Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: HarrysJuliet_x    02/07/2014    3 recensioni
24 Marzo 1990
Michael Jackson, una popstar famosa, sta per pubblicare il suo terzo album: dangerous. Per lanciarlo propone di fare un documentario che si chiamerà: Journey to dangerous, nel quale mostrerà com'è il suo lavoro. Qui entra in gioco la bella Mirabelle Martìn, una ragazza di ventidue anni, la quale avrà l'onore di collaborare all'intervista che farà parte del progetto.
Ma cosa conosce di Michael Jackson? Tutto e niente. Una parte di lui è custodita dove nessuno vi ha accesso. Una parte pericolosa.
-----------------
Una personalità così simile alla mia, era come se lo conoscessi da anni. 
Ed era una cosa strana per me, perché non ero mai stata bene con una persona del sesso opposto.
-Perchè sono qui, allora?- Domandai ingenuamente. 
La sua risposta non tardò ad arrivare:- Perché ho visto qualcosa nei tuoi occhi, prima.- 
Scossi il capo confusa.
-Mi perdoni, ma ancora non capisco, signor Jackson..- Lui diventò ancora più serio. -Il terrore.- Mi spiazzò.

Lui sapeva?
Forse aveva sofferto così tanto da imparare a riconoscere la sofferenza degli altri attraverso i loro sguardi.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap 2 - Odi et amo

Ti odio e ti amo. Come possa fare ciò, forse ti chiedi.
Non lo so, ma sento che così avviene e me ne tormento. 
- Catullo.

 

Forse aveva sofferto così tanto da imparare a riconoscere la sofferenza degli altri attraverso i loro sguardi.

-Io non so di cosa stia parlando, davvero.- Dichiarai sulla difensiva.
Inarcò un sopracciglio, era diffidente, come se non credesse alle mie parole.
Era un’affermazione falsa, la mia, ma lui che ne poteva sapere? Non era mica cresciuto con me.
-Non mi mentire.- All’improvviso il suo tono si fece duro. Cercava un contatto con gli occhi, però io guardavo altrove. 
Insisteva, non si fermava, voleva scavare affondo, voleva aiutarmi ma io non lo capivo all’epoca.
-Io.. ehm…stavo avendo un attacco d’asma e mi sono spaventata perché non trovavo la medicina. Non le è mai capitato di temere per la sua vita e di andare nel panico, signore?- Inventai quell’enorme balla per sviare.
Desiderai intensamente cambiare argomento, proprio come avevo fatto io nel bel mezzo dell’intervista per aiutarlo.
-Non ho paura di niente, veramente.- Mi scappò una risatina. Non poteva essere vero.
-Oh andiamo! Tutti hanno paura di qualcosa.- Si avvicinò pericolosamente.
Sembrava così maledettamente sicuro di sé, non era più il ragazzo con gli occhi tristi che non voleva parlare della sua infanzia. Stava in piedi, accanto a me, mentre la sua figura alta e snella mi faceva ombra. Si accovacciò, il suo viso era a circa cinque centimetri di distanza dal mio. Lo trovai strano, pareva che volesse guardarmi dentro l’anima per conoscermi meglio.
-Io no, glielo posso assicurare.- Il suo respiro sul mio collo mi fece rabbrividire, ma non di paura.
‘vedremo’ sussurrai mentalmente.

Dopo una ventina di minuti in cui eravamo stati in religioso silenzio con i piedi immersi nell’acqua della piscina, il signor Jackson decise di farmi riaccompagnare all’hotel.
Un hotel magnifico, cinque stelle, lusso dappertutto, non potevo chiedere di meglio.
-A domani, signorina.- Mormorò contro il mio orecchio prima di lasciarmi salire sulla vettura.
Quel tipo di macchina non passava di certo inosservata dato che era una limousine.
Quando la vidi, infatti, arrossii tantissimo. Non vi ero mai salita sopra, mi sembrava qualcosa di assolutamente esagerato!
-A domani.- Biascicai. Quell’uomo giuro che mi mandava in tilt.
Nessuno c’era mai riuscito, solamente lui e lo odiavo per questo. Ammirazione, fastidio, confusione, erano dei sentimenti contrastanti che aveva scatenato dentro di me in una sola giornata.
Sapevo che non mi sarei dovuta lasciar andare con lui, non era giusto nei confronti del mio lavoro, ma sopratutto, era una persona irraggiungibile. In tutti i sensi.
Sospirai guardando fuori dal finestrino e ripensando alle poche parole che ci eravamo scambiati da soli.
Aveva riconosciuto la mia sofferenza, non si era bevuto le mie bugie, era andato oltre. Allora perché invece di farmi piacere mi spaventava? Non mi ero mai costruita dei muri attorno, forse quello era il momento di cominciare a farlo. Non doveva sapere.
-Siamo arrivati.-
Scesi in fretta e furia dalla macchina per rifugiarmi nella mia stanza.
Quella sera non parlai con nessuno, non chiamai mia madre a casa e non mangiai. In qualche modo ero rimasta turbata dalle sue semplici parole.
Avevo anche passato molto tempo a riformulare le domande che gli avrei posto il giorno seguente, tanto per non fare brutta figura.
Quando la fame si fece sentire, lo specchio catturò la mia attenzione. Avrei dovuto tenere duro, non potevo mollare proprio in quel momento.
La mia immagine riflessa mi fece quasi ribrezzo. Era un sentimento che mi portavo dietro dalle medie.
Ero soggetta a gravi prese in giro sulle mie gambe, sui miei capelli, sul mio modo di fare, sul mio viso. Volevo conquistare la perfezione che tanto bramavo da anni, ma non ci ero mai riuscita. Se qualcuno mi diceva ‘stai bene, sei bellissima!’ per un momento mi sentivo apposto con me stessa, ma poi guardavo qualche ragazza più bella ed automaticamente ai miei occhi diventavo uno schifo.
Forse avrei dovuto chiedere aiuto, ma cosa puoi fare quando la persona che ti prende di mira è tuo padre?
Niente. Stai li ed aspetti che si ubriachi così tanto da svenire, piangi, urli, ti chiedi perché sia capitato proprio a te, ma non puoi cambiare le cose perché per quanto quell’uomo sbagli, sarà sempre tuo padre.
Scostai i capelli sulla spalla destra e controllai il petto. Piccole ed invisibili cicatrici ornavano il mio corpo, quelle sul seno erano più visibili mentre quelle sul collo erano sparite del tutto.
Notai che i miei occhi azzurri erano spenti, logorati ed un po’ me ne dispiacqui.
-Belle, un nome che non ti si addice proprio.- Borbottai alla me riflessa.

 

**

 

Neverland, Santa Barbara, California, 25 Marzo 1990. 8:40 AM

 

Meno venti minuti alla seconda intervista. L’emozione mi stava mangiando viva.

Stavo camminando tranquillamente in giardino quando qualcosa mi venne addosso.
Caddi a terra con la grazia di un elefante in un negozio di cristalli.
-Tu!- Mi puntò il dito contro.
Non avevo nemmeno avuto il tempo di realizzare chi fosse perché subito dopo mi prese per il colletto.
-Prova di nuovo a mettere il bastone fra le ruote alla mia carriera e te la vedrai brutta!- Laila mi minacciò.
Ero sempre stata sensibile alla violenza, difatti cominciai a tremare. L’avevo fatta grossa, ma poco importava, avevo risparmiato un po’ di sofferenza ad un altro essere umano e quello mi rendeva felice.
-Non sei nessuno, non permetterti mai più!- Sputò con cattiveria.
Grazie a Dio mi lasciò andare per correre da “Mike”. La confidenza che si era presa era veramente troppa.
Ero visibilmente scossa, per non farlo notare, scelsi ancora una volta di reprimere il mio stato d’animo.
Avevo passato una vita a farlo ed ancora non ero brava a nascondere i miei sentimenti, che strano.
-Mike! Sei in forma raggiante oggi, tutto bene?- Si affrettò a dire prima che l’attenzione del moro si spostò su di me.
Feci finta di rileggere i quesiti, così da non dover per forza entrare nella conversazione. Se non avessi finto di essere occupata probabilmente mi avrebbe fatto una domanda alla quale non avrei voluto rispondere.
-Grazie mille, anche tu. Tutto apposto, grazie ancora. Voi che mi dite?-
Il suo tono fin troppo dolce mi fece venire un dubbio che sfatai quando li scrutai di sottecchi.
Si guardavano negli occhi, lei sorrideva falsamente mentre lui mi sembrò felice.
Stavano flirtando? Si.

Mi dava fastidio? Forse.
Mi sarei dovuta fare da parte e lasciare che Laila si scottasse. Se lo meritava.
D’altronde quando hai a che fare con una persona di fama mondiale puoi solamente pregare che vada tutto bene per un piccolo lasso di tempo, perché relazioni del genere non durano mai molto.
Il suo mondo girava e bruciava troppo velocemente per noi persone normali. Ma forse alla mia collega piaceva giocare con il fuoco.
Uno dei suoi bodyguard, Andrew, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e Michael si illuminò come un albero di natale. La sua felicità era incontenibile, sembrava un bambino a cui era stato concesso di visitare Disneyland.
Mi incuriosii parecchio, quindi, stabilii che era meglio avvicinarmi per saperne di più. Ma non ne ebbi bisogno, perché la cosa, o meglio, la persona che Jackson stava aspettando si mostrò in tutto il suo splendore.
Lisa Marie Presley, figlia del mitico Elvis, cresciuta a Graceland, nella tenuta del padre.
Avevo scritto un paio di articoli su di lei, non conoscevo bene il suo personaggio, di conseguenza, non seppi spiegarmi il motivo della sua presenza.

Visita ad un vecchio amico? Nah, erano più intimi.
Si baciarono in bocca.
Decisamente più intimi.
-Signore, lasciatemi che vi presenti la futura signora Jackson.- Ella ci volse un sorriso strafottente, che riuscì a mascherare bene.
-Sono Lisa Presley, ma penso che mi conosciate. Piacere mio, carissime.- La mia compagna si prostrò letteralmente ai suoi piedi inondandola di complimenti.
Mi lasciai sfuggire una risatina sarcastica che avrei dovuto assolutamente trattenere.
Mi guardarono tutte e due con aria di sfida, tranne Michael, lui era in qualche modo divertito.
-Piacere mio, signorina.- Mi aggiustai gli occhiali. Le porsi la mano ma la rifiutò.
Quell’aria di sufficienza che aveva mi mandava letteralmente in bestia.
Come poteva una persona così superficiale ed antipatica stare con una umile e fantastica? Era del tutto inspiegabile, ai miei occhi.

-Bene, penso che possiamo pure iniziare. Sediamoci.- Con il suo fare da padrona di casa ci introdusse verso un’area inesplorata dell’abitazione.
Era una camera stranissima, piena di giocattoli. Mi rese felice quella vista, non mi fu chiaro il perché. Ero solamente contenta di vedere tanti giocattoli.
Ci fece sedere su un divanetto con dei disegni raffiguranti Peter Pan e gli altri protagonisti della storia.
Fantastico!

-Azione, ragazzi!- Matt ci avvertì.
Appena misero in moto le telecamere Laila partì con la prima domanda.
-Siete veramente belli insieme, a quando il matrimonio?- Naturalmente, da brava prepotente, Lisa non fece aprire bocca al suo ragazzo.
-Il 27 di Aprile! Sarà un giorno fantastico.- Era molto esaltata. Fin troppo, per i miei gusti.
Mi scambiai un’occhiata indecifrabile con il diretto interessato. Eravamo tutti e due in silenzio, lasciavamo conversare le due come se fossero amiche da anni. Ero ancora una volte in disparte, ma ci ero abituata.
Belle si abitua a tutto. Ormai la gente si aspetta solo quello da me.
-Cosa ami di più di Michael?- Le chiese appassionandosi alle loro vicende amorose. Si vedeva da lontano che fingeva, Dio Santo, era proprio senza ritegno.
-Beh, ehm…cosa amo di più…ehm..- Ci pensò per qualche secondo su.
Rimasi allibita. Davvero non sapeva dire cosa l’aveva colpita di quell’uomo?

Se fossi stata lei avrei elencato una marea di cose, come per esempio: il suo sorriso, la sua risata contagiosa, i suoi occhi, i suoi capelli, il suo modo di fare, la sua umiltà, il suo corpo così sexy…
Arrossii violentemente.
Dovevo smetterla. 

-Credo di amare il suo carattere molto aperto.- Ridacchiai istericamente.
Se c’era qualcuno che non era affatto estroverso, quello era Michael. Forse era il suo passato o forse il suo carattere, ma lui non era così. Non lo conosceva proprio.
-Signor Jackson, cosa le piace fare nel tempo libero?- Ero stufa di parlare della loro vita privata, adesso lasciavo che la mia curiosità parlasse per me.
Era una domanda che mi ponevo spesso: cosa fanno le persone famose quando non sono impegnate a lavorare? Si divertono come noi o fanno cose strane?
Era banale, ma era sempre meglio della conversazione ESCLUSIVA di Laila e Lisa.
Tra l’altro, sembravano proprio due migliori amiche. Beh, tra vipere si erano trovate bene.

-Scusate, se non vi dispiace vorrei parlare con questa bellissima signora in privato per farle qualche domanda. Il secondo cameraman può venire con noi, se non le dispiace Miss Presley.-
Lei acconsentì felice. Tutti e tre si diressero verso un’altra stanza della casa a discutere di non so cosa.
Io e Jackson eravamo interdetti, non ci aspettavamo che ci lasciassero da soli come due cretini.
-Mi piace girare con delle bici elettriche per tutta casa. Sono veramente veloci e mi divertono, anche se alla mia donna non piace quando lo faccio.- Scrollò le spalle.
-Oh si, ne ho sentito parlare. Deve essere divertente!- Costavano pure un occhio della testa, ma lui poteva permettersele.
-Venite con me, ve le mostro.-
In un batter d’occhio ci ritrovammo in corridoio. Non un normale corridoio, ma uno così grande da sembrare una stanza. Lì vi teneva tutte le bici dai colori sgargianti.
Quando le vidi la mia bocca formò una ‘o’ in segno di stupore.
-Sono..stupende, davvero.- Ero strabiliata.
Nessuno dei miei conoscenti le possedeva, erano le prime che vedevo dal vivo, difatti mi luccicarono gli occhi.
-Facciamo una gara.- Propose.
Allungò la sua mano ed io la strinsi con vigore. -Bella stretta, Jackson. Davvero notevole.- Mormorai.
Scelsi quella dal colore verde e vi montai sopra.
-Ok, allora, se premi il pedale rosso acceleri, se invece premi quello blu ti fermi. Per andare a destra o sinistra, basta girare il manubrio. Facciamo una prova.-
Il suo alito sapeva di menta, era così buono. I battiti del mio cuore aumentarono, proprio come l’agitazione. La sua vicinanza non era un bene, assolutamente no.
Misi in moto il veicolo e partii lentamente. Michael mi stava dietro, all’inizio, quando mi lasciò premetti troppo sull’acceleratore. Misi le mani in avanti per proteggermi, ma nella frazione di secondo in cui pensai che stavo per staccarmi accadde qualcosa.
-Oddio!- Mi fermai di botto ed il mio cuore fece lo stesso.
Una risata echeggiò nell’abitacolo.
-E’ stata la cosa più divertente del mondo! Hai ripreso tutto, vero Matt?- Jackson era euforico. Il biondo si limitò ad annuire.
Ero sana e salva, fortunatamente, ma qualcuno si sarebbe fatto male da li a poco.
La sua risata mi contagiò e non potei fare a meno di unirmi a lui.
Non ridevo tanto per l’accaduto, ma per la situazione. Michael era accasciato per terra, con le lacrime agli occhi, la mano sul petto ed i capelli davanti al viso, mentre io ero seduta sulla bici.
-La prego basta ridere, sto soffocando.- Lo supplicai invano. Ormai nessuno dei due riusciva più a smettere.
-Non vedo l’ora di vedere il video!- Un’altra risata.
Imitò anche il mio urlo molto acuto.
-Io non parlo così!- Abbassai di poco il tono di voce. Le lacrime scendevano alla velocità della luce, ma per una volta non erano lacrime di tristezza, bensì, di felicità.

-Che succede qui?- Domandò Laila venendoci incontro con un sopracciglio inarcato. Le spiegammo velocemente la situazione e lei abbozzò un sorriso. Ci disse anche che l’intervista era andata bene, ma Lisa era dovuta scappare per dei problemi personali.
-Bene, per il momento direi che abbiamo abbastanza materiale, che ne dite di fare una pausa?- Ci suggerì Andrew.  La troupe decise di tornare in albergo, Laila compresa.
-Rimani qui, ti faccio riaccompagnare dopo. Ho bisogno di parlarti.- Mi prese per il braccio facendomi girare di scatto verso di lui.
Avvampai per il gesto inaspettato.
-Ehm, si, ok.- Ero curiosa. Mi avrebbe parlato un’altra volta del terrore nei miei occhi? O saremmo rimasti in silenzio? Mi andavano bene tutte e due le opzioni, l’importante era rimanere con Michael.
In qualche modo mi sentivo legata a lui. Era proprio strano, ma era come una calamita per me. Non riuscivo più a staccarmi neanche se avessi voluto, ero completamente in balia di un ragazzo che non conoscevo da più di 24 ore.

 


Mi scuso se il capitolo fa schifo e soprattutto mi scuso per eventuali errori. Aggioro alle 3:23 di notte, capitemi.
Non ho la possibilità di aggiornare di mattina, prutroppo :c Dio, rileggere questo capitolo mi fa venire da piangere. Mi manca troppo.
Comunque le date le ho messe a cazzo di cane, non preoccupatevi se non coincidono alla realtà.
Una recensione?*please* 

Forever in my heart, AppleHead.
Ti amo.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: HarrysJuliet_x