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Autore: Gio318    07/07/2014    0 recensioni
Pare che Baker Street abbia un nuovo coinquilino. Una donna. Sherlock Holmes ha permesso a una donna di vivere lì. Senza prima consultare John Watson. E addirittura dice che è una sua amica. Il mondo doveva per forza avere iniziato a girare al contrario. Chi era? E come mai era così legata a Sherlock? La risposta sembrava giacere in una storia che entrambi non volevano raccontare. In una storia e in una grossa cicatrice sul petto. Oh si, John Watson doveva scoprirlo. Doveva scoprire come mai il suo migliore amico era scomparso due anni. Due anni di nulla. Due anni in cui questa attraente ragazza invece sapeva tutto e addirittura sembrava aver preso parte al piano. Coppia: John/Nuovo Personaggio
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era marzo inoltrato, ormai. Il sole iniziava a scaldare la terra e illuminare la grigia Londra.
John Watson era in piedi davanti alla finestra, con una tazza di caffè bollente in mano.
Stava distrattamente guardando i passanti passeggiare per Baker Street. Osservò prima una donna con un bambino, poi un vecchio claudicante.
 
Trattenne il respiro, poi trangugiò un sorso di caffè.
Se ne stava così da qualche minuto.
 
Sherlock stava seduto sulla poltrona con il giornale davanti agli occhi. Non stava leggendo veramente. Come al suo solito, la testa era altrove.
Ella indossava gli occhiali quel giorno. Stava seduta davanti allo schermo del computer a leggere qualche articolo scientifico con aria assorta. Ogni tanto scarabocchiava qualcosa su un foglietto.
 
“Penso sia giunto il momento” disse John deciso.
Sia il detective che la dottoressa alzarono gli occhi verso di lui
“Penso sia giunto il momento di raccontarmi come è morto Moriarty”
 
Ella guardò Sherlock, incerta, aspettando un suo ordine. Lui annuì leggermente, piegò il giornale e lo appoggiò per terra, poi si mise dritto sulla poltrona e incrociò le gambe, mentre le sue mani nodose si portarono al mento.
 
Fu Ella a parlare. Dopotutto, era la sua storia. Mentre John si mise a sedere sul divano, lei si alzò e andò a sedersi davanti a lui sul tappeto. Bevve una lunga sorsata di the a occhi chiusi.
 
“John, ti devo solo chiedere di non interrompermi. Permettimi di raccontare la storia dall’inizio e solo poi farai i tuoi commenti o ne trarrai conclusioni”
 
Lui annuì, osservandola attento. C’era una luce strana nei suoi occhi castani.
Ella lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
 
“Ero solamente una bambina, quando cominciò tutto. I miei genitori erano dell’Hetfordshire. Vivevamo in campagna. Vicino agli Holmes. Sono sempre stati amici. Da piccoli andavo spesso a casa loro. I miei genitori viaggiavano per il mondo e mi lasciavano lì. Abitavamo letteralmente a venti passi di distanza, quindi non era difficile traslocare le mie cose e passare lì qualche mese. I signori Holmes sono stati molto buoni con me. Da piccoli io e Sherlock giocavamo insieme. Sai, ovviamente erano i nostri giochi, niente bamboline e macchinine. Mycroft era già adolescente e spesso badava a noi”  fece un sorriso nostalgico  “era decisamente meno rompipalle, da ragazzo. In ogni caso, successe quando avevo nove anni. Io e Sherlock eravamo giovani, ma abbastanza svegli per capire che c’era qualcosa che non andava nell’aria. I miei genitori erano tornati con tre settimane di anticipo e i signori Holmes erano stranamente misteriosi. Spesso, di sera, sentivamo degli strani rumori. C’erano macchine che non avevamo mai visto aggirarsi nei dintorni. Berline nere, tirate a lucido, sicuramente macchine di città.”
 
Mentre parlava, guardava John dritto negli occhi. Lui pendeva dalle sue labbra, desideroso di saperne di più.
 
“Ho solo dei frammenti in testa, riguardo l’accaduto. Ancora oggi cerco di sforzarmi, ma non riesco mai a ricordare nei minimi dettagli. Stavo giocando in giardino, dietro al muro del capanno degli attrezzi e sentii un gran caldo, così mi voltai. Vidi fiamme. Alte, minacciose, aliti di fuoco che saturavano l’aria. In men che non si dica, l’intera casa fu bruciata, fino alle fondamenta. Vidi un uomo allontanarsi. Un uomo che teneva per mano un bambino, il quale poteva avere solo pochi anni più di me. Ricordo il suo sguardo. Ricordo la sua fronte alta, gli occhi piccoli ridotti a fessure e l’ampio sorriso che fece quando, tenendo per mano suo padre, guardava la casa bruciare. La mia casa. Mi trovò Mycroft qualche ora dopo, ero ancora nascosta tra i rovi di quel cespuglio. Ero sporca di terra e piena di graffi. I miei genitori morirono nell’incendio. Da quel giorno andai a vivere dagli Holmes. Passai lì quasi tutta la mia adolescenza. Quando Mycroft e Sherlock se ne andarono, io rimasi lì ancora qualche mese. Ero grata delle opportunità che mi stavano dando. Significava molto per me. Mi adottarono, ma mi permisero di mantenere il cognome di mio padre, in onore della sua memoria” I suoi occhi lasciavano trasparire una profonda inquietudine “Quindi, tecnicamente, Sherlock e Mycroft sono i miei fratellastri”
 
John aveva sentito solo pochi minuti di quella storia e già gli tremavano le gambe. Sapeva di essere solo all’inizio. Perché Sherlock gli aveva tenuto nascosto tutto questo? Sherlock Holmes ha una.. sorella. Il dottore si passò una mano tra i capelli, quando un lampo attraversò la sua mente.
 
“Quindi.. quell’uomo…” non sapeva bene come proseguire, ma sperava tanto intensamente di sbagliarsi
 
“James Moriarty Senior. Jim Moriarty è suo figlio. Aveva 13 anni, all’epoca” Ella finì la frase, facendo un sorriso amaro e cacciando indietro le lacrime.
  
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