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Autore: Ery_chan    25/08/2008    13 recensioni
‘Se riuscissi per una volta ad annullare le mie inibizioni. Se pensandoti desiderassi di te ogni centimetro, se le tue labbra fossero un fuoco ardente dal quale non so stare più lontano. Mi chiameresti pazzo? Si, semplicemente un folle potrebbe essere attratto da un maschiaccio come te, eppure, ho l’impressione che questa insanità mentale cominci a piacermi davvero’ [Aggiornata il 08/02/2009]
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nia_chan,Gabrychan,Rakiy,Mikamey,Cichilina,Fallenstar,Akane25,RobbyKiss,TigerEyes e Lady K.  per aver commentato. Sono contenta che vi sia piaciuto il primo capitolo e spero che la storia continui a rimanervi ‘simpatica’ anche nei prossimi capitoli. Intanto, buona lettura.

Capitolo Secondo : Sono pazzo. Ora ne ho le prove.

 

E’ mattino. Oserei dire , finalmente. Non so esattamente dove mi arrivino le occhiaie. Chi ha dormito stanotte? Mio padre sicuramente, dacché tutto estasiato si è messo ‘stranamente’ a compiere strani kata mattutini in giardino.

Io mi ritrovo, come ogni santa mattina a questa parte, seduto centralmente al tavolinetto disposto nella zona ‘cibo’, come la chiamo io. Lo sguardo, decisamente basso. Vorrei seppellirmi. Mi guardano tutti, chissà perché. Una vena, comincia a pulsarmi tremendamente sulla fronte. “Sentite, sono forse un fenomeno da baraccone?” commento acido, mentre gli occhi del resto della famigliola Tendo sono tutti puntati verso di me.

“Ranma-kun, sembri così stanco. Hai avuto qualche problema stanotte?” chiede cortesemente Kasumi, lasciandomi scivolare sul piatto altro riso, per pietà, diciamolo. Sembro un cadavere stamattina. Rispondo con un cenno di diniego del capo. Non ho voglia di parlare ‘della mia notte’. Ecco che giunge anche quel vecchiaccio di Happosai che comincia con le sue solite richieste insane. “Puoi provare questo vero? Sono sicuro che ti starebbe benissimo farfallina mia” distorco le labbra in un’espressione piuttosto schifata. Farfallina mia? “Zitto vecchiaccio” emetto piuttosto alterato, sferrandogli un cazzotto in pieno volto. Devo sbrigarmi a mangiare, non ho voglia di incontrare Akane oggi, dopo la cazzata che ho detto stamattina sarebbe capace di frantumarmi vivo. Mi sollevo, chinando appena il capo. “Gomen ne, io vado”.  Prendo baracche e burattini uscendo velocemente dalla stanza.

“Ranma” la voce di Soun tuona imperiosa nella stanza. Oddio. Ha scoperto tutto, sono morto. Serro le palpebre, preparandomi a ricevere una scarica di ceffoni, quando invece mi porge il pranzo amorevolmente. “Tieni. Te ne stavi dimenticando” squittisce con gli occhi scintillanti. Che hanno tutti oggi? Sono pazzi? Scuoto il capo, afferrando il contenitore del pranzo. Ora posso andare? Grazie.

“Akane dov’è?” mormora Nabiki, spezzando le bacchette della colazione. Io deglutisco, tentando di svignarmela. “Ranma tu sai qualcosa?” ecco, afferrato al lazo dalle parole di quella fissata. Potevi stare zitta? Non sono la sua guardia del corpo, che ne so dov’è Akane. Vorrei rispondere così ma, nell’istante in cui apro la bocca per emettere un qualcosa,eccola che compare all’ingresso, lanciandomi uno sguardo che non promette nulla di buono. Quando incontro i suoi occhi, immediato, tento di distogliere la visuale repentino. Guardarla mi ricorda…mi ricorda. Oddio no, vi prego. Ecco di nuovo quell’immagine che mi assalta la mente. Arrossisco nuovamente, in modo involontario. Devo uscire di qui, prima che quella racchia vuoti il sacco.

“A dopo” proferisco spiccio, filando verso l’ingresso come un pazzo. Ho il respiro appesantito, anche troppo. Perché capitano tutte  a me? “Ranma” eccomi chiamato in causa nuovamente. E’ lei, posso sentirne lo sguardo posato sulla mia schiena, decisamente tedioso. Presente il marchio che pongono alle bestie nei ranch? Ecco, in questo momento è come se un marchio incandescente mi stesse flagellando la pelle. “Cosa?” rispondo basso, molto  basso, quasi inudibile nel tono. “Niente” secca, mi aggira sollevando il capo piuttosto adirata. Ci credo, con la proposta che le ho fatto ieri sera anche Ukyo o Shampoo mi avrebbero ignorato. Uhm, no, non ci giurerei. Devo chiederti esplicitamente di fare l’amore con me? Ah. Basta. Quella frase. Sbarro gli occhi, tentando di levarmi quel disco rotto dalla testa. Niente. Ho l’impressione che sarà una giornata molto lunga.

 

Il percorso da casa a scuola non mi è mai parso così lungo. Lei che cammina distante da me di qualche metro. Io che tento di tenermi in equilibrio sulle inferriate della recinzione. Tutto normale, od almeno così sembrerebbe. Il mio sguardo cade sulle sue gambe, involontariamente, s’intenda. Da stamattina non riesco a togliermela dalla testa, quel lenzuolo che scivolava la sopra, con una lentezza esasperante e … e… Basta maledizione! Perdo l’equilibrio cadendo dall’altra parte della recinzione. Ecco, ci mancava solamente che mi trasformassi in ragazza proprio ora.

“Oggi sei strano lo sai?” la voce di lei blocca le mie azioni di risalita in un batter d’occhio. La fisso, mentre la frangetta cremisi mi ricade dinanzi agli occhi confusa. “Bah, lasciami in pace” rispondo con stizza, sollevandomi e tornando finalmente coi piedi per terra, in entrambi i sensi. Certo, è stupido pensare Akane come qualcosa di differente da un maschiaccio. Si ferma, aspettando che io mi avvicini volontariamente. Mi blocco. “Che c’è?” la fisso piuttosto interrogativo, dal mio punto di vista che ora s’è abbassato alla sua altezza. “Cosa ci facevi stanotte in camera mia?” mi domanda curiosa, stranamente, il suo volto non è più traversato dalla rabbia. Porca miseria. Colpito e affondato in meno di cinque secondi da una stupida domanda. “I…io, avevo, cioè sentito il tuo…tu che dicevi che…” abbasso lo sguardo, tentando di evitare il contatto diretto con gli occhi di lei. “Dicevo cosa?” si avvicina, protraendo la destra contro il mio volto da ragazza. Lo carezza docilmente. “Akane?” sollevo lo sguardo tempestivo, irradiato nuovamente da quella sensazione. “Forse, ti dicevo che … voglio… fare…” oddio no, non continuare ti prego. Scappo, decisamente, indietreggio di quattro o cinque passi indietro. “Cosa stai facendo? Sono una ragazza, in mezzo alla strada queste cose potrebbero essere prese a controsenso non credi?” la rimprovero, come se in me fosse scattata una strana molla. “Credi che me ne importi qualcosa? Per me, sei sempre un ragazzo”. Ci credete che questa frase mi ha spiazzato completamente? A lei, non importa che io sia trasformato o meno. E ci ricado con tutte le scarpe, bloccandomi come un povero imbecille davanti a lei. “T…tu” ecco, ricomincia il telefono senza fili. “Baciami” mi intima. Si avvicina. Dischiudo le labbra per dire qualcosa ma non esce nulla, di nuovo. Poggia entrambe le mani sulle mie spalle, ora può, data la mia altezza femminile, avvicinando le labbra alle mie, lentamente, un istante che sembra moltiplicarsi, scandito al ritmo del battito cardiaco. Mi fossilizzo nuovamente, rimanendo immune ad ogni schema mentale. Socchiudo le palpebre. Oddio. Oddio.Oddio.

“Ti sei innamorato dell’inferriata?” la voce di lei mi distrae nuovamente dall’illusione. Do una testata tremenda alla recinzione che stavo per baciare. Ma cosa. Di nuovo? Dei, devo stare proprio male per farmi questi viaggi mentali. Comincio a pensare che Kasumi metta nel cibo qualche dose di Lsd per farlo apparire più buono. Scuoto il capo, che figura. Per di più, ad osservarmi, si sono radunati anche Kuno e Kodachi, il primo decisamente dilettato dalla mia figuraccia, la seconda, compassionevole che tenta come sempre di ‘accalappiarmi’. “ Lasciami in pace!” ringhio saltando da una parte all’altra della strada. “Vieni qui, Ranma, amore mio!” mi insegue, facendomi inevitabilmente allontanare da Akane. Perfetto, ora, anche durante il giorno ho le illusioni. Andiamo bene. Basta, ho deciso. Dopo la scuola me ne vado un po’ da Tofou, si sa mai.  Nel frattanto vedo Kuno volare dall’altra parte della città dopo un calcio di Akane ben piazzato sullo stomaco. Quella donna mi fa paura a volte. Mi osserva stranita, solleva un sopracciglio e si allontana. “A-Akane aspetta un second…” accidenti, Kodachi mi afferra per la vita strizzandomi come un limone. “Vuoi levarti dalle scatole?” le ripeto tentando di spostarla da me. Peggio di una sanguisuga questa mora. Sbuffo, ormai arresomi all’idea di dover abbandonare l’idea di spiegarmi ad Akane. Spiegare poi cosa? Che da stamane faccio pensieri ‘strani’ su di lei? Mi ammazzerebbe. Devo scoprire l’origine di questa momentanea follia.

Non ho seguito nulla. Come al solito, è di abituale routine oramai. E’ l’ora di pranzo e come un deficiente ho lasciato il cibo all’ingresso di casa. Cretino. Il cortile è gremito di gente. Ecco, un po’ di relax finalmente. Mi distendo sotto l’albero centrale che si staglia in corrispondenza dell’edificio scolastico. Ho un sonno. Chiudo gli occhi per qualche istante, giusto il tempo di riposar…zzz. “Ranma, tesoruccio” questa voce. No, è esasperante passare ogni giorno così però. Shampoo mi sveglia dal sonno, facendomi sobbalzare. “Cosa c’è?” rispondo quieto, che seccatura. “Ti ho portato un bel pranzetto, fatto apposta per te amore mio” mi sorride maliziosa, come se non sapessi che dentro questa cosa c’è sicuramente qualche pozione od intruglio per farmi innamorare di lei. “Non ho fame, grazie” non è da me rifiutare così un piatto di Onigiri così invitante. “Dai. L’ho fatto con tanto amore” ripete, tentando di ficcarmelo in bocca a forza. “Non insistere dai” continuo piuttosto seccato. Niente da fare. Non si scolla nemmeno a pagarla. “Va bene, va bene” solamente perché ho fame, tentar non nuoce. Sorride soddisfatta, mentre mando giù l’ultimo boccone. Posso ritenermi sazio.

“Ora mi ami?” mi chiede innocentemente. Lo sapevo io, dannati intrugli cinesi. “Ehm.” Sinceramente non sento alcun cambiamento effettivo. “Se ti innamorerai di me ti rivelerò un modo per tornare ragazzo, completamente” cosa odono le mie orecchie? Ragazzo? La lampadina delle idee s’accende repentina in testa. Potrei dubitare di lei, sapendo che ogni qualvolta mi ‘convince’ d’avere un qualcosa che possa farmi tornare normale, mi tira un bel bidone ma, purtroppo la mia attuale situazione non mi permette di scansare eventuali probabilità. “C…certo che ti…a…” mi blocco sempre, tenta di essere più naturale Ranma. “Certo Shampoo, amore mio” ecco, questa frase mi riesce decisamente meglio. Non sono molto bravo a fingermi un sentimentalone. Lei mi salta al collo decisamente euforica. “Si! L’infuso della scelta ha fatto il suo effetto.  Ho sempre saputo che nel tuo cuore ci sono sempre stata io”. Inarco un sopracciglio, filtro di cosa? Sollevo le spalle. Mah, l’importante è che non abbia funzionato. “Baciami” mi sussurra avvicinandosi. Dei, no. Questa probabilità non l’avevo minimamente contata. Indietreggio appena, scivolando sul terreno sottostante. “S…Shampoo, amore mio, non sarebbe meglio farlo altrove?” quanto sarò cretino da uno a cento? Lei annuisce desiderosa,prendendomi per mano. No, cribbio. Dove vuole portarmi ora?

Terrazzo della scuola, ore 14.30.

Ecco, ho fatto un'altra cazzata. C’è un giorno nel quale farò qualcosa di giusto? Immagino di no. Lei è dinanzi a me, con le labbra protese decisa a ricevere il suo premio ed io – devo fingere – d’essere sotto l’influsso di quel maledetto intruglio. Cosa fare?

“Cosa c’è? Non ti va di baciarmi?” improvvisamente, all’immagine di Shampoo si sovrappone quella di Akane. Nuovamente, come questa mattina. E’ così…così. No. Non devo farlo! Non devo nemmeno pensarci. Porto entrambe le braccia ad allontanarla da me ma, stranamente i muscoli non rispondono al rigetto. Mi lascio avvicinare senza problemi, come un pupazzo. Chiudo gli occhi, nell’esatto stesso nel quale ho l’impressione di ricevere un bacio sento un bruciore intenso alla guancia destra, improvviso e pulsante, come una scarica d’adrenalina impellente. “Ma cosa”. Ecco, dinanzi a me ora – c’è la vera Akane. Shampoo ha spiccato un breve salto sul cornicione, ed io, come al solito mi ritrovo con cinque dita ben piazzate sulla faccia. Sollevo la mano per sfiorare la guancia dolorante. “Sei impazzita maledizione?” le ringhio contro, è furiosa, le si legge in volto. “Cosa stavi per fare eh?” mi rimbecca, livida di rabbia, le gote le si sono arrossate in modo tremendo e gli occhi, lucidi, non promettono nulla di buono. “Io, non stavo facendo nulla. Sei tu che mi hai chiesto di ba…” un attimo. Lei? No, era Shampoo. Deglutisco. Sto seriamente dando di matto, ne sono convinto.

“Di?” continua lei, pronta ad avventarsi nuovamente su di me come una furia. “Io credevo che tu…che lei…che io…” seh, e babbo natale con le renne. Non mi lascia continuare, è in partenza diretta un altro schiaffo per Ranmopoli. Istintivamente le blocco la mano. Inarco le sopracciglia deciso a chiarire la mia situazione di poc’anzi. “Sei manesca, lasciami spiegare almeno”. Lei si divincola, sotto lo sguardo perplesso di Shampoo. “Lasciami brutto deficiente, non devi spiegarmi un bel niente, non mi interessa cosa tu stessi facendo con lei. Puoi fare ciò che vuoi” urla, tentando di respingermi nuovamente. “Se non te ne importa perché mi hai schiaffeggiato?” silenzio. Non sa cosa rispondere, ti ho messa alle strette eh? Un sorrisetto di malizia mi traversa le labbra, certo. E’ gelosa, non c’è altra spiegazione. Mi osserva muta, ora ha smesso di agitarsi. Improvvisamente, una strana sensazione mi coinvolge in modo completo come se … sentissi di dover fare qualcosa. Mi protraggo appena in avanti, istintivo, automatico, come se al posto di Akane vi fosse una calamita. In questo momento, potrei anche suicidarmi. L’ho fatto. Stringo il braccio di lei ulteriormente, poggiando la mancina libera sulla sua spalla. La attiro contro di me con un gesto meccanico del braccio premendo le labbra sulle sue . Stop. C…che diamine ho fatto? Lei rimane immota. Shampoo tra poco non perde l’equilibrio per cadere di sotto. Il mondo, per un istante, smette di girare. Sono un idiota vero? A quanto pare no, la mano di lei, scivola contro la mia spina dorsale, procedendo dall’alto in basso in sottili carezze con l’indice. P…perché mi piace così tanto questa sensazione? Non si arrabbia, anzi, schiude le labbra per lasciarmi libero accesso all’interno della bocca. Cosa faccio? Non sono mai stato così diretto in vita mia. Niente, semplicemente rispondo al suo invito lasciando sfuggire la lingua alle mie labbra per saggiare le sue. Una sensazione che io non…che…io non…

“Ahhhh” mi sveglio di soprassalto, ancora sotto quell’albero. Il respiro è del tutto knock out. Oddio, oddio, oddio di nuovo? E’ un vizio allora. Presso le spalle contro l’albero, strisciando in posizione fetale. Inarco le sopracciglia arrossendo violentemente. Basta con questi pensieri, basta, basta, basta.  Poggio il capo al tronco , scivolando indietro con la testa. Un sospiro. Rimango immobile ad osservare le fronde smuoversi repentine al vento. Torno serio ora. Perché sta succedendo tutto questo? Possibile che lei sia così presente nei miei pensieri ultimamente da farmi ‘sognare ad occhi aperti’? Non saprei se definirli incubi invece. Eppure, quel bacio, quelle parole, quelle carezze a me…sembravano così vere. Nah. Scuoto la testa, Akane è tutt’altro che femminile. “E poi è una kawaiikune priva di sex appeal” sbuffo, annuendo ripetutamente per auto convincermi. Se solamente avessi tenuto la bocca chiusa. “Cosa sarei io?” un’Akane incazzatissima si para dietro di me, innalzando quel kii violaceo attorno al corpo che non promette nulla di buono. “I…Io…aspetta” certo, è semplicemente un altro sogno – ciò che devo fare è attendere che lei si calmi e che mi baci o roba simile, oramai posso controllarmi. Mi distendo con la gamba destra, poggiando entrambi gli avambracci dietro la nuca. “Su, fai quello che devi fare. Vuoi portarmi a letto? Baciarmi? Seviziarmi? Fa pure…”. Chiudo gli occhi attenendo il responso.

“COSA?” ecco, il problema è che stavolta non credo sia effettivamente un sogno. Un calcio, di quelli che riceve solamente Kuno, vola diretto in corrispondenza dei miei poveri gioielli. “Io non sono una ninfomane come te, brutto pervertito!”. Ahio. Non la sento al momento, sono troppo occupato a massaggiarmi la parte dolorante, nel momento in cui ho ricevuto il calcio, solo gli dei sanno quanti ne avrò tirati giù. “Pazza. Ma sei scema? Cretina, rincoglionita” la insulto in tutte le lingue, concedetemelo, provate voialtri a saggiare un calcio di Akane in mezzo alle gambe, poi me lo ridirete. Mi rotolo sul terreno come un baco, contorcendomi dal dolore.  Voglio i miei nemici, dove sono? Perché oggi non c’è nessuno scassa maroni nell’arco di venti chilometri? “Non ti facevo così. Mi hai deluso Ranma, credevo tu fossi tutto tranne che un maiale di questi livelli” mi urla contro.

“Aspet…ahio…non è come cred…ahio” niente, è scappata. Non posso nemmeno inseguirla a causa dello ‘spacca noci’ che mi ha tirato poc’anzi. Povero me. “Akane aspetta!” al diavolo. Mi sono rotto di darle spiegazioni, mi sono rotto altamente di dover sempre subire le sue sfuriate. Non è colpa mia se sono affetto da un morbo incurabile. Sto per morire? Ho la scabbia, la tubercolosi? Un cancro?

Basta, devo farmi controllare.

Studio del Dottor Tofou, ore 17.00.

“Non hai assolutamente nulla Ranma, stai benissimo. A parte quel piccolo incidente” sorride nervosamente indicando le mie mani ancora parate laggiù. “Sicuro che non ho nulla mentalmente parlando?  Mi dica che ho una malattia incurabile la prego” lo supplico nel vero senso della parola. Non voglio pensare che tutte quelle fantasie siano frutto reale della mia immaginazione. “No, ragazzo mio. Piuttosto azzarderei un’ipotesi…” mi sussurra di soppiatto avvicinandosi lentamente al mio orecchio. “Si?” mi avvicino anche io, magari mi da un antidoto per guarire. Spero vivamente sia così.

“Non è che, ultimamente passi molto tempo chiuso in bagno vero?” lo osservo stranito. “In che senso in bagno?” non capisco proprio a cosa si riferisca. “Beh, mi stai parlando di ‘fantasie’ di un certo tipo. Alla tua età penso sia normale, sai, a diciotto anni i ragazzi sentono il bisogno di dover avere ‘contatti’ maggiori con l’altro sesso e…”. Gli tappo la bocca con entrambe le mani. “Non continui” se avesse detto qualcos’altro in merito l’avrei preso a cazzotti. La mia faccia ha assunto sette colori diversi in meno di due minuti. “Non dica scemenze” lo rassicuro. Contatti con Akane? Per carità, preferirei avere incontri ravvicinati del terzo tipo piuttosto.

“Anche se in effetti…Akane…” odio pensare ad alta voce. Il dottore volteggia sulla seggiola una o due volte. “Oh dei del cielo, ragazzi miei, siete già arrivati a quel punto? Capisco allora la tua preoccupazione. Mi raccomando…” sfreccia nello studio per poi tornare immediato e ficcarmi tra le mani qualcosa. Annuisce aggiustandosi gli occhiali con l’indice “Non vogliamo dare eredi alla famiglia Saotome così presto, vero?” mi sorride sornione. Deglutisco, ho paura di guardare ciò che ho in mano. Chino lo sguardo appena, gettando quei cosi contro il muro quasi mi avesse appena regalato un cobra. “Ma cosa diamine si è messo in testa?” ma guarda cos’è andato a pensare questo qua. “Ranma! Il sesso non protetto è pericoloso!”. Mi rimprovera. Ma che sesso e sesso, non sono mica rimbecillito sino a questo punto. Decisamente imbarazzato lascio lo studio. Intasco le mani ed avanzo. Preservativi ma, si potrà pensare ad una cosa del genere? Io e lei nemmeno ci siamo mai baciati, figuriamoci se…

Rieccomi a pensare a quel bacio, ancora. Io – ho – effettivamente immaginato quel che il dottore ha pensato, mi sono spinto un pochino troppo con la fantasia direi. Sarà il caldo. Certo, a novembre fa un caldo assurdo, vero Ranma? Devo mettere fine a questa storia. Altrimenti rischierò d’impazzire.

Rientro a casa. Deserto. Dove sono spariti tutti quanti ora? Mah, cavoli loro. Vorrà dire che andrò ad allenarmi un po’, giusto per evitare questa malattia. Raggiungo il dojo, lasciando scivolare i vestiti lungo il corpo. Che palle. Stringo la cintola del karategi strozzando la vita. Ho bisogno di distrarmi. Socchiudo le palpebre aprendo la porta a soffietto del dojo, per entrare in palestra.

Quando faccio per iniziare, ecco che dinanzi a me si para la mia maledizione. “Oddio…” mi limito ad un sussurro. Lei solleva lo sguardo verso di me, irritata. “Cosa c’è? Hai intenzione di chiedermi nuovamente cose Hentai?” mi osserva di sbieco, colpendo l’aria con un calcio ben serrato. In quell’istante mi immagino al posto dello spazio d’aria colpito e, non posso far a meno di parare i gioielli con la mano. “Tranquillo, non ho intenzione di arrabbiarmi ancora” la tonalità della voce è cambiata, ora pare abbastanza delusa. Reclino di poco il capo verso destra, osservandola meglio. Per un istante, l’iridi scure di lei subiscono una breve interruzione – ho avuto l’impressione che vi fosse paura nel suo sguardo. Mi avvicino d’un passo. “Akane, per oggi io…” si allontana.

“Ti prego stammi lontano” mi blocco. Cosa? Perché vuole che non mi avvicini? Pone le mani dinanzi al corpo, quasi dovesse difendersi da un nemico. “Ma Akane io…” ripeto muovendo di nuovo un passo in avanti. E’ assurda questa cosa, che le prende? Nei miei ‘sogni/incubi’ lei fa di tutto per avvicinarsi a me, mentre nella realtà…

“Vattene!” ripete quasi urlandomi contro, trema ora, un po’. Nemmeno io l’avessi appena violentata. “Scusa se volevo chiederti scusa, come al solito hai frainteso tutto. Sei una stupida” ringhio allontanandomi dal dojo, violenta, antipatica e per giunta decisamente poco attraente, proprio lei dovevo beccarmi come fidanzata? Poi, non stiamo assieme, non siamo mai stati insieme e mai ci staremo. “Ranma…” mi volgo appena “Cosa vuoi ancor…A…” deglutisco. Cosa sta facendo?

“Scusami, non volevo trattarti così… puoi perdonarmi?” proferisce seducente mentre comincia a slacciare l’obi del karategi. “Dei…” non dico altro, perché so come andrà a finire tanto. Si avvicina, lasciando scivolare sulle spalle la stoffa bianca. “Akane!” la rimbecco tentando di coprirmi gli occhi, inutilmente. Istinto contro razionalità ora. Il sangue comincia a correre all’impazzata all’interno del corpo, lo sento ribollire nelle vene. Chiudi gli occhi Ranma, chiudili. “Allora? Ti sembro ancora una ragazzina priva di sex-appeal?” chiede togliendo la parte superiore della veste. Caz… non mi ero mai accorto di quanto lei fosse, così, diciamo … prosperos… ma ce diavolo vado a pensare? “Copriti! Copriti dannazione!”. Mi volgo togliendo la parte superiore del karategi, lanciandogliela. “Non ho intenzione di rimanere ad osservarti mentre fai la stupida. Seppur ci tenga a te, non potrei mai approfittarne in questo modo” davvero dalle mie labbra sono uscite queste parole? Lei mi osserva, rimanendomi di spalle. Rimane silenziosa mentre l’iridi cominciano a guizzargli all’interno delle palpebre commosse. “N…Non intendevo che…non credere che io, intendevo che…” lei si avvicina. “Ranma, mi ero sbagliata su di te” sento le sue braccia avvolgermi la vita, salendo e scendendo in movimenti circolari lungo l’addome. Deglutisco, dove ho già sentito questa sensazione? Il volto di lei poggia sulla mia schiena ora, così il seno che comprime su di essa. Arrossisco, quante volte l’avrò fatto oggi? Bho.

“Eppure io ti desidero così tanto…” continua scendendo maggiormente con la mancina, diretta, molto in basso. “N…No Akane” le blocco la mano, seppur con estrema riluttanza. “Perché fai così? Tu non sei  tu, insomma, io non voglio un’ Akane così, voglio il maschiaccio di sempre. Mi spaventi”. La osservo serio stavolta. “A…anche io…ti…desi…”.

“R…Ranma?” certo, lo immaginavo, un altro sogno. Oramai è abitudine, dove mi colpirà stavolta? Mentre formulo tali pensieri, nemmeno mi rendo conto d’essere così vicino a lei. “Pensi davvero ciò che hai detto?” mi sussurra aprendo un sottile sorriso sulle labbra. “Eh? Che ho detto?” quando mi guarda così, non c’è nulla di buono da aspettarsi. “Hai detto che tieni a me e …” arrossisce, abbassando lo sguardo imbarazzata. Rimango di sasso. Perché! Perché tutte a me? “I…Io…vedi…non intendevo…ciò che…cioè…” perché ultimamente so semplicemente balbettare? Ok, la prossima volta che passo davanti ad una libreria acquisto un vocabolario,seduta stante.

“Ah, non intendevi ciò che hai detto vero? Certo, che stupida, dunque… non è nemmeno vero che mi desideri”  mi osserva inarcando le sopracciglia. I…io le…ho…detto…che la…posso svenire? Posso? Rimango muto. Ora, ho la ferma convinzione che quando mi trovo nei paraggi di Akane e comincio a ‘fantasticare’ non ho la più pallida idea di quel che succede nella realtà. Rischio di dire o fare cose che nella realtà si ripercuotono negativamente. Ora che faccio? “Certo. Lascia perdere, oramai sono abituata ai tuoi scherzetti. Cosa mai potrei aspettarmi da te? Nulla. Perché, sono semplicemente una forza della natura antiestetica e non femminile giusto? Non c’è bisogno che tu me lo dica, lo so”. Il suo discorso mi lascia perplesso. Guardandola negli occhi, in questo momento mi sento un verme con la V maiuscola. “Io… non credo che tu sia… ciò che hai detto… lo dico… perché…perché io Akane…” nel momento clou, puntuali come orologi svizzeri ecco giungere di gran lena tutta la famiglia Tendo, Panda compreso con tanto di cartello con su scritto ‘Volete una stanza tutta per voi?’. Soun, tutto contento s’affaccia dinanzi a tutti, aprendo le mani al cielo, nemmeno fosse al cospetto di un miracolo. “No ma, continuate eh! Fate finta di nulla” ovviamente mio padre ci mette l’asso di picche, facendomi perdere completamente le staffe. Ti pareva. Lancio un’occhiataccia a tutti quanti, nessuno escluso, sollevandomi astioso dalla mia posizione. “Niente, stavo appunto dicendo che sei semplicemente tutto ciò che hai detto, nulla di più e nulla di meno”. Concludo stizzito, aprendo e sbattendo la porta dietro di me. Iracondo, furioso, possibile debbano sempre mettersi in mezzo per una volta che cerco di dirle cosa provo per…

Eh? Cosa provo per chi? We,we. Ranma caro, frena. Forse è stato un bene che siano intervenuti, stavo per commettere una sciocchezza spinto dalla compassione. Che cretino. Ridacchio tra me. Eppure, nell’istante stesso in cui lo faccio, ripenso alle ultime parole che ho detto . Niente, stavo appunto dicendo che sei semplicemente tutto ciò che hai detto, nulla di più e nulla di meno. Mi schiaffo una mano sulla faccia. Stavo cercando semplicemente di farle capire che infondo, io dico queste cose, semplicemente per… orgoglio.

 

Fine secondo capitolo

Ah, riusciranno mai a dichiararsi una buona volta? Chi lo sa? Credo che lo scoprirete solo leggendo i prossimi capitoli. Sayou.

  
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