini e maglietta”
Prese in mano un paio di shorts molto corti e strappati, color pece, li abbinò con una maglietta bianca con le maniche a pipistrello, dalla scollatura profonda che concentrava l’attenzione sulla fascia.
Andò a truccarsi e a pettinarsi, i capelli biondi sciolti le arrivavano fino all’ombelico, dov’era incastonato un piercing argentato con dei disegni neri.
Erano passati un paio d’anni da quando se lo era fatto, si ricordava l’avversione di sua madre per quell’idea, anche se poi si era rassegnata. Sorrise al ricordo.
Era immersa nei suoi pensieri quando le squillò il cellulare.
La fece sobbalzare.
Lo afferrò e rispose.
- Ehi Dom esci, siamo qui – la voce era di Elizabeth, anche se al telefono aveva un suono più elettronico e finto.
- Arrivo – rispose lei
Mise giù il telefono, tornò nella cabina armadio si infilò un paio di scarpe nere con tacco dodici, con dei micro brillanti.
Uscì di casa e si avviò verso un suv nero parcheggiato proprio li davanti.
Aveva sempre il terrore di sbagliare macchina, per cui rallentò il passo, in modo che avesse il tempo di scrutare all’interno. Non appena riconobbe i lineamenti di Lucas si rassicurò
Aprì la portiera davanti - Buonasera gentaglia! – esordì lei sedendosi, gli altri risposero ai saluti.
Alla guida c’era il ragazzo che le aveva permesso di riconoscere il veicolo, mentre dietro, schiacciati sui tre sedili, c’erano le gemelle , Marc e Elizabeth.
Dom li guardò e scoppiò a ridere – Ora sapete come si sentono le sardine
Venne sommersa di insulti.




E' un capitolo di poco spessore, ne sono consapevole, spero che vi piaccia comunque ^-^
Fatemi sapere cosa ne pensate
-Hieme.




 
   
 
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