Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Thiare    30/06/2014    1 recensioni
Era stato strano ritornare alla normalità. Le catastrofi, si diceva, sono meno drammatiche se affrontate insieme.
L'agente Meyers era stata così gentile ad affiancarli nella lotta finale, e lei e il suo gemello sembravano una strana riproduzione dei FitzSimmons. Serena e Jeff Meyers erano in gamba, sì, ma la loro squadra era perfetta così com'era.
Ora non lo è più.
Lo S.H.I.E.L.D. è morto, tutti sono in lutto.

[Storia scritta a quattro mani con Becky_99] [Come secondo noi dovrebbe finire la Season One] [A Paoletta76 per il suo compleanno]
Genere: Azione, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Grant Ward, Nuovo personaggio, Skye
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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This is how much I can love you


 


La speranza è l'ultima a morire, e il cuore di una madre è il più duro a essere scalfito.
-cit.



Respirare. E' questa la prima necessità dell'uomo. Essere liberi di vivere, questo è il segreto della felicità. 

La ragazza dagli occhi azzurri si svegliò di colpo, si dimenò, annaspò come se non avesse più aria nei polmoni. Spalancò gli occhi e la luce del tramonto la colpì fioca, strizzò le palpebre e mise a fuoco i tre volti che aveva davanti. Due donne, elaborò, due donne e un ragazzo.

Con un folle gesto di paura scacciò i tre ragazzi intenti a prendersi cura di lei, a mani alte, come le aveva insegnato una persona a lei cara.

Skye piombò all'indietro sul marciapiede mentre Fitz e Simmons si alzarono in piedi dalla loro posizione accovacciata e si allontanarono di qualche passo.
In lacrime, la ragazza si guardò in giro, Coulson e Nat sulla sinistra avevano portato la mano alla fondina, Clint si era avvicinato appena.

"Grant..." soffiò in un sussurro. "Dov'è Grant..?" ma uscì solo un flebile lamento di cui Jemma non riuscì a comprendere una parola.
"GRANT!" gridò forte allora, tenendosi la testa fra le mani e singhiozzando. "DOV'E' GRANT!" 

Fu Skye la prima ad avvicinarsi alla giovane, aveva gli occhi lucidi, stava per scoppiare, ma le passò ugualmente un braccio intorno alle spalle e cominciò a parlarle dolcemente.

"Di chi stai parlando, tesoro?"

"Gr-Grant W-Ward..." sussurrò questa stringendosi alla figura accogliente di Skye. 

Sentendo pronunciare quel nome l'hacker ebbe un tuffo al cuore. "Tu chi sei?"

"Mi aveva promesso che sarebbe stato sempre al mio fianco..." Gli occhi spalancati, un sorriso paranoico, le braccia allacciate alla camicia di Skye.

"Grant è un traditore." la sua voce carica di disprezzo.

"No.. lui è l'unica soluzione a questa guerra."


Skye voltò appena il viso verso i compagni di squadra, un'espressione completamente sbalordita dipinta in volto.
"Sei ancora molto stordita..." affermò decisa Skye, intenzionata ad allontanarsi da quella ragazza, ma lei la riafferrò per una manica e la trascinò a sé sussurrandole qualcosa all'orecchio.

"E' stato lui a portarmi fuori di lì..." cominciò sottovoce "Mi ha obbligata ad uscire, aveva un piano, voleva mettermi al sicuro..."

"Chi sei tu per lui?"

"Mi ha sparato una morfina, credo, poi tutto è diventato buio."

"Come ti chiami?" Skye alzò il tono della voce, innervosita.

"Io sono molto importante per Grant..."

"Il fatto che ti abbia salvata non implica necessariamente che sia buono."

La ragazza abbassò il capo mentre Fitz tentava di avvicinarsi. "Ce la fai ad alzarti?" chiese porgendole una mano.

La mora annuì lentamente sollevandosi sulle ginocchia, ma mentre si alzò un foglietto accartocciato le cadde dalla tasca dei pantaloni. Natasha si lanciò in avanti raccogliendo la pallottola cartacea, ma quando lo aprì ne rimase stupita.



Con l'aquila sarai al sicuro.
- Hail HYDRA



Natasha corrugò un sopracciglio. "Portiamola con noi."



*



"Com'è che si chiama?"

"Lui è Enrico, Happy!"

Enrico Maiorini, cinquantatré anni portati male, aveva imparato che quando Tony Stark chiedeva il 'solito' nel suo bar significava che Pepper l'aveva cacciato da casa per l'ennesima volta e aveva bisogno di un posto dove dormire.

Quando però il signor Maiorini si ritrovò i due uomini - grandi e grossi diceva lui - picchiati a sangue, a malapena in piedi, non riuscì a trattenere una risata da dietro il bancone.

"La signora Potts stavolta è passata direttamente al piano B, eh Stark?" rideva sguaiatamente l'italiano nonostante il suo doppio mento e io suoi centoventi chili suonati.

"Ho bisogno di un letto, vecchio mio. Pepper non c'entra stavolta." ammise sofferente Tony. Dall'addome una chiazza paonazza di allargava a perdita d'occhio: nel colluttazione l'armatura era stata seriamente danneggiata e una lastra di metallo ora gli trafiggeva la carne.

"Oh San Francesco che il cielo ce la mandi buona!" sbottò il barista congiungendo le mani alla vista di quella ferita. "Chad, George portate questi due amici al piano di sopra, chiamate un medico e anche mia moglie, Alessandra saprà come rimetterli a nuovo." 

Nonostante l'abrasione che correva su tutta la guancia destra fino alla fronte, Happy stirò le labbra in un sorriso sollevato mentre i due uomini lo aiutavano a raggiungere il piano di sopra.

"Aspettate!" sbraitava Tony mentre anche lui veniva trasportato di peso "Un attimo, io sto bene! Solo un attimo, non ho ancora finito il mio whisky!"



*



Coulson si guardò intorno pensieroso, poi mise una mano sull'auricolare che portava all'orecchio e chiamò la May.

"May, porta qui il Bus, il nostro lavoro è finito."

Jemma raccolse la scatola del pronto soccorso e la chiuse bene prima di rialzarsi e raggiungere gli altri. Lanciò un lieve sguardo a Fitz al suo fianco, poi tutto si fermò.

Un sospiro, lontano, tra le pieghe di una città ignara di quello che stava accadendo al mondo, un pianto strappato a dei polmoni giovani, un battito di ciglia. Rumori piccoli, quasi inesistenti tra le forti percussioni del ventunesimo secolo, ma probabilmente i più necessari e più belli della vita. 

Jemma voltò di scatto la testa verso sinistra e nel vicolo buio che si estendeva tra i due palazzi, una forma chiara e indistinta si muoveva nell'ombra.

"Simmons.." la chiamò Fitz in un sussurro, ma la sua voce venne bloccata dal dito di Jemma che lo intimò a rimanere in silenzio.

La ragazza allungò il collo e si incamminò verso la stradina oscura sotto gli occhi straniti di tutti i presenti.

"Simmons.." la chiamò Coulson ma lei non gli diede retta. 

Allo sbocco in strada di quel vicoletto, una cupoletta chiara si muoveva appena, ricoperta di stoffa. Jemma si abbassò abbastanza da scorgerne i contorni, e quando la toccò appena, la massa di stoffa gracchiò un gridoletto a cui la biochimica sussultò. Tolse velocemente i veli da qualunque cosa ci fosse nascosto sotto e si tappò la bocca con entrambe le mani quando rivelò la faccetta spaventata di un neonato.

Immediatamente tutti le furono vicino.

Jemma si avvicinò di più a quella piccola figura dal petto nudo per assicurarsi che non se lo fosse immaginato, poi, d'istinto, imbracciò il bambino completamente nudo e se lo infilò nella giacca per scaldarlo.

"Ma che cazz.." Clint venne subito fulminato dall'occhiataccia di Natasha, sbalordita anche lei. "Che cosa facciamo ora?" 

Simmons non spostò gli occhi dalla creaturina che la osservava contraendo il labbro in una smorfia. "E' stato abbandonato, non possiamo lasciarlo qui."

"Non siamo certi che sia stato abbandonato." la riprese Coulson.

"Forse sì..." Barton si guadagnò tutti gli occhi addosso con quel commento "Ehm.. bè, un uomo, un vecchietto mi ha detto di aver visto chiaramente una donna che portava in braccio una busta di stoffa e che poi è sparita esattamente dietro quel vicolo." Clint indicò il punto dietro di loro "Ha detto che si guardava intorno con circospezione e sembrava spaventata. E' successo proprio dopo che la ragazza venisse portata fuori dall'edificio in fiamme." 

Coulson annuì corrugando le sopracciglia. "La polizia arriverà a momenti, l'agente Stewart non è di certo un dio."

Jemma strinse a sé il piccolo quando un suo gridolino seguito da un movimento brusco del braccino verso i capelli della giovane, le fece notare un particolare dettaglio.
Sul suo braccio destro una cicatrice a forma di piovra si insediava sulla pelle liscia deformandone la purezza. Un'incisione scura e quel teschio tentacolato continuava a ridere. 

La ragazza ebbe un sussulto.

"Appartiene all'Hydra."



*



"Howard Stark..."

L'uomo storse la nocca in un'espressione di sufficienza. 

"Lei-voi siete morti." Pepper sembrava incredula, a bocca semiaperta.

"Wow ragazzina, a scoppio ritardato." dalla sua sedia in metallo, l'uomo esibiva una smorfia divertita mentre si sfregava le mani.

"Come?" chiese, decisa.

"Come che cosa?" Howard adesso accavallava le gambe distendendosi sullo schienale della sedia, lanciando sguardi veloci alla moglie in piedi al suo fianco.

"Come avete fatto a sopravvivere all'attentato che ha segnato la vostra - apparente - morte."

Howard si alzò e raggiunse a passi lenti l'altro muro del sommergibile sospirando pesantemente, e dopo aver agguantato un bicchiere di vetro pieno di liquido rosato, ritornò a fissare la donna. "Maria.."

La signora si sedette al posto del marito piegando il busto in avanti in corrispondenza di Pepper. "Abbiamo inscenato la nostra morte per scomparire dai riflettori, per lavorare meglio a questo caso, diciamo."

La rossa si passò una mano sulla fronte e strizzò gli occhi trasparenti. "Tony lo sapeva?" 

"No. Non da subito almeno. Glie l'abbiamo rivelato molti anni dopo, quando l'Hydra aveva già sporcato centinaia di anime americane." Maria Stark inspirò dal naso e socchiuse gli occhi. "Era di vitale importanza che nessuno lo sapesse." 

Pepper ascoltò quella voce, indurita negli anni, diversa da quella dei video di famiglia, diversa da quella dei telegiornali, ma grezza, bassa, pronta a qualsiasi errore, a qualsiasi orrore, la voce di chi ne aveva visti già tanti.

"Siamo riusciti ad infiltrarci nell'HYDRA, molti agenti - la cui fiducia è più certa di quanto sia certo il nostro respiro - sono in incognito nei fasci dell'organizzazione terroristica tra le più celebri del mondo." continuò prontamente l'uomo appoggiato ad un oblò. 

"Vuol dire che ciò che ha detto l'agente Hill, che lo SHIELD è caduto.." Pepper esitò su quell'ultima frase, scostando leggermente gli occhi dai suoi interlocutori mettendosi a riflettere.

"L'agente Hill sa del nostro piano, occorre ben altro per abbatterci." Howard sembrava soddisfatto, sorseggiando il suo vino. "Sono sicuro che hai tante domande da farci, Pepper, ma noi abbiamo bisogno del tuo aiuto, dobbiamo agire alla svelta."

La donna si fermò un attimo a guardare i due arricciando le sopracciglia. "Sono passati trent'anni da quando siete scomparsi..." cominciò a voce bassa, bisbigliando. 

Howard contrasse le labbra in un ghigno sornione ritornando alla sua postazione sulla sedia di metallo. "Certo, in teoria dovremmo avere novant'anni ma gli scienziati dello SHIELD hanno fatto un ottimo lavoro." Pepper lo guardò stranita e Howard sospirò pesantemente prima di spiegare. "I nostri scienziati hanno studiato un siero che attenua l'invecchiamento, direi che ha funzionato per gli scorsi trent'anni e funzionerà fino a quando tutto non sarà finito." spiegò gesticolando con il bicchiere in mano. 

Pepper prese a strofinarsi il viso, confusa. "Qual è la prossima mossa?"



*



Erano solo quattromila piedi di altitudine e la May si sentiva finalmente in pace, in tranquillità, al suo posto di comando. 

Nel resto del Bus, il gruppo di agenti era a braccia incrociate e sguardi incomprensibili, e il silenzio era calato.

Nel soggiorno dell'aereo, Vendicatori e non riflettevano sul da farsi, mentre la ragazza ritrovata in Virginia rifletteva afflosciata sul divanetto.

Jemma era in piedi vicino alla scala a chiocciola, stringeva affettuosamente il neonato sonnecchiante, gli carezzava le gote rosse con le labbra e respirava il suo profumo. Fitz la guardava da lontano, ammirato. 

Coulson e il corteo di agenti che non stava guidando un aereo o coccolando un bambino, accerchiava la ragazza dai capelli scuri e dagli occhi ghiaccio. Fu Coulson, a braccia conserte, a dire per primo qualcosa. 

"Che ti è successo?" chiese rivolgendosi alla nuova arrivata.

Quest'ultima si riscosse improvvisamene dallo stato di trans in cui era caduta, seduta sul divanetto con i gomiti sulla ginocchia. Emise un sospiro profondo e congiunse le mani sotto il mento. "Grant mi ha salvato la vita. Poi il buio. Non ricordo altro."

"Questo non ti è molto d'aiuto, principessa." si intromise Trip mostrando un tono innervosito, davanti al quale la giovane sussultò.

"Io non so perché lui sia tornato dopo così tanto tempo, non so perché proprio ora!" trillò tra i singhiozzi, gesticolando. "Dopo tanti anni che non lo vedevo, non mi sarei mai aspettata che Grant facesse una cosa simile! Dopo quel discorso, dopo avermi salvato la vita da quell'uomo che voleva uccidermi, dopo tutto, non mi sarei mai aspettata che mi anestetizzasse e mi affidasse a questo gruppo di agenti segreti!" e tra le lacrime, la ragazza si prese a strofinare gli occhi convulsamente. "Non avevo idea che lui fosse così, non avrei potuto mai immaginare che lui fosse diventato così dopo tutti questi anni!"

Gli agenti si guardarono sconvolti davanti a quella rivelazione inaspettata ma fu Skye l'unica a sciogliere le braccia ed alzare lo sguardo. "Da quanto tempo vi conoscete?" chiese, monocorde, vuota.

Questa domanda fece scattare subito la mora che spostò l'attenzione su di lei. "Uhm?"

"Da quanto tempo... state insieme.." 

La ragazza scattò in avanti in un gesto frenetico, il viso contratto in una smorfia di incomprensione, le mani tremolanti ad asciugarsi le lacrime. "COSA?"

Skye sembrò stizzirsi appena quando infilò le mani nelle tasche della felpa e, a testa bassa, si spostò dal lato della stanza andando a fronteggiare la donna. "Hai sentito."

"Non so davvero di cosa tu stia parlando!" cominciò la ragazza sulla difensiva. "Lo conosco praticamente da quando sono nata!"

"Cosa?" Skye sembrava davvero innervosita ora. "Che intendi dire con questo? Ward.."

"Ward è mio fratello!"




*



Jemma amava davvero il pargoletto che stringeva tra le braccia. Era così eccitata nel coccolarlo e cullarlo, che Fitz la guardava ammirato da una fessura della porta del suo bunk. La ragazza volteggiava leggera nel soggiorno del Bus canticchiando qualche melodia dolce, tipica ninna nanna. 

Jemma amava davvero quel pargoletto che sentiva suo, fra le dita che gli sfioravano i capelli corti, fra i piccoli sospiri che le donava, fra i sorrisi dolci; lo sentiva suo, sì, come fosse davvero suo. 

Dicono di non dare mai un nome a ciò che sai non poter tenere con te, che sai di dovertene sbarazzare, questo è il primo segno di attaccamento che ti impedirà di essere indifferente a qualsiasi cosa verrà dopo.

Sotto strenuo dissenso di Fitz, Jemma l'aveva chiamato James, quel furgoletto che stringeva tra le braccia, James come il suo fratellino mai nato.

"Ninna nanna mamma tienimi con te, nel tuo letto grande solo per un po'. Una ninna nanna io ti canterò, e se ti addormenti, mi addormenterò." Fitz sbatté bruscamente quel piccolo pezzetto di porta ancora aperta che si richiuse con un tonfo sordo. Dall'altra parte, Jemma sussultò.

Era solo che nell'ultimo periodo Fitz si sentiva molto trascurato dalla cara partner, e ovviamente vedere un nuovo pretendente competere per il cuore - e l'attenzione - di Simmons era molto dura da accettare.

"Tienilo in braccio." avrebbe azzardato Jemma una volta porgendo il batuffolo di pelle e vestiti verso Fitz. Dall'uscio della porta del laboratorio, Skye si sarebbe goduta la scena a braccia incrociate e bocca spalancata.

"Non mi piacciono i bambini." avrebbe risposto quasi indignato lui.

"Andiamo." l'avrebbe pregato Jemma arrotondando gli occhi da cucciolo. "Ho bisogno di una doccia, tienilo tu!" 

E mentre Simmons si sarebbe incamminata soddisfatta verso il bagno, avrebbe sentito chiaramente lo sbuffo di Fitz alle prese con il neonato. 

"Non. Mi. Piacciono. I. Bambini." avrebbe sillabato porgendo in malo modo il cuccioletto a Skye, che se lo sarebbe imbracciato spaesata. 


- M-ma... FITZ! -



Jemma si sedette delicatamente sulla poltrona della sala relax tenendo James in bilico sulla sua spalla. Quella sera loro si addormentarono insieme. Fitz non poteva che essere intenerito da quella vista e, stirando un sorriso, le rimboccò una coperta di lana coprendo entrambi.

Dietro un muro, Skye si ritrovò a sorridere. - Non cambierai mai, Fitz. -






N.d.a.

Okkey. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :)

Ho una comunicazione da fare. Dall'1 al 15 luglio io sarò assente per un viaggio studio all'estero, quindi ritornerò attiva come fan e writer dopo quella data. 
Ringrazio tutti coloro che ancora ci seguono.

Bacioni :*

Just words, fantasies and fortune

Erika & Rebecca
   
 
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