What i really want.
Grazie
a :
Nia_chan,Gabrychan,Rakiy,Mikamey,Cichilina,Fallenstar,Akane25,RobbyKiss,TigerEyes
e Lady K. per aver
commentato. Sono
contenta che vi sia piaciuto il primo capitolo e spero che la storia
continui a
rimanervi ‘simpatica’ anche nei prossimi capitoli.
Intanto, buona lettura.
Capitolo
Secondo : Sono pazzo. Ora ne ho le prove.
E’
mattino. Oserei dire , finalmente. Non so
esattamente dove mi arrivino le occhiaie. Chi ha dormito stanotte? Mio
padre
sicuramente, dacché tutto estasiato si è messo
‘stranamente’ a compiere strani
kata mattutini in giardino.
Io
mi ritrovo, come ogni santa mattina a questa
parte, seduto centralmente al tavolinetto disposto nella zona
‘cibo’, come la
chiamo io. Lo sguardo, decisamente basso. Vorrei seppellirmi. Mi
guardano
tutti, chissà perché. Una vena, comincia a
pulsarmi tremendamente sulla fronte.
“Sentite, sono forse un fenomeno da baraccone?”
commento acido, mentre gli
occhi del resto della famigliola Tendo sono tutti puntati verso di me.
“Ranma-kun,
sembri così stanco. Hai avuto qualche
problema stanotte?” chiede cortesemente Kasumi, lasciandomi
scivolare sul
piatto altro riso, per pietà, diciamolo. Sembro un cadavere
stamattina.
Rispondo con un cenno di diniego del capo. Non ho voglia di parlare
‘della mia
notte’. Ecco che giunge anche quel vecchiaccio di Happosai
che comincia con le
sue solite richieste insane. “Puoi provare questo vero? Sono
sicuro che ti
starebbe benissimo farfallina mia” distorco le labbra in
un’espressione
piuttosto schifata. Farfallina mia? “Zitto
vecchiaccio” emetto piuttosto
alterato, sferrandogli un cazzotto in pieno volto. Devo sbrigarmi a
mangiare,
non ho voglia di incontrare Akane oggi, dopo la cazzata che ho detto
stamattina
sarebbe capace di frantumarmi vivo. Mi sollevo, chinando appena il
capo. “Gomen
ne, io vado”. Prendo
baracche e
burattini uscendo velocemente dalla stanza.
“Ranma”
la voce di Soun tuona imperiosa nella
stanza. Oddio. Ha scoperto tutto, sono morto. Serro le palpebre,
preparandomi a
ricevere una scarica di ceffoni, quando invece mi porge il pranzo
amorevolmente. “Tieni. Te ne stavi dimenticando”
squittisce con gli occhi
scintillanti. Che hanno tutti oggi? Sono pazzi? Scuoto il capo,
afferrando il
contenitore del pranzo. Ora posso andare? Grazie.
“Akane
dov’è?” mormora Nabiki, spezzando le
bacchette della colazione. Io deglutisco, tentando di svignarmela.
“Ranma tu
sai qualcosa?” ecco, afferrato al lazo dalle parole di quella
fissata. Potevi
stare zitta? Non sono la sua guardia del corpo, che ne so
dov’è Akane. Vorrei
rispondere così ma, nell’istante in cui apro la
bocca per emettere un
qualcosa,eccola che compare all’ingresso, lanciandomi uno
sguardo che non
promette nulla di buono. Quando incontro i suoi occhi, immediato, tento
di
distogliere la visuale repentino. Guardarla mi ricorda…mi
ricorda. Oddio no, vi
prego. Ecco di nuovo quell’immagine che mi assalta la mente.
Arrossisco
nuovamente, in modo involontario. Devo uscire di qui, prima che quella
racchia
vuoti il sacco.
“A
dopo” proferisco spiccio, filando verso
l’ingresso come un pazzo. Ho il respiro appesantito, anche
troppo. Perché
capitano tutte a
me? “Ranma” eccomi
chiamato in causa nuovamente. E’ lei, posso sentirne lo
sguardo posato sulla
mia schiena, decisamente tedioso. Presente il marchio che pongono alle
bestie
nei ranch? Ecco, in questo momento è come se un marchio
incandescente mi stesse
flagellando la pelle. “Cosa?” rispondo basso, molto basso, quasi inudibile nel
tono. “Niente”
secca, mi aggira sollevando il capo piuttosto adirata. Ci credo, con la
proposta che le ho fatto ieri sera anche Ukyo o Shampoo mi avrebbero
ignorato.
Uhm, no, non ci giurerei. Devo chiederti
esplicitamente di fare l’amore con me? Ah. Basta.
Quella frase. Sbarro gli
occhi, tentando di levarmi quel disco rotto dalla testa. Niente. Ho
l’impressione che sarà una giornata molto lunga.
Il
percorso da casa a scuola non mi è mai parso così
lungo. Lei che cammina distante da me di qualche metro. Io che tento di
tenermi
in equilibrio sulle inferriate della recinzione. Tutto normale, od
almeno così
sembrerebbe. Il mio sguardo cade sulle sue gambe, involontariamente,
s’intenda.
Da stamattina non riesco a togliermela dalla testa, quel lenzuolo che
scivolava
la sopra, con una lentezza esasperante e … e…
Basta maledizione! Perdo
l’equilibrio cadendo dall’altra parte della
recinzione. Ecco, ci mancava solamente
che mi trasformassi in ragazza proprio ora.
“Oggi
sei strano lo sai?” la voce di lei blocca le
mie azioni di risalita in un batter d’occhio. La fisso,
mentre la frangetta
cremisi mi ricade dinanzi agli occhi confusa. “Bah, lasciami
in pace” rispondo
con stizza, sollevandomi e tornando finalmente coi piedi per terra, in
entrambi
i sensi. Certo, è stupido pensare Akane come qualcosa di
differente da un
maschiaccio. Si ferma, aspettando che io mi avvicini volontariamente.
Mi
blocco. “Che c’è?” la fisso
piuttosto interrogativo, dal mio punto di vista che
ora s’è abbassato alla sua altezza.
“Cosa ci facevi stanotte in camera mia?” mi
domanda curiosa, stranamente, il suo volto non è
più traversato dalla rabbia.
Porca miseria. Colpito e affondato in meno di cinque secondi da una
stupida
domanda. “I…io, avevo, cioè sentito il
tuo…tu che dicevi che…” abbasso lo
sguardo, tentando di evitare il contatto diretto con gli occhi di lei.
“Dicevo
cosa?” si avvicina, protraendo la destra contro il mio volto
da ragazza. Lo
carezza docilmente. “Akane?” sollevo lo sguardo
tempestivo, irradiato
nuovamente da quella sensazione. “Forse, ti dicevo che
… voglio… fare…” oddio
no, non continuare ti prego. Scappo, decisamente, indietreggio di
quattro o
cinque passi indietro. “Cosa stai facendo? Sono una ragazza,
in mezzo alla
strada queste cose potrebbero essere prese a controsenso non
credi?” la
rimprovero, come se in me fosse scattata una strana molla.
“Credi che me ne
importi qualcosa? Per me, sei sempre un ragazzo”. Ci credete
che questa frase
mi ha spiazzato completamente? A lei, non importa che io sia
trasformato o
meno. E ci ricado con tutte le scarpe, bloccandomi come un povero
imbecille
davanti a lei. “T…tu” ecco, ricomincia
il telefono senza fili. “Baciami” mi
intima. Si avvicina. Dischiudo le labbra per dire qualcosa ma non esce
nulla,
di nuovo. Poggia entrambe le mani sulle mie spalle, ora può,
data la mia
altezza femminile, avvicinando le labbra alle mie, lentamente, un
istante che
sembra moltiplicarsi, scandito al ritmo del battito cardiaco. Mi
fossilizzo
nuovamente, rimanendo immune ad ogni schema mentale. Socchiudo le
palpebre.
Oddio. Oddio.Oddio.
“Ti
sei innamorato dell’inferriata?” la voce di lei
mi distrae nuovamente dall’illusione. Do una testata tremenda
alla recinzione
che stavo per baciare. Ma cosa. Di nuovo? Dei, devo stare proprio male
per
farmi questi viaggi mentali. Comincio a pensare che Kasumi metta nel
cibo
qualche dose di Lsd per farlo apparire più buono. Scuoto il
capo, che figura.
Per di più, ad osservarmi, si sono radunati anche
Kuno e Kodachi, il primo
decisamente dilettato dalla mia figuraccia, la seconda, compassionevole
che
tenta come sempre di ‘accalappiarmi’. “
Lasciami in pace!” ringhio saltando da
una parte all’altra della strada. “Vieni qui,
Ranma, amore mio!” mi insegue,
facendomi inevitabilmente allontanare da Akane. Perfetto, ora, anche
durante il
giorno ho le illusioni. Andiamo bene. Basta, ho deciso. Dopo la scuola
me ne
vado un po’ da Tofou, si sa mai.
Nel
frattanto vedo Kuno volare dall’altra parte della
città dopo un calcio di Akane
ben piazzato sullo stomaco. Quella donna mi fa paura a volte. Mi
osserva
stranita, solleva un sopracciglio e si allontana. “A-Akane
aspetta un second…”
accidenti, Kodachi mi afferra per la vita strizzandomi come un limone.
“Vuoi
levarti dalle scatole?” le ripeto tentando di spostarla da
me. Peggio di una
sanguisuga questa mora. Sbuffo, ormai arresomi all’idea di
dover abbandonare
l’idea di spiegarmi ad Akane. Spiegare poi cosa? Che da
stamane faccio pensieri
‘strani’ su di lei? Mi ammazzerebbe. Devo scoprire
l’origine di questa
momentanea follia.
…
Non
ho seguito nulla. Come al solito, è di abituale
routine oramai. E’ l’ora di pranzo e come un
deficiente ho lasciato il cibo
all’ingresso di casa. Cretino. Il cortile è
gremito di gente. Ecco, un po’ di
relax finalmente. Mi distendo sotto l’albero centrale che si
staglia in
corrispondenza dell’edificio scolastico. Ho un sonno. Chiudo
gli occhi per
qualche istante, giusto il tempo di riposar…zzz.
“Ranma, tesoruccio” questa
voce. No, è esasperante passare ogni giorno così
però. Shampoo mi sveglia dal
sonno, facendomi sobbalzare. “Cosa
c’è?” rispondo quieto, che seccatura.
“Ti ho
portato un bel pranzetto, fatto apposta per te amore mio” mi
sorride maliziosa,
come se non sapessi che dentro questa cosa c’è
sicuramente qualche pozione od
intruglio per farmi innamorare di lei. “Non ho fame,
grazie” non è da me
rifiutare così un piatto di Onigiri così
invitante. “Dai. L’ho fatto con tanto
amore” ripete, tentando di ficcarmelo in bocca a forza.
“Non insistere dai”
continuo piuttosto seccato. Niente da fare. Non si scolla nemmeno a
pagarla.
“Va bene, va bene” solamente perché ho
fame, tentar non nuoce. Sorride
soddisfatta, mentre mando giù l’ultimo boccone.
Posso ritenermi sazio.
“Ora
mi ami?” mi chiede innocentemente. Lo sapevo
io, dannati intrugli cinesi. “Ehm.” Sinceramente
non sento alcun cambiamento
effettivo. “Se ti innamorerai di me ti rivelerò un
modo per tornare ragazzo,
completamente” cosa odono le mie orecchie? Ragazzo? La
lampadina delle idee
s’accende repentina in testa. Potrei dubitare di lei, sapendo
che ogni
qualvolta mi ‘convince’ d’avere un
qualcosa che possa farmi tornare normale, mi
tira un bel bidone ma, purtroppo la mia attuale situazione non mi
permette di
scansare eventuali probabilità.
“C…certo che
ti…a…” mi blocco sempre, tenta di
essere più naturale Ranma. “Certo Shampoo, amore
mio” ecco, questa frase mi
riesce decisamente meglio. Non sono molto bravo a fingermi un
sentimentalone.
Lei mi salta al collo decisamente euforica. “Si!
L’infuso della scelta ha fatto
il suo effetto. Ho
sempre saputo che nel
tuo cuore ci sono sempre stata io”. Inarco un sopracciglio,
filtro di cosa? Sollevo
le spalle. Mah, l’importante è che non abbia
funzionato. “Baciami” mi sussurra avvicinandosi.
Dei, no. Questa probabilità non l’avevo
minimamente contata. Indietreggio
appena, scivolando sul terreno sottostante.
“S…Shampoo, amore mio, non sarebbe
meglio farlo altrove?” quanto sarò cretino da uno
a cento? Lei annuisce
desiderosa,prendendomi per mano. No, cribbio. Dove vuole portarmi ora?
Terrazzo
della scuola, ore 14.30.
Ecco,
ho fatto un'altra cazzata. C’è un giorno nel
quale farò qualcosa di giusto? Immagino di no. Lei
è dinanzi a me, con le
labbra protese decisa a ricevere il suo premio ed io – devo
fingere – d’essere
sotto l’influsso di quel maledetto intruglio. Cosa fare?
“Cosa
c’è? Non ti va di baciarmi?”
improvvisamente,
all’immagine di Shampoo si sovrappone quella di Akane.
Nuovamente, come questa
mattina. E’ così…così. No.
Non devo farlo! Non devo nemmeno pensarci. Porto
entrambe le braccia ad allontanarla da me ma, stranamente i muscoli non
rispondono al rigetto. Mi lascio avvicinare senza problemi, come un
pupazzo.
Chiudo gli occhi, nell’esatto stesso nel quale ho
l’impressione di ricevere un
bacio sento un bruciore intenso alla guancia destra, improvviso e
pulsante,
come una scarica d’adrenalina impellente. “Ma
cosa”. Ecco, dinanzi a me ora –
c’è la vera Akane. Shampoo ha spiccato un breve
salto sul cornicione, ed io,
come al solito mi ritrovo con cinque dita ben piazzate sulla faccia.
Sollevo la
mano per sfiorare la guancia dolorante. “Sei impazzita
maledizione?” le ringhio
contro, è furiosa, le si legge in volto. “Cosa
stavi per fare eh?” mi rimbecca,
livida di rabbia, le gote le si sono arrossate in modo tremendo e gli
occhi,
lucidi, non promettono nulla di buono. “Io, non stavo facendo
nulla. Sei tu che
mi hai chiesto di ba…” un attimo. Lei? No, era
Shampoo. Deglutisco. Sto seriamente
dando di matto, ne sono convinto.
“Di?”
continua lei, pronta ad avventarsi nuovamente
su di me come una furia. “Io credevo che tu…che
lei…che io…” seh, e babbo
natale con le renne. Non mi lascia continuare, è in partenza
diretta un altro
schiaffo per Ranmopoli. Istintivamente le blocco la mano. Inarco le
sopracciglia deciso a chiarire la mia situazione di poc’anzi.
“Sei manesca,
lasciami spiegare almeno”. Lei si divincola, sotto lo sguardo
perplesso di
Shampoo. “Lasciami brutto deficiente, non devi spiegarmi un
bel niente, non mi
interessa cosa tu stessi facendo con lei. Puoi fare ciò che
vuoi” urla,
tentando di respingermi nuovamente. “Se non te ne importa
perché mi hai
schiaffeggiato?” silenzio. Non sa cosa rispondere, ti ho
messa alle strette eh?
Un sorrisetto di malizia mi traversa le labbra, certo. E’
gelosa, non c’è altra
spiegazione. Mi osserva muta, ora ha smesso di agitarsi.
Improvvisamente, una
strana sensazione mi coinvolge in modo completo come se …
sentissi di dover
fare qualcosa. Mi protraggo appena in avanti, istintivo, automatico,
come se al
posto di Akane vi fosse una calamita. In questo momento, potrei anche
suicidarmi. L’ho fatto. Stringo il braccio di lei
ulteriormente, poggiando la
mancina libera sulla sua spalla. La attiro contro di me con un gesto
meccanico
del braccio premendo le labbra sulle sue . Stop. C…che
diamine ho fatto? Lei
rimane immota. Shampoo tra poco non perde l’equilibrio per
cadere di sotto. Il
mondo, per un istante, smette di girare. Sono un idiota vero? A quanto
pare no,
la mano di lei, scivola contro la mia spina dorsale, procedendo
dall’alto in
basso in sottili carezze con l’indice.
P…perché mi piace così tanto questa
sensazione? Non si arrabbia, anzi, schiude le labbra per lasciarmi
libero
accesso all’interno della bocca. Cosa faccio? Non sono mai
stato così diretto
in vita mia. Niente, semplicemente rispondo al suo invito lasciando
sfuggire la
lingua alle mie labbra per saggiare le sue. Una sensazione che io
non…che…io
non…
“Ahhhh”
mi sveglio di soprassalto, ancora sotto
quell’albero. Il respiro è del tutto knock out.
Oddio, oddio, oddio di nuovo?
E’ un vizio allora. Presso le spalle contro
l’albero, strisciando in posizione
fetale. Inarco le sopracciglia arrossendo violentemente. Basta con
questi
pensieri, basta, basta, basta. Poggio
il
capo al tronco , scivolando indietro con la testa. Un sospiro. Rimango
immobile
ad osservare le fronde smuoversi repentine al vento. Torno serio ora.
Perché
sta succedendo tutto questo? Possibile che lei sia così
presente nei miei
pensieri ultimamente da farmi ‘sognare ad occhi
aperti’? Non saprei se
definirli incubi invece. Eppure, quel bacio, quelle parole, quelle
carezze a
me…sembravano così vere. Nah. Scuoto la testa,
Akane è tutt’altro che
femminile. “E poi è una kawaiikune priva di sex
appeal” sbuffo, annuendo
ripetutamente per auto convincermi. Se solamente avessi tenuto la bocca
chiusa.
“Cosa sarei io?” un’Akane incazzatissima
si para dietro di me, innalzando quel
kii violaceo attorno al corpo che non promette nulla di buono.
“I…Io…aspetta”
certo, è semplicemente un altro sogno –
ciò che devo fare è attendere che lei
si calmi e che mi baci o roba simile, oramai posso controllarmi. Mi
distendo
con la gamba destra, poggiando entrambi gli avambracci dietro la nuca.
“Su, fai
quello che devi fare. Vuoi portarmi a letto? Baciarmi? Seviziarmi? Fa
pure…”.
Chiudo gli occhi attenendo il responso.
“COSA?”
ecco, il problema è che stavolta non credo
sia effettivamente un sogno. Un calcio, di quelli che riceve solamente
Kuno,
vola diretto in corrispondenza dei miei poveri gioielli. “Io
non sono una
ninfomane come te, brutto pervertito!”. Ahio. Non la sento al
momento, sono
troppo occupato a massaggiarmi la parte dolorante, nel momento in cui
ho
ricevuto il calcio, solo gli dei sanno quanti ne avrò tirati
giù. “Pazza. Ma
sei scema? Cretina, rincoglionita” la insulto in tutte le
lingue,
concedetemelo, provate voialtri a saggiare un calcio di Akane in mezzo
alle
gambe, poi me lo ridirete. Mi rotolo sul terreno come un baco,
contorcendomi
dal dolore. Voglio
i miei nemici, dove
sono? Perché oggi non c’è nessuno
scassa maroni nell’arco di venti chilometri?
“Non ti facevo così. Mi hai deluso Ranma, credevo
tu fossi tutto tranne che un
maiale di questi livelli” mi urla contro.
“Aspet…ahio…non
è come cred…ahio” niente, è
scappata. Non posso nemmeno inseguirla a causa dello ‘spacca
noci’ che mi ha
tirato poc’anzi. Povero me. “Akane
aspetta!” al diavolo. Mi sono rotto di darle
spiegazioni, mi sono rotto altamente di dover sempre subire le sue
sfuriate.
Non è colpa mia se sono affetto da un morbo incurabile. Sto
per morire? Ho la scabbia,
la tubercolosi? Un cancro?
Basta,
devo farmi controllare.
Studio
del Dottor Tofou, ore 17.00.
“Non
hai assolutamente nulla Ranma, stai benissimo.
A parte quel piccolo incidente” sorride nervosamente
indicando le mie mani
ancora parate laggiù. “Sicuro che non ho nulla
mentalmente parlando? Mi
dica che ho una malattia incurabile la
prego” lo supplico nel vero senso della parola. Non voglio
pensare che tutte
quelle fantasie siano frutto reale della mia immaginazione.
“No, ragazzo mio.
Piuttosto azzarderei un’ipotesi…” mi
sussurra di soppiatto avvicinandosi
lentamente al mio orecchio. “Si?” mi avvicino anche
io, magari mi da un
antidoto per guarire. Spero vivamente sia così.
“Non
è che, ultimamente passi molto tempo chiuso in
bagno vero?” lo osservo stranito. “In che senso in
bagno?” non capisco proprio
a cosa si riferisca. “Beh, mi stai parlando di
‘fantasie’ di un certo tipo.
Alla tua età penso sia normale, sai, a diciotto anni i
ragazzi sentono il
bisogno di dover avere ‘contatti’ maggiori con
l’altro sesso e…”. Gli tappo la
bocca con entrambe le mani. “Non continui” se
avesse detto qualcos’altro in
merito l’avrei preso a cazzotti. La mia faccia ha assunto
sette colori diversi
in meno di due minuti. “Non dica scemenze” lo
rassicuro. Contatti con Akane?
Per carità, preferirei avere incontri ravvicinati del terzo
tipo piuttosto.
“Anche
se in effetti…Akane…” odio pensare ad
alta
voce. Il dottore volteggia sulla seggiola una o due volte.
“Oh dei del cielo,
ragazzi miei, siete già arrivati a quel punto? Capisco
allora la tua
preoccupazione. Mi raccomando…” sfreccia nello
studio per poi tornare immediato
e ficcarmi tra le mani qualcosa. Annuisce aggiustandosi gli occhiali
con
l’indice “Non vogliamo dare eredi alla famiglia
Saotome così presto, vero?” mi
sorride sornione. Deglutisco, ho paura di guardare ciò che
ho in mano. Chino lo
sguardo appena, gettando quei cosi contro il muro quasi mi avesse
appena
regalato un cobra. “Ma cosa diamine si è messo in
testa?” ma guarda cos’è
andato a pensare questo qua. “Ranma! Il sesso non protetto
è pericoloso!”. Mi rimprovera.
Ma che sesso e sesso, non sono mica rimbecillito sino a questo punto.
Decisamente imbarazzato lascio lo studio. Intasco le mani ed avanzo.
Preservativi ma, si potrà pensare ad una cosa del genere? Io
e lei nemmeno ci
siamo mai baciati, figuriamoci se…
Rieccomi
a pensare a quel bacio, ancora. Io – ho –
effettivamente immaginato quel che il dottore ha pensato, mi sono
spinto un
pochino troppo con la fantasia direi. Sarà il caldo. Certo,
a novembre fa un
caldo assurdo, vero Ranma? Devo mettere fine a questa storia.
Altrimenti
rischierò d’impazzire.
Rientro
a casa. Deserto. Dove sono spariti tutti
quanti ora? Mah, cavoli loro. Vorrà dire che
andrò ad allenarmi un po’, giusto
per evitare questa malattia. Raggiungo il dojo, lasciando scivolare i
vestiti lungo
il corpo. Che palle. Stringo la cintola del karategi strozzando la
vita. Ho
bisogno di distrarmi. Socchiudo le palpebre aprendo la porta a
soffietto del
dojo, per entrare in palestra.
Quando
faccio per iniziare, ecco che dinanzi a me si
para la mia maledizione. “Oddio…” mi
limito ad un sussurro. Lei solleva lo
sguardo verso di me, irritata. “Cosa
c’è? Hai intenzione di chiedermi
nuovamente cose Hentai?” mi osserva di sbieco, colpendo
l’aria con un calcio
ben serrato. In quell’istante mi immagino al posto dello
spazio d’aria colpito
e, non posso far a meno di parare i gioielli con la mano.
“Tranquillo, non ho
intenzione di arrabbiarmi ancora” la tonalità
della voce è cambiata, ora pare
abbastanza delusa. Reclino di poco il capo verso destra, osservandola
meglio.
Per un istante, l’iridi scure di lei subiscono una breve
interruzione – ho
avuto l’impressione che vi fosse paura nel suo sguardo. Mi
avvicino d’un passo.
“Akane, per oggi io…” si allontana.
“Ti
prego stammi lontano” mi blocco. Cosa? Perché
vuole che non mi avvicini? Pone le mani dinanzi al corpo, quasi dovesse
difendersi da un nemico. “Ma Akane io…”
ripeto muovendo di nuovo un passo in
avanti. E’ assurda questa cosa, che le prende? Nei miei
‘sogni/incubi’ lei fa
di tutto per avvicinarsi a me, mentre nella
realtà…
“Vattene!”
ripete quasi urlandomi contro, trema ora,
un po’. Nemmeno io l’avessi appena violentata.
“Scusa se volevo chiederti
scusa, come al solito hai frainteso tutto. Sei una stupida”
ringhio
allontanandomi dal dojo, violenta, antipatica e per giunta decisamente
poco
attraente, proprio lei dovevo beccarmi come fidanzata? Poi, non stiamo
assieme,
non siamo mai stati insieme e mai ci staremo.
“Ranma…” mi volgo appena “Cosa
vuoi ancor…A…” deglutisco. Cosa sta
facendo?
“Scusami,
non volevo trattarti così… puoi
perdonarmi?” proferisce seducente mentre comincia a slacciare
l’obi del
karategi. “Dei…” non dico altro,
perché so come andrà a finire tanto. Si
avvicina, lasciando scivolare sulle spalle la stoffa bianca.
“Akane!” la
rimbecco tentando di coprirmi gli occhi, inutilmente. Istinto contro
razionalità ora. Il sangue comincia a correre
all’impazzata all’interno del
corpo, lo sento ribollire nelle vene. Chiudi gli occhi Ranma, chiudili.
“Allora? Ti sembro ancora una ragazzina priva di
sex-appeal?” chiede togliendo
la parte superiore della veste. Caz… non mi ero mai accorto
di quanto lei
fosse, così, diciamo … prosperos… ma
ce diavolo vado a pensare? “Copriti!
Copriti dannazione!”. Mi volgo togliendo la parte superiore
del karategi,
lanciandogliela. “Non ho intenzione di rimanere ad osservarti
mentre fai la
stupida. Seppur ci tenga a te, non potrei mai approfittarne in questo
modo”
davvero dalle mie labbra sono uscite queste parole? Lei mi osserva,
rimanendomi
di spalle. Rimane silenziosa mentre l’iridi cominciano a
guizzargli all’interno
delle palpebre commosse. “N…Non intendevo
che…non credere che io, intendevo
che…” lei si avvicina. “Ranma, mi ero
sbagliata su di te” sento le sue braccia
avvolgermi la vita, salendo e scendendo in movimenti circolari lungo
l’addome.
Deglutisco, dove ho già sentito questa sensazione? Il volto
di lei poggia sulla
mia schiena ora, così il seno che comprime su di essa.
Arrossisco, quante volte
l’avrò fatto oggi? Bho.
“Eppure
io ti desidero così tanto…” continua
scendendo
maggiormente con la mancina, diretta, molto in basso.
“N…No Akane” le blocco la
mano, seppur con estrema riluttanza. “Perché fai
così? Tu non sei tu,
insomma, io non voglio un’ Akane così,
voglio il maschiaccio di sempre. Mi spaventi”. La osservo
serio stavolta.
“A…anche
io…ti…desi…”.
“R…Ranma?”
certo, lo immaginavo, un altro sogno.
Oramai è abitudine, dove mi colpirà stavolta?
Mentre formulo tali pensieri,
nemmeno mi rendo conto d’essere così vicino a lei.
“Pensi davvero ciò che hai
detto?” mi sussurra aprendo un sottile sorriso sulle labbra.
“Eh? Che ho
detto?” quando mi guarda così, non
c’è nulla di buono da aspettarsi. “Hai
detto
che tieni a me e …” arrossisce, abbassando lo
sguardo imbarazzata. Rimango di
sasso. Perché! Perché tutte a me?
“I…Io…vedi…non
intendevo…ciò
che…cioè…”
perché ultimamente so semplicemente balbettare? Ok, la
prossima volta che passo
davanti ad una libreria acquisto un vocabolario,seduta stante.
“Ah,
non intendevi ciò che hai detto vero? Certo,
che stupida, dunque… non è nemmeno vero che mi
desideri” mi
osserva inarcando le sopracciglia. I…io
le…ho…detto…che la…posso
svenire? Posso? Rimango muto. Ora, ho la ferma
convinzione che quando mi trovo nei paraggi di Akane e comincio a
‘fantasticare’ non ho la più pallida
idea di quel che succede nella realtà.
Rischio di dire o fare cose che nella realtà si ripercuotono
negativamente. Ora
che faccio? “Certo. Lascia perdere, oramai sono abituata ai
tuoi scherzetti.
Cosa mai potrei aspettarmi da te? Nulla. Perché, sono
semplicemente una forza
della natura antiestetica e non femminile giusto? Non
c’è bisogno che tu me lo
dica, lo so”. Il suo discorso mi lascia perplesso.
Guardandola negli occhi, in
questo momento mi sento un verme con la V maiuscola.
“Io… non credo che tu sia…
ciò che hai detto… lo dico…
perché…perché io
Akane…” nel momento clou, puntuali
come orologi svizzeri ecco giungere di gran lena tutta la famiglia
Tendo, Panda
compreso con tanto di cartello con su scritto ‘Volete una
stanza tutta per voi?’.
Soun, tutto contento s’affaccia dinanzi a tutti, aprendo le
mani al cielo,
nemmeno fosse al cospetto di un miracolo. “No ma, continuate
eh! Fate finta di
nulla” ovviamente mio padre ci mette l’asso di
picche, facendomi perdere
completamente le staffe. Ti pareva. Lancio un’occhiataccia a
tutti quanti,
nessuno escluso, sollevandomi astioso dalla mia posizione.
“Niente, stavo
appunto dicendo che sei semplicemente tutto ciò che hai
detto, nulla di più e
nulla di meno”. Concludo stizzito, aprendo e sbattendo la
porta dietro di me. Iracondo,
furioso, possibile debbano sempre mettersi in mezzo per una volta che
cerco di
dirle cosa provo per…
Eh?
Cosa provo per chi? We,we. Ranma caro, frena. Forse
è stato un bene che siano intervenuti, stavo per commettere
una sciocchezza
spinto dalla compassione. Che cretino. Ridacchio tra me. Eppure,
nell’istante
stesso in cui lo faccio, ripenso alle ultime parole che ho detto . Niente, stavo appunto dicendo che sei
semplicemente tutto ciò che hai detto, nulla di
più e nulla di meno. Mi
schiaffo una mano sulla faccia. Stavo cercando semplicemente di farle
capire
che infondo, io dico queste cose, semplicemente per…
orgoglio.
Fine
secondo capitolo
Ah,
riusciranno mai a dichiararsi una buona volta?
Chi lo sa? Credo che lo scoprirete solo leggendo i prossimi capitoli.
Sayou.