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Autore: Molly182    06/07/2014    1 recensioni
«Perché non mi hai mai detto che il tuo vero nome è Thomas?»
«Perché non me l'hai mai chiesto…»
«Spiegami perché avrei mai dovuto chiederti se quello fosse il tuo vero nome?»
«Perché pensavo che mi avessi riconosciuto»
«È piuttosto difficile vedere chi ho davanti, sai?», mi disse mentre stava riempendo due tazze di caffè caldo. «Soprattutto se il locale ha luci basse e quello che mi sta davanti ha un maledetto cappello che gli copre metà volto»
«Hai ragione», le dissi ridendo e appoggiando il cappello sul ripiano.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter four.
Tell me what you want to hear.
 
«Ehi Cass, guarda chi è tornato!», disse Sarah indicando con la testa l’entrata. «O il tuo amico ha una cotta per te o sta cercando di diventare un alcolizzato!».
«Non è un mio amico… è un cliente».
«Però ci passi molto tempo a parlare».
«Non così tanto», provai a giustificarmi.
«Beh, ora possiamo cronometrare», disse ridendo e guardando l’orologio. Scossi la testa sorridendole. «Tutto tuo», mimò con le labbra mentre mi avvicinavo al ragazzo.
Sembrava diverso dal solito, un’aria più tranquilla, ma c’era sempre quella fiamma, quel demone, che alleggiava nelle sue pupille che sembrava non voler scomparire.
«Ehi, ciao», dissi avvicinandomi al ragazzo che era già seduto al solito sgabello. «Il solito?». Il ragazzo annuì e gli porsi l’abituale bottiglia di birra. Una delle tante.
«Ti autorizzo a picchiarmi o a legarmi da qualche parte se dovessi di nuovo ubriacarmi come ieri sera», dichiarò dopo aver bevuto un lungo sorso di quel nettare d’orato.
«Penso che…», iniziai a dire, ma mi precedette bloccando la mia frase a metà.
«Dico sul serio. È stato da stupidi e probabilmente umiliante…», affermò. «Soprattutto per uno della mia età, non sono più uno stupido ragazzino che può permettersi stronzate del genere», disse questa volta con un leggero tono d’ironia, non facendo mancare un sorriso, come se gli fosse venuto in mente un vecchio ricordo che lo divertiva particolarmente. «Comunque mi dispiace davvero per il mio comportamento».
«Non ti preoccupare, sono cose che capitano continuamente».
«Ti capita spesso di dover accudire un uomo che non conosci e di chiamare un taxi per lui?».
«Onestamente, mai…».
«Appunto, ma comunque grazie mille Cassie».
«Figurati…».
«Comunque io sono Tom».
«Pensavo che ti chiamassi Matthew».
«Thomas Matthew DeLonge Jr.», disse con un’alzata di spalle e ponendo l’accento su quel soprannome. «Matthew è il mio secondo nome».
«Ed è tua abitudine mentire a riguardo?».
«Solo quando non voglio far sapere chi sono».
«E chi dovresti essere?», domandai catturata dalla risposta che mi aveva appena dato. «Hai per caso problemi con la legge o sei ricercato?».
«No, no, niente del genere…».
«Allora sei un agente segreto?», scherzai.
«Ti pare che possa essere una spia?»
«In effetti… allora dimmi, mi arrendo», dichiarai incrociando le braccia al petto.
«Non adesso, non stasera».
«E quando?».
«Facciamo un gioco!», disse unendo le mani davanti al suo volto e poggiando i gomiti sul bancone. Un sorriso complice e i suoi occhi castani inchiodati ai miei non mi aiutavano a renderlo meno seducente.
«Del tipo?».
«Avrai ogni sera una sola possibilità d’indovinare».
«Penso che questo gioco durerà in eterno». Thomas sorrise di nuovo e inclinò la bottiglia verso di me come se volesse dire “ti metto alla prova”. Guardai Sarah che stava portando tre boccali di birra a dei clienti che erano appena entrati. Mi ricambiò lo sguardo e mi oltrepassò. «Forse dovrei darle una mano», dissi non smettendo di guardarla mentre su un vassoio stava portando due bottiglie di birra e delle patatine verso di noi.
«Tranquilla, non c’è tanta gente», disse passandomi dietro. «Puoi restare a parlare ancora un po’ con il tuo amico», disse e lessi sulle sue labbra la parola “carino” prima che quelle lettere fossero sostituite da un sorriso e da un occhiolino. Avrei voluto seppellirmi. E se ancora non lo avevo fatto per il comportamento di Sarah, di sicuro, lo avrei fatto nel giro dei successivi tre secondi quando notai un altro tipo di sorriso sulle labbra del ragazzo. L’angolo destro alzato, i denti perfettamente bianchi, il segno sulla bocca dove qualche anno prima c’era stato probabilmente uno di quei piercing, lo rendevano particolarmente attraente. A tutto questo si univa il cappello con la visiera che gli metteva in ombra metà volto e i capelli che gli ricadevano disordinati che mi spingevano a desiderare di sapere di più su di lui.
La mia era una sorta d’infatuazione puramente estetica. Probabilmente quel ragazzo era la persona più odiosa e insopportabile che esistesse sulla faccia della terra ed io non mi sarei fatta abbindolare solo da un bel sorriso.
«Dovrei and…»
«Aspetta!», disse interrompendomi. «Senti, a che ora stacchi?».
«Cosa?».
«A che ora smetti di lavorare?», domandò. «Ti andrebbe di andare a bere qualcosa?».
«Lo sai che sei in un bar?».
«Ok, forse non proprio andare a bere qualcosa…»
«Non saprei… non penso che sia…».
«Un caffè?», propose.
«Finisco di lavorare all’una, non pensi che sia tardi per un caffè?».
«Forse hai ragione, ma potrei riaccompagnarti a casa».
«Vado a piedi».
«Non è pericoloso?».
«Non abito lontano».
«Meglio così!».
«Non ti arrendi vero?».
«Potrei continuare per tutta la sera», dichiarò molto soddisfatto. «Beh, almeno per un’altra oretta, finché non smetti di lavorare».
«Si è fatta già mezzanotte?», dissi più a me stessa che a lui, guardando l’orologio che stava alle mie spalle. «Resti qui, quindi?».
«Da qui non mi muovo, anzi potresti portarmi un’altra birra prima?».

N/A: Lo so, è un po' corto, ma manca poco all' "azione".
Comunque volevo ringraziare staywith_me
 che non manca a recensire i capitoli. Grazie mille :)
-Molly

 
   
 
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