Esterno giorno Withmore College

I vampiri saranno anche provvisti di una doppia velocità ma come i comuni mortali hanno problemi a reggere i libri, parlare al telefono e nel frattempo cercare in borsa le chiavi.

Elena Gilbert, matricola, non è da meno. 

Sta camminando, reggendo i suoi libri sotto un braccio e reggendo la borsa con la mano e cerca le chiavi con l'altra e nel frattempo parla al telefono cercando di spiegare al suo fidanzato perché -dopo solo una settimana- di college può assolutamente fare a meno di tornare a casa per vederlo. 

E - Perché non sono così dipendente da te da non riuscire a starti lontana per più di una settimana.
Perché mi sto ambientando e ho bisogno di farlo con i miei tempi.

D - Sei un vampiro Elena, noi non ci ambientiamo, al massimo cerchiamo lo spoglitoio delle ragazze più vicino per la merenda. E tu non devi neanche soggiogare il guardiano perché ti faccia entrare. 

E - Damon! 

D - Si lo so, noi non facciamo del male alle persone. 

Tonando tatticamente al discorso precedente, deduco quindi che non ti manco affatto e che non avresti assolutamente desiderio di vedermi o di parlarmi o, che ne so, di toccarmi. 

E - Non ho detto questo.
 Ho detto che questo non basta a farmi tornare a casa una settimana dopo essere partita e cioè una settimana prima di quanto abbia previsto. 

(lei è praticamente arrivata nel corridoio del suo dormitorio)

D - Ah. Ok. 

E - Oh povero amore, pensavi che sarei tornata a casa dopo una sola settimana col fiato corto e le labbra secche e in crisi di astinenza da te?

Sei deluso? 
(tono ironico e quasi soddisfatto)

D - Si perché se non hai bisogno di me, mi toccherà rifare tutti quei chilometri per tornare indietro.

E - Ma perchè, dove sei?

D - A pensarci potrei fermarmi a fare uno spuntino in uno spogliatoio femminile.
(sembra parlare da solo)

E - Damon dove sei?

D – Sono tutti appena tornati dalle vacanze e saranno tutte così abbronzate.

E in questo periodo ci sono solo le matricole, tutte diciannovenni morbide e deliziose.
(continua  a parlare da solo ignorando Elena)

E – Damon dannazione dove sei?

D - Ero in camera tua ma sto andando verso la macchina. 

E  hai detto proprio ‘dannazione’?

Neanche il tempo di finire la parola che Elena è già avvinghiata a lui e lo sta baciando come se lo vedesse da un secolo e mezzo. Il tempo ai vampiri gli fa così, si amplifica. 

D - Wo wo wo, fortuna che sono già morto e non ho bisogno di respirare. 
Perché mi avresti ucciso.
Questo è uno 'scusa ho mentito non te ne andare mi sei mancato'?

E - No. 
Questo è un 'già che ci sei...'

D - Non penserai davvero di cavartela con così poco?

E - Certo che si, sei tu che sei venuto da me.
E in alternativa c'è lo spogliatoio degli uomini. 
E anche lì, non avrei bisogno di soggiogare il guardiano.

D - Perfida.

E - Ottimi maestri... 


Stanza Whitmore College, interno giorno.

E - Damon?

Ha ancora gli occhi incollati di sonno e la mano incerta a cercare il suo uomo nell'altra parte del letto.

Per una coppia umana trovare un biglietto con su scritto 'sono uscito per la colazione' è solo un pezzetto di routine sul cuscino vuoto. 

Per Elena è quel momento di panico in cui si chiede cosa intenda esattamente Damon per colazione. 

Ed è esattamente quello che gli chiede non appena lo vede rientrare. 

D - Tranquilla, non ho mangiato il guardiano.
Altrimenti non sarei dovuto entrare dalla finestra. 
Avevo lasciato una sacca in macchina.
Ne ho portato anche per te. 

E - Uhm, no.
Sai cosa voglio. 

D - E cosa vuoi?

E - Dai, lo sai.

D - Ah, quello. 

E - Si quello. 
Ora hai anche appena mangiato.
Ti sei rimesso in forze. 
Quale momento migliore?

D - Ok. 

Mangiare Damon. 
E' quello che vuole. 
Il suo sangue. 
Le piace quello.

E' lo specchio del loro stare insieme. 
Il volersi così tanto.
Così a fondo. 

Come a cercarsi l'anima.
E scambiarsela.
Un'anima sola.

Persino per Damon ed Elena il 'dopo' è solo il dopo.

E - Ti trovo quando torno da lezione?

D - No, riparto subito.
Tu devi ambientarti.
E devi farlo da sola. 
E io devo tornare a casa a guardare i bambini.
Ci vediamo sabato?

E - Ci vediamo sabato.

Il sorriso di Elena era oltre il momento, forse persino oltre l'amore che sapeva di provare. 
Ogni volta ne aggiungeva un pezzetto in più.
Ogni volta che quell'uomo la guardava il suo corpo smetteva di appartenerle e si sentiva sfuggire l'anima come fuori dai confini della pelle. 

D - A sabato allora.

Tutto quello che lui diceva guardandola, erano solo parole senza significato.
Tutto quello che aveva semrpe voluto dirle, Damon Salvatore lo faceva passare attraverso i suoi occhi.
Ma non guardava tutti nello stesso modo.
E non aveva mai guardato nessuno come guardava Elena. 

Dopo averlo baciato ed averlo lasciato per andare a lezione, Elena sente il suo sguardo e poi la sua voce e ancora il suo sguardo.

E - Dimmi.

Damon aspetta, come se stesse scegliendo le parole. 
Poi con noncuranza le dice solo 'niente'.
E continua a guardarla mentre lei va via. 

Dopo pochi passi, proprio mentre lui si è girato per andar via, lei si volta chiamandolo.

E - Damn.

D - Dimmi.

E - Niente anche io.

E quanto amore c'è in un niente?

Lui ride, di quel sorriso che nessuno ha mai visto. 

Tranne Elena.
E poi sparisce.