“Ricorda sempre I tuoi genitori”
Il Padrino glielo diceva sempre. Doveva ricordare i suoi
genitori, non cercarne altri.
Suo padre era stato un brav’uomo che cercava di far
sopravvivere la famiglia. Non aveva mai compiuto nessuna azione sbagliata se
non quella di bere troppo: e comunque, anche se ubriaco fradicio e ben
muscoloso, non aveva mai alzato un dito su di lui o su sua sorella, se non
nelle rare volte in cui bisognava educarli.
Tuttavia, non riusciva ad amarlo. Tratteneva l’alcool in
modo da non arrivare al punto di far loro del male, ma ne assumeva comunque
abbastanza per non essere un uomo affidabile e punto fermo della famiglia.
E poi c’era sua madre. La malattia agli occhi l’aveva
portata alla cecità, e non vedendo più il mondo sembrava essersi convinta che
questo non esistesse più.
Troppo debole per alzarsi, troppo debole per ascoltare,
troppo debole per ricordare che aveva dei figli: il padre a volte riusciva a
combattere abbastanza l’alcool per ritornare lucido e dare ai bambini un gesto
d’affetto, la madre non si era mai posta nemmeno il problema di capire se fossero
ancora vivi.
Divenuto un avvocato, un giorno sua sorella gli tornò in
mente. Decise di approfittare dei tempi morti fra un lavoro e l’altro per
trovarla, ed alla fine le sue ricerche diedero dei risultati.
La ragazza lavorava come fioraia in un modesto negozio che
guadagnava abbastanza per sopravvivere, o almeno era quello che dicevano i
dati: preoccupato dello stato delle cose, Tom decise di dare un’occhiata informale
al luogo.
Il negozio si rivelò essere ciò che si aspettava: un posto
modesto ma di buon gusto, senza troppi clienti ma che poteva mantenersi senza
problemi.
Fu la vista della sorella che lo sconvolse.
Tom aveva avuto l’idea di parlarle, presentarsi come suo
fratello e farle qualche proposta per un lavoro migliore- non sperava di essere
riconosciuto e salutato con un abbraccio, non se lo aspettava per nulla.
Quando vide quanto era fragile e minuta, quanto era pallida,
Tom abbandonò qualsiasi progetto avesse fatto. Per quanto in realtà non le
somigliasse, quella ragazzina le ricordava la debole madre che riusciva a
malapena ad alzarsi dal letto.
Lei non lo riconobbe, ma gli sorrise gentilmente: Tom, che
aveva lavorato contro i peggiori criminali, che aveva infervorato le giurie con
le sue arringhe, riuscì a malapena a stirare le labbra in una smorfia
amichevole.
Non riuscì a dirle nulla di ciò che voleva. Ordinò un mazzo
dei fiori più costosi, sorrise a malapena quando la ragazza scherzò, trattenne
a stento le lacrime quando vide con quale difficoltà metteva a fuoco i prezzi o
ciò che scriveva. Aveva ancora lo stomaco stretto in una morsa gelida quando
lei disse:
“Sua moglie deve essere una donna molto fortunata.”
Tom fece un pallido sorriso, prima di lasciarle tutti i
soldi che teneva nel portafoglio.
Aveva poi camminato per la città in uno stato quasi
confusionale, con la valigetta ad una mano e il mazzo di fiori nell’altra,
senza più sapere dove fosse o dove si stesse dirigendo. Avrebbe dovuto pagare
per farle fare un’operazione agli occhi, avrebbe dovuto farlo in forma anonima,
avrebbe dovuto voltarsi, tornare da lei e dirle che era suo fratello? La sua
mente era in quel momento un totale black-out, capace solo di porre domande
senza trovare alcune soluzione.
Quando si ‘risvegliò’ era nella via in cui abitava da
piccolo. Riconosceva il posto, riconosceva la degradazione e lo sporco di quel
luogo che una volta era la sua vita.
Ed allora, finalmente, la sua mente si sbloccò e diede la
risposta di cui aveva bisogno e che l’avrebbe portato ad essere ciò che era.
Mosso dalla rabbia, un’emozione quasi sconosciuta a Tom,
fece a pezzi i fiori e li buttò a terra.