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Autore: HarrysJuliet_x    30/06/2014    2 recensioni
24 Marzo 1990
Michael Jackson, una popstar famosa, sta per pubblicare il suo terzo album: dangerous. Per lanciarlo propone di fare un documentario che si chiamerà: Journey to dangerous, nel quale mostrerà com'è il suo lavoro. Qui entra in gioco la bella Mirabelle Martìn, una ragazza di ventidue anni, la quale avrà l'onore di collaborare all'intervista che farà parte del progetto.
Ma cosa conosce di Michael Jackson? Tutto e niente. Una parte di lui è custodita dove nessuno vi ha accesso. Una parte pericolosa.
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Una personalità così simile alla mia, era come se lo conoscessi da anni. 
Ed era una cosa strana per me, perché non ero mai stata bene con una persona del sesso opposto.
-Perchè sono qui, allora?- Domandai ingenuamente. 
La sua risposta non tardò ad arrivare:- Perché ho visto qualcosa nei tuoi occhi, prima.- 
Scossi il capo confusa.
-Mi perdoni, ma ancora non capisco, signor Jackson..- Lui diventò ancora più serio. -Il terrore.- Mi spiazzò.

Lui sapeva?
Forse aveva sofferto così tanto da imparare a riconoscere la sofferenza degli altri attraverso i loro sguardi.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1 - I’m a mess.

 

 

Indietreggiai dallo spavento. Una risata cristallina si espanse nell’aria cogliendomi alla sprovvista. Era divertito, rideva perché mi ero presa un colpo allucinante. Gli angoli della mia bocca si curvarono in un sorriso sbilenco.
I suoi RayBan gli coprivano nuovamente gli occhi, non se li era mai tolti, in compenso non aveva più il guanto.
-No, no, non intendevo dire quello, è che molti cittadini sono anziani e non ascoltano la nostra musica… Mia madre è una grande fan, comunque.- Mi diedi un tono, aggiustai la camicia e stropicciai la gonna.
A Bath era conosciuto, ma non così tanto da parlarne sempre come in America. Bath vantava pochissimi abitanti, era insolito trovare qualche giovane.
Vivevo a Los Angeles da pochi mesi, ma ogni giorno cercavo di reprimere l’accento inglese, non ne capivo nemmeno il motivo. Forse cercavo di nascondere le mie origini, avevo persino cambiato cognome. Già, non mi piaceva portare il cognome della bestia che non consideravo mio padre.
Scacciai via quel triste ricordo e ritornai a guardare Michael.   Percepivo il suo sguardo inquisitorio da sotto gli occhiali, mi bruciava addosso, era come il sole, non volevo avvicinarmi troppo per paura di scottarmi.
-Oh, che bello! Sono contento che a sua madre piaccia la mia musica.- Sorrise mostrando una fila di denti bianchi e ben allineati.
A mia madre piaceva la sua musica, era vero, ma ripeteva sempre che era sexy, aveva anche ragione.
Era assolutamente l’uomo più sensuale che avessi mai visto, i suoi capelli ondulati, il suo corpo non troppo muscoloso…
Arrossii involontariamente.
-Ehm, la ringrazio signor Jackson.- Gli diedi del lei, come aveva fatto con me e come era giusto che fosse. Ero solo una stupida collaboratrice, non potevo fare la sfacciata dandogli del tu.
Nel suo atteggiamento c’era qualcosa di strano, qualcosa che mi ricordava vagamente me, era diffidente, riusciva a celare bene i suoi stati d’animo, anche io ci provavo e puntualmente non funzionava mai. Un libro aperto, era quello che ero diventata.
-A lei piace?- Tutto d’un tratto gli interessava il mio inutile parere.
Mi ritrovai a chiedermi il perché, ma poi mi sbrigai ad annuire.
Si fece scappare un risolino e poi abbassò il capo. Era strano, misterioso, bisognava ammetterlo, però mi intrigò.
-Oh eccoti, sei qui Bel..- Il sorriso di Berenice si tramutò in curiosità quando vide chi c’era con me. Un lampo di malizia le attraversò gli occhi, come se potesse pensare a chissà che.
-Mhm, scusate se vi interrompo, ma Reid e Ross vi stanno aspettando nella sala conferenze, qui accanto.- E non ero stata avvertita nemmeno della riunione, perfetto.
Una giornata alla ‘facciamo tutto all’insaputa di Belle’. Sbuffai prima di correre o meglio, scappare nella stanza. Mi sentivo troppo in soggezione vicino a Jackson e non era solamente per la notevole differenza d’altezza.
-Bene, eccoci qui.- Reid strinse nuovamente la mano della star.
-Allora, fra mezz’ora i cameraman e la troupe inizierà a fare le prime riprese con intervista annessa.-
Le raccomandazioni e le spiegazioni continuarono per circa venti minuti, poi fu il momento di partire.

 

Santa Barbara, California.

 

Neverland, il posto migliore del mondo.
Non ero mai stata in una proprietà così grande, anzi, grande era riduttivo perché era immensa.  Sembrava non finire più. L’intervista avvenne a bordo piscina, aveva chiesto quella location perché era bella da vedere e soprattutto era rilassante.
-Mettetevi comode, signore.-
Laila si tolse le scarpe ed immerse i piedi nell’acqua limpida, era spigliata, a suo agio, non capivo come facesse. Io rimasi ferma immobile, non feci un movimento. Ero paralizzata dalla paura di fare qualcosa di sbagliato. Sospirai, poi mi misi a sedere su una delle sedie che ci avevano messo a disposizione.
Jackson fece lo stesso, me lo ritrovai quindi difronte.
Con la voce un po’ rotta dall’emozione iniziai a fare la prima domanda.
Dio mio, mi vergognavo tantissimo.
Stavo per aprire bocca ma la mia collega mi interruppe, iniziando a chiedergli della casa.
-Come mai hai scelto il nome ‘neverland’?- Si approcciò in un modo completamente diverso dal mio, prese subito confidenza con il diretto interessato.
-Beh, vedi, mi piace pensare di aver creato un parco divertimenti mai visto prima. Neverland significa terra che non c’è, infatti nessuno crede che questa proprietà sia vera, a meno che non venga visitata.- Ridacchiò nervosamente.
-Si è ispirato a Peter P- La mora m’impedì di continuare la domanda.
-Per caso hai preso spunto da Peter Pan?- Ribollii letteralmente di rabbia. 
Non solo mi aveva interrotto, ma aveva perfino avuto la faccia tosta di riformulare il quesito che gli stavo per porre.
Il contenuto era lo stesso, pensava che non ce ne saremmo accorti?
La voce di Laila si addolcì, proprio come il suo sguardo nei confronti della popstar.
Mi si accese una lampadina in testa, capii che stava flirtando con lui!
Abbozzai un sorriso poi abbassai lo sguardo. 
-Ehm, si, si, mi sono ispirato a quella storia, sa com’è, l’isola che non c’è e tutte quelle cose… Mi piacciono i cartoni disney.-
Non la degnò di uno sguardo, invece, parlò con me. Mi sembrava dispiaciuto dal suo tono di voce. 

Matt spense la telecamera.
-Ok, ora parliamo di altro, mi raccomando ragazze: convinzione!- Ci motivò quest’ultimo.
-Uno, due, tre, azione!- Ci mormorò l’altro cameraman.
-Signor Jackson- Mi schiarii la voce per poi continuare:- Cosa pensa del fatto che Thriller ha passato la storia come l’album più venduto al mondo?- Assunsi un tono professionale e distaccato.
-Beh, vede, sono molto contento del risultato. Io ed i miei collaboratori ci abbiamo messo un bel po’, però è stato bello sapere che quel disco è piaciuto a molte persone. D’altronde faccio musica anche per gli altri, non solamente per me stesso.- Si tolse gli occhiali e mi guardò dritto negli occhi.
-Thriller è un bell’album, uno dei migliori della storia musicale, ma dicci Michael, chi ti ha introdotto nel mondo dello spettacolo?- Trillò lei.
Era un’ottima domanda, molto meglio della mia su thriller. “Chissà quante volte l’avrà sentita..” No, non ero stata per niente originale.
-Credo sia stato mio padre. Lui ha creato i Jackson five, il gruppo in cui facevo parte insieme ai miei fratelli. Lui ci ha insegnato molto ed è grazie a lui se sono qui.- Lo vidi rattristarsi al ricordo di suo padre e della sua infanzia, per me sarebbe anche finita li quella parte, ma Laila decise di infilare il coltello nella piaga.
-Eravate veramente notevoli, però ci piacerebbe sapere com’è stata la sua infanzia da bambino prodigio.-
Si irrigidì totalmente, si vedeva da lontano che non amava parlare di quelle cose, non capivo però perché lei insisteva così tanto, sapevo anche io che questi argomenti erano off-limits per lui e non ero nemmeno una delle sue più grandi fans o sostenitrici.
Sapevo cosa provava in momenti del genere, così mi feci coraggio.
-Io penso, Matt, che possiamo anche tagliare questa parte e procedere con delle domande che riguardino la sua musica, no? D’altronde questo è un documentario per lanciare il suo DISCO, non la sua INFANZIA.- Marcai molto quelle parole.
Ero solamente una collaboratrice, era vero, ma diamine, queste cose mi facevano veramente schifo. Stava andando assolutamente fuori tema, non era giusto.
-Lei è d'accordo signor Jackson?- Ci fu un silenzio imbarazzante per alcuni secondi.
La mora mi stava trucidando con lo sguardo, poi però lui si decise a parlare:- Assolutamente si.-
Mi guardò con gratitudine, io gli sorrisi sinceramente.

***

 

-Grazie, grazie mille, veramente.- Sussurrò Michael mentre ci accompagnava all’uscita insieme alle sue guardie del corpo.
-Di niente, signore, era solamente…il mio lavoro.-
Nella mia mente mi colpirono mille flashback sulla mia infanzia e su mio padre.
Odiavo portarmi appresso quel peso fastidioso sulle spalle, era una presenza costante quella dell’uomo che per quindici anni mi aveva perseguitata e buttata giù in tutti i modi possibili.
Mi venne un attacco d’asma, non riuscivo più a respirare. Mi succedeva spesso, ma non volevo dare nell’occhio, cercai il broncodilatatore, nella borsa però non c’era traccia di quest’ultimo. Sembravo invisibile, nessuno accanto a me si accorgeva di quello che stava succedendo.
Boccheggiavo ed ansimavo, ero entrata nel panico. La faccia di mio padre mi apparve davanti quasi stessi sognando ad occhi aperti.
-Dio mio, cosa ti succede?- Urlò Jackson palesemente spaventato.
Si girarono tutti di scatto, finalmente poi trovai la medicina e aspirai avidamente.
Ma nessuna terapia farmacologica avrebbe potuto salvarmi dai demoni che avevo dentro, nel profondo della mia anima.
Mi ritrovai in una circostanza sgradevole, erano tutti spaventati tranne, ovviamente, la mia compagnia di lavoro. Avevo gli occhi del moro attaccati a me come una calamita.
-Niente, ho avuto un semplice attacco d’asma, tranquilli..- I bodyguard annuirono e continuarono il loro cammino con Laila.
-Ragazzi, vi dispiace se vi rubo per un po’ la signorina Martìn? La faccio accompagnare in albergo dal mio autista.-
Matt rispose che non c’era nessun problema, mentre quella ad obiettare, per colpa della sua invidia, fu la mora, che quasi urlò:- NO CI SERVE!-
Ovviamente nessuno di noi l’ascoltò.
Quando Michael Jackson chiede qualcosa, nessuno gli dice di no. O per lo meno, nessuno riesce a dirglielo.
Farfugliò un umile: -Grazie.-
Domandava tutto con modestia, non se la tirava affatto, ecco perché erano quasi tutti gentili con lui.
Naturalmente, c’era sempre qualcuno che se ne approfittava.
Camminammo per un bel pezzo, fino a quando non tornammo alla piscina. Ero parecchio confusa, perché mi aveva portata al punto di partenza?

Mi fece cenno di sedermi, ubbidii senza proferire parola.
“Calma Belle, non ti mangerà, al massimo ti può licenziare.” La faceva facile, la mia mente.
Mi spaventai un pochino.
-E’ sicura di stare bene, signorina?- Si accertò.
Mi si sciolse letteralmente il cuore, si stava preoccupando per me, una comune mortale.
-Si, grazie mille.- Mi guardai le mani dal nervoso. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo.
-La ringrazio, non sa quanto significhi per me il suo gesto. La casa discografica mi ha costretto a fare questo documentario, se fosse stato per me avrei solamente lanciato il disco. Odio stare a contatto con i giornalisti, senza offesa. Tutte le volte mi chiedono del mio passato, io, io non amo parlarne, quindi ancora una volta, grazie. Ma non è per questo che ti ho fatto venire qui..- Il suo tono era deciso, ma si vedeva che era timido.
Una personalità così simile alla mia, mi trovavo a mio agio da sola con lui.
Ed era una cosa strana per me, perché non ero mai stata bene con una persona del sesso opposto.
-Per cosa, allora?- Domandai ingenuamente.
La sua risposta non tardò ad arrivare:- Perché ho visto qualcosa nei tuoi occhi, prima.-
Scossi il capo confusa.
-Mi perdoni, ma ancora non capisco, signor Jackson..- Lui diventò ancora più serio. -Il terrore.- Mi spiazzò.
Lui sapeva?


Ciao ragazze!
Come va? Io tutto apposto, grazie a chi ha recensito e sopratutto grazie a chi segue, ricorda e preferisce.
Il capitolo non è il massimo, mi scuso se c'è qualche ripetizione, ma l'ho scritto a notte fonda.
Un bacino a tutte

Ti amo Michael.
  
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