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Autore: CarolPenny    03/07/2014    1 recensioni
[Dal Capitolo 8] “Quindi è così che succede?” domando.
“Cosa?”
“Se vieni ferito da uno di quei cosi sei condannato a morire o a diventare come loro…”
“Direi entrambe le cose.”
Mi acciglio. Ho parecchie domande per la testa. Non sono ancora sicura di ciò che stiamo dando per scontato.
“Quindi tu credi davvero che loro si siano risvegliati dalla morte?”
“Ho visto diverse persone farlo, sì. Nelle settimane prima che tutto degenerasse. Compreso un mio collega. Quindi sì, ci credo.”
La possibilità è reale, ma c’è una parte di me che ancora stenta a crederci.
“Ma questo non rende tutto più semplice.”
Mi racconta di alcune conversazioni avute con la signora De Blasio quando ero stata portata a casa della donna. Ovviamente l’infermiera non era al corrente di ciò che aveva provocato quell’infezione, ma tra la sua testimonianza e quella di Dean, su una cosa erano stati d’accordo: il morso è letale. Se la saliva di uno degli infetti entra in circolazione nel sangue, sei spacciato.

(UNA STORIA PARALLELA A QUELLA DELLA SERIE TV)
Genere: Angst, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Finalmente siamo arrivate. Fermo la macchina sul vialetto, notando zia Betty avvicinarsi velocemente a noi. Prendo il mio zaino e scendo. Mi sento stanchissima. Guidare per mezza giornata mi ha davvero sfinita. Negli ultimi tre mesi sono stata letteralmente chiusa in casa, senza avere alcun contatto con il mondo esterno, o quasi. Perfino lo psichiatra era stato costretto a venire lì per poter portare avanti quelle poche sedute che mi erano state consigliate dopo la morte di mio fratello.
Zia Betty mi abbraccia immediatamente. Cerco di rilassarmi e cerco di rivolgerle un sorriso leggero, che arriva quando sento le mie due cugine gemelle aggrapparsi alle mie ginocchia.
"Saam!" urlano all'unisono.
Mae e Jae. Sarebbe impossibile distinguerle se non fosse per gli occhi chiari della prima e quelli scuri della seconda. Quando vedo il viso di mia cugina Lola, la sorella maggiore, mi rassereno un po'. Sono sempre andata molto d'accordo con lei. Dietro Lola c'è John, il secondogenito e proprio accanto alla porta il piccolo Paul, di soli cinque anni e mezzo, in braccio a zio Ed.
"Ben arrivate!" esclama quest'ultimo. Paul è proprio identico a lui, l'unico ad avere i capelli completamente scuri a differenza di tutti altri della famiglia, con i capelli rosso ramato, esattamente comia zia Betty, mia madre e in parte anche me.
Ma c'è un'altra cosa che mi piace sempre notare in zio Ed. La sua somiglianza con mio padre.
Sì, zio Ed è suo fratello. Due fratelli che hanno sposato due sorelle. Quando ero piccola trovavo la cosa talmente buffa da riderci spesso su. Adesso mi mette addosso solo tanta malinconia.
"Vi aspettavamo per pranzo." dice zia Betty.
Le racconto del traffico trovato probabilmente a causa dello spostamento di massa dovuto all'epidemia.
"Anche qui parecchie famiglie sono andate via" risponde "I Sparrow, che vivono qui di fronte sono partiti proprio questa mattina. Ma non c'è stato alcun piano di evacuazione."
Mi sento stringere le mani da Mae e Jae che mi tirano verso casa.
"La cena è quasi pronta. Siete affamate?"
Mia madre risponde affermativamente. Io scrollo le spalle.
"Mangia quello che vuoi. Non c'è bisogno di ingozzarsi." mi rassicura zia Betty guardando anche sua sorella che successivamente guarda me.
"Cerca di non vomiatare..." vuole dirmi quello sguardo, ne sono sicura.
Guardo distrattamente il rossore alle nocche della mano destra.
Quello era arrivato subito dopo. L'anoressia. O almeno una primitiva forma di essa.
Il mio corpo non ha nulla a che fare con questa storia. Non mi è mai importato nulla di perdere peso o altro. Io evito di nutrirmi con ciò che viene cucinato da mia madre o da qualcuno dei suoi amici. Ho paura di essere avvelenata.
Un'altra delle mie paronoie, secondo lo psichiatra.
Sono così sconvolta da quello che ci è successo nell'ultimo anno da dare la colpa di tutto a mia madre, credendo che nasconda qualcosa.
Ma sono a casa di zia Betty, a casa di zio Ed.
I loro sorrisi non mi spaventano.
 

*



Siamo stati costretti a spegnere la televisione. Tutti i canali stanno mandando in onda dei servizi in diretta da Atlanta. Sembra che uno degli ospedali della città sia completamente fuori controllo. Per un attimo hanno inquadrato uno dei malati. Il poverino sembrava proprio senza forze, ma allo stesso continuava a camminare, a testa in giù, ma continuava, come un sonnambulo.
Non c'è bisogno di preoccuparsi del cibo stasera. Mi è passata la fame.
"L'importante è che noi stiamo tutti bene." dice zio Ed, cercando di rassicurare i figli più piccoli e poi sorridendo anche a me. Io annuisco. Non so proprio cosa pensare.
Non sono mai stata contagiata da una di queste malattie e Atlanta è lontana. Ma un po' di preoccupazione ce l'ho. Nelle ultime settimane le notizie sembrano peggiorare sempre di più.
Lola chiede a sua madre il permesso di alzarsi, mi prende per un braccio e mi porta nel corridoio indicando un quadro appeso alla parete.
"Il mio ultimo lavoro!" esclama soddisfatta.
Lo osservo con piacere. Mia cugina è bravissima a disegnare e dipingere. Quasi tutti i quadri della casa li ha realizzati lei.
"Bello" dico sinceramente. "Ti sono sempre piaciuti i girasoli."
Lei sorride apertamente e si avvicina di più a me. Le sue labbra mi sfiorano l'orecchio.
"Mamma e papà non vogliono parlarci di quello che ti succede, Sam." sussurra "Ma origlio spesso le loro conversazioni."
Mi guarda intensamente prima di continuare
"Io ti credo."

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Un capitolo un po' breve. Giuro che i prossimi saranno più lunghi :)
   
 
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