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Autore: MusaTalia    01/07/2014    2 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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059 Gift

059. Gift

Dono

“This is a gift, it comes with a price | Who is the lamb and who is the knife? | Midas is king and he holds me so tight | And turns me to gold in the sunlight”, Rabbit Heart, Florence + the machine

 

Riza era tornata a casa, o per essere precisi, nel luogo che era abituata a chiamare casa prima di arruolarsi. Erano anni che non precorreva quelle strade un tempo familiari. La quiete del suo paesino l’aveva turbata e annoiata di tanto in tanto quando era ancora una ragazzina e già sognava di andarsene per sempre. Ora, invece, avrebbe barattato tutto ciò di materiale che possedeva per un paio di giorni di ferma e stantia noia.

Nel paese si festeggiava la vendemmia: era praticamente impossibile riuscire a rimanere sobri e non farsi contagiare dall’allegria che vibrava in ogni via, in ogni casa e angolo. E lei se ne era completamente dimenticata: aveva ricevuto un paio di giorni di licenza (i primi dopo essere stata riassegnata come assistente personale del Fuhrer) e aveva deciso di tornare nel primo luogo in cui si era sentita al sicuro, felice.

«Riza? Riza Hawkeye? Santo cielo, ma sei proprio tu! Io sono Clara. Eravamo a scuola insieme».

Il tenente non aveva nemmeno fatto in tempo a posare la valigia nell’unica locanda del paese, che già era stata fagocitata dal clima di festa. «Assolutamente no! Non ti lascerò mettere piede in quella topaia. Sarai ospite a casa mia, Riza!».

Ogni tanto Riza ci pensava, alla legge dello scambio equivalente. Poteva valere per l’alchimia, ma, più passavano gli anni più ne era convinta, con le persone era tutto un altro discorso. Gli esseri umani potevano essere equi, ma anche terribilmente egoisti e incredibilmente generosi. Lei non aveva nulla da dare alla cara Clara, solo un sorriso e un paio di complimenti, e tanto bastava.

«Finalmente ti sei decisa a farti crescere i capelli. Ma sai che sei proprio bella con i capelli lunghi!». Dopo queste parole Riza si era ritrovata con una coroncina di fiori in testa e il bicchiere di nuovo pieno di vino. Aveva ringraziato e sorriso.

«Sai Riza, nessuno di noi avrebbe mai detto che ti saresti arruolata. Ci hai sorpreso tutti quanti. Raccontaci un po’ cosa fai». E il tenente cominciò a raccontare, non la verità. Non poteva dire che il capo dello Stato non era umano, così come suo figlio. Non poteva dire cosa era stato Ishbar, che aveva ucciso un numero indefinito di persone. Erano molte le cose che non poteva dire, quindi si limitava ai racconti di come l’esercito avesse tirato fuori il suo coraggio, racconti di cameratismo, del Colonnello e della sua pigrizia, perché sì, Roy Mustang, l’affascinante allievo di suo padre che aveva infranto il cuore di tutte le ragazzine del paese, ora era colonnello.

«Ma poi, per quale motivo ti sei arruolata?».

Riza ripensò alla prima volta che aveva incontrato Winry Rockbell. Anche lei le aveva fatto la stessa domanda, con la differenza che quella volta il tenente si era trovata di fronte a una ragazzina amareggiata e spaventata, ora, invece, era in compagnia di vecchi compagni di scuola allegri per il vino e per il clima di festa.

Riza ripensò anche a Ishbar, quando aveva visto Roy per la prima volta, quando aveva ucciso per la prima volta. Poi ripensò al giorno in cui era stata convocata nell’ufficio di Mustang:

«Alla fine, dopo tutto quello che è successo a Ishbar, hai deciso di percorrere questa strada, eh?».

«Sì. Quella di indossare l’uniforme è stata una mia scelta».

«In che settore te la cavi bene?».

«Armi da fuoco. Diversamente dalle armi bianche, un’arma da fuoco non ti lascia la sensazione di aver ucciso qualcuno con le tue mani».

«È un inganno. Hai intenzione di mentire a te stessa continuando a sporcarti le mani?».

«Sì, è così. Noi soldati dovremmo essere gli unici a sporcarci le mani di sangue. I ricordi come quelli di Ishbar, dovremmo essere solo noi a portarceli dentro. Come dicono gli alchimisti, se la verità di questo mondo può essere mostrata attraverso lo scambio equivalente, allora la nuova generazione che nascerà potrà godersi la felicità. Per pagare quel prezzo, noi dovremo caricarci addosso corpi senza vita e attraversare un fiume di sangue».

«Penso che proporrò di farti lavorare come mia assistente. Voglio che tu sia dietro di me, che mi protegga. Capisci che voglio dire? Lascerò che sia tu a guardarmi le spalle e ciò significa che potrai spararmi in qualsiasi momento. Se farò qualcosa che non dovrò fare, uccidimi con le tue mani. Hai la mia autorizzazione. Mi seguirai?».

«Ho capito. Se è questo ciò che desidera, sono pronta a seguirla sino all’inferno».

Riza ripensò a quel momento, guardò il pancione di Clara, che tra un paio di mesi avrebbe messo al mondo il suo primo figlio, e pensò che lei, Riza Hawkeye, era proprio una donna fortunata. Aveva ricevuto molti doni, più di quanti si aspettasse: lei era viva, Roy era vivo, le persone che amava e rispettava erano vive, e forse un giorno, se avesse continuato ad essere così tanto fortunata, avrebbe potuto accarezzare la sua pancia in cui sarebbe cresciuta un vita, un bambino della generazione futura. Entrare nell’esercito aveva richiesto sacrificio, ma aveva anche saputo donarle tanto, come la vicinanza dell’uomo di cui da sempre era innamorata. Ora sarà pure stata tenuta in ostaggio dal re, il fuhrer Bradley, ma dentro di sé sentiva che non sarebbe stato così ancora a lungo.

Riza sorrise, si sistemò la coroncina di fiori e rispose alla domanda di Clara: «Perché c’è qualcuno che devo proteggere».

   
 
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