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Autore: Cygnus_X1    30/06/2014    3 recensioni
Un trono usurpato. Una ragazza in cerca di se stessa. Una maledizione mortale.
~~~
Myrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrindar ha vissuto in pace per cinque anni, dimenticandosi dei conflitti, con una famiglia che l'ha accolta con amore.
Tutto cambia quando nel villaggio dove abita giungono i guerrieri dell'Usurpatore a cercarla. Myrindar è costretta a fuggire, guidata da una misteriosa voce che le parla nei sogni, alla ricerca dell'esercito dei Reami Liberi e dei Cavalieri Erranti. Ma il nemico più pericoloso non è l'Usurpatore, né il suo misterioso braccio destro; è la maledizione che la consuma ogni giorno di più e rischia di sopraffarla.
Tra inganni, tradimenti e segreti del passato, tra creature magiche e luoghi incantati, Myrindar si ritroverà in un gioco molto più vasto di quanto potesse immaginare; perché non è solo una guerra per la libertà, quella che sconvolge i Regni dell'Ovest. Non quando antiche forze muovono le loro pedine sul campo di battaglia.
[High Fantasy]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 11

La fine e l'inizio



 

A



vevano incontrato le prime propaggini del deserto dopo più di due settimane in territorio nemico. La pianura si era fatta sempre più arida, l’aria più calda. Il vento era diventato cattivo, pungente e affilato, l’erba della pianura da verde e rigogliosa era diventata stentata, seccata dal sole, fino a sparire del tutto, trasformando la prateria in una piana arsa, tutta uguale fino all’orizzonte coperto dalla striscia nera delle montagne; la terra ondulata in colline deserte, e spaccata in ampie crepe dalla sete.
Alla vista di quel paesaggio, dall’alto di una delle colline più alte, i tre ragazzi si erano abbandonati per un istante allo sconforto. Ci avrebbero messo cinque o sei giorni, se erano veloci, ad attraversare la piana, e poi altri tre giorni tra le montagne nere fino alla Sorgente. Sempre se non avessero incontrato nemici. Era davvero tanto tempo, e nessuno era in grado di dire quanto ancora ne avevano.
Il sigillo di Anishel sembrava tenere, almeno per ora.
Erano solo due giorni da quando si erano inoltrati nel deserto vero e proprio, e già si trascinavano avanti solo con la forza di volontà. Myrindar si sentiva mortalmente stanca, a mano a mano che i giorni passavano e la magia demoniaca erodeva il sigillo del Consigliere. Le montagne erano irraggiungibili, sempre alla stessa distanza. Erano una linea nera e incombente che non si avvicinava mai, li illudeva come un miraggio, ridendo di loro. Ma loro arrancavano, sempre più stanchi, frustati dal vento che si abbatteva ininterrotto e feroce sulla piana, sollevava la polvere dalla terra riarsa e la scagliava contro di loro.
L’unico suono che sentivano, ormai, da due giorni, era l’urlo del vento, incessante e derisorio. Non avevano forza per parlare, tutte le energie che il vento non riusciva a strappare loro le mettevano in quella logorante cavalcata sotto la luce bianca e livida dell’estate ormai avanzata.
Nemmeno durante la notte Myrindar si poteva riposare. I turni di guardia erano una tortura, la stanchezza le impediva di restare vigile, e spesso la ragazza si addormentava, travolta dalle fatiche del giorno.
Quella notte le era toccato il secondo turno, ma non ce l’aveva fatta. Intorno a mezzanotte era crollata.
Si svegliò di soprassalto quasi un’ora dopo, in preda a un terrore strisciante e indefinibile che l’aveva strappata alla stanchezza. Si guardò intorno, allarmata.
Sapeva cos’era quella sensazione, le aveva salvato la vita già un paio di volte nei due mesi che aveva passato con Jahrien.
Si guardò intorno, e lo vide subito: un fuoco, dietro di loro, sull’orizzonte.
Nemici.
 
***
 
Il viaggio era ripreso la notte stessa, frenetico, acceso del fuoco della paura. Tre ragazzi in territorio nemico potevano fare gran poco contro una pattuglia di soldati imperiali. La loro unica speranza era di raggiungere le montagne e nascondersi tra valli e anfratti, e scappare una volta la minaccia fosse scemata, magari verso ovest, per raggiungere i villaggi sulla costa e rifugiarsi a Thral via mare.
I successivi quattro giorni passarono in fretta, a ritmo del terrore.
Gli imperiali incalzavano, senza dare tregua, sempre dietro di loro, una costante presenza inquietante, un’ombra nera sull’orizzonte piatto. Ormai i tre ragazzi avevano abbandonato la speranza che fossero lì per caso e non li avessero ancora individuati: procedevano nella loro stessa direzione, braccandoli. Per quanto cercassero di dormire in sella, senza fermarsi se non per lo stretto necessario, e forzando i cavalli al limite, loro c’erano sempre.
E poi, c’era il Kratheda.
Era rimasto quieto per tutto il viaggio, senza dare segni particolari. Certo, Myrindar era sempre più stanca, ma sulle prime nemmeno ci avevano fatto caso: il viaggio in sé era spossante, non avevano notato niente di strano all’inizio.
La notte del terzo giorno che erano entrati nel deserto, mentre correvano per distanziare gli imperiali, all’improvviso la ragazza aveva urlato, e si era accasciata sul cavallo. Il simbolo aveva preso a brillare violetto e inquietante nella notte.
Era durato un unico, agghiacciante attimo, e non si era più ripetuto. Myrindar era rinvenuta, riprendendo il controllo del Kratheda. Ma da quel momento avevano, se possibile, accelerato ancora di più.
E ora che erano tra le ombre nere e maestose delle montagne si sentivano di poter finalmente respirare.
Myrindar era in mezzo tra Keeryahel, l’unica che sapeva la strada, e Jahrien, che chiudeva la fila con la mano sull’elsa della spada. La ragazza riuscì a ignorare per qualche istante il peso che la opprimeva e le impediva di respirare e guardarsi intorno. Le montagne erano nere, spigolose, altissime; molto più alte di quelle a nord, intorno a Tadun. Ma se quelle montagne erano chiare ed protettive come un abbraccio, queste emanavano un’aura di potenza e grandiosità che faceva sentire minuscoli ed insignificanti. C’era una magia molto potente, celata tra quelle montagne.
L’aura di quel luogo sembrò risvegliare la magia demoniaca. La ragazza sentì il cuore accelerare.
Tutto per un attimo divenne buio. Le mancava l’aria.
Qualcuno disse qualcosa che lei non comprese.
Poi tutto passò, all’improvviso, come l’altra volta.
«Myrindar!» Jahrien era di fianco a lei e le scuoteva una spalla.
«Sto bene. Sto bene, adesso, davvero» sussurrò lei, cercando di riprendersi.
Keeryahel non nascose la preoccupazione. I suoi occhi dorati si oscurarono.
«Il Kratheda sente la magia delle Fate che la Sorgente emana, e cerca di contrastarla. Dobbiamo sbrigarci; finora il sigillo di Anishel ha retto, ma è prossimo a cadere.»
E il viaggio riprese, forsennato.
 
***
 
«Che c’è, Keeryahel?»
L’Elfa si era affacciata dalla scarpata, guardando corrucciata la valle sotto di loro. Era irrequieta, e il fratellastro se n’era accorto. Per tutta la giornata non aveva fatto altro che guardarsi intorno con una strana espressione preoccupata. E adesso che si erano fermati per dormire, a notte fonda, e Myrindar si era addormentata subito, era diventata tesa, nervosa.
Jahrien la fissava, in attesa di una risposta. Lei sembrò esitare.
«Non li vedo più» disse infine, tormentando una ciocca di capelli, e continuando a sbirciare di sotto.
«Cosa significa?» Ora anche lui aggrottò la fronte.
«Stamattina mi sono accorta che non vedevo più gli imperiali. E anche adesso, che siamo in alto e dovremmo vedere tutta la valle, beh...» Gli fece un gesto con la mano, e il ragazzo si sporse a guardare.
Non c’erano. Il buio era fitto, ininterrotto. Dei fuochi dei soldati imperiali, nessuna traccia.
«Potrebbero essere sotto l’altura.»
«No. Non possono essersi mossi così in fretta. E dubito che siano rimasti fuori dalla valle.»
Un lampo di un’idea gli attraversò la mente, e si voltò a guardare la sorella, inquieto.
«Sei sicura che questa sia la via più veloce per la Sorgente?»
L’Elfa annuì.
«Certo. Da qui, entro domani notte probabilmente ci siamo. L’unica strada più veloce è volare.»
Jahrien sospirò. Non gli piaceva. Non gli piaceva proprio per niente.
Distolse lo sguardo, fissandolo su Myrindar addormentata. Sembrava avere più incubi del solito. Non era un buon segno.
All’improvviso, la ragazza gridò.
Un suono lacerante, disperato.
Jahrien le corse accanto, gridando il suo nome. Lei non smise di urlare.
Il marchio splendeva, viola. Non sembrava accennare a diminuire, come le altre volte, anzi: era sempre più fulgente.
Le scosse una spalla, per svegliarla.
Ma quando aprì gli occhi, non era lei.
Non erano più gli occhi che amava, grandi e sempre tristi, del colore della nebbia d’autunno. Erano completamente viola, inespressivi, rilucenti.
La disperazione lo invase, lo pietrificò. Non poté fare altro che guardare, mentre quella che era stata la ragazza che amava, e che ora era solo un simulacro di magia demoniaca, sollevava una mano lentamente, verso di lui, per ucciderlo.
Un lampo argenteo passò davanti a lui e si abbatté sulla ragazza. Myrindar si accasciò al suolo, incosciente.
Jahrien si voltò, e vide Keeryahel con la mano sollevata e ancora debolmente lucente.
«Forse questo la fermerà, per un po’ di tempo, ma dobbiamo andare! Non è come il sigillo... tra poco tempo, massimo due giorni, il Kratheda la distruggerà!»
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte. Raccolse Myrindar, la legò al cavallo, e ripartirono.
 
***
 
La mezzanotte era passata da un pezzo quando arrivarono. Avevano cavalcato a briglia sciolta per più di ventiquattro ore ininterrotte, ed erano sfiniti. A metà strada si erano imbattuti in una frana e avevano dovuto fare dietrofront, e girarle intorno, perdendo fin troppo tempo.
Durante la corsa, Keeryahel gli aveva spiegato come funzionava la magia della Sorgente, e perché fosse importante arrivarci di notte.
«La magia delle Fate è legata alla luce della luna, e così la Sorgente degli Specchi. La luce lunare deve colpire i cristalli di cui è cosparsa la montagna che nasconde la Sorgente, i cristalli rifletteranno il raggio fino allo specchio d’acqua, che si incanterà; solo quando la luce lunare colpisce l’acqua la magia si attiva. È in quel momento che dobbiamo immergere Myrindar nell’acqua, e sperare che non sia troppo tardi. Di giorno il sole copre la luce della luna, che non entra più nella caverna, e la magia non può essere attivata» aveva detto.
Per questo avevano corso così tanto.
L’ingresso era niente di più di una fenditura su una parete rocciosa quasi verticale. Solo avvicinandosi, Jahrien notò che il bordo era inciso di segni, e l’apertura ricordava un arco a sesto acuto dall’altezza vertiginosa, segno che non era una caverna naturale.
L’interno era buio pesto. E quel poco che si vedeva era un cunicolo alto e stretto, che scendeva quasi ripido nel ventre della montagna. Decisero di lasciare fuori i cavalli, presero le borse, e si immersero nell’oscurità. Jahrien teneva Myrindar tra le braccia, ancora esanime. Sembrava quasi fosse morta, tranne per quel lieve movimento del petto che segnalava il suo respiro.
Keeryahel prese un bastone e ci accese un fuoco magico, azzurro, sulla punta. Dava alla galleria un aspetto irreale, come se tutto fosse un incubo.
Ma non era un incubo.
Non lo erano stati gli occhi viola e le urla di Myrindar. Non lo era il Kratheda, di cui Jahrien sentiva l’energia crescente mentre stringeva la ragazza.
Non lo era il sole che inesorabilmente si avvicinava all’orizzonte, pronto a comparire per donare la luce alla terra, e la morte alla ragazza.
Perché non avrebbe resistito un altro giorno intero, lo sapevano entrambi, e l’alba si avvicinava sempre di più.
Implacabile e quasi malvagia come il destino di quella ragazza.
Jahrien non sapeva da quanto tempo erano là sotto. Potevano essere venti minuti come giorni interi. Il cunicolo era sempre uguale, la pendenza era la stessa. L’unica cosa che cambiava, era la disperazione che il ragazzo sentiva crescere dentro di sé.
Ad un tratto si mise a correre, mentre le lacrime riuscivano infine a sgorgare dai suoi occhi.
Quasi non si rese conto che la galleria diventava sempre più larga, le pareti più lisce, il pavimento meno pendente. Quando se ne accorse, il cuore cominciò a battere più in fretta, e le gambe accelerarono il passo.
La sala in cui si ritrovò non era particolarmente grande, ma era spettacolare. I cristalli spuntavano dappertutto, minuscoli ed enormi, bianchissimi. Tutto brillava di luce riflessa.
Jahrien si guardò intorno impaziente. Lo Specchio. Dov’era?
Poi lo vide, oltre due giganteschi cristalli che quasi sfioravano il soffitto. Era un laghetto di acqua limpida, non tanto grande e poco profondo. Al centro esatto, una sottile lama di luce fendeva la penombra e si tuffava nell’acqua.
«Portala sotto la luce!»
La voce di Keeryahel gli arrivò distante. Lui era già entrato nel lago, cercando di fare in fretta.
L’acqua era gelida. Subito cominciò a rabbrividire, ma non gli importava. Voleva solo salvarla.
La luce si stava assottigliando. Jahrien accelerò.
L’acqua ormai gli arrivava al petto, ed era ancora distante. Si diede la spinta e cominciò a nuotare, ma il peso dei vestiti e delle armi lo rallentava. L’Elfa dietro di lui gli diceva qualcosa.
Raggiunse la luce che non era che un sottile spillo. Fece in tempo a immergere Myrindar per pochi secondi, poi il raggio si ridusse fino a sparire, e la grotta piombò nel buio.

***

 
La ragazza dormiva ancora. Erano passate un paio d’ore, e ancora non dava nessun segno.
Keeryahel era dubbiosa. La magia delle Fate aveva avuto troppo poco tempo, secondo lei, per combattere la magia dei Demoni... però Myrindar dormiva tranquilla, e quella terrificante aura che avevano sentito provenire dal Kratheda era svanita. Lo consideravano un buon segno.
La luce scarsa del fuoco di Keeryahel non permetteva di distinguere se davvero il marchio se n’era andato per sempre. Avrebbero dovuto aspettare di uscire, e avevano deciso di restare un po’ nella caverna, finché i soldati avessero smesso di cercarli.
Era il turno di guardia di Jahrien. Le due ragazze dormivano. L’Elfa aveva usato una magia per asciugare più in fretta i suoi vestiti e quelli di Myrindar, per evitare che si ammalassero a causa del freddo, ma aveva consumato molte delle sue energie, ed era crollata a dormire quasi subito.
Il ragazzo ammirava i lineamenti distesi di Myrindar, appena distinguibili alla debole luce blu. Sembrava serena. Quando dormiva, la ragazza sembrava quasi una bambina, sembrava che quegli ultimi cinque anni non fossero passati e lei fosse rimasta ancora la bambina nel vicolo di Antya. Jahrien si sorprese a sorridere. Forse, finalmente, la maledizione era stata sconfitta, e lei per la prima volta sarebbe stata libera.
Probabilmente fu a causa della stanchezza causata dallo sciogliersi della tensione, o forse per la serenità che il ragazzo vedeva nel viso di Myrindar. Sulle prime pensò addirittura che fosse uno scherzo della sua mente dovuto alla mancanza di sonno.
Ma quando il silenzio fu spezzato dallo stridore di lame sguainate, non ebbe più nessuna esitazione.
Si sollevò di scatto, sguainando la spada e parando al volo l’affondo di un soldato.
Chiamò la sorella, ma lei era già in piedi, la spada in una mano e un lungo pugnale sottile nell’altra, e volteggiava nella penombra, silenziosa e letale.
Il ragazzo parò un altro attacco, e cominciò a colpire. Non lasciò che lo stupore prendesse il sopravvento, ma non poté fare a meno di chiedersi come diamine avessero fatto ad arrivare lì così in fretta. E soprattutto, come facevano a saperlo?
Un secondo imperiale comparve dall’oscurità dietro di lui. Il ragazzo sentì un fruscio e si abbassò, mentre una lama fendeva il buio dove lui era stato qualche secondo prima.
Abbatté uno dei soldati, ma rimediò un taglio al braccio. Poco profondo, ma esteso.
Un lampo di accecante luce argentea gli fece intuire che l’Elfa aveva cominciato ad attaccare con la sua magia, e questo non era un buon segno: la usava in combattimento solo quando era in difficoltà.
Presto si trovarono affiancati, davanti a Myrindar per proteggerla. Avevano entrambi svariate ferite, Keeryahel sanguinava copiosamente da un fianco e aveva perso il pugnale. Lui stava forse meglio, ma non così tanto.
Non si arresero. Non potevano permetterselo.
Ripresero a combattere, più feroci di prima, dando fondo a tutte le loro energie.
Ma i nemici erano tanti, e loro stanchi.
Non ci volle tanto perché Jahrien inciampasse su uno spuntone che nel buio non aveva visto e finisse a terra con la spada di un soldato alla gola. La penombra non bastò a coprire il movimento della spada che si alzava, pronta a dare il colpo di grazia.
Jahrien chiuse gli occhi.
Era la fine.
Qualcuno gridò.
Una strana energia lo sfiorò. Era un altro degli incantesimi elfici di Keeryahel?
Aprì gli occhi. Il soldato era a terra, morto, e ovunque era il finimondo.
La grotta era invasa di fulmini. Di un viola cupo, quasi neri, rimbalzavano sui cristalli e si abbattevano con una precisione assoluta sui soldati, lasciando lui, Keeryahel e Myrindar incolumi.
In pochi secondi era tutto finito, e la stanza era piombata di nuovo nel buio.
Poi, un fuoco azzurro si accese, illuminando una Keeryahel sconvolta.
Di fronte a lei, Myrindar.
Era sveglia, in piedi vicino all’Elfa, scossa, gli occhi grigi spalancati e sbalorditi.
«E quello che cosa diamine era?» sussurrò, turbata.







 
******* Famigerato Angolino Buio *******
Bonsoir, mondo!!
Con questo capitolo si chiude ufficialmente la prima parte della storia ;) ci saranno altre due parti, quindi immaginerete che i casini sono tutt'altro che risolti... ma non vi dirò niente, vedrete *risata malefica*
Mi hanno detto che scrivo in maniera poco omogenea, saltando da descrizioni lente a parti d'azione di colpo, quindi ho cercato di scrivere questo capitolo un po' più equilibrato; mi hanno anche detto che faccio le descrizioni esageratamente ampollose e arzigogolate, e ho cercato di migliorare anche quello... ditemi se mi è riuscito, se vi va :3
Beh, questa storia è diventata davvero lunga, ho iniziato un po' allo sbaraglio così a caso, e adesso prevedo una trentina di capitoli, in tutto...! Doveva essere soltanto così, un side-project di un'altra mia storia, ed è cresciuta tantissimo... *si commuove*
Cooooomunque, voglio ringraziarvi tutti davvero un sacco, anzi due, sapere che c'è così tanta gente che crede almeno un po' in questa storia è fantastico, vi adoro!! 
Basta con le smancerie, non è da me u.u
Vi lascio con un piccolo dubbio (anzi due): secondo voi, Myrindar è riuscita a liberarsi del Kratheda? E che cosa significa Aleestrya?
Buonanotte a tutti!!

Vy
   
 
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