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Autore: La Setta Aster    29/06/2014    1 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Aster aspettava da tanto tempo quel momento: il ritorno della sua migliore amica, la sua unica amica. Era partita per partecipare a una ricerca archeologica, lei studiava le civiltà antiche dei vari pianeti, trovando le analogia fra loro. Era una ragazza giovane, ma estremamente intelligente. In quanto i pianeti della galassia a poter vantare resti di civiltà antiche  intelligenti – che si siano evolute o meno in civiltà moderne – erano milioni, se non addirittura miliardi, la strada era ancora colma di scoperte che giovani storici e archeologi in erba avrebbero potuto compiere. Hypatia, così si chiamava la ragazza in questione, si appoggiava alla teoria che ogni civiltà di ogni pianeta abbia dovuto seguire un unico filo conduttore, che ogni specie intelligente si sia evoluta nella stessa maniera, seguendo uno schema di età ben preciso: età neogenia, che è quella di passaggio dallo stadio quadrupede a quello eretto, e che comprende quella parte di storia che precede l’invenzione della scrittura; età infantile, che ingloba in se le età del bronzo e del ferro, e si protrae fino all’invenzione dell’acciaio e\o dell’energia a vapore; segue l’età fanciulla, turbolento periodo in cui la tecnologia consente di progredire tanto nell’evoluzione quanto – attraverso guerre e distruzioni – a una maturazione sociale e culturale; ora giunge l’età che Aster preferiva, per quanto riguardava la Terra: l’età adolescente, che sul pianeta azzurro cavalca il Novecento, scontrandosi con l’età fanciulla nel bel mezzo di esso, e che è caratterizzata da una presa di coscienza (gli anni ’60 e ’70 per David Bowie) che segue il sopracitato periodo di guerre e distruzioni, riscontrabili nella storia umana come le Guerre Mondiali; questa fase dura solo un paio di secoli, a volte anche meno, e si conclude con l’età matura, in cui l’assetto politico e sociale inizia a stabilizzarsi, e si incominciano a superare ostacoli all’evoluzione come il razzismo e le classi, prendendo il via verso l’età adulta, che può vantare i primi viaggi spaziali verso altri pianeti e le prime colonizzazioni. Inoltre, ogni età fino a quella adulta porta con se un livello di autodistruzione: ogni civiltà necessita di farsi guerra ed autodistruggersi per poter scoprire nuove tecnologie – in quanto la guerra è ottimo espediente per l’evoluzione tecnologia – e per essere in grado, dopo l’età adulta, di comprendere il valore della pace. Questa è una congettura poco accreditata, ma Hypatia decise di seguirla ugualmente. Secondo tale ipotesi, ogni civiltà, prima di giungere al volo spaziale, deve necessariamente aver superato ogni genere di odio, altrimenti non si spiegherebbe come il superamento di una scoperta come quella dell’Energia Cosmica (tutte le civiltà galattica sono giunte prima o poi a scoprirla, per viaggiare nello spazio esterno al proprio sistema solare attraverso al manovra di curvatura, e quindi in un tempo brevissimo) possa essere avvenuto senza una totale autodistruzione. Occorre, pure, una grande saggezza per comprendere tale energia, o essa sarebbe in grado di portare un intero pianeta – se non una galassia o addirittura l’universo – alla sua estinzione. Ma allora come mai la galassia nella quale Hypatia e Aster vivevano non conosceva la pace universale descritta dalla teoria come fosse un’utopia? Come mai ancora regnava il degrado? Dei confusi reperti rinvenuti su alcuni pianeti, come ad esempio Marte nel sistema solare, lascerebbero immaginare che la civiltà galattica che venne prima di quella attuale si fosse trovata ad affrontare una misteriosa minaccia, forse la ribellione di macchine da loro create (che implica quindi la creazione di un nuovo ciclo di età dedicate ad una civiltà sintetica intelligente destinata ad evolversi), e quindi fosse stata costretta a creare delle armi. Questa civiltà, che viene chiamata degli Arcaici, svanì, forse sconfitta dalle macchine che poi, col tempo, non avendo uno scopo, smisero di riprodursi (lo scopo istintivo degli organici è procreare, ma non quello di creature sintetiche, e rimanere senza uno scopo è una situazione fatale per ogni specie), ma lasciò come eredità una tecnologia che prevedeva l’uso di armi. Ora, la civiltà galattica attuale ebbe un periodo buio, un enorme ‘buco’ nella storia, che impedisce di conoscere come si sia venuti in possesso di tali tecnologie, quindi anche in questo caso la strada è aperta ai teorici. Morale, la galassia era sconquassata da diversi conflitti armati. Ma non è finita qui: si teorizzano anche altre due età, che però nessuna civiltà vivente della galassia aveva ancora raggiunto, quella anziana e quella occidente; la prima è una età talmente avanzata che la saggezza è ormai parte della vita quotidiana, e ognuno prende piede alla vita dei suoi coesistenti, e si è in totale armonia con l’Energia Cosmica, che ormai è compresa da ogni individuo. Sarebbe durante questa età che avviene la totale pacificazione e l’abbandono delle armi. Infatti, se si raggiunge la sopracitata armonia con l’Energia Cosmica, non si deve temere alcun male dalla natura, non vi sarebbero più feroci bestie aliene pronte a sfamarsi delle carni dei coloni planetari. Persino gli edifici naturali prenderebbero il posto di quelli artificiali, e questo spiegherebbe la mancanza di antichissime rovine delle scorse civiltà che avevano raggiunto l’età anziana. La seconda è un mistero: durante quest’ultima, la galassia è scenario di una pace che regna sovrana, e non vi sono più differenze di specie, nessuna appartenenza a determinati pianeti, e bastano pochi secondi per attraversare lo spazio. Ma cosa accade dopo è un arcano anche per i teorici. Probabilmente si abbandona la vecchia galassia, pian piano si lascia casa alla ricerca di nuove risposte a nuove domande, finché tutto ciò che resta della antica civiltà non è che fumo e polvere.
  
Questi i pensieri che spesso Hypatia esponeva ad Aster, intrattenendo con lei i più costruttivi dialoghi mai avuti da giovani di Neo Cydonia, nell’ultimo decennio. E adesso avrebbero finalmente potuto parlarsi di nuovo faccia a faccia, per ore. Ma per il momento, le due si persero in un abbraccio fraterno e gioioso. Erano davanti alla rampa dalla quale Hypatia era scesa, insieme ai suoi compagni di ricerca, dal Trasporto Passeggeri Mesa-planetario (TPM, o più semplicemente Trasporto). Si trovavano a diversi di metri di altezza, e la banchina era solo una delle centinaia che fuoriuscivano da quella torre argentea, del tutto simile a quella dalla quale Aster era partita durante l’aeroguida con l’istruttore. Ora però le torri erano talmente tante da occupare l’orizzonte: era l’immenso e appariscente spazioporto di Argo, che si estendeva fino a confondersi con la città, sede turistica del pianeta. Aster si scostò dall’abbraccio, e la squadrò un poco: era dimagrita, probabilmente per le fatiche del lavoro, e per qualche pranzo saltato, ma non perdeva la sua bellezza. La pelle, in netto contrasto con quella di Aster, era chiara come la superficie di Galata, e gli occhi completamente azzurri, come se dentro di essi nascondesse un mare intero. Solo un paio di pupille nere – come quelle degli umani – si distinguevano. Il naso calava diritto dalla fronte, delineando un perfetto profilo greco, che Aster ben conosceva, sebbene il suo naso fosse più simile a quello delle popolazioni autoctone del Kenya sul pianeta Terra. Oltre al corpo, invidia di molte ragazze di Neo Cydonia, ma mai messo al servizio della banalità, si notavano senza dubbio i capelli, rossi come un tramonto africano, avrebbe detto la ragazza dalla pelle ambrata.

“devi raccontarmi ogni dettaglio, anche come andavi al cesso!” disse emozionata Aster.

“ti dirò tutto, ora vieni a casa con me, ho un bel po’ di fame e non vedo la mia cameretta di due mesi!” rispose lei.

*

Quella mattina, la vittima degli insulti non era James, ma Monica. Il ragazzo avrebbe preferito essere preso di mira, piuttosto che veder soffrire un’amica. Preso dall’ira, non aveva nemmeno provato a rispondere: che dire, dinnanzi a tanto odio? Cosa può il buonsenso e la retorica contro un odio tanto ignorante e folle? James non rispose, ma scaraventò il ragazzo contro la cattedra, facendogli urtare lo stomaco contro lo spigolo. Avendo appena fatto colazione, essa si ripresentò presto, e finalmente la bocca di quell’ignobile individuo fu utile a rigettar spazzatura. La cosa che divertì Jim fu che per evitare di venire considerato ‘uno spione’ o ‘una mammoletta’ dalla classe, si rifiutò di dire che era stata opera di James Cervi. “che la mia generosità ti sia di esempio, Cervi” gli disse, ma la risposta non gli fu favorevole: “ma quale generosità? Avevi solo paura che tutta la sezione B ti considerasse come uno che va a lagnarsi dai professori invece che risolvere i problemi, a partire da te stesso” non capisco, è stato in grado di evitarmi una visita in presidenza, sapendo che nella mia situazione mi sarebbe potuta costare la bocciatura, pur di mantenere una reputazione che non gli si addice?

Portò Monica in biblioteca, durante l’ora buca che sarebbe seguita, unico luogo sicuro della scuola, per dei reietti come loro. La prese fra le braccia, stringendole le spalle.

“non dirlo ad Abigail, lei sa come essere crudele coi suoi nemici, non voglio che lo sappia”

“non ti preoccupare, Monica, la tua ragazza non lo verrà a sapere… non da me, almeno”

Monica singhiozzava sommessamente. Le aveva detto, il verme, di essere “brutta, lesbica, e l’’ingiustizia vuole che sia fidanzata con una ‘gnocca’ come Abigail, che spreco”, e altre offese che andarono solo ad aggravare la situazione fragile della ragazza.

“resisti, amica mia, fra poco partiamo, ce ne andiamo da questa città e andiamo a suonare in Toscana! E ti voglio carica per spaccare, con la tua batteria!”

Proprio in quel momento, guidata forse dal pianto di Monica, si fece viva proprio Abigail, che chiese immediatamente spiegazione. La ragazza in lacrime dovette faticare per impedire che si compisse una strage, ma alla fine si sedettero tutti e tre ad un tavolo, tutti lì per consolare Monica. Nel momento del bisogno, è dovere degli amici aiutare, sempre.

“ti hanno detto che sei brutta e che è uno spreco che tu stia con me?” ripeté Abigail “ebbene, possono considerarmi ‘gnocca’ quanto vogliono, ma non mi avranno mai, nemmeno se non fossi lesbica; io voglio te, e solo te, e ti trovo la creatura più sexy sulla faccia della terra! E poi sai quanto adoro accarezzarti mentre sei sdraiata sul letto…”

“va bene, forse è il caso che io vada, ora, vi lascio sole” ridacchiò Jim, mentre Monica era già tornata a sorridere, pensando ai momento più intimi con Abigail.

“vai, Jim, mi è parso di vedere Giovanni, da qualche parte, ma Paolo ed Edoardo credo se la siano bigiata insieme” disse Abigail, ridendo.

“che bifolchi!” così dicendo, fece per andarsene, ma fu richiamato da Monica.

“Jim!” si voltò, incontrando gli occhi della ragazza “grazie” disse poi sorridendo.

Di tutta risposta, James recitò “fere kardìa”, citando l’Odissea, ‘sopporta, o cuore’, era la formula che utilizzavano fra di loro per darsi manforte.

fere kardìa” ripeterono in coro le due ragazze.

Con questo saluto, James prese l’uscita della biblioteca, diretto al bar per il secondo caffè nel giro di un paio d’ore. Fu lì che trovò gli inconfondibili occhiali e il caratteristico aspetto da ‘nerd’ di Giovanni. Appassionato di fumetti, era il talentuoso tastierista del gruppo. Stava leggendo Death Note, uno degli episodi finali, seduto da solo ad un tavolino, con una brioche abbandonata a metà e una tazzina vuota.

“Gio!” lo salutò. Ma come risposta, il ragazzo alzò una mano in segno di silenzio: stava finendo di leggere, gli mancavano poche pagine. Jim attese con pazienza, mentre si sedeva al tavolo con lui. Ci mise poco, l’amico, a divorarsi quegli ultimi fogli di carta, che per un occidentale sarebbero stati scambiati per l’inizio del libro (i manga, fumetti giapponesi, si leggono partendo da quella che per un europeo o un americano sarebbe stata la fine).

“Jim” lo salutò infine, offrendogli il palmo da battere.

“finito il tuo fumetto?”

“è meraviglioso, non so come tu faccia a non amare i fumetti e i cartoni giapponesi”

“beh, Death Note mi piace, insieme al capolavoro Cowboy Bebop, mi sono pure scaricato le colonne sonore!”

“ma tu ami solo un dieci percento dell’infinito universo della cultura fumettistica giapponese!”

“sei tu il nostro esperto, io sono il malato di cinema e di rock n roll!”

Giovanni interruppe la conversazione per mettere via il fumetto e finire di mangiare la sua colazione. Nel frattempo, James gli domandò se fosse al corrente di quello che era successo a Monica.

“no, che le è successo?” chiese il compare mentre masticava.

“era in lacrime, l’hanno insultata tanto da costringerla a piangere”

“figli di cagna! Non si vergognano mai di loro stessi! Ma fra poco prenderò la cintura nera, mi manca solo l’esame, e poi vedi che mazzo quadruplo gli faccio!”

“persino un pacifista come me sarebbe d’accordo: dove i genitori falliscono arriva la Setta Krypteia!”

“giusto, a quella gente manca qualche calcio nel sedere dai genitori”

“per una volta che gli adulti possono rendersi utili” rise Jim.

Poi, cambiando argomento, passarono a parlare della loro vacanza imminente.

“sei pronto alla Toscana, Gio?”

“finché ci offrono l’alloggio in cambio di serate, certo!”

“beh, abbiamo un repertorio bello vasto, ogni sera due ore di concerto e non possiamo ripetere canzoni già eseguite a meno che non le chieda il pubblico”

“cominciamo con una canzone tratta da un album dei Led Zeppelin per ogni sera”

“anche più di una! E mi raccomando, Giova, nelle canzoni dei Deep Purple devi essere all’altezza della tastiera di Jon Lord”

“ci provo, ma lui è l’unico vero… Lord della tastiera!”

Giovanni era famoso per le sue battute squallide. Lo squillo della campanella fece sapere ai ragazzi che era giunto il momento di rientrare in classe. James dovette salutare il compagno, in quanto frequentavano classi separate: Giovanni non era stato bocciato neanche una volta, ed aveva un anno in meno di James, quindi frequentava l’anno successivo. Era imbarazzante pensarlo, per Jim, ma nessuno, nella Setta Krypteia glielo aveva mai fatto pesare. Quel gruppo di amici era tutto ciò che aveva, e la sua unica ragione per essere felice. Sapeva di essere molto fortunato, per quello, e sapeva anche che senza di loro non sarebbe mai riuscito a sopravvivere in quel mondo. Era grato di ogni parola che riusciva a scambiare con loro. Non era grato ad alcun dio, egli non era credente, ma voleva essere grato proprio ai suoi amici, per esistere, per essere così come erano, con la promessa di non cambiare mai. Eterni giovani come Peter Pan, destinati a vivere per sempre in un sogno, tentando disperatamente di avverarlo.  

*

Hypatia si gettò sul letto come se il suo corpo fosse solo un supporto per i vestiti. Aster si sedette accanto a lei, aspettando che iniziasse a raccontare.

“allora, Hypatia, dimmi che hai visto, che hai fatto, se ti sei divertita, tutto quanto!” domandò curiosa.

“no, non se ne parla, Aster, sentirai tutta la storia che ho da raccontare stasera, alla festicciola che ho organizzato qui a casa col mio gruppo di ricerca”

Aster vide svanire il suo sorriso. Si sentì pugnalata alle spalle, tradita. Un’altra dimostrazione che l’universo non era posto per gente come lei. “come festicciola? Gruppo di ricerca?”

Hypatia si mise seduta, guardando Aster negli occhi. “Aster, tu resti la mia migliore amica, senza la quale non vivrei, ma questo viaggio mi ha fatto capire che esistono altre persone con le quali due come noi starebbero bene per una serata”

Aster non rispose.

“non sei sola, Aster” la voce dell’amica era carezzevole.

“va bene, Hypatia, proverò a fare amicizia, questa sera”

“però non fare come al nostro solito, ci conosco e ti conosco troppo bene: quando ci invitano alle feste e ci fanno sentire in colpa se non andiamo ce ne stiamo in disparte per tutta la durata dell’evento finché non sono loro a sentirsi in colpa; quindi, promettimi che non farai così”

“d’accordo, te lo prometto, ma per il momento ci resta ancora un pomeriggio intero da passare insieme, dico bene?” Aster sperava di poter strappare a quella giornata almeno qualche ora da sola con la sua migliore amica.

“se mi fai i tuoi occhioni dolci e ci mettiamo comode potrei anche raccontarti il viaggio in anteprima, ma solo perché sei tu, e per le immagini e gli ologrammi dovrai attendere stasera, intesi?”

“intesi, e ora forza, mettiti vestiti comodi e stendiamoci sul letto come se fossimo ancora bambine!” disse, convinta ora di non aver affatto perso una sorella.
Aster raccontò a Hypatia delle sue notti, delle sue deliranti fantasie sull’interlocutore alieno. Era strano come di giorno quelle apparissero follie, mentre di notte prendevano un senso e diventavano concrete, un po’ come la paura del buio. L’amica ascoltava, senza mai pensare che Aster fosse pazza o ridicola. Era solo diversa da come gli altri avrebbero voluto vederla, sincera con se stessa. E poi, se lei era considerata strana, il resto della galassia doveva essere davvero un agglomerato di pazzie.


ANGOLO DEGLI AUTORI:
In questo capitolo i personaggi presentati sono senza dubbio molti, in confronto ai solitari capitoli precedenti. Qui si possono riscontrare per la prima volta alcune delle caratteristiche che rendono gli amici di James ed Aster persone del tutto fuori dal comune, ma non così distanti da un ipotetico lettore (anch'egli senza dubbio fuori dal comune, ndS). Si accenna anche a La Setta Krypteia, piccola concessione alla nostra casata, che però vede membri con particolari che si differenziano da quelli reali o addirittura individui inesistenti all'interno della Setta. Ma che dire? era un modo per sentirci parte della storia. Nella versione originale di Aster non dovevano esserci riferimenti, anche perché noi non esistevamo ancora. Fu Hanck, autore di gran parte del racconto, a decidere di cambiare qualcosa, di rendere il tutto più vicino a noi. La verità è che lo stesso manoscritto originale non esisterà più, di qui a qualche capitolo, vediamo aggiungersi personaggi, episodi, cambiano gli eventi, e poi ci sono altri autori che mettono il loro zampino creativo. Questo capitolo, ad esempio, ha ricevuto solo la supervisione di Hanck, e queste note le scrive un autore anonimo della Setta, me medesimo. Unica parte scritta interamente da lui è la parentesi dedicata alle teorie sull'evoluzione galattica, tratta da appunti presi sa un foglio volante dimenticato nel dizionario di latino. Speriamo tutti che sia riuscito a farvi comprendere le sue congetture (che sembrano seguiti di una cena a base di... funghi! ndS). Ora basta, sto rubando spazio alla storia. Un saluto a chiunque ci stia leggendo, non esitate a farci sapere se vi piacciamo! 
_ La Setta Krypteia 

 
  
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