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Autore: MRPrd    30/06/2014    2 recensioni
Una missione, ecco cosa è diventata la mia vita. Una missione che mi permetterà di riacquistare un’umanità ormai macchiata dal sangue. Una missione per scappare via da questa illusione, per difendere la persona che amo, per ricordare chi sono. Una missione che tu non potrai impedirmi di portare a termine perché, anche se ti amo, non potrò starti accanto. Odiami, sii triste per me, soffri a causa mia, uccidimi, disprezzami, dimenticami, ma ti prego...Non amarmi, mai!
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come promesso ecco subito il nuovo capitolo, visto come siamo brave ^^.
Speriamo vivamente che vi piaccia perché dopo questo capitolo arriverà il………………….
Tutti: NIENTE SPOILER!
Ops, giusto.^/////^.
Buona lettura dunque.
Come sempre grazie a chi ci sostiene sempre e a chi legge la nostra storia.
Baci dalla MeRProduction.

 







Capitolo 28
Everything Burns 
 

Quando Hakkay tentò di parlare con Goku, a bloccarlo non fu solamente quello che aveva visto in camera, ma anche la mano di Kira sulla manica della camicia che indossava, e gliela stringeva con forza, scuotendo il capo senza guardarlo in faccia, mormorando.
-Non tu, non io-
Hakkay capì le parole della ragazza, anche se la sensazione d’inutilità s’impossessò della sua mente, e si limitò a lanciare un’ultima occhiata alla stanza, per poi chiudersi dietro la porta, in quel momento i suoi occhi si posarono sulla figura di Kira, in quei giorni la ragazza stava lentamente recuperando le forze, anche se in quegl’istanti, mentre superava la figura dell’uomo dagl’occhi verdi, la sua figura sembrava barcollare mentre camminava.
Il ragazzo le posò una mano sulla spalla, sostenendola in quel modo, mentre raggiungeva Gojio e Sanzo nella sala principale della locanda, i due stavano fumando in attesa di Hakkay, che si limitò a scuotere la testa, mentre Kira si limitava a non fiatare, mettendosi davanti alla finestra.
-E’ inutile, non vuole parlare con nessuno-
-Accidenti, è davvero una stupida scimmia quella lì-
-Beh, ammetterai però che da quando Rika è tornata dalla parte di Kougaiji, è calato il silenzio-
-Vorrai dire la tranquillità-
Hakkay guardò serio Gojio, che sbuffò, buttando via l’ultima boccata di sigaretta, schiacciando il mozzicone con forza dentro il posacenere.
-Dannazione, sarà una mia impressione, ma ho la sensazione che ci siamo un po’ rammolliti da un po’ di tempo. Io me ne vado, quest’aria così pesante mi sta soffocando-
Il rosso uscì in silenzio dalla locanda, in fondo dentro di se...stava decisamente da schifo per lo stato di quella scimmia, in qualche modo il fatto che non fosse in se provocava a tutti un moto di fastidio, odiavano le cose fuori posto, loro che non avevano di certo una giornata che fosse noiosa, le piccole cose di tutti i giorni se non c’erano provocavano a tutti del fastidio: i battibecchi di Gojio e Goku, l’harisen di Sanzo, le risate di Rika e Goku...
...dannazione, era da quando erano arrivate quelle ragazze che la loro vita era stata messa decisamente a soqquadro, il trovarsi di fronte e convivere con delle presenze estranee aveva modificato il loro modo di vivere, ed ora...la mancanza di Rika era diventata qualcosa di fuori posto.
Dopotutto, erano pur sempre degli uomini.
E mentre l’ombra di Gojio svaniva dietro la finestra, seguita dallo sguardo di Kira, Sanzo si alzò dal suo posto, Hakkay invece si limitava a fissare un punto vuoto.
-Devi ammettere...che Gojio ha ragione.
Questa nuova situazione...ci sta cambiando...-
-Parla per te-
Il bonzo voleva evitare l’argomento, mentre si avviava nel corridoio verso la sua stanza, fuori c’era una nebbia calata dopo la pioggia e la giornata uggiosa, una nebbia grigia che non sembrava ferirlo come la pioggia, ma comunque tendeva ad ingrigire il suo umore.
Vide la porta di una stanza aperta a metà, da cui ne usciva una canzone, in quel momento Meiko stava cantando, cosa mai successa, rivelando una voce triste e incredibilmente sottile e dolce, qualcosa che spaccava la sua normale corazza di dura.
In quel momento la ragazza era seduta sul suo letto, tendeva sempre a scegliere il letto con la finestra accanto, in modo da mettersi seduta accanto alla finestra per vedere il tempo fuori, ed in quel momento il grigiore procurato dalla nebbia sembrava sbiadire anche la sua figura.
 
She sits in her corner
Singing herself to sleep
Wrapped in all of the promises
That no one seems to keep
She no longer cries to herself
No tears left to wash away
Just diaries of empty pages
Feelings gone astray

 
La sua voce era bassa, non si voleva far sentire, mentre le gambe erano piegate verso il petto, le braccia appoggiate alle ginocchia, ed il capo voltato in modo che gli occhi guardassero il mondo fuori da quel vetro, mentre mormorava quella canzone che sapeva d’infantile, eppure d’incredibilmente triste.
-Sai...la gente è strana...prima si odia...e poi si ama-
Kodoku presto sarebbe arrivato, e se la trovava...l’avrebbe fatta a pezzi, come aveva sempre promesso e ripromesso di fronte a lei, quando erano soli, quando lei non li spiava, quando lui poteva rivelare il suo volto di folle.
 
“Meiko cara, sappi che un giorno ti farò a pezzi”
 
Cantava per addormentarsi e vivere un altro incubo, per non ricordarsi che Kodoku la cercava, per la prima volta chiedeva gl’istanti del sonno per vivere un’illusione.
Non voleva stare la, eppure non voleva nemmeno tornare...non sapeva dove andare, ne dove tornare.
Voleva solo dormire, e per addormentarsi...cantava...ormai sua madre non c’era più...non le avrebbe cantato qualcosa per farla dormire...era sola...sola con in pugno delle promesse infrante, gl’aveva promesso tanto, ed invece sapeva benissimo che erano tutte bugie, che sarebbero state ignorate.
Perché lei era solo una schifosa bambina.
Lei non valeva nulla.
 
“Ma tu guarda, una brutta bambina”
 
“Aaah, che bimba stupida!”
 
“Tu ora sei mia, mi appartieni, tu non hai più te stessa, sei solo un giocattolo nelle mie mani.
E finché riuscirai a farmi divertire e a fare la brava, io ti manterrò in vita.”
 
“Ma che bambina orrenda!
Però mi potrai essere utile, in fondo la tua bruttezza mi farà comodo per i lavori sporchi.
Forza, vieni con me”
 
“Tu non mi tradirai mai, vero?...Erroris...”
 
Meiko socchiuse gli occhi, per poi chiuderli del tutto ed aprirli, smettendo di cantare, la voce era morta nelle parole sussurrate, dette ad alta voce, parlate, che entravano ed uscivano nella sua testa.
Avrebbe voluto piangere, ma ormai aveva dimenticato come si faceva, ed inoltre non sarebbe servito a nulla...solo a farla sentire ancora più stupida, solo a farla sentire ancora più inutile.
Perché in fondo era inutile, a che serviva?
Aveva ancora voglia di morire.
E lei sapeva che sarebbe morta.
Però...doveva portare a termine una missione.
Il suo sguardo avvertì una presenza, e si voltò lentamente.
Però...voleva ancora provare la libertà.
I suoi occhi erano aperti a chiunque, il suo sguardo freddo e sfacciato era scomparso da quelle iridi rossiccio-ambrate, ora vi era uno sguardo tranquillo, ed infinitamente triste.
Però...voleva ancora stare li...doveva stare ancora li...la sua ragione era li...accanto a quella porta...
Era triste perché aveva dimenticato come si piangeva, come si cantava una ninna nanna, come si sorrideva, come sorridere, come vivere.
Aveva dimenticato tutto.
E nessuno se ne sarebbe accorto...nemmeno lui...
Lui non doveva saperlo, lei doveva solo portare a termine la sua missione, e poi scomparire.
Lei era Erroris, un’illusione.
Nient’altro che un sogno, un miraggio, qualcosa che non esiste.
Lei non esisteva...non esisteva più...
Lentamente si mosse, scendendo dal letto, in quel momento indossava una grossa maglia che nascondeva le mani nelle maniche, i pantaloncini le mostravano le gambe magre e pallide, mentre i suoi passi si muovevano lentamente verso Sanzo, che la osservava in silenzio.
Quegl’occhi ambrati gli riportavano alla mente ricordi talmente lontani che ogni volta gli faceva male la testa...ma quella sfumatura rossiccia che brillava anche in quell’occasione sembrava distruggerli tutti, inseguita da quella voce che sussurrava in silenzio.
 
“Ti prego...odiami...”
 
Ma se l’avrebbe odiata...avrebbe significato che voleva che restasse li con lui...perché lui odiava, quando in realtà l’odio è solo la disperazione dell’amore, un amore che lui ormai aveva perso tempo fa, dimenticandosi di amare, mentre quella ragazza, che si stava avvicinando a lui, gli riportava alla mente quello che ormai aveva dimenticato.
Era arrivata come un’onda che l’aveva travolto, e adesso che stava tornando indietro, stava rivelando qualcosa che per anni aveva nascosto dentro di se, dentro quella maschera di freddezza, qualcosa che i suoi compagni sembravano sempre capire ma ignorare, mentre lei la stava rivelando anche a lui stesso.
Diceva sempre che sopravviveva solo per se stesso...ma perché capiva la sofferenza di chi rimaneva in vita...e nascondeva questo nell’orgoglio di sopravvivere solo per se stesso.
Ma non era finita qui.
Se davvero la mancanza del maestro improvvisa lo avrebbe reso freddo di fronte all’affetto, sarebbe diventato arido, come il deserto, come la sabbia che imbevuta d’acqua non assorbe, ma lascia scorrere via.
Lui non aveva mai ucciso quel desiderio, ma semplicemente l’aveva nascosto per la vergogna, la morte del maestro era stata una cosa terribile, eppure lui egoisticamente lo voleva ancora...voleva ancora provare quell’emozione, provare quella sensazione che l’aveva cullato in quegl’anni, al fianco del suo maestro, fino a quella tragica notte.
Voleva ancora una volta riprovare quell’emozione.
Meiko intanto era arrivata alla porta, allungando una mano per afferrare il pomello, intenzionata a chiudere fuori il bonzo, che osservò i suoi occhi, l’ambrato sembrò nascondere un secondo volto che fuoriusciva da quello di Meiko, sorridendogli e chiamandolo, sussurrandogli.
 
“Ti amo...
NON LASCIARMI”
 
Ma lui ignorò, perché quella sfumatura rossa lo riportava ancora una volta a quella ragazza che aveva di fronte a se, bruciando via tutto il resto come carta, cancellando tutto come acqua su inchiostro, ora era solo una macchia nera.
E c’era solo lei.
Si, solo lei...
L’emozione era li, davanti a se, ormai non poteva nasconderlo, nemmeno a se stesso...
In verità...lui...anche dopo la morte del suo maestro...e nascondendolo per la vergogna
In verità...di fronte a quella ragazza, quel pensiero gli attraversò la mente, e sentì un senso di liberazione.
In verità...
 
 
Aveva sempre desiderato amare qualcuno...ed ora...forse...aveva trovato quel qualcuno...
 
 
Con violenza lo stava trascinando nella corrente di quegl’occhi, nella voce che lo supplicava di odiare, nella tristezza di quel gesto, mentre abbassava il capo, mormorando a voce bassa.
-Oggi non ho voglia di sopportarti-
E la mano si muoveva, tentando di chiudere la porta davanti a se, per lasciare fuori la figura di quell’uomo.
 
But she will sing...
 
Til everything burns
While everyone screams
Burning their lies
Burning my dreams
All of this hate
And all of this pain
I'll burn it all down
As my anger reigns
Til everything burns

 
Bugie, sogni in frantumi, promesse false, lacrime, odio, pene.
Era un miscuglio micidiale che le fece girare la testa, mentre dal buio della sua anima qualcosa si stava alzando, i suoi occhi erano fissi su quelli ametista di Sanzo, che restava la, ad osservare.
Quella voce chiara e limpida...voleva sentirla ancora...avvertire quella luce accarezzarla ancora...e illudersi di esistere, di non scomparire via nella sua morte, sapendo che nessuno l’avrebbe ricordata.
Aveva paura, in quegl’istanti il corpo tremava, e lei avvertiva la paura, mentre il bonzo notava quel corpo tremare, restando in silenzio, mentre lei prendeva fiato, cercando d’ingoiare a vuoto.
Strinse il pugno, per poi rivelare ancora la mano, ed allungarla, afferrando la maglietta del bonzo e stringendola, mentre lei abbassava il capo, aveva paura, provava una paura profonda che le faceva tremare il corpo.
Si rendeva conto che non voleva morire...tutto quello che voleva bruciava...perché lei voleva solo...
...lui...
La mano sembrò lasciare lentamente la presa, basta, aveva già provato abbastanza vergogna, ora doveva solo scomparire, e lui doveva stare dietro quella porta.
Ad un tratto, quella mano si mosse lentamente, e le toccò il volto con due dita, spaventandola e facendole alzare il capo di scatto.
Cosa succedeva?
Non doveva toccarla!
Non doveva guardarla!
-Non...-
“TOCCAMI! GUARDAMI! AIUTAMI! NON VOGLIO MORIRE!!”
Meiko rimase con il respiro mozzato, le parole morirono in gola, mentre Sanzo la osservava, i due corpi erano così vicini che lei rimase spaventava, per la prima volta davanti a lei le appariva non Genjo Sanzo, il bonzo dai modi freddi.
Ora aveva davanti un uomo di nome Sanzo...l’uomo dalla voce limpida e chiara, dalla luce che la stava toccando, quella luce la stava accarezzando.
Meiko avvertì gli occhi pizzicarle, la mano stava abbandonando il pomello, quando i suoi occhi si pietrificarono nelle parole che la sua mente avvertirono.
 
“-Tu non mi tradirai mai, vero?...Erroris?-
La ragazza annuì con forza, aveva paura di alzare lo sguardo, stava piangendo come una stupida, stava piangendo dalla rabbia e dalla paura, dalla vergogna e dal dolore, e lei lo sapeva, e batteva le mani allegra, per poi avvicinarsi a lei, sussurrando quelle parole di scherno, prendendola in giro, non voleva toccarla dallo schifo.
-Ti voglio bene...-”
 
La ragazza si scosse subito, irrigidendosi, il bonzo stesso a quella reazione s’irrigidì lui stesso, lasciando che la mano scivolasse via da quel volto, mentre lei si limitava a nascondere ancora una volta se stessa in quello sguardo freddo e duro.
Chiuse lentamente la porta, se stessa non voleva chiudere, stava urlando disperatamente di non chiudere quella porta, non adesso!
Invece senti il “clack” della serratura, e si girò su se stessa, appoggiandosi sul legno, scivolando poi a terra, la testa le faceva male, così come tutto il corpo, come se avesse fatto uno sforzo disumano.
Non doveva finire così, e lei lo sapeva.
...però...
Avvertì i passi del bonzo allontanarsi da lei, e si racchiuse nel suo silenzio, alzandosi lentamente e sedendosi sul suo letto, osservando ancora una volta fuori dalla finestra.
In quell’istante Gojio stava camminando per la città deserta, la nebbia costringeva tutti a rintanarsi nelle taverne, e anche lui stava avendo una mezza idea di nascondersi in qualche bar, quando un’ombra nera attirò la sua attenzione, l’ombra gli si avvicinò con fare provocante, e Gojio la riconobbe dalla linea dei fianchi.
-E tu che ci fai qua?-
-Mi annoiavo-
-Dopo tutto il casino che è successo hai ancora la forza di annoiarti?-
-Non mi dire che sei stanco?-
Selene sorrise ammiccante, il ventre era coperto dal suo tatuaggio tribale, che attirò lo sguardo di Gojio, la sua mano si avvicinò alla pelle della pancia, accarezzandogliela, mentre Selene abbassava il capo per osservare i suoi movimenti, dirigendo poi lo sguardo verso il volto dell’uomo, una mano spostò una massa di capelli dietro l’orecchio, rivelando la rotondità umana di questo, mentre la bocca si avvicinava.
Le labbra erano  aride mentre lo sfiorava con un bacio, per poi scendere verso la guancia ed il collo, mentre Gojio restava in silenzio a lasciarla fare, le mani accarezzavano la pelle in parte nuda della schiena.
-E Rika?-
-Ryo...credo stia riposando...-
-Non la chiami più con il suo nome...-
-No...perché quello non è mia sorella...-
Selene si fermò dall’accarezzare il collo di Gojio con le labbra secche, il ricordo di quando aveva abbracciato la ragazza al castello la lasciò in silenzio, mentre abbassava leggermente il capo.
 
Walking through life unnoticed
Knowing that no one cares
Too consumed in their masquerade
No one sees her there
And still she sings...

 
La mano di Selene che era salita sul petto del rosso si strinse a pugno, la ragazza digrignò leggermente i denti, mentre mormorava a bassa voce, come a vergognarsi, e Gojio restava in silenzio ad ascoltare.
-Quando l’ho rivista tornare...ho creduto veramente che tutto sarebbe tornato come prima...
Invece...invece lei se n’è andata...lasciandomi solo quell’essere...ed io non potevo fare altro che accettarlo, perché sapevo che altrimenti avrei perso del tutto mia sorella.
Ma io non voglio Ryo...io voglio Rika...-
La sua mascherata, la sua sceneggiata andava sempre di più a fallire, da quando l’aveva vista con loro sapeva che niente sarebbe più tornato più lo stesso, ma non voleva mostrarlo, non poteva mostrarlo, o il suo piano sarebbe fallito.
Lei voleva solo proteggere Rika, proteggerla da se stessa, da Selene, da tutti.
-Io amo Rika...lei è tutto ciò che mi è rimasto...senza di lei...forse morirei...come ora...-
Stava morendo perché Rika era svanita, stava morendo perché sua sorella non la odiava più proprio perché sua sorella non esisteva più, ed era ancora una volta da sola.
Ed ora stava morendo perché stava amando quell’uomo, che aveva frantumato tutto fin dal primo incontro.
Solo ora se ne rendeva conto.
Aveva vissuto senza che nessuno s’interessasse veramente di lei, e l’unica persona che si era interessata l’era rimasta accanto con fedeltà, accettando in silenzio quella situazione, mentre lui le aveva sconvolto tutto il gioco.
E tutto ora bruciava...
 
Til everything burns
While everyone screams
Burning their lies
Burning my dreams
All of this hate
And all of this pain
I'll burn it all down
As my anger reigns

 
-Gojio...-
Sentendo il suo nome l’uomo abbassò il capo, mentre sentiva le braccia di Selene raggiungere il suo collo, la donna si avvicinò a lui, nascondendo il volto nel petto, restando in silenzio, mentre il rosso aveva la spiacevole sensazione che lei stesse cercando un modo per nascondere le sue lacrime.
Non sopportava vedere piangere una donna, e specialmente non sopportava vedere piangere lei.
Le cose si erano degenerate velocemente tra loro, arrivando a questo.
Lentamente Gojio nascose lui e Selene nella nebbia e in quell’angolo di strada, mentre la sua mano raggiungeva il volto, sentendolo bagnato e cercando di portare via quelle lacrime dalle guance della donna.
Ogni volta che una donna piangeva sentiva su di se il ricordo di quella madre che piangeva perché amava l’uomo che l’aveva tradita.
Ed ogni volta Gojio si domandava cosa fosse l’amore.
Suo padre, un demone, si era innamorato ed unito ad un’altra donna, mentre la sua matrigna piangeva per quel suo troppo amore, ed odiava quell’orrido figlio nato da una donna umana.
Lui non aveva ricevuto mai l’amore, e non lo aveva mai chiesto, ma in quel momento, con Selene che restava in silenzio per la vergogna di quel pianto, Gojio si chiese se quella sensazione di tristezza e quella sensazione calda che aveva nel toccare il volto della donna bagnato di lacrime non fosse quello che chiamavano amore.
Con un senso profondo d’imbarazzo, il rosso si trovò a rendersi conto che non sapeva cosa fare, e cercò di seguire l’istinto, poggiando una guancia su quella di Selene, che avvertì il calore di quella guancia, stringendo di più a se l’uomo, che le abbracciò la vita e le spalle, accarezzandole i capelli.
-Non sopporto vedere una donna piangere-
Selene annuì, allontanandosi di qualche passo per asciugarsi con i palmi le guance, in quel frangente assomigliava ad una ragazzina, mentre Gojio con un tantino di difficoltà le alzò qualche ciocca di capelli per poterla vedere meglio in volto, mentre lei tornava a fissarlo, e lui sorrideva con aria un po’ triste.
Forse quello era amore...desiderare la persona davanti a se, desiderare che ella sia felice, ma desiderare che questa stia con te, come sua madre che aveva amato disperatamente quel demone, ma aveva odiato la donna che glielo aveva portato via, perché per lei quel demone era soltanto suo.
Anche per questo motivo probabilmente odiava quel bambino dai capelli rossi...era il segno della sua sconfitta, quell’amore che non era riuscita a proteggere.
Ed ora Gojio poteva riprovare lo stesso dolore, se la sentiva di affrontare una sfida del genere?
-Ora che mi hai visto piangere ti dovrei uccidere-
Selene sorrise di nuovo con quell’aria cattiva, anche se gli occhi erano arrossati.
Gojio invece sorrise divertito, per poi sporgersi verso di lei sussurrando.
-Provaci...-
Poi le labbra toccarono gli occhi in due baci, mentre Selene accarezzava la guancia dell’uomo, tastandone il volto, e restare abbracciata in quell’uomo, prima di lasciarlo e sorridere con aria abbattuta.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma sapeva che se avrebbe aperto bocca si sarebbe di nuovo messa a  piangere, e lasciò che il sorriso morisse, mentre lo stringeva a se, Gojio si appoggiò alla parete abbracciando ancora la ragazza, guardando un punto di fronte a se, per poi chiudere gli occhi.
 
Til everything burns
Everything burns
(Everything burns)

 
Meiko socchiuse gli occhi un secondo, guardando fuori dal vetro, la nebbia non accennava a calare, e forse domani si sarebbero avventurati con ancora la nebbia alta.
Cercava di pensare ad altro, ma il suo pensiero tornava sempre alla sua guancia che era diventata calda, mentre stringeva ancora di più a se le gambe, nello stesso istante Sanzo guardava fuori dalla finestra, fumandosi una sigaretta, il pacchetto accanto alla sua pistola e all’accendino.
Senza parlare, limitandosi a pensare a quello che era accaduto, a che sarebbe successo se quella porta non fosse esistita, al loro comportamento, ai loro pensieri.
Qualcosa stava cambiando, cambiava in fretta, mentre Meiko avvertiva l’ombra di Kodoku avvicinarsi a lei, e con lui la sensazione di dover tornare...a casa?...
Se quella era la sua casa...allora preferiva scappare ancora...
Ma sarebbe morta comunque...
 
Everything burns
Watching it all fade away
(All fade away)

 
Selene rimaneva abbracciata a Gojio, il suo sguardo era vacuo, perso nel ricordo che prima o poi sarebbe tornata, ed attenderla ci sarebbe stato il volto freddo ed insensibile di un demone, e che il sorriso di Rika ormai sembrava cancellarsi nella sua mente, dietro una scia di margherite, di sangue, di urla.
Tutto scompariva via, inghiottito dal buio, mentre Selene si limitava a stringersi di più in quel calore, chiudendo gli occhi e serrandoli.
Non voleva pensare a niente, a niente!
Per non piangere ancora di fronte a quell’uomo...
 
Everyone screams
Everyone screams
(Watching it all fade away)
Oooh, oh
(While everyone screams)

 
Goku era in piedi nella stanza, il petto nudo era costellato di lividi per i pugni subiti durante lo scontro contro Rika, quelle lacrime che uscivano dagl’occhi della ragazza tornavano in mente con prepotenza, mentre nella sua mente si faceva chiara la voglia di combattere, aveva ancora voglia di lottare, la voglia di non morire era ancora forte in lui.
E stavolta non voleva morire per non perdere Rika, prima di morire la voleva riavere con loro, ed avrebbe fatto di tutto...di tutto...
Sbatté il pugno sul muro, lasciando che si formasse una crepa, mentre ci pensava con lo sguardo convinto e duro.
Lui voleva riavere Rika indietro.
Rivoleva la sua amica, la sua compagna di viaggio, la combattente forse e sicura di se.
Dentro di se urlava di voler riavere Rika, mentre il giorno si sostituiva alla notte, e la nebbia continuava a restare in piedi.
 
Burning down lies
Burning my dreams
(All of this hate)

 
Ryo sbatté con violenza la mano sul vetro del castello, era dentro quella stanza, ma ora quella statua che gli appariva così affettuosa e gentile non riusciva a calmarlo, era terribilmente nervoso, dentro di lui qualcosa stava urlando con tutte le sue forze.
Ma non capiva, perché continuava ad urlare quel nome? Perché la voglia di ucciderlo si faceva meno?
Non poteva rinunciarci, lui era un bugiardo, uno schifoso bugiardo!!
Tutte le sue bugie si erano distrutte quella sera! Ed è stata tutta colpa sua!!
Lo avrebbe ammazzato per questo!
Perché era un maledetto bugiardo!!
I suoi sogni, le sue speranze...tutto era svanito via...per colpa di quegl’occhi dorati che l’avevano incantata.
Maledizione!
“Non è vero! Lui è sempre stato gentile! Lui è la mia luce dorata!!”
NO!
Lui era un bugiardo, come tutti gli altri!!
Ryo si mise una mano sul petto, stringendosi la maglietta, e sbattendo il pugno sul muro, digrignando i denti.
-MALEDIZIONEEE!!-
 
And all of this pain
I'll burn it all down
As my anger reigns
Til everything burns
(Everything burns)

 
Kira si mise una mano sul petto, avvertendo una sensazione di dolore, mentre dentro di lei sentiva l’altra se stessa urlare con ferocia.
Hakkay in quel momento la raggiunse, mettendole affettuoso una mano sulla spalla, e sorridendole.
-Andiamo a dormire?-
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, per poi annuire, alzandosi dalla sedia e guardando ormai la notte, Gojio tornò in quel momento, da solo, solo con un profumo molto forte di rose e menta sulla pelle.
Hakkay invece accompagnò Kira, stringendole la spalla, quasi temesse che lei svanisse via.
Non lo avrebbe più permesso.
 
Watching it all fade away
(Oooh, ooh)
(Everything burns)
Watching it all fade away

 
Gli esseri umani…sono tutti egoisti…vero?
 
Fine Capitolo 28
 
 
 
  
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