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Autore: Alicecream    03/07/2014    4 recensioni
Abbiamo imparato che gli dei sono esseri immortali, creature nate adulte che litigano tutto il tempo.
Che comportamento immaturo, non trovate?
Immaginate se fossero nati come comuni mortali, ragazzini rompipalle con tutta la vita davanti, con ogni singolo problema che la loro adolescenza può offrire.
Riuscirebbero a sopportarsi a vicenda?
Tra problemi di cuore, brufoli killer e partite di basket, la giovinezza degli dei un po' mortali può avere inizio.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELL'AUTRICE!
Buonsalve gente!
Prima di tutto vi ringrazio di cuore, grazie per aver letto questi due capitoli e soprattutto grazie per le recensioni! Giuro, ogni volta che qualcuno recensisce mi metto a saltellare e a urlare. E se sono fuori casa non è un bello spettacolo, ahahah :)
Comunque, spero che anche questo capitolo vi possa piacere. Non sono stata per niente clemente con Afrodite, chiedo scusa a tutti i suoi figli che leggeranno.
Pregherò per non farmi incenerire come mi avete suggerito :")
Buona lettura semidei :)



C'era una volta una ragazza che sculettava.
È piuttosto triste definire in questo modo la caratteristica principale di un personaggio, ma in fondo cos'altro faceva Afrodite?
Okey, dai, posso concederlo: quella dolce fanciulla non aveva solo lo sculettamento come obiettivo di vita.
Per esempio, le piaceva truccarsi: chili e chili di terra le impiastricciavano il volto, mentre sugli occhi le scorreva qualche chilometro di eyeliner. Cambiava spesso rossetto, ma usava soprattutto colori opachi: dall'arancio fluorescente al rosso fuoco, dal blu elettrico al fucsia. La cosa bella era che quel make up, che sarebbe risultato pessimo su qualunque altra persona, su di lei stava bene. Non solo era bella, era divina. Sta di fatto che era anche il capitano delle cheerleader, come ogni altra bellezza scolastica che si rispetti.
Ad Afrodite piacevano anche le persone belle. Non quella bellezza soggettiva che può colpirti all'improvviso, un fulmine a ciel sereno; no, a lei piacevano le persone oggettivamente belle.
Maschi, femmine, non importava: le interessavano tanto gli addominali ben scolpiti quanto i culi sodi, tanto le gambe muscolose quanto le terze di reggiseno.
Afrodite amava l'amore. L'amore tra le altre persone, s'intende. Combinava casini, creava scompiglio: grazie a lei (o per colpa sua?) le coppie storiche si mollavano e i migliori amici si mettevano insieme. Insomma, se due volevano fidanzarsi, dovevano chiedere la sua benedizione.
Infine, le piaceva il sesso. Come ogni diva che si rispetti, lo faceva ovunque e con chiunque (chiunque avesse i suoi standard di bellezza, ovviamente).
Bene, questa era Afrodite: simpatica come ragazza, non credete?
In quel momento, vestita con una tutina che a stento le copriva il seno, stava sculettando, cercando di incoraggiare i suoi compagni che giocavano a basket. Anche se, con tutto quel ben di dio che lasciava scoperto, più che dar loro forza li distraeva.
"Avanti, Ares! Forza! Mostragli chi sei a Zeus!"
Non era realmente interessata alla partitella, ma era suo dovere mettersi in mostra.
Intanto, le sue amichette del cuore stavano spettegolando, sempre in cerca di qualche scoop.
"Ma hai sentito di Artemide..."
"Ti hanno detto che Ermes..."
"Ma lo sapevi che Apollo..."
E via dicendo. Non sapevano stare zitte, quelle.
Afrodite intanto osservava Ares giocare, i muscoli che si tendevano per lanciare il pallone all'interno del canestro, per poi rilassarsi e cominciare a esultare. Quanto era bello, Ares, coi suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, glaciali, letali. Afrodite conosceva tantissimi ragazzi, uno più affascinante dell'altro, ma nessuno eguagliava Ares. Nessuno.
"Ehy dolcezza, stasera a casa mia facciamo fiesta?"
Ares aveva smesso di giocare ed era salito sulle tribune con passo strascicato. Una goccia di sudore gli colava dalla fronte, e Afrodite ammise a se stessa che quel particolare la mandava fuori di testa.
Ares le si avvicinò di più, poggiandole una mano sul fianco.
"Birra e amici. Altro che Coca Cola, questa è la ricetta della felicità!"
Senza indiscrezione, fece scivolare la mano fino a palparle il sedere.
"Ci stai? Siete tutti invitati!"
Aggiunse urlando, facendosi sentire anche da Atena e Ade, seduti nei due angoli degli spalti, come al solito in disparte.
Per Ade non si faceva problemi, quell'asociale era praticamente invisibile, anche se conteneva una bellezza repressa incredibile. Occhi neri, capelli dello stesso colore e carnagione pallida; se non fosse stato così sfigato ci avrebbe fatto su un pensierino.
Atena invece non la sopportava. Si credeva chissà chi solo perché non si staccava mai da un libro, ma in realtà era solo una perfettina del cazzo. In più, aveva notato che ultimamente Ares le stava dedicando troppo tempo: si prendeva gioco di lei, quello sì, ma le lanciava certe occhiate languide che era difficile non notare, e soprattutto non malintendere.
Anche se in quel momento stava toccando il suo, di sedere, capiva benissimo che i suoi pensare erano rivolti alla secchiona che aveva appena finito di punzecchiare.
E, comprese con un moto di stizza, ne era gelosa.
 
  
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