Decisi di sedermi su una panchina sotto una gigantesca quercia, l’aria era molto calda ma all’ombra tirava un venticello piacevole, presi il mio libro ed iniziai a leggere.
Ad un certo mi sentì osservata, alzai gli occhi dalla pagina e quel ragazzo schizzato di qualche ora prima era apparso magicamente accanto a me.
< ciao > < ma si può sapere che cazzo vuoi ? > lui mi guardò con aria interrogativa
Lo strano ragazzo si sedette affianco a me, e solo allora mi accorsi di alcuni particolari che non avevo notato affatto la mattina prima.
Prima di tutto Tate aveva due occhi neri, ma non di una nero freddo e insensibile, erano gli occhi neri più espressivi che avessi mai visto, erano neri come il caffè che mi preparavo ogni mattina e come il cielo di quelle notti passate con la sola compagnia di un libro e di una sigaretta, accompagnate da buona musica.
I suoi capelli non erano del tutto biondi ma avevano dei ciuffi caramellati qua e là, erano parecchio scompigliati ma ordinati allo stesso tempo.
Aveva un buffo e minuscolo neo sul naso che si vedeva soprattutto quando ci batteva il sole.
Le sue labbra avevano un bel colorito, come quando si va in montagna e per il freddo le labbra diventato praticamente rosse, ecco le sue erano esattamente così, rosse come il sangue.
Probabilmente ero completamente immersa nei miei pensieri, perché Tate mi passò una mano davanti agli occhi, < terra chiama Violet, Violet rispondi, passo. > < cosa ? > < ti eri incantata > < oh, si scusa, mi capita avvolte > < lo sai, ho letto che le persone che si incantano spesso, sono impegnate ad immaginare la loro vita dei sogni, come se fossero così infelici di quella che sono costretti a vivere che se ne creano una irreale > < molto interessante > < non essere sempre così fredda con le persone, vivere una vita da incompresi non è una bella cosa > < lo so, grazie. > lui fece un sospiro, si alzò dalla panchina e prima di andarsene mi disse : < dovresti aprire gli occhi>.
Quella notte non riuscivo a prendere sonno, e la cosa mi fece saltare i nervi.
Mi alzai e scesi in cucina, lì trovai mia madre; < come mai sei sveglia a quest’ora ? > mi chiese lei < non riuscivo a prendere sonno > < beh dovresti dormire, domani io e tuo padre abbiamo deciso che inizierai la scuola > < quando volevate dirmelo ? > mia madre alzò gli occhi al cielo < sei stata molto scortese con tuo padre, Violet , e pensavamo che sarebbe stato meglio dirti tutto all’ultimo momento, solo per limitare le tue reazioni > a quelle parole mi sentì ribollire dentro, < mi avete davvero stufato. Voi siete scappati in cerca della vita perfetta, ma non avete ancora capito che tutto questo è un incubo per me. Io volevo rimanere a casa mia nella mia città > mia madre si limitò ad abbassare la testa e a farsi uscire qualche lacrima < è diventato impossibile parlare con una persona che non fa altro che piangersi addosso senza affrontare la vita > .