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Autore: Dreamhunter    24/08/2008    2 recensioni
Un au giallo rosa, con i personaggi tutti in versione umana (ma il più possibile in character). Sexy, divertente, avventuroso (almeno spero).
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Winifred Burkle
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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*CAPITOLO SEI*

La protagonista di "Un lungo, fatale, inseguimento d'amore" era la giovanissima e bella Rosamund: cresciuta isolata e inconsapevole dei fatti della vita, s'innamorava perdutamente dell'affascinante e tenebroso Philiph Tempest, solo per scoprire troppo tardi quanto l'uomo fosse pericoloso e malvagio. Gli sfuggiva e Tempest la braccava ossessivo per mezza Europa, deciso a riaverla, sino ad un epilogo infausto per entrambi.
Accidenti, cara la mia Alcott, altro che "Piccole Donne"...
Fred richiuse il libro, guardando di sottecchi Liam, concentrato sulla guida. Avevano attraccato a Le Havre intorno a mezzogiorno e, dopo un pranzo sbrigativo, erano immediatamente partiti per Parigi. Lui sembrava avere parecchia fretta ed era più che di poche parole. Praticamente non le parlava dalla sera precedente, se si eccettuavano alcuni monosillabi di estrema necessità. Per il resto, muto come una tomba.
Essendo tuttora mortificata dall'imbarazzo, non le dispiaceva. Però... Al di sotto dello strato di vergogna, persistevano la curiosità e la fascinazione.
Perché Liam aveva scelto proprio quel libro?
Aveva detto che gli era parso in tema...
Era un velato messaggio sottinteso per suggerirle che non doveva crearsi troppe fantasie su di lui?
Se fosse stata più audace ora glielo avrebbe chiesto...
Ma il vocabolo audace le era totalmente sconosciuto. Per carità...
Mentre lo guardava, Liam si stiracchiò, massaggiandosi la nuca con una mano.
Oh, per favore, Burkle...
Riprenditi...
Dovresti pensare al casino in cui sei finita, non a questo pezzo d'uomo qui...
Un pezzo impossibile.

"Tutto a posto?".
Lui si era accorto di essere fissato. Le guance di Fred s'infiammarono sin quasi a brillare di luce propria. "Sì, sì, a postissimo...".
Gli occhi di Liam si abbassarono un istante sul libro che lei teneva in grembo. "Già terminato?".
"Sì".
"E ti è piaciuto?".
"Abbastanza. Peccato per il finale".
"Finisce male?".
"Parecchio".
"Mi dispiace", sorrise lui. "Ammetto che mi sentivo a disagio, là nello shop, a scegliere un libro femminile, con la commessa che mi scrutava come se fossi un animale strano... Non ho badato granché a quello che compravo. Ho solo visto che trattava di un inseguimento...".
Wow. Quante parole tutte insieme...
Parla ancora. Sei persino più bello, quando chiacchieri.
Ok. Era deciso. Non appena si fosse trovata in privato, magari alla toilette, Fred si sarebbe presa a schiaffi. Schiaffoni potenti. Che diamine.
Anche perché...
Deglutì, bloccandola, la replica spontanea che le era nata in gola. Cioè che probabilmente la commessa non lo aveva scrutato per i motivi che riteneva lui...
"Di che ti scusi? E' stato un gesto gentile da parte tua".
Ecco. Un'educata, innocua risposta.
Brava. Vai così...
"Dici?". Liam si morse il labbro inferiore, lo sguardo sulla strada. "Non ne so molto di gesti gentili...".
"Mai fatti o mai ricevuti?".
Ehi, questa è stata brillante.
Però rischiosa.

Infatti lui un po' si irrigidì. "Sono un killer, ricordi? Credi che i killer siano soliti fare o ricevere gentilezze?".
Ritirati, Burkle, ritirati.
"Beh, ma non sei mica nato con la pistola in mano, no? Sarai pur stato qualcun altro... prima di essere un killer...".
Complimenti. Non ti sei ritirata.
Ti sei votata al suicidio.
Per fortuna che eri contenta che stesse zitto perché eri imbarazzata...
Che c'è? Hai formattato il fatto che ti ha vista con il sedere per aria, in mutande di cotone?

Ignaro del suo monologo interiore, Liam sorrise storto. "Lasciamo stare il passato, Winifred. E' talmente lontano che mi pare non sia mai esistito".
E il claddagh con la punta del cuore rivolta all'interno?
Il ciondolo a forma di proiettile?
Vengono dal tuo passato...

Stoicamente, Fred riuscì a resistere e ad imporsi di tacere.
Circa.
"E' un peccato", le scappò.
"Che cosa?".
"Non avere un passato. Senza passato non si hanno radici. E senza radici si è più deboli e fragili".
Il sorriso appena accennato di Liam si trasformò in una lieve risata sarcastica. "Do l'impressione di essere fragile?".
Lei rammentò la sera precedente, lui che dormiva totalmente abbandonato. Un angolino di cuore le si annodò.
Mentre dormi, sì, lo sembri...
L'aveva detto a voce alta?
No... Ma accidenti, doveva piantarla di discutere mentalmente con se stessa.
Era troppo pericoloso.
"E' difficile stabilire il tipo di impressione che dai... Sei... enigmatico".
Era pericoloso perché si distraeva e sparava stupidaggini come questa.
Enigmatico. Un killer professionista.
Della serie che aveva scoperto l'acqua calda.
D'un tratto focalizzò una scena di uno dei suoi film preferiti. Dirty Dancing.
Baby che parlava a Johnny per la prima volta e gli diceva "Ho portato i cocomeri".
Cavolo, Baby, comprendo il tuo dolore.
"Cioè, nel senso che...", tentò di correggersi. Inutilmente.
"No, hai ragione", replicò lui. "Altrimenti che razza di killer sarei?".
"Però non vuoi più esserlo, giusto? In futuro...".
"Al momento il futuro più importante è il tuo. Siamo arrivati".
Sbalordita, Fred si accorse che l'auto era ferma davanti ad un massiccio portone di ferro, ai cui lati si innalzava un muro di recinzione sormontato da filo spinato elettrificato. Il tutto nel mezzo dei campi.
"Dove siamo? Non dovevamo andare a Parigi? Questo assomiglia più ad un carcere...".
"Siamo a Parigi, in effetti. O meglio, in territorio parigino". Liam digitò veloce un messaggio sul cellulare e in pochi istanti il portone iniziò ad aprirsi. "E questo posto, beh... è più difficile da inquadrare di me".
Nello scorgere il luogo oltre il portone, Fred fu d'accordo.


Quella che il suo proprietario attuale aveva ribattezzato Chateau Caritas, era una villa del primo settecento, completa di parco in stile piccola Versailles. Nessuno conosceva il vero nome o la vera età del padrone di casa, nè il suo volto prima della plastica facciale. L'unico dato certo era che Lorne - così si faceva chiamare ora - non tollerava conflitti e qualsiasi forma di violenza nel suo paradiso personale: ogni vecchio amico, killer compresi, era ben accetto, a patto che si comportasse pacificamente e deponesse le armi per tutta la durata della propria permanenza.
"In pratica questo è come il terreno consacrato per gli Immortali", mormorò tra sé Fred. Lorne, che precedeva lei e Liam lungo un ampio corridoio illuminato su un lato da una serie di splendide vetrate, si voltò compiaciuto.
"Seguivi anche tu la serie tv, giuggiolina? Io la adoravo. Tutte quelle spade...". Scoccò un'occhiatina maliziosa a Liam. "Tu sai usare la spada, Angelus?".
Non attese risposta e accelerando il passo, esclamò: "Forza, pasticcini, che ho proprio le camere che fanno per voi!".
Giuggiolina?
Pasticcini?

Che tipo, questo Lorne... Era alto, molto, più di Liam, e camminava con la grazia di un dandy d'altri tempi. Non avrebbe sfigurato in un romanzo di Wilde...
E andava chiaramente pazzo per il colore verde. La tinta, in ogni possibile variante, era presente ovunque, dalle tappezzerie ai tendaggi, persino ai particolari dei soprammobili. Per cui, quando entrarono nella stanza a lei riservata, Fred non si stupì troppo di scoprirla con pareti e accessori verde mela.
“Ecco qua, caramella. Adesso ti mando una cameriera, per qualsiasi tua esigenza”.
Le pizzicò una guancia, con una strizzatina d'occhio. “E' veramente tanto bellina, Angelus”, sorrise indietreggiando.
“Uhm... già...”. Liam si sporse nella camera. “Resta qui, ok?”, le intimò. “Io devo parlare con Lorne”.
“Aspetta...”, lo richiamò Fred prima che chiudesse la porta. “Angelus... E' il tuo nome... da killer?”.
Il viso di lui si mantenne impassibile. Rispose solo con un cenno della testa. “Torno presto”, sussurrò.
Dileguandosi.
Era veramente molto bravo e veloce nel chiudere le porte e troncare i discorsi.
Come nel troncare vite umane, ragazza. Non dimenticarlo.
Angelus
.
Per lei, Liam aveva affermato di essere un angelo custode...
Ma per quanti aveva rappresentato l'angelo della morte?
Sconfortata, il cuore improvvisamente oppresso da un pesante senso di solitudine e sgomento, Fred si strinse le braccia intorno al corpo.
E pensare che, oltretutto, il verde nemmeno le piaceva...


“Allora, allora... “. Lorne si chinò ad odorare una delle rose in boccio che adornavano le siepi di uno dei viali del parco. Qualche metro più avanti l'acqua zampillava da una fontana a forma di unicorno. “Angelito, che mi combini? Da quando scarrozzi damigelle in difficoltà?”.
“Avrei dovuto ucciderla, in effetti”.
“Ah... E cosa è accaduto, invece? Te la sei portata a letto? Uhm... avrei giurato che le preferissi bionde...”.
“Mi ferisci”, si lamentò Liam con finta contrizione. “Pensi sempre cose cattive di me...”.
Risero. “Chissà come mai...”.
“Scherzi a parte... No. Il sesso non c'entra”. Liam divenne serio. “Io sono stanco, Lorne. Molto stanco. Faccio questa vita da un tempo che mi sembra eterno e ormai ho più soldi di quanti potrò mai spenderne ...”.
“Capita a tutti, prima o poi, bigné. E' per questo che ho creato Chateau Caritas. Ero stanco”. Lorne si sedette sul bordo della fontana. “Ed è stata la ragazza a spingerti a compiere il salto?”.
“Sì. Sono anni che elimino gentaglia e lei... E' innocente, Lorne. Un'innocente finita nell'ingranaggio sbagliato... Non potevo ucciderla. Non potevo proprio”.
“E fin qui ti sto seguendo... Ma continuo a non spiegarmi perché la piccola sia insieme a te. Lasciare il mestiere è una faccenda complicata, specie se si lavora per quei demoni della W&H, e avere del bagaglio a mano non aiuta... Perché non te la sei svignata e basta? Avrei un ottimo chirurgo plastico con cui metterti in contatto. Un passaggio nella sua clinica e... voilà... faccia nuova, vita nuova”.
In piedi di fronte a lui, Liam lo ascoltava immobile, le mani in tasca, i piedi leggermente divaricati. Il sole gli schiariva i capelli, regalando loro sfumature rossastre. “Che senso avrebbe avuto non uccidere la ragazza se poi qualcun altro l'avrebbe fatto al posto mio?”, ribatté poi. “Non scordare che se ti trovi sul libro nero della W&H diventi un bersaglio mobile e con il destino segnato”.
“Il che ora vale anche per te...”.
“Lo so. Ma io sono in grado di difendermi. Winifred no. Mi sono preso la responsabilità di lasciarla in vita e devo proteggerla di conseguenza. Riesci ad immaginare il genere di killer che la W&H ci metterà alle calcagna?”.
“Essendo tu la preda, si tratterà di gente che ti conosce”. Lorne fischiò. “I peggiori assassini sul campo”. Inarcò un sopracciglio. “Dopo di te, ovvio”.
“Appunto. Elementi spietati, che non le userebbero alcun riguardo. Se l'avessi uccisa io...”. La voce di Liam si ammorbidì. “... ecco, io avrei fatto in modo che non soffrisse, che non lo capisse...”.
“Spero che questo tu non gliel'abbia detto...”.
“Certo che no”.
“Bravo. Però... sì, comprendo il tuo ragionamento. Ineccepibile. Sebbene...”.
“Sebbene?”. Liam sollevò gli occhi.
“Beh... mi hai confessato di essere stanco e devi esserlo davvero molto, tortino. Davvero molto, per esprimerti così”, considerò Lorne alzandosi e battendogli una mano su una spalla. “Solo la stanchezza autentica risveglia i cuori di quelli come noi”.
Ah, per favore...
Poco attratto dall'idea di discutere, Liam evitò di replicare.
Ma... andiamo... il suo cuore?
Un vecchio muscolo rinsecchito ed inservibile.
Neppure una bomba atomica avrebbe potuto ridestarlo...
Meglio occuparsi di dettagli pratici. “Mi aiuterai a trovare chi sai tu?”, chiese.
Con un sorriso, Lorne lo prese sotto braccio.


Grazie a chi sta leggendo! :)


  
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