Tre luglio: verrà la morte e avrà il tuo sorriso.
“Sguardo fluente
e ciocche accese
sedeva silente
senza pretese
in impaziente attesa
d’un improbabile sorpresa.”
e ciocche accese
sedeva silente
senza pretese
in impaziente attesa
d’un improbabile sorpresa.”
L’aria della sera spumeggia frizzante
solleticando il naso e rattrappendo i
deboli pensieri cupi e curvi; sono gravi
note musicali, toni e semitoni, ancorate
a gracili pentagrammi dove le chiavi di
violino sussultano, oscillando pericolose
su baratri di silenzio, pause afone e vuote.
Ma le caviglie rilucono al chiarore lunare,
i malleoli sono accarezzati dai lunghi steli
e le corolle cantano melodie di un diverso
universo, più piccolo, più segreto, più celato;
è il piccolo mondo che parla; terre verdi e
prati immensi e paludi estese dove affogano
leggende e racconti di magiche notti d’incanto.
“Credi nelle storie, tu?
domanda la bambina
con il naso all’insù
e voce piccina;
nell’anima anni e ore
si sommano sul suo cuore.”
Si aspetta e si spera, si auspica e si attende,
tormentandosi le labbra protese in vuote
parole abortite nel vuoto della notte; brilla
solo una lanterna sospesa su una panchina
dal legno marcio e scricchiolante; e tu siedi lì,
esattamente lì, reggi quella debole luce con
polso stanco e tormentato dal freddo – e fa
molto freddo, non trovi? La pelle s’increspa
e i tuoi occhi rabbrividiscono in lacrime
d’inconsapevole amarezza – ma c’è la luna
che ti sorride - o forse sei tu che sorridi a lei,
e aspetta con te, china su di te, ti protegge con
una nube di voci sottili, a malapena dei sussurri.
Non verrà Nessuno, piccina, ti sembra di sentirla dire,
e l’indomani mattina un povero randagio leccherà
via le lacrime dal tuo volto di pietra.
E intanto tu continui a sorridere, mia piccola sciocchina,
e ti dico che, parola mia, non sei mai stata tanto bella.
*