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Autore: Kiary92    04/07/2014    1 recensioni
Il mio nome è Jane Harvey e ho 27 anni. Sono nata a New York il 18 dicembre 1992 e pensavo di essere felice fino a qualche tempo fa: oltre che a lavorare come infermiera al Metropolitan Hospital Center sulla First Avenue, studiavo per diventare medico, il mio fidanzato mi aveva chiesto di sposarlo, avevo trovato casa e avevo un bel gruzzolo sul conto corrente che aumentava ogni mese per il povero stipendio che mi spettava di diritto. Vivevo una bella vita, se così la si poteva definire, ed ora è andato tutto a farsi fottere.
A New York è scoppiato il finimondo o la fine del mondo, ancora non mi è chiaro. Alcuni la chiamano apocalisse.
Senza nemmeno rendermi conto dell'accaduto, mi sono ritrovata assieme a delle altre persone, che nemmeno conosco, in un teatro completamente barricato. Ogni finestra è sigillata con delle assi di compensato, assi di legno e sbarre di metallo, la porta principale era bloccata con delle spesse sbarre di ferro per impedire a quelle cose di entrare ed ucciderci tutti. Questa non è più la terra dell'uomo: il mondo è diventato il regno dei morti.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dan mi osserva. Sembra quasi sorpreso del mio sospetto nei suoi confronti e aggrotta la fronte in un modo quasi adorabile.

Ho detto quasi.

Se è stato lui a fare questa cazzata lo riempio di botte.

«Forse perché è dove tieni tutte le tue cose?»

Non ha tutti i torti. A volte mi sento veramente stupida.

Per tutto il tempo in cui siamo rimasti chiusi qui, in questo dannato teatro, ogni persona sa di quali strumenti dispongo, di quali medicine abbiamo e che, ovviamente, sono nella borsa in bella vista ai piedi del mio comodino ormai mezzo mangiato dai tarli. Incredibile come gli zombi popolino il mondo e gli insetti rompano ancora i coglioni.

William vomita di nuovo nel secchio, asciugandosi poi il mento con uno strofinaccio trovato chissà dove da Michael, poi, bianco come una pezza per pulire i pavimenti, mi lancia un'occhiata di supplica, sperando forse di farmi commuovere e prestargli più cure. Mi dispiace, stronzo: le flebo sono finite.

«Dan, posso parlarti in privato?» dico, distogliendo lo sguardo dal biondo che ritorna rumorosamente a vomitare. Ancor prima di ricevere una risposta lo afferro per un polso e lo trascino via, verso un luogo appartato per scambiare segretamente due parole. Mi chiudo la porta dello sgabuzzino degli orrori e lo osservo in silenzio, con le mani sui fianchi «Sei stato tu?»

Dan ha la fronte talmente corrugata che le sopracciglia per poco non si toccavano «Andiamo Harvey, pensi sul serio che sia stato io?»

«Porca troia, Dan. Vuoi rispondermi?»

Lui sghignazza, incrociando le braccia al petto, mettendo in bella mostra i bicipiti «Se lo volevo morto gli avrei sparato.» risponde in modo diretto e sincero. Infatti, credo che se William gli avesse dato un valido motivo per farlo fuori, in questo momento sarebbe la cena di un fortunato zombie di passaggio.

«Non penso che sia stato tu.» dico, ma lui mi guarda dubbioso. Non gli darò mai la soddisfazione di sentire uscire dalla mia bocca le parole “Sì, sospettavo di te. Hai ragione”.

Il mio pensiero ritorna al mercurio nel caffè e un brivido mi percorre la schiena. Stavo per berlo anch'io.

Mi appoggio alla scrivania di Dan ed incrocio le braccia «Allora chi può essere stato?»

«E perché.»

Lo guardo attentamente nella speranza che mi dica il suo piano o anche sentirgli dire “ho un piano” «Cazzo, eri un poliziotto! Fai qualcosa!»

«Fare qualcosa? Non ci sono prove e non sono un fottuto indovino.»

Non ci sono abbastanza prove? Non ci sono abbastanza prove, dice lui! «Dan, stavo per bere anch'io quel caffè!»

«Lo so, ma non serve a niente agitarsi. Ne parleremo stasera, con tutti.» dice lui, tranquillo.

«Io dormivo.» gli dico «Come faccio a sapere che non sei sgattaiolato nella mia stanza per prendere il termometro?»

«Allora sospettavi di me?»

Perché diavolo sono così stupida da fregarmi da sola?

«E se fossi stata tu? Tentare prima di ucciderlo e poi salvargli la vita per sviare i sospetti.»

«Sviare i sospetti? Io?! Non dire cazzate, Dan!» esclamo, allargando le braccia per sembrare più grossa e minacciosa. Ovviamente senza successo «Chiunque sia stato sapeva che ieri sera non stavo dormendo nella stanza che divido con Jess e lo sapevamo soltanto tu ed io.»

«E Jess.»

«E Jess.»

«E se l'avesse rubato prima? Se avesse preso il termometro quando gli si è presentata l'occasione per poi usarlo al momento giusto?»

Ok, non fa una piega «Non scopriremo mai chi è.»

«Ne parliamo stasera, con tutti, William compreso.» dice Dan in tono autoritario «E discutiamo sul Walgreens Store.»

Nonostante la situazione, sorrido «Vedo che sei una persona di parola.»

L'uomo, dopo aver lanciato un'occhiata al materasso sistemato per terra, ghigna in modo strano e mi da le spalle «Dopo tutto quello che hai fatto ieri notte, come potrei dirti di no?» mi chiede, uscendo dallo stanzino, lasciandomi sola.

Spalanco la bocca, sconcertata.

Maiale, porco, pervertito, maniaco ed insensibile! Lo odio!

 

Sono le dieci di sera ormai e, dopo una povera cena a base di barattoli di cibo di dubbia identità per via delle scritte in cinese, ci siamo finalmente riuniti al tavolo all'ingresso dell'Hudson Theatre. William sta urlando come una ragazzina in preda alla sindrome premestruale, Dan gli risponde cercando di urlare ancora più forte per far valere la sua autorità, Jess, beh, lei li incita a picchiarsi. Richard, Michael e Chuck sono in silenzio, come me, seduta tranquillamente a capo tavola, tenendomi la testa sollevata con una mano con aria scazzata.

Sono stanca morta. Per tutto il giorno ho assistito William, iniettandogli alcuni farmaci, continuando a chiedermi chi era il pazzo che aveva avvelenato il caffè con il mercurio. Era stata forse Jess? L'ex detenuta, dopo aver ricevuto la notizia dell'accaduto, si era fatta due risate ed era tornata a farsi i cavoli suoi. O forse era stato Michael? Quell'uomo è grande e grosso, ma è gentile con tutti e mi sembra impossibile che sia lui l'artefice del tentato omicidio. Richard? Non ne parliamo, non ha nemmeno la forza di aprire un barattolo.

«Potresti essere stato tu! » urla William, accusando l'ex poliziotto, che scoppia a ridergli in faccia.

«Come tu del resto!»

«Io? Brutto coglione, perché avrei dovuto avvelenarmi da solo?!»

«Per attirare l'attenzione, cazzone.»

Tutto questo casino mi innervosisce. Sono tentata di aprire le porte agli zombie per far mangiare i miei compagni d'avventura.

Sbatto con violenza il palmo della mano sulla tavola e guardo ciascuno dei presenti con l'espressione più cattiva che riesco a fare, un po' per intimidirli e un po' per nascondere il fatto che ho picchiato il tavolo troppo forte e adesso mi pulsa la mano. Ahia.

«Non serve a niente incolparsi a vicenda.» dico «Probabilmente ci sarà stato un valido motivo per avvelenare William.»

«Un buon motivo? Qualcuno tenta di uccidermi e tu dici che FORSE aveva un buon motivo?»

Non bestemmiare, Jane, non bestemmiare «Se sapessi chi è stato gli stringerei la mano per averci provato. Devi ammettere che sai essere veramente un coglione quando vuoi, Will.» rispondo a tono «Ora stai zitto che ci sono cose più importanti su cui discutere.»

William sbuffa, incrocia le braccia e si abbandona contro la sedia «Cosa c'è di più importante di un fottuto stronzo che cerca di avvelenarmi?»

Se un giorno dovessi scegliere tra uno scoiattolo senza un occhio e con la rabbia e William, sceglierei lo scoiattolo solo per accarezzarlo mentre guardo quel deficiente morire.

«Prima o poi questo stronzo verrà fuori, perché non può essere stato uno degli infetti, quindi passiamo a questioni più urgenti come la dispensa.» dico «L'altro giorno io e Chuck abbiamo notato degli zombie lasciare il Walgreen Store, in pieno giorno. Propongo di andare a vedere se dentro è rimasto qualcosa.»

«Il Walgreen? Sei uscita di testa? »

Lancio un'occhiataccia a Jess, e lei alza le mani in segno di resa.

«Vorrei sentire la vostra opinione a riguardo. » concludo.

«Importa a qualcuno che stavo per lasciarci le penne?» chiede Will, passando lo sguardo su ogni presente.

Se apre di nuovo quella fottutissima fogna mi tolgo la scarpa e gliela lancio in faccia «Allora?»

«Se quelle cose sono scappate deve esserci un motivo, non ci hai pensato sapientona? »

Jess è sempre così amorevolmente acida.

«Non necessariamente. Pensateci, quelle cose sono mosse soltanto dal bisogno primario di nutrirsi, sfortunatamente di noi.» spiego «Secondo voi degli esseri che fanno fatica persino a correre, possono provare paura? »

«Potrebbero avere ancora l'istinto di sopravvivenza.» continua Jess «Forse se ne sono andati per non essere mangiati da qualcosa di più grosso. »

«Sì, c'è anche questa possibilità, ma abbiamo bisogno di cibo.»

Jess rimane in silenzio, come tutto il gruppo. Nessuno sembra intenzionato ad incontrare qualsiasi cosa avesse spaventato gli zombie per un po' di cibo.

«Ho già avuto modo di parlare con Dan di questa scoperta ed ha acconsentito ad accompagnarmi.» dico, sperando di infondere coraggio a qualche possibile volontario «Ci serve almeno un'altra persona in modo da portar via quasi tutto e subito. Non possiamo rischiare che tornino.»

Finalmente qualcuno si alza in piedi. Michael mi fa un cenno con il capo «Io vengo con voi.»

Lo ringrazio e poi osservo gli altri. Alla fine anche Jess si offre «Toccata e fuga, chiaro Harvey? »

Annuisco. Non posso chiedere una squadra migliore «Partiamo domani, dopo l'alba.»



_______________
Lo so, sono in ritardo. Beh, chiamarlo ritardo è poco...diciamo che gli impegni mi hanno tenuta lontana dalla storia (e anche il blocco dello scrittore a dirla tutta), ma ora eccomi qui. Spero ancora che ci siano lettori interessati alla storia ma comunque, per piacere personale e perchè non ho un cappero da fare dato che sono in "vacanza".
Ci tengo a precisare inoltre alcuni dettagli che forse i pignoli avranno notato nel leggere la storia: dal tetto dell'Hudson, dove sono rifugiati i nostri eroi, è logicamente impossibile vedere il Wallgreens data la gran quantità di grattacieli (ho verificato personalmente)...quindi, fate finta, anche per un istante, che FATALITA' i palazzi proprio davanti al teatro siano misteriosamente crollati per opera di zombie kamikaze, o che i personaggi dispongano di un canocchiale radar-zombie. 
Per quelli che non si erano chiesti nulla, beh, spero almeno di avervi fatto ridere con queste quattro cavolate. Alla prossima! (Che sarà presto)

  
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