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Autore: emotjon    05/07/2014    7 recensioni
Un angelo. Capelli ricci, occhi smeraldo.
Un demone. Pelle ambrata, occhi cioccolato fuso.
E lei. La ragazza da cui dipende il destino di... tutto.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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*ritardo ritardo ritardo, lo so.
e non scrivo uno spazio autrice da un secolo, dettagli.
il punto è che siamo quasi alla fine, e mi sembrava giusto dirvelo.
per il resto, a parte i soliti ringraziamenti, sto zitta che è meglio.
ah, e cagatevi la storia che linko in fondo, please :))
alla prossima dolcezze...
- emotjon.*




18. Fly, baby.



Fosse stato per Harry e avessero avuto delle esistenze normali, avrebbe passato le proprie giornate a guardarla dormire. Solo guardarla. Al massimo le avrebbe accarezzato la schiena, senza mai staccare la punta delle dita dalla sua pelle. Solo guardarla, per imprimere anche solo un mero riflesso di quella creatura meravigliosa nel fondo delle proprie iridi.
Verdi come le foglie degli alberi a primavera, brillanti come gocce di rugiada.
Ancora più verdi e brillanti, quando guardava lei.
Qualsiasi parte di lei. Dai capelli lasciati scompigliati sul cuscino, al collo lungo, alle clavicole leggermente sporgenti. La linea delle spalle, della schiena. E le anche, il profilo del sedere. E giù fino alle caviglie, alle dita dei piedi. Avrebbe potuto respirare il profumo di quella pelle vellutata ancora e ancora, senza mai stancarsi, senza mai averne abbastanza.
Non importava che si fosse addormentata piangendo o che gli avesse rivolto la schiena tutta la notte, lasciando che Zayn le accarezzasse il viso praticamente senza sosta, respirandola e guardandola proprio come stava facendo lui. E proprio come lui era probabile che non avesse chiuso occhio apposta per guardarla, rimanendo in silenzio per godersi meglio il momento.
Ed era appena sorto il sole quando la sentirono emettere un sospiro. Zayn la vide schiudere le labbra e aggrottare la fronte, mugugnando qualcosa tra i denti. Il moro continuò a guardarla, come l'avrebbe guardata notti intere, osservando i capelli sulla fronte, o l'ombra delle ciglia riflessa sugli zigomi. O ancora l'arco di cupido o il colore delle sue labbra. Ogni particolare impresso nella sua mente, perché ogni notte sarebbe potuta essere l'ultima.
«Zayn...».
La sua voce sembrava come essere rotta dalla paura, o dal dolore, quasi fosse sul punto di piangere. Il moro rabbrividì, mentre l'angelo le lasciava un bacio all'attaccatura dei capelli, provando a farla smettere di tremare. Tutto inutile, ma quando Harry provò a scuoterla per svegliarla, l'altro posò una mano sul suo braccio in tensione, fermandolo.
«Piccola, che c'è?», provò allora Harry dando retta allo sguardo preoccupato del demone. Inutile dire che fosse preoccupato nello stesso modo. Alle parole di Harry, però, la ragazza scosse la testa, stringendo le labbra in una linea sottile. «La dobbiamo svegliare, cazzo», borbottò tra sé mettendosi a sedere sul materasso con un sospiro.
Ma Zayn si limitó a scuotere la testa e chiudere gli occhi, passando poi due dita sulle labbra di Madeleine. Piano, con delicatezza, finché non la sentì smettere di tremare e non vide le piccole rughe sulla sua fronte scomparire una dopo l'altra. E spostó le dita lungo la sua guancia, fermando la carezza solo quando la sentirono parlare di nuovo, una manciata di secondi più tardi.
«Non fategli male... no».
«Madeleine, svegliati», mormoró il demone sentendo le mani della ragazza stringersi sulla propria maglietta, mentre Harry scendeva dal letto portandosi le mani tra i capelli. Era chiaro che la ragazza stesse sognando, quasi sicuramente qualcosa di spiacevole. Che stesse sognando Zayn? In fondo era il suo nome ad essere uscito dalle sue labbra mentre ancora dormiva.
Ma non si svegliava e iniziava ad agitarsi. A singhiozzare.
«Entra nel suo incubo». Furono quelle le parole del demone, rivolte all'angelo che credeva suo nemico praticamente da sempre. O almeno così gli sembrava. Harry si voltó di scatto verso di lui, facendo sospirare Zayn mentre annuiva stancamente. Allora il riccio si costrinse a sedersi sul ciglio del letto abbassandosi quanto bastava da posare le labbra contro la tempia della ragazza. L'avrebbe fatto Zayn, se solo fosse stato qualche gradino più in alto nella gerarchia. Per una volta non gli rimase altro se non fidarsi.
Collaborare sembrava essere l'unico modo.
Harry non avrebbe voluto farlo. Lo odiava, entrare nella mente delle persone. Che fossero angeli, demoni o esseri umani. Non faceva differenza. Gli dava semplicemente fastidio, trovarsi la mente piena zeppa di ricordi di altri. Per non parlare di quanto fosse rischioso, entrare nella mente di qualcuno. Rischioso per entrambe le parti.
Un solo passo falso, e le avrebbe rovinato la vita.
Ma era preoccupato, e per Madeleine avrebbe fatto qualsiasi cosa, nonostante fosse stato Zayn a suggerire quella soluzione. E sebbene quello fosse inequivocabilmente un incubo, l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di vedere era il buio. La castana era sempre stata... solare. Era la parola giusta. La sua anima ne era la testimonianza più lampante, insieme con la luce emanata dal suo sorriso.
Era buio. Di quel buio col quale si fa fatica a vedere ad un palmo dal naso. Quel buio pesto, quasi completamente nero. Quel buio che ti fa pregare di tornare alla luce e di vedere di nuovo, perché hai paura e ti senti uno schifo. Buio ovunque. Un corridoio, forse, e una luce fioca in fondo.
Troppo in fondo perché possa riempirti del briciolo di speranza che ti serve per andare avanti. Troppo lontano per credere che non sia un miraggio. Ma abbastanza luminosa - del resto - da non spaventare un angelo. Harry vedeva perfettamente, seguendo però più i singhiozzi di Madeleine che il riflesso emesso da quella che doveva essere una semplice candela.
Più sì inoltrava in quel corridoio più pregava che non le stessero facendo del male - anche se era solo un sogno. Più si avvicinava e più la sentiva singhiozzare e più moriva dentro. Un respiro profondo, la mano passata nervosamente tra i capelli, ed era in fondo, davanti ad una cella male illuminata.
Le sbarre nere che si confondevano col buio. L'odore di chiuso e di sudore e di sangue che si mischiavano l'uno con l'altro. Il rumore di qualcosa che colpiva qualcos'altro e di qualcosa che gocciolava. Il pavimento ricoperto di polvere e sangue in parte rappreso. Era l'incubo più realistico che Harry avesse mai visto.
Ma se non fosse stato un incubo?
All'interno della cella, un demone. Coi vestiti strappati, sollevato da terra e trattenuto contro il muro grigio topo da delle pesanti catene. Forse argento, da come brillavano, nonostante la poca luce. Le ali nere spalancate, inchiodate al muro e gocciolanti sangue sul pavimento anch'esso grigio della cella.
Gli occhi chiusi, le sopracciglia e la fronte contratte per lo sforzo di non mettersi a urlare. Il viso distorto in un espressione di dolore e sofferenza che Harry non aveva mai visto su nessuno, non in quel modo. Non così. Trattenne il respiro guardandolo meglio, per quanto glielo permettesse la luce e per quanto i singhiozzi di Madeleine lo distraessero.
Si irrigidì all'istante, riconoscendo il demone.
Zayn.
Ma non fece nemmeno in tempo a rendersi conto, che un singhiozzo più intenso degli altri lo costrinse a voltarsi verso la parete opposta alla cella. Madeleine era seduta a terra, schiacciata contro la parete e con lo sguardo fisso sul moro. Gli occhi sgranati tanto da non riuscire a chiuderli, le lacrime che le scorrevano sulle guance come vivessero di vita propria. I singhiozzi che uscivano da soli da quelle labbra martoriate dai morsi, rosse quasi come il sangue che gocciolava dalle ali del demone.
Le si inginocchiò di fronte riempiendo totalmente il suo campo visivo di occhi verdi e fossette semi nascoste. Vide il suo viso cercare di rilassarsi e le lacrime cessare di scenderle lungo le guance a poco a poco. Le posó un bacio sulla fronte, chiudendo gli occhi e mormorandole di svegliarsi.
A poco a poco gli occhi castani di Madeleine si chiusero, lasciando ricadere le ciglia lunghe e folte sugli zigomi, lasciando che la loro ombra fosse l'unica ombra, mentre a poco a poco l'incubo svaniva, lasciando il posto alla camera di letto di Zayn con le lenzuola blu notte e le tende ancora tirate per lasciare la stanza nella penombra.
La ragazza si svegliò con un strana sensazione alla bocca dello stomaco e un singhiozzo incastrato in gola. Non capiva il motivo per cui sentisse il bisogno di piangere - sempre che non lo stesse già facendo. Riusciva solo a sentire le labbra di qualcuno staccarsi dalla sua tempia e le dita di qualcun altro smettere all'improvviso di sfiorarle un braccio. Il tutto mentre si sforzava di aprire gli occhi.
Schiuse gli occhi nel momento in cui si accorse che stava piangendo davvero, che non era solo frutto della propria immaginazione. Piangeva. Ricordava qualche dettaglio sfocato dell'incubo dal quale non riusciva a svegliarsi. Ricordava il buio, il sangue, un demone legato e un angelo che correva a portarla via dalle tenebre, chiedendole di svegliarsi.
Zayn. Non fategli male.
Spalancó gli occhi non appena si rese conto, facendoli scontrare con quelli altrettanto castani ma ben più profondi del demone in questione. Si accorse si stringere la sua maglietta tra le dita. E singhiozzó, non sapendo che altro fare. Nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Sorprendendolo, dato che lui non poteva sapere cosa avesse visto in sogno.
«Piccola...».
«Sei qui...», si assicuró continuando a piangere. Lo sentì annuire piano, mentre con lo sguardo cercava quello di Harry, seduto quasi senza fiato dall'altra parte del letto, con gli occhi fissi a guardare il soffitto bianco. Zayn le accarezzò un braccio, aspettando che smettesse di piangere, che si calmasse e tornasse a respirare regolarmente. «Pensavo fosse vero... loro ti avevano preso e... sanguinavi, ed era buio...».
«Loro?», le chiese il moro allontanandosi quanto bastava per guardarla in viso.
«I Nephilim», si intromise Harry. A voce bassa, tanto che la ragazza al suo fianco, per quanto vicina, fece fatica a sentirlo. E si voltó di scatto, quando si accorse della sua presenza, sorpresa che fosse rimasto. Sorpresa che entrambi fossero rimasti, insieme. «Ha sognato qualcosa che non è ancora accaduta... ma sai anche tu che le premonizioni non sono mai esatte, Zayn».
«Sei entrato nella mia testa...».
Ma il sussurro della ragazza venne fermato a metà dalle dita fresche del demone sulle labbra, mentre pensava alle parole dette dall'altro ragazzo. Premonizioni. Era dai tempi di Akielah che non ne sentiva parlare. Era da tempo immemore che non gli capitava di trovarsi in un sogno altrui senza che lui stesso lo volesse.  Era strano, che fosse capitato proprio in quel momento. Meno strano che fosse capitato a Madeleine.
«Hai fatto altri sogni, piccola?», le chiese Zayn con leggera urgenza nella voce. La vide annuire appena, ancora con le proprie dita sulle labbra leggermente screpolate, e si sentì finire il cuore in gola nel tempo di un respiro. «Su di me?». La castana si sentì arrossire violentemente, ripensando a quel sogno.
La stanza scura, il demone con le nere ali spiegate su di lei. E lei mezza nuda e addormentata. Il sangue che gocciolava dalle ali. Le era rimasto tanto impresso da farla disegnare quella piuma insanguinata per giorni, prima che scoprisse tutto quel che sapeva sugli angeli.
«Sì, è stato quando ti vedevo ovunque è sono svenuta con Louis».
Harry annuì, per poi alzarsi di scatto a sedere. Si scambió un'occhiata con Zayn, che però scosse la testa. Il primo credeva fosse stato lui a mettere quel sogno nella mente di Madeleine. Il secondo, d'altro canto, non sapeva minimamente di cosa stessero parlando. E la parola "problema" si poteva veder lampeggiare nel verde delle sue iridi, e al demone sembró di vedere quella parola prendere forma tra di loro, come se la ragazza non esistesse.
Come non succedeva da parecchio tempo, che loro comunicassero in quel modo.
«Mi spiegate?», sbottó la castana dopo parecchi secondi di silenzio. Insopportabile. Non riusciva che a spostare lo sguardo dall'uno all'altro, in quel silenzio che faceva più male di quanto le avrebbe fatto qualsiasi parola avessero potuto dire. Era ancora stordita dell'incubo, ma il terrore aveva lasciato il posto alla solita voglia di sapere che la caratterizzava da sempre.
E prima che l'angelo potesse dire qualsiasi cosa, una qualsiasi, per fermare il demone... «Stanno arrivando», le disse semplicemente. Con voce roca, stanca, di chi non sa che altro dire. Perché in fondo non avrebbe potuto dirle altro se non la verità. Non voleva dirle nient'altro che non fosse la verità, perché se lo meritava una buona volta di sapere tutto. L'avevano tenuta all'oscuro per troppo tempo, e Zayn era stufo di vederla piangere quando scopriva che le avevano tenuto nascosto qualcosa. Non riusciva a sopportare il suo sguardo duro e triste quando scopriva qualcosa che per lei era nuovo, sconosciuto.
E non poté dire nient'altro, che il telefono di Harry prese a squillare quasi con furia sul comodino. Zayn lo vide rispondere, mentre Madeleine scendeva dal letto e si nascondeva verso il bagno. Forse per pensare, forse solo per cercare di dimenticare l'incubo, o per cercare di capire cosa volesse dire quello "stanno arrivando".
Sarebbe morta di nuovo?
L'avrebbero salvata?
Sarebbe stata in grado di scegliere?
Non sapeva niente. Forse non voleva sapere niente. Forse voleva solo cercare di vivere normalmente, senza il fiato di qualcuno che la voleva morta sul collo. Senza dover essere obbligata a scegliere, a trovare chissà quale oggetto o a sacrificare chissà chi. E si buttó sotto il getto di acqua calda della doccia cercando di non sentire quel che si stavano dicendo i due ragazzi che amava nella stanza accanto.
«Lo so, Liam... sì, ha avuto una premonizione...».
Zayn non poteva far altro se non guardarlo camminare avanti e indietro per la stanza, mentre parlava al telefono con l'altro angelo. Chiuse gli occhi, cercando di non risentire i singhiozzi di Madeleine invadergli la mente. Cercando di non rivedere le sue lacrime da dietro le palpebre. Cercando con tutto sé stesso di non urlargli di smetterla, perché anche lui - come Madeleine - non ne poteva più.
«Perché le hai detto che sarebbero arrivati?».
«Perché è la verità, e ci odierebbe - entrambi - se le nascondessimo ancora qualcosa che la riguarda», gli disse sinceramente, sentendo poi l'acqua della doccia iniziare a scorrere. Represse a stento il bisogno di abbracciarla, anche sotto la doccia, non gli importava, e tornó a guardare gli occhi verdi di Harry, che lo fissavano come fosse confuso.
«Mi ha detto Liam che Soraya li ha visti arrivare...». Gli scappó un sospiro rumoroso, mentre pronunciava quelle parole. Tutto quello a cui riusciva a pensare era la premonizione, quel sogno grazie al quale i Nephilim avevano fatto capire loro che stavano arrivando, magari senza volerlo. Anzi, era più che sicuro che i Nephilim non volessero far sapere i loro piani.
Allora perché?
«Tra quanto?», gli chiese Zayn in un soffio, quasi come se le sue parole le portasse il vento.
L'angelo ci mise qualche minuto a rispondere, mentre ascoltava le gocce d'acqua cadere dalla doccia sul corpo di Madeleine, a qualche metro da lui. Avrebbe solo voluto abbracciarla fino a non sapere più dove si trovasse. Invece resto immobile e in silenzio, cercando la forza di dire le poche parole che voleva il demone seduto sul bordo di quel materasso sul quale avevano dormito tutti e tre, per la prima volta come fossero una squadra. Come fossero una cosa sola.
«Qualche giorno...».
E forse aveva aspettato troppo, quasi in religioso silenzio. Facendosi scappare quelle parole proprio mentre la castana usciva dal bagno in pantaloncini di jeans, canottiera, piedi nudi e capelli ancora quasi completamente bagnati. Videro l'asciugamano scivolarle dalle dita e finire con un leggero fruscio sulle piastrelle gelate; i capelli presero a gocciolare, e lei non fece niente per impedirlo. Lasció che gocciolassero, senza staccare lo sguardo da i due ragazzi, spostandolo da uno all'altro e cercando di trasmettere loro... tutto.
«Qualche giorno?», la sentirono chiedere. Harry le si avvicinò, abbassandosi per raccogliere l'asciugamano e gettandolo sul materasso dietro di sé, per poi stringerla in un abbraccio, incurante del fatto che i suoi capelli gli stessero inzuppando la maglietta. Solo i capelli, però. Madeleine non versó nemmeno una lacrima.
«Non lasceremo che ti prendano, stavolta», le disse, sentendo poi che Zayn si fosse alzato dal letto. Con la coda dell'occhio lo vide uscire dalla stanza, mentre finalmente la ragazza si stringeva a lui ricambiando l'abbraccio.
«Me lo prometti?».
«Te lo prometto», mormoró di rimando, sollevandola poi da terra tanto quanto bastava per farli essere alla stessa altezza. Tanto quanto bastava da permettere alle loro labbra di toccarsi, in uno di quei baci che non sapevano mai se sarebbe stato l'ultimo. Labbra contro labbra, ogni volta come la prima, ogni volta come l'ultima. «Ti amo».
E sentirla ridere gli bastó, quella volta.
***
Passeggiare per il lungomare di Los Angeles con le ragazze quando avrebbe voluto essere da tutt'altra parte, non era proprio il massimo. Cercava di svagarsi, di non pensare al fatto che quello avrebbe potuto essere il suo ultimo giorno in quella vita. Cercava di partecipare ai discorsi un po' frivoli delle ragazze, che dal canto loro sembravano essere come una famiglia, senza l'ombra di una rivalità o di uno schieramento.
Era passato qualche giorno dell'incubo, o premonizione, o quel che era.
E Madeleine aveva passato più tempo che poteva sia con Harry che con Zayn. I loro rapporti erano diversi, questo iniziava a capirlo, ma non riusciva proprio a smettere di vederli entrambi. Un giorno era in spiaggia con uno, e il giorno dopo le veniva voglia di un giro in moto con l'altro. E lo faceva, faceva tutto senza pentirsene, tutto come se dovesse finire da un momento all'altro.
Forse il primo era amore e il secondo era passione. Forse il riccio era la dolcezza e il moro era la passione pura. Erano acqua e fuoco, luce e buio, dolcezza e malizia, verde prato e color terra. Ma in fondo non le importava che fossero tanto diversi, perché a lei servivano entrambi nello stesso modo e nella stessa quantità. Voleva le parole tenere di uno e i baci passionali dell'altro.
Era tanto sbagliato?
«Tesoro, va tutto bene?», le disse Kismet affiancandola e prendendola a braccetto. Avevano visto tutte quanto fosse distratta, ma nessuna di loro aveva detto una parola, né aveva provato a a capire come potesse sentirsi quella povera ragazza in balia del destino da tutta una vita.
«Sono solo soprappensiero, Kis», ammise passandosi una mano tra i capelli, lisci quel giorno. Ed era vero. Soprappensiero era la parola perfetta. Non faceva altro se non pensare, da giorni. Mangiava meno e dormiva poco, per colpa di quei pensieri. Mangiava per non svenire e dormiva solo se era con Zayn o con Harry. Di dormire da sola non se ne parlava, aveva paura di avere un'altra premonizione e non avrebbe saputo che fare per uscirne, se fosse stata sola.
«Se ne vuoi parlare io ci sono, okay?».
«Lo so», ribatté la ragazza con un sorriso colmo di gratitudine.
Ma mentre continuavano a camminare si accorsero che Cassiel era rimasta indietro. Ferma in mezzo al marciapiede con lo sguardo vuoto rivolto al cielo. Sembrava non guardare nulla, eppure teneva lo sguardo rivolto in su, come se vedesse qualcosa, o come se aspettasse qualcosa.
La mano di Kismet si chiuse su quella di Madeleine, mentre Cherubiel le si metteva accanto dall'altro lato, prendendole l'altra mano e stringendola altrettanto. Forse di più, la ragazza non l'avrebbe saputo dire. Come non avrebbe saputo dire come si sentisse, se più preoccupata o più terrorizzata.
La seconda ad alzare lo sguardo fu Eveline. La castana tenne lo sguardo sollevato qualche secondo, prima di rivolgere uno sguardo all'angelo biondo e al demone dai capelli scurissimi che tenevano la castana per mano. «Portatela da Harry», disse solamente, con voce apparentemente calma. Dentro stava ribollendo di rabbia.
Cher e Kis si sollevarono da terra nello stesso istante, spiegando le ali all'unisono. Ali tanto ampie da toccarsi mentre si sollevavano. Ali bianche contro ali nere, messe esattamente allo stesso livello, per il bene di Madeleine, che rabbrividì appena per il vento fresco che le colpiva mentre salivano. La bionda le sussurró di tenersi al demone, mentre le lasciava la mano per un secondo per poi avvolgerle la vita con un braccio per tenerla meglio.
Volarono veloci sulla città, ignorando le nuvole che si facevano sempre più nere al loro passaggio, e ignorando anche quello che sembrava un normale stormo di gabbiani. Non erano semplici gabbiani, lo sapevano tutte e tre. E forse fu quel particolare a rendere il volo meno piacevole delle altre volte, per la ragazza. Forse gridó quando all'improvviso Kismet lasció la presa su di lei per scendere di una ventina di metri, lasciandola alla stretta salda di Cherubiel.
«Lasciala cadere», sentirono dire dopo una manciata di secondi. Ma la ragazza non ebbe il tempo di accorgersene che stava già cadendo. Pensó di urlare, ma era senza fiato, e quando finalmente trovó la forza per farlo si ritrovò in braccio a Skylar, che nonostante la situazione infelice se la rideva beato.
«Ti fa ridere? Mi hai fatto prendere un colpo, idiota!».
«È il momento giusto per ridere, Mad», ribatté lui lasciandole un bacio leggero sulla fronte, che finalmente la fece sorridere. Ed era quello che voleva, vederla sorridere. Non tanto perché sarebbe potuta essere l'ultima volta, quanto piuttosto perché se lo fosse stata, avrebbe avuto il suo sorriso in mente fino alla vita successiva. Le sarebbe mancata meno. Ci avrebbe pensato meno, almeno credeva.
«Ti voglio bene, Sky... se non dovesse andare bene...», aggiunse con l'accenno di una smorfia mentre scendevano di quota e venivano affiancate dalle due ragazze. Il demone strinse appena la presa su di lei, per poi annuire. Perché in fondo quelle tre parole, dette da lei, gli servivano più di quanto fosse disposto ad ammettere. «Secondo te come andrà a finire?».
«Bene, piccola. Te lo prometto».
Al demone scappò un sorriso, quando la sentì annuire e accoccolarsi contro il suo petto, mentre continuavano a scendere, metro dopo metro sempre più vicini alla terra e ad Harry. Non dissero una parola per tutti i minuti seguenti. C'era solo il vento, e il battito del cuore del demone dalla pelle scura contro il suo orecchio.
Momento giusto per ridere.
Momento meno giusto per morire.
Dipendeva dai punti di vista.
L'angelo dai capelli ricci e gli occhi verdi intanto guardava il cielo diventare sempre più scuro. Tanto assorto nei propri pensieri da non accorgersi dell'arrivo di Zayn accanto a lui, preoccupato quanto poteva esserlo lui. Andavano più d'accordo di quanto avrebbero ammesso, ma tutto sommato era solo merito di Madeleine e dell'amore che entrambi provavano incondizionatamente per lei. Magari proprio quel l'amore li avrebbe fatti collaborare, e tutto sarebbe finito bene - o il meglio possibile.
«Qualche idea?», gli chiese il moro, con gli occhi color cioccolato resi più scuri dall'ansia, dalla preoccupazione e dalla rabbia che provava. Occhi scuri che fissavano le nuvole, scure a tratti e cielo limpido che diminuiva sempre più con l'avvicinarsi dei Nephilim. L'angelo si voltò appena verso di lui, limitandosi a fare spallucce. Qualche idea? Non c'erano idee abbastanza furbe o geniali da poter mettere in atto. Non avevano nulla, se non la speranza che quella volta qualcosa sarebbe andato diversamente.
Zayn non aveva idee, ma nemmeno si aspettava che l'angelo al suo fianco ne avesse.
«Ti prenderesti cura di lei, Zayn?», mormorò il riccio, a voce tanto bassa che fece fatica a sentirlo. Con più dolore nella voce di quanto non ne avesse mai sentito. Sapeva che Harry stava male, lo sapevano tutti. Ma quello... era troppo da sopportare persino per lui. «Quando loro arriveranno voglio che la porti via da qui, come a Parigi... solo, stavolta non lasciarla andare».
«Harry...».
«Amala anche da parte mia se sopravvive, e dille che torno a prenderla appena posso».
«E se dovesse scegliere me?».
«Allora non mi vedrete più, te lo prometto», gli disse serio, porgendogli una mano come a suggellare quella promessa. Non erano solo parole. Harry sapeva perfettamente cosa stava facendo, e Zayn era l'unico al quale l'avrebbe lasciata, nonostante tutto quello che era successo in passato. Il moro prese la mano del riccio e la strinse forte. Era il suo modo di promettergli tutto quel che gli stava chiedendo.
Si sarebbe preso cura di lei. L'avrebbe amata.
Non era poi una così difficile promessa da mantenere, pensandoci bene.
Skylar mise piede a terra nell'istante in cui le mani dei due si separarono. Li aveva sentiti, parola per parola. Ma non aveva detto niente alla ragazza accoccolata contro il suo petto. Non una parola. Aveva solo osservato i suoi occhi inumidirsi e i capelli fluttuarle intorno col vento fresco. La sua mano si strinse un po' di più contro la maglietta del ragazzo, nel momento in cui toccarono terra. Non per paura di Skylar. Piuttosto per paura di tutto il resto.
Occhi negli occhi, Madeleine e Zayn. Castano nel castano, con il moro che faceva cenno impercettibilmente verso il riccio. La ragazza cambiò espressione, accennando un sorriso. Le stava davvero chiedendo di correre da lui? E... perché? Ma lo fece. Scese dall'abbraccio del demone e quasi corse tra le braccia di Harry, che preso alla sprovvista aprì le braccia per accoglierla all'ultimo secondo, stringendola in un abbraccio che serviva a entrambi.
Occhi negli occhi, Harry e Zayn. Verde nel cioccolato. E un grazie mormorato da uno all'altro senza curarsi che la ragazza tra le sue braccia lo sentisse. Madeleine capiva poco o niente di quel che stava succedendo tra i due; era solo contenta di essere tra le braccia dell'angelo. Era solo contenta del gesto del demone, che per una volta si era messo in secondo piano, lasciandola libera di andare dal suo rivale.
Lasciandola libera di scegliere.
Ma quando alzò lo sguardo per incrociare gli occhi di Harry e li vide lucidi, si rese conto che  forse avevano già scelto loro per lei. Magari a fin di bene. La ragazza scosse la testa cercando di non piangere, e cercò di dire qualcosa, ma le dita del ragazzo la costrinsero al silenzio. «Devi andare con Zayn», mormorò posando la fronte contro la sua. Un soffio che spinse le lacrime nei suoi occhi a moltiplicarsi come dotate di vita propria. «Loro stanno arrivando, piccola... e ho bisogno che tu sia al sicuro quando cercheremo di respingerli».
Con la coda dell'occhio la ragazza poteva vedere arrivare tutti gli altri angeli e demoni atterrare poco distante da loro. Tutti, dal primo all'ultimo. Senza schieramenti, a giudicare da come Kismet e Celestine si tenevano per mano, o da come Cassiel e Louis stavano abbracciati mormorandosi qualcosa.
«Non ti lascio qui...».
«Sì invece, vai con lui».
A quel punto erano praticamente labbra contro labbra, e ad Harry scappò una lacrima. Era un peso lasciarla andare. Un peso che gli gravava sul cuore, perché non avrebbe voluto lasciarla. Semplicemente doveva, per il suo bene. Ma prese un respiro profondo e la bació. La strinse a sé non riuscendo a fare altro. La baciò fino a non aver più fiato, fino a sentirla singhiozzare e tirargli un po' più forte i capelli sulla nuca.
Poi la terra prese a tremare sotto i loro piedi, e Zayn la prese per mano mentre ancora guardava Harry negli occhi. Spiegò le ali color tenebra in meno di un battito di ciglia, prima di stringerla a sé e chiederle in un sussurro di chiudere gli occhi. Il "ti amo" che le sfuggì dalle labbra poteva essere rivolto ad Harry come a Zayn. Non lo sapevano e non l'avrebbero mai saputo.
Aveva davvero importanza?
Non ne aveva.
Erano più importanti le ali bianche e nere che si stavano spiegando tutto intorno, mentre le sagome dei Nephilim con le ali sfrangiate comparivano tra un angelo e l'altro, tra un demone e l'altro, tra un angelo e un demone. «Non urlare», le mormorò Zayn in un orecchio, prima di sollevarsi da terra con un salto e battere un paio di volte. Due battiti ed erano già al livello delle nuvole. Non un urlo, non un singhiozzo. Madeleine sembrava muta, forse per la paura. «Andrà tutto bene, principessa».
E continuarono semplicemente a salire, mentre una decina di Nephilim si libravano in cielo per seguirli.


 



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