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Autore: _Colours_ of the _Music_    06/07/2014    1 recensioni
Angel è una ragazza di diciassette anni dalla vita normale, tra scuola, casa e amici. Ma tutt'ad un tratto, a causa di problemi di salute, dovrà trasferirsi in una nuova scuola un po' speciale in cui farà la conoscenza di ragazzi che in un altro contesto sarebbero considerati "diversi".
Riuscirà ad abituarsi alla sua nuova vita? E a farsi nuovi amici? Ma soprattutto, cosa penserà della nuova condizione in cui dovrà vivere?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Capitolo 9 – Kiku’s story

Alla fine, con un po’ di difficoltà, ero riuscita a far uscire Romano dalla stanza. Come pensavo, il suo “problema” non c’entrava affatto con il suo aspetto fisico. E sapevo anche che il suo era un atteggiamento condivisibile. Dopotutto anche io mi sarei chiusa in camera mia, se avessi avuto crisi di rabbia di quel genere. Tuttavia c’era ancora una cosa che non capivo. “Romano, è colpa mia, vero? Ti ho fatto del male, non è così?!”, questo è ciò che Antonio aveva detto. Eppure, non mi sembrava che fosse lui la causa.
E poi, anche Romano… “Probabilmente è anche per colpa mia se ora Antonio è così…”.
Sospirai.
-Credo che la faccenda sia più complicata del previsto.
Senza accorgermene avevo parlato a voce alta.
-Eh?
Gilbert, che stava tornando insieme a me nelle nostre rispettive stanze, era rimasto confuso dalla mia affermazione improvvisa.
-Cosa? Ah, scusa, pensavo ad alta voce…
-Certo che sei proprio incredibile, Angel…
-Mh?
-Voglio dire, stai aiutando tutti! Mi spieghi come fai?
Per poco non scoppiai a ridere. Ma la sua domanda mi fece riflettere. Era vero, da quando ero arrivata a scuola avevo provato a dare una mano ad Alfred, ad Arthur e a Romano. Ma alla fine gli unici che ero riuscita veramente ad aiutare erano stati Feli e Ludwig.
-Tutto bene?
Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta di Gilbert che aspettava una risposta.
-Certo…
-Ho trovato, perché non lasci che siamo noi a darti una mano?
-Darmi una mano?
-Già! Avrai di sicuro qualche problema! Altrimenti non saresti nemmeno qui!
-Un problema…
-Esatto! Pensaci bene, sei sicura di non avere niente di cui parlare?
Non ci avevo fatto caso fino a quel momento. Io non avevo parlato con nessuno dei miei problemi. Ma cosa avrei dovuto fare? Sbandierare al mondo intero ciò che mi era successo? E per ottenere cosa, poi? No, molto meglio non dire niente.
-Ci ho pensato.
-E?
-Non ho nessuno problema.
Sul suo viso si dipinse un’espressione che non era tanto stupita, quanto delusa.
-Come? Assolutamente niente?
Stavo per rispondergli, quando sentii un battito più forte degli altri e non riuscii a dire più nulla, e nemmeno a muovermi.
-Angel?
Gilbert mi guardò, preoccupato.
-Va tutto bene? Angel, rispondi!
-… Scusa, devo andare.
Riuscii a dire almeno quello, poi corsi più veloce che potei, fino a seminarlo.
-Dannazione…
Avevo il fiatone, ma perlomeno stavo un po’ meglio e non c’era nessuno nei dintorni. O così pensavo.
-A-Angel..?
Alzai lo sguardo e vidi con mia grande sorpresa Kiku.
-Ah, Kiku, sei tu… Mi hai spaventata…
-V-Va tutto bene..?
-… Sì, stavo solo… scappando da Gilbert, niente di che.
-Perché scappavi..?
-…
Un silenzio tombale ci avvolse. Decisi di cambiare discorso, prima che lui cominciasse a fare domande. Non che fosse il tipo, ma non si può mai sapere.
-Allora, Arthur non c’è?
Di colpo abbassò lo sguardo rabbuiandosi.
-No.
Era il primo “no” secco che sentivo in quella scuola, e non avrei mai pensato che l’avrei sentito proprio da Kiku.
-Kiku, va tutto bene?
-Perché? C’è qualcosa che non dovrebbe andare bene? Solo perché non c’è Arthur?
Quelle domande e il tono con cui Kiku parlò mi lasciarono spiazzata.
-N-No, non c’è niente di male…
In quel momento Kiku sembrò accorgersi di cosa fosse successo e si riprese, ma evitò di incrociare il mio sguardo.
-S-Scusa…
Mi avvicinai a lui.
-Cosa c’è che non va? Non ti ho mai visto reagire così…
-E’-E’ una lunga storia, i-io…
-Tranquillo, non c’è fretta. E poi non ti sto obbligando. Parlane solo se ti senti di farlo.
Lui annuì. Dopotutto avevo bisogno di una distrazione.
-M-Ma non qui.. Andiamo in biblioteca…
Non ero mai stata in biblioteca, quindi dovetti seguirlo per tutto il tragitto. Ci arrivammo dopo pochi minuti ed entrammo. Come immaginavo, non c’era nessuno.
Ci sedemmo ad un grande tavolo in un angolo della biblioteca, che tra l’altro era enorme e apparentemente ben fornita.
-Allora? Che c’è?
Kiku era estremamente titubante, quasi come se si stesse ancora chiedendo se dovesse raccontare tutto oppure no.
-E-Ecco…
-Non preoccuparti, non dirò niente a nessuno.
Se c’era una parola segreta, o per meglio dire una frase segreta, in quella scuola era proprio quella.
Dopo una manciata di secondi Kiku sospirò e cominciò a parlare, evitando di guardarmi.
-A-Avrai già capito perché sono qui..
-In parte. Per la tua timidezza, giusto?
Annuì, ma in un sussurro lo sentì dire “o è quello che voglio far credere”.
-Immagino che Arthur non ti abbia raccontato nient’altro…
-Niente di niente.
-Almeno ha mantenuto la promessa…
Rimanemmo qualche minuto in silenzio. Sentivo che con Kiku avrei dovuto essere paziente e aspettare che fosse pronto, non come con Romano.
-Adesso ti racconterò perché sono così…
Prese nuovamente un bel respiro e socchiuse gli occhi per evitare di sentirsi troppo in soggezione.
-Quando ero piccolo, i miei genitori si sono separati. Avevo circa cinque anni… All’inizio fu bruttissimo per me. E poi..
Lo vidi stringere i pugni.
-Io fui affidato completamente a mia madre… Non potevo più vedere mio padre, e non capivo perché…
Nella mia mente si era già fatta avanti una teoria, ma speravo con tutto il cuore che non fosse quella giusta.
-A farmi aprire gli occhi fu mia madre, un anno dopo. Mi disse che le faceva del male, che non era molto… sano…
Sospirai. Avevo indovinato.
-Aveva mai fatto del male a te?
Lui scosse la testa.
-N-Non avrebbe mai fatto una cosa simile! Ne sono sicuro!!
Si alzò all’improvviso, e mi accorsi che stava tremando.
-Kiku, calmati…
Si fermò di colpo e si risedette, ma non parlò.
-Te la senti di continuare?
Annuì e ricominciò a parlare con un tono quasi infantile, tenendo la testa bassa.
-Non mi ero mai accorto che papà facesse male alla mamma… Lei non mi aveva mai detto niente…
Poi, la sua voce si fece cupa.
-Una voce nella mia testa aveva cominciato a dirmi “voleva solo ferirti, non era tuo padre”.
Non osai dire nulla, non sapevo cosa pensare.
-E poi, la paura. La paura di essere ferito dai miei stessi amici. “Non devi parlare con gli altri d’ora in poi”, la voce continuava a dirmi questo. Io continuavo a ripetere che non era possibile, che dovevo parlare con gli altri bambini, con i miei amici. Non volevo restare da solo. “Quelli non sono tuoi amici, nessuno è tuo amico. Non devi fidarti di nessuno. Finiranno tutti con il ferirti”.
Rimasi in silenzio, ancora.
-Diventai così chiuso da non sapere più cosa volesse dire parlare con qualcuno. A stento parlavo con mia madre. Tuttavia, volevo uscirne a tutti i costi. O meglio, voglio uscirne…
-E’ per questo che ti sei fatto trasferire qui?
Annuì.
-L’unica persona di cui sia riuscito a fidarmi è Arthur…
All’improvviso mi guardò. I suoi occhi in quel momento erano così vivi, al contrario di come glieli avevo sempre visti.
-Io voglio essere di nuovo capace di fidarmi degli altri, Angel..! Non voglio più vivere con la paura di essere ferito! E voglio anche smetterla di dipendere solo da Arthur, ecco perché oggi sono da solo…
-Non devi aver paura che gli altri ti facciano del male.
-Ma è più forte di me…
-Io sono convinta che prima o poi si debba essere feriti dai propri amici. Beh, non intendo essere pugnalati alle spalle, qualcosa di meno grave.
Mi fissava parecchio confuso, quindi continuai a parlare.
-Intendo dire che prima o poi tutti vengono feriti. Da chiunque. Pensaci bene, preferiresti litigare con Arthur e quindi essere ferito da lui, oppure che Arthur sparlasse di te alle tue spalle? In quest’ultimo caso non saresti ferito direttamente, perché saresti all’oscuro di tutto.
-… P-Penso la prima…
-Se vuoi essere amico di qualcuno devi accettare il fatto che potreste ferirvi l’un l’altro. In un certo senso è come se gli amici facessero un patto. “Io sottoscritta Angel sono disposta a diventare amica di Kiku anche a costo di rimanere ferita”.
Il lato positivo è che in un qualche modo lo feci ridere.
-Prova a dirlo anche tu.
-“Io sottoscritto Kiku sono disposto a diventare amico di Angel, anche a costo di rimanere ferito”.
-Facile, no?
Annuì. Poi mi tese la mano, un po’ titubante.
-D-Dopotutto è un patto…
Rimasi un po’ sorpresa, ma gliela strinsi sorridendo.
-E’ un patto. Che ne dici di farlo anche con Arthur? Sono sicura che ne sarebbe felice!
Lui arrossì all’idea, ma lo vidi molto più rilassato. Infatti, non ci volle molto perché ricominciò a parlare.
-D-Dovrebbe essere in camera ora..
Mi alzai.
-Allora andiamoci subito!
Dopo poco si alzò anche lui. In breve arrivammo davanti alla porta della camera dei due. Il ragazzo bussò, e appena sentì la voce del biondo, entrammo.
Arthur era seduto sul letto, sembrava preoccupato per qualcosa.
-Kiku, sei tu?
L’interpellato biascicò un “sì”.
Arthur sospiro pesantemente, ritornando al suo colorito originale. Sembrava quasi un sospiro di sollievo.
-Credo proprio che tu abbia perso un compagno di stanza.
-Angel, allora sei tu che l’hai riportato qui!
-M-Mi dispiace…
Fu quello che mormorò Kiku, visibilmente dispiaciuto.
-Pensavo che te ne fossi andato in quel modo per colpa mia, Kiku…
Arthur fece per alzarsi con l’aiuto del suo bastone, ma io lo fermai.
-Stai pure seduto, Kiku ha una.. sorpresa per te.
Kiku deglutì, nervoso, e si avvicinò al biondino ripetendo la “frase del patto”. Inizialmente Arthur rimane sorpreso, ma poi rispose con la stessa frase, ridendo. Dopodiché ci fu la stretta di mano finale.
Fu strano e allo stesso tempo emozionante vedere un Kiku quasi sorridente afferrare la mano di Arthur e stringerla forte. In quel momento pensai che quel ragazzo sarebbe potuto “guarire”, con un po’ di aiuto.
-Allora, andiamo a fare un giro?
Disse Arthur, dopo un po’. Era molto più sollevato. Feci per rispondere che mi sarebbe piaciuto, ma mi sentì improvvisamente fiacca. Potevo sentire distintamente i battiti del mio cuore.
-Angel?
-C-Che succede..?
-…Scusate ragazzi, si sta facendo tardi…
Tentai di riderci su un po’, probabilmente era solo la stanchezza.
-Sicura di stare bene?
-Certo che sì, sono solo un po’ stanca. Sapete, girare tutto il giorno per la scuola porta a questo.
-Mh… Allora sarà per un’altra volta. Mi raccomando, riposati!
-Certo, adesso andrò in camera mia..
Ci salutammo, e riuscì ad uscire da quella stanza nonostante i due continuassero a ripetermi di andare immediatamente a dormire un po’.
Mi richiusi la porta della mia camera alle spalle sospirando. Dopodiché mi buttai letteralmente sul letto, e cominciai a fissare il soffitto, con le cuffie nelle orecchie. Di certo un po’ di musica mi avrebbe aiutato…
 
Angolo dell’Autrice
Ciaossu~
Allora, come andiamo? Come promesso, ho scritto il più in fretta possibile il capitolo~
Devo ammettere pero’ di aver avuto non poca difficoltà nel tentare di esprimere al meglio i miei pensieri nei confronti della fiducia tra amici. Spero che sia comprensibile ciò che intendevo dire ;3;
Dedico in particolar modo questo capitolo a Mary-chan (Mary99Grace), povero il tuo maritino, eh? Spero che ti piaccia ;w; Ah, ho letto solo ora il tuo messaggio (LOL), ti rispondo immediatamente~
Beh, allora ci si vede~
Alla prossima!
_¢σℓσυяѕσf тнє _мυѕι¢_
  
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