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Autore: Molly182    01/07/2014    1 recensioni
«Perché non mi hai mai detto che il tuo vero nome è Thomas?»
«Perché non me l'hai mai chiesto…»
«Spiegami perché avrei mai dovuto chiederti se quello fosse il tuo vero nome?»
«Perché pensavo che mi avessi riconosciuto»
«È piuttosto difficile vedere chi ho davanti, sai?», mi disse mentre stava riempendo due tazze di caffè caldo. «Soprattutto se il locale ha luci basse e quello che mi sta davanti ha un maledetto cappello che gli copre metà volto»
«Hai ragione», le dissi ridendo e appoggiando il cappello sul ripiano.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter three.
And every excuse I made up, 
tell you the truth I hate.
 
Thomas P.O.V
La luce era troppo forte per i miei deboli occhi che si erano abituati così bene al buio della stanza.
Le pareti bianche, le grandi finestre che davano sul giardino verde, il grande televisore con tutti quegli aggeggi tecnologici che servivano per giocare. Mi bastò poco per capire che ero disteso sul divano di Mark.
«Ben svegliato», disse una voce fin troppo angelica porgendomi un enorme bicchiere che conteneva un liquido arancione quando mi sedetti su uno sgabello della penisola. «Succo d’arancia», rispose allungandomi, poi, una confezione di aspirine.
«Finalmente ti sei svegliato!», ribadì una seconda voce, il cui proprietario si buttò sul divano e accese la tv e prese un joystick bianco che era appoggiato su un tavolino lì vicino. «La principessa non si sarebbe salvata da sola!»
«Grazie Skye», dissi cercando di ignorare il frastuono che proveniva dal televisore e concentrandomi su quello che era accaduto la sera prima.
Non potevo continuare in questo modo. Era estenuante ed io mi stavo lacerando dentro, il mio cuore, le mie viscere, il mio fegato. Tutto sarebbe stato distrutto.
«Mark!», lo richiamò sua moglie. «Potresti essere meno sgarbato, spegnere il televisore e spostare il tuo flaccido sedere qui?».
«Il mio sedere non è flaccido!».
«Ma potrebbe diventarlo subito se non lo porti immediatamente qui!», lo minacciò lei, portandosi le mani sui fianchi. «Tom ha bisogno di te!».
«Skye, non ti preoccupare…», le dissi portandomi le dita sulle tempie e massaggiandomele.
«Si invece!», ribadì lei. «Tom, ormai sono anni che ci conosciamo e so per certo quando hai bisogno di qualcuno e quando hai bisogno di Mark, e questo è uno di quei momenti. Potrei stare qui delle ore cercando di farti parlare, ma so che non otterrei nulla», disse posando una sua morbida mano sulla mia guancia. «Sai che ti voglio bene, e voglio bene anche a lei quindi non mi schiererò con nessuno, ma devi risolvere questa faccenda. Non puoi continuare così. Ti farai male».
«Skye ha ragione, Tom!», aggiunge Mark alzandosi dal divano e facendosi cadere sullo sgabello di fianco al mio. «Che cosa stai cercando di dimostrare?», chiese.
«Vado a fare delle commissioni», s’intromise lei prendendo la borsa e scomparendo nel corridoio. «Ci vediamo dopo».
«Tom!», mi richiamò lui facendomi alzare gli occhi e costringendomi a guardare i suoi azzurri. «Che cosa stai cercando di fare? Vuoi distruggerti? È davvero quello che vuoi?». Non risposi. Mi limitai solo a riabbassare lo sguardo verso il bicchiere che tenevo tra le mani. «È una cosa seria, non voglio vederti star male e non voglio vederti andare in mille pezzi, amico», aggiunse. «Ti prego, stai attento».
Mark aveva ragione. Stavo rendendo la mia vita una scena del crimine. Non potevo continuare così. Cazzo! Avevo trentadue anni, non ero più un ragazzino. Ero soltanto uno sciocco che cercava di nascondere qualcosa che lo stava uccidendo. C’erano alcune verità che facevano male da confessare. Alcune parole difficili da dire. Eppure avrebbero risolto tutti quei problemi che mi riempivano la mente e che cercavo di soffocare con l’alcool ogni sera.
«Dimmi a cosa stai pensando?».
«Dovrei lasciare Jennifer».
«Cosa?».
«Non è quello che mi state dicendo tutti?».
«No, cioè… aspetta Tom, prima di fare qualche cazzata non è meglio se ci rifletti bene? Prendere una decisione simile è azzardato. Vorresti mettere a rischio tutta la tua relazione? Tutti quegli anni passati insieme?».
«Lo hai detto: “Tutti quegli anni…”», gli feci notare. «Troppi anni! Non sono capace di stare così tanto tempo con una persona!».
«Thomas ti sei completamente bevuto il cervello oltre a una tonnellata di birra?», disse lui colpendomi sul braccio. «A volte mi chiedo se sei scemo di natura o lo fai apposta!», continuò scuotendo la testa. «Se ti devi lasciare con qualcuno, è per motivi seri e no perché non sei capace di stare con una persona per tanto tempo!».
«Io non la amo più, ok?», esplosi. «Non c’è bisogno di stare qui a farmi la paternale, Mark. So come funzionano queste cose, ma ormai è da un po’ che tra me e lei non funziona. È perennemente arrabbiata, se la prendere per ogni minima cosa che faccio. È isterica. Ho come la sensazione che potrebbe strozzarmi una notte di queste».
«Tom, non stai…».
«Non sto esagerando!», lo anticipai. «È la verità!».
«Però non puoi ridurti così per questo, prova a parlare, andate da qualcuno…».
«Non penso che funzionerebbe, cioè non per me… non è più amore quello che sento».
Per quanto fosse difficile da ammettere e soprattutto da dire, era la semplice verità. Continuare una falsa non era giusto nei confronti di nessuno, soprattutto non era giusto nei suoi confronti. Non le avrei fatto più perdere tempo dietro a uno sciocco come me. Non avrei più perso tempo fingendo che andava tutto bene. Non avrei più perso tempo cercando di far funzionare il nostro rapporto. Avrei dovuto porre dei cambiamenti. Forse dovevo solo innamorarmi di nuovo.
«E cos’è che senti?».
«Il nulla… torno a casa solo per abitudine».


N/A: Grazie per le recenioni e anche per chi ha solo letto questa FF. Prometto che nei prossimi capitoli ci sarà una svolta, scusate i momenti piatti e forse un po' noiosi di questi tre capitoli.
Alla prossima :)
-Molly
   
 
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