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Autore: shanna_b    22/08/2008    5 recensioni
E Tomo? Una rock star come lui dite che sia esente da dubbi lavorativi e problemi di cuore? E se, improvvisamente, un giorno, il suo sound non funzionasse più, la sua ragazza l'avesse mollato, i Leto lo volessero sopprimere e lui dovesse addirittura andare a scuola di chitarra? Guai seri, mie care, guai seri!
E poi nessuno che dedichi una ff al timido, amabile, delicato chitarrista dei 30 Seconds to Mars? Meno male che ci pensa la Shanna_b!!
Dedicata quindi a tutte le fans di Tomo e a Tomo stesso, sapendo che, al solito, io non lo conosco, non ho idea di come sia, non prendo soldi, non mi appartiene etcetc... Leggete e commentate!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tomo Miličević
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DEL COME TOMO SCOPRE CHE FIRSTLEAF E’ COME IL MOTTO DEI TRANSFORMERS, ‘MORE THAN MEET THE EYES’, E SI TRASFORMA IN UN PERFETTO SHERLOCK HOLMES CROATO.

 

 

Tomo aveva ripreso coraggio.

Rassicurato anche dal fatto che, quando si era avvicinato in quel timido tentativo di avance, la ragazza non gli aveva tirato un calcio nella parti basse, come si sarebbe aspettato, dopo l’episodio della torta FirstLeaf non gli faceva più così tanta paura, non gli incuteva più un timore referenziale così forte da intimidirlo.

O almeno così pensava, mentre, puntuale come al solito alle ore diciassette e zero-zero, arrivava a casa di FirstLeaf  per la sua consueta lezione di chitarra del martedì, provvisto di un piccolo mazzo di fiori (roselline fucsia, come quelle che le aveva sterminato in giardino…), intenzionato a invitarla fuori a cena quella sera. Non sapeva nemmeno lui perché lo stesse facendo, ma, in effetti, quella ragazza gli piaceva parecchio e quindi, si era detto, perché no? La cena era un’occasione per conoscerla meglio, dato che, a ben vedere, non sapeva nemmeno quale fosse il suo vero nome!

Mentre parcheggiava la sua auto dall’altro lato della strada rispetto alla casa di FirstLeaf e si apprestava a scendere, con la coda dell’occhio notò uno strano movimento davanti alla porta della casa.

Una ragazza stava uscendo.

E non era Jane, riconoscibilissima per i capelli rossi e le lentiggini, e tantomeno FirstLeaf.

Tomo si girò per fissarla meglio e, quando la ragazza scese i pochi gradini per arrivare sul marciapiede e gli si mise a favore, l’uomo rimase di sasso.

ERA FirstLeaf.

O era sua sorella gemella?

No… FirstLeaf aveva detto che era figlia unica.

Ma…

Non era possibile che fosse lei…

FirstLeaf vestita così?

Un vestito a tubino azzurro scuro con la gonna al ginocchio e la giacca in pendant. Calze, borsa e scarpe blu con il tacco alto. Una cartellina portadocumenti in braccio, capelli pettinati e raccolti in una treccia, trucco leggero, occhialini da secchiona e… accidenti se non stava bene, vestita così elegante! Quel completo le stava benissimo e la ragazza a Tomo parve bellissima, anche se completamente diversa dalla FirstLeaf che conosceva lui.

L’uomo era lì fermo, a bocca aperta, mentre la ragazza, a piedi, cominciò ad allontanarsi lungo la via.

Ma che diavolo stava facendo quella donna?

Non avevano appuntamento per la lezione?

Sì, certo. E allora dove cazzo stava andando?

Improvvisamente Tomo si riscosse.

Scese, inforcò gli occhiali da sole, il suo berretto nero calato sugli occhi, chiuse l’auto e si acquattò dietro un albero.

Adesso era proprio curioso.

Doveva seguirla.

Doveva capire con chi diavolo avesse a che fare.

Doveva sapere.

Attraversò la strada, senza farsi scorgere, e cominciò a seguirla a distanza di sicurezza, nascondendosi ogni tanto dietro qualche persona o albero o cespuglio, quando gli pareva che la ragazza si girasse.

FirstLeaf non camminava velocemente e Tomo riusciva a tenerla sott’occhio piuttosto agevolmente. Dopo circa cinquecento metri, la ragazza girò per una via alla sua sinistra che portava alla piazza del quartiere. Poi si diresse verso il teatro che si ergeva su quella piazza, con Tomo dietro, nascosto dietro un cestino dei rifiuti prima e poi dietro una signora anziana ma piuttosto in carne che gli faceva da paravento.

La ragazza si fermò un attimo per guardare una bacheca appesa alla porta del teatro e poi entrò.

Tomo arrivò alla porta e lesse anche lui: “Ore 17: Conferenza sulle applicazioni della Teoria del Caos nella vita quotidiana. Prof. Carvarvon.”

Il chitarrista rimase a bocca aperta.

Che diavolo era questa roba?

E che ci faceva FirstLeaf lì?

Cosa le serviva quel congresso?

Se la ragazza voleva sapere qualcosa sul caos nella vita quotidiana, non occorreva una conferenza, bastava che chiedesse a lui: dopo sette giorni di seguito in tourbus con i 30 Second To Mars, il caos regnava sovrano più che mai. Una mattina Tomo si era perfino trovato i calzini di Shannon dentro la tazza per la colazione, per non parlare di quella volta che Tim aveva trovato il reggipetto di Emma dentro una sua scarpa, per non pensare nemmeno per un secondo a dove avevano trovato un giorno gli slip di Jared… al pensiero Tomo soffocò un conato… Applicazioni della Teoria del Caos? Più applicazione di quella!

Tomo entrò in modo circospetto: nella hall non c’era nessuno e anche il teatro, una sala piuttosto estesa con il soffitto a vetri e le poltroncine azzurre, sembrava mezzo vuoto.  Il chitarrista notò subito FirstLeaf, in prima fila, seduta proprio davanti al relatore, un signore piuttosto giovane, biondo e vestito molto elegantemente di marrone con un papillon rosso a pallini e il foulard al taschino intonato. 

Un professore universitario, forse. Uno di quelli geniali e stravaganti. E che non sembrava americano.

E soprattutto non era famoso, visto che al massimo ci saranno state una ventina di persone: un successone, insomma… come i primi concerti dei 30 Seconds to Mars, quelli dove andava anche lui prima di farne parte.

Tomo si guardò intorno un attimo e poi decise che non era il caso di rimanere, primo perché delle formule matematiche che aveva scritto sulla lavagna quel tizio, lui non ci capiva niente e poi perché non voleva farsi scorgere da FirstLeaf, tutta intenta a prendere appunti. Ma perché poi? Boh.

Il ragazzo uscì e si diresse verso il bar dall’altra parte della piazza, si sedette ad un tavolino appena fuori, con vista sulla porta del teatro, ed ordinò un caffè. Si nascose dietro un giornale trovato su una sedia e si mise di guardia: FirstLeaf non poteva scappargli.

E infatti, dopo ben due ore, durante le quali Tomo non sapeva più come sedersi su quella dannata sedia di metallo e aveva letto tutto il giornale per intero cinque volte, FirstLeaf uscì, ma non nel modo in cui si aspettava Tomo, visto che la ragazza era sottobraccio con il professorino e si sorridevano, dirigendosi proprio verso il bar.

E, a ben vedere, formavano proprio una bella coppia.

Tomo era sottosopra e brandì nuovamente il giornale per nascondersi. Che cazzo stava succedendo? Tutti i suoi propositi su FirstLeaf e la loro cena erano svaniti in due nanosecondi netti e adesso veniva pure fuori che la ragazza si prendeva certe confidenze con altri personaggi COMPLETAMENTE al di fuori del suo mondo? Ma non era una musicista? E chi cacchio era, invece, quello lì, che adesso molto galantemente le scostava la sedia e la faceva sedere in un tavolino in angolo ma poco distante da quello di Tomo? IL SUO RAGAZZO????? Non era possibile!

FirstLeaf non si era accorta della presenza di Tomo celato  dietro il giornale, visto che aveva occhi soltanto per il ‘suo’ professorino. La coppia ordinò due caffè e la ragazza estrasse un pacco di fogli dalla cartellina e cominciò a passarli uno a uno al professore spiegandogli cose che Tomo non capiva nel modo più assoluto. Tensori? Ipotesi? Teoremi? Che diavolo era quella roba?

Ad un certo punto si scocciò.

Era ora di finirla.

Era ora di sapere.

Era ora che FirstLeaf smettesse di sorridere in quel modo a quel cacchio di tizio imbalsamato.

Abbassò il giornale con un po’ di nervoso, lo accartocciò e lo mollò sul tavolo, si alzò e andò verso di loro.

“Ehi, Ciao.” Disse alla ragazza, abbassandosi, sorridendo e agitando la mano.

FirstLeaf fece quasi finta di non averlo visto, anche se sobbalzò leggermente: lo guardò con la coda dell’occhio e poi tornò a fissare velocemente il professore.

Tomo rimase un po’ sorpreso da questo atteggiamento: “Ehi? Ciao, FirstLeaf!”

La ragazza allora lo guardò, dicendo: “First cosa? Scusi, non mi pare di conoscerla…”

“Ma sì…”

FirstLeaf scosse la testa: “No, direi di no…”

Tomo alzò subito la voce, frustrato: “SI’ INVECE…”

Il professore intervenne in modo molto pacato, quasi gentile, a bassa voce: “La prego di non urlare… e se la signora le ha detto che non la conosce, la prego di allontanarsi…”

Ma Tomo era troppo agitato: “Sì che mi conosce e tu… stai zitto, capito? Che ci fai qui, FirstLeaf?”

La ragazza gli rispose con un finto sorriso di cortesia, guardandolo con uno strano occhio: “Non sono FirstLeaf, lei si sbaglia…”

Ma Tomo era scatenato: “Avevamo lezione oggi, ricordi? E’ martedì e tu dove diavolo te ne vai? Cazzo…”

“Veramente oggi è lunedì e comunque io non so di che genere di lezioni parla, lei…”

Il professore intervenne nuovamente: “La prego di andarsene e di evitare il turpiloquio…”

Ma anche il fatto che gli dessero del ‘lei’, fece infuriare ancora di più Tomo, che se la prese con il giovane uomo: “Ti ho detto di stare zitto, tu…”

Il professorino si alzò e gli puntò un dito in faccia, un po’ minacciosamente: “Lei non sa chi sono io. Sono Lord Julius Herbert George Carnarvon, bis-bis-nipote del noto Lord George Edward Stanhope Carvarvon, colui che ha finanziato la scoperta della tomba di Tutankhamon; quindi, anche nella sua immensa ignoranza in merito, le chiedo un po’ di rispetto…”

Tomo, con quei baffi sottili incurvati all’ingiù, fatti crescere in un solo week end per far colpo su FirstLeaf, sembrava un pistolero del west nel pieno di un perfetto ‘mezzogiorno di fuoco’; guardò il professorino negli occhi e gli sibilò: “Beh certo. Se non altro perché, a guardare te, vedo che la maledizione della mummia continua, nella tua famiglia…”, ‘e il ‘lei’ te lo scordi, lord destocazzo’, pensò.

FirstLeaf, che era rimasta seduta muta a fissare i due, si girò a guardare Tomo con gli occhi spalancati e a bocca aperta: non poteva credere che il mite e timido Tomo stesse insultando in quel modo una persona che non conosceva per niente. Per fortuna il professore non sembrava essersene accorto o, meglio, aveva fatto finta di non accorgersene e, con tutta la flemma inglese di cui era capace, dichiarò: “Bene, mia cara Dana, suggerirei di lasciare questo luogo popolato di personaggi oltremodo ambigui e maleducati e di dirigerci verso il mio ufficio all’università, dove potrò guardare il tuo interessante lavoro con tutta calma.” Poi, molto galantemente, senza badare Tomo di striscio, le scostò la sedia per aiutarla ad alzarsi.

“Grazie Julius.” FirstLeaf recuperò i suoi fogli e la sua borsa e, guardando per un momento Tomo di sottecchi, prese il braccio di Lord Carvarvon e si allontanò attraverso la piazza.

“Ma… FirstLeaf…” Tomo tentò di chiamarla nuovamente, ma la ragazza non lo badò. Fatti pochi passi, mentre Tomo li osservava allontanarsi, FirstLeaf mise una mano dietro la schiena e alzò verso Tomo un bel dito medio e, con la stessa mano, gli fece segno di andarsene.

Al che Tomo, visto che non poteva fare altro, con una voce talmente alta che avrebbe risvegliato Tutankhamon e tutti i suoi parenti, tanto per stare in argomento, le gridò dietro: “’Scolta FirstLeaf, ci vediamo domani, allora …”

E sembrava una minaccia bella e buona.

 

 

 

 

A tutte le mie fedeli lettrici: per un po’, causa concorso, non potrò aggiornare questa ff! Mi dispiace tanto…! Arrivederci a presto con nuove sorprese! Un bacio a tutti/e. Ciaooooo. :-*** Shanna

   
 
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