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Autore: mirandas    07/07/2014    3 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Eccoci (finalmente) con un nuovo canto solo per voi! Cari lettori, ho solo una cosa da dirvi: non odiatemi xD
Conto alla rovescia: -4 canti
Buona lettura a tutti! :D

Canto XXX
 
Dante
 
Ora basta! Non ce la faccio più a trattenermi! Giuro che adesso gli spacco la faccia!
Capocchio aveva osato prendersi gioco di me e non aveva fatto altro che alimentare la mia rabbia verso i falsari senesi. Ed aveva ancora la faccia tosta di sghignazzare! Ah! Presto si sarebbe pentito delle sue parole! Gli avrei fatto vedere io…
“Maestro, dammi l’Eneide.” Gli ordinai, senza girarmi a guardarlo.
La mia guida mi guardò confusa. “Ma non ce l’ho qui con m…”
“Va bene! Allora...gliela reciterò a memoria!”
Vidi il viso di Capocchio impallidire. Ah-ah! Adesso sì che si ragionava. Nessuno si prende gioco di Dante e se ne va indenne.
“Suvvia, possiamo parlarne…” tentò di ragionare lui, ma ormai ero furibondo.
Tossicchiai per darmi importanza e cominciai a recitare. “Eneide, Liber VIII…”
“Oh no! La parte della guerra è quella più noiosa.” Mormorò Virgilio a denti stretti.
E meno male che l’ha scritta lui. Pensai divertito. “…Ut belli signum Laurenti Turnus ab arce extulit et rauco strepuerunt cornua cantu, utque acris concussit equos utque impulit arma, extemplo turbati animi, simul omne tumultu coniurat trepido Latium saevitquae iuventus effera…” cominciai, scandendo bene gli esametri.
“Anche in metrica, noooooooooooooo! Basta! Mi dispiace! Pietà! Ti prego, smettila!” implorò Capocchio.
“Ammetti di aver avuto torto? Ammetti che ero IO ad avere ragione?” gli chiesi con un sorrisino diabolico in volto, degno del migliore Inquisitore spagnolo.
“Beh…”
Vedendolo esitare continuai. “Ductores primi Messapus et…”
“Va bene! Va bene! Hai vinto! TU avevi ragione ed IO avevo torto. Contento?”
“Sì.” Sibilai con un sorriso soddisfatto.
Capocchio fuggì il più lontano possibile da me lanciandomi un' ultima occhiata colma di odio.
Sospirai soddisfatto. “Giustizia è fatta.” Mi voltai verso Virgilio e lo trovai intento a fissarmi con una nuova luce negli occhi. Aveva perduto qualsiasi atteggiamento di scherno o di rimprovero, ma non sapevo dire che sguardo fosse quello che adesso puntava su di me. Semplicemente era...diverso, curioso forse, come se mi stesse valutando in maniera differente da come aveva fatto fino a quel momento.
“Ho qualcosa sul viso, maestro?” domandai, un po' imbarazzato, probabilmente con un’aria troppo saccente per i suoi gusti.
Virgilio parve riscuotersi. “A parte il tuo enorme naso? No, assolutamente nulla.”
Ok, oggi è l’ultimo giorno che prende in giro il mio bellissimo nasino.
“Sai cosa dicono del naso, maestro caro?” domandai, spostando lentamente il mio sguardo dal suo viso verso il basso.
Virgilio seguì come incantato il mio sguardo e, quando si rese conto a cosa alludevo parve riscuotersi; rialzò immediatamente gli occhi con un sorrisetto. “Non era dei piedi che lo dicevano?” ribatté.
Al che, arrossii di botto. Non era colpa mia se ero nato con dei piedini da fata!
“Stai attento, Dante.” Continuò lentamente, imperterrito. “Stai giocando ad un gioco pericoloso.” La sua espressione si fece più invitante, come se mi stesse sfidando a continuare a flirtare…si stava divertendo, era evidente...un momento…FLIRTARE?!?! Noi due stavamo flirtando?! Come?! Cosa?!? No, dovevo essermi sbagliato...
Ma allora lui ci sta provando con ME! Allora...forse...!
Sì! Sì! Sì! Vai così, Dante, Sei grande! Ed ora che l’hai realizzato, lascia che sia io a fare il resto…
E cosa avresti intenzione di fare? Domandai sospettoso.
Che domande! Ovviamente gli salterò addosso!
Noooooooo! Non ti azzardare!
Ma…!
A cuccia!
Ma…!
Sit!
But…
Vocina…

"Dante? Tutto bene lì dentro?"
Oh, no! Ero stato a parlare troppo a lungo con la mia vocina ed ora il mio maestro mi stava guardando come se fossi impazzito! Avevo rovinato tutto!
“Vocina inopportuna!” No, oh cielo… l’ho detto ad alta voce. ” Ehm… Sì sì, mai stato meglio…”
Ok, ora come lo affronto il discorso? Insomma, visto che la cosa sembra funzionare, forse potrei riuscire a trovare il coraggio per dichiararmi.
Virgilio parve sollevato e forse non aveva nemmeno notato la mia gaffe della Vocina. “Oh, meno male! Temevo di averti preso troppo in giro con quel discorso sui piedi.”
Oh-oh.
“C-c-come? Prendermi in giro? Vuoi dire che tu…” Oh no, avevo veramente male interpretato così tanto le sue intenzioni?
“Cosa? Pensavi che fossi serio? Ma no sciocco! Non mi permetterei mai di offendere per davvero le tue parti intime! In fondo, a me non interessano le tue...umh..."misure"...” Tentò di tranquillizzarmi il mio maestro, ottenendo l’effetto opposto.
Vuol dire che non stava flirtando con me? Che non mi stava stuzzicando apposta? Quindi a lui non gli importa veramente niente di me…
Ero sull' orlo dell' esasperazione. Non riuscivo a capirlo.
La mia guida mi si avvicinò preoccupata. “Ehi, che cos’hai adesso?”
Aprii bocca per rispondergli in malo modo, ma, in quel momento, fummo interrotti dall’arrivo di due anime pallide e nude che correvano, mordicchiando altri dannati. Una di queste raggiunse Capocchio e lo addentò alla nuca, trascinandolo via senza mai lasciare la presa, come un cane rabbioso con la sua preda.
Griffolino, l’aretino rimasto, con cui avevo parlato in precedenza, prese a tremare. “Q-q-quello c-c-he è a-appena p-p-passato è G-Gianni Schicchi. F-fa così con tutti e non risparmia m-m-mai nessuno.”
Lo guardai con compassione. “Spero vivamente che il suo compagno non ti azzanni mai. Non posso più fermarmi molto, devo continuare il mio cammino, ma, prima di andare, ti va di dirmi chi era costui in vita?” Pregai fortemente che mi assecondasse, fregandomene beatamente del fatto che fosse in preda al panico, in modo da allontanare il più possibile il mio imminente chiarimento con Virgilio. Ora come ora non ero pronto per affrontarlo di nuovo.
Fortunatamente, Griffolino continuò a parlare. “Quella è l’anima di Mirra. Mai sentito parlare di complesso di Edipo? Ah, giusto, Freud non esiste ancora! Talvolta poter vedere passato, presente e futuro genera un po' di confusione!” Tossicchiai, facendogli cenno di continuare. “Giusto, vorrai sapere cos’è il complesso di Elettra. Praticamente, hai presente quando un padre e sua figlia copulano? Quello. Sì, lo so, disgustoso. Dunque, Mirra, per andare a letto con il padre, tramutò le sue sembianze. Un po' come fece compare laggiù, che si finse Buoso Donati per accaparrarsi la cavalla migliore in eredità.”
Quando i due dannati furono passati, rivolsi lo sguardo agli altri, evitando di posarlo su Virgilio. Vidi un’anima che sembrava quasi un liuto con le gambe tanto il ventre era gonfio per l’idropisia. Fu proprio lui a rivolgermi la parola per primo. “Oh, voi che siete qui senza alcun tormento, io sono maestro Adamo. Guardate qua come sono ridotto! In vita godetti in abbondanza di tutto quello che desiderai e ora vorrei solo una goccia d’acqua. Una singola goccia! Ancora ripenso ai torrenti del Casentino e la loro immagine mi inaridisce più del male per cui io dimagrisco nel volto. Ma la mia punizione non è senza giustizia. Vedete, proprio presso quei freschi ruscelli , vi è il castello di Romena, dove io falsificai la lega dei fiorini d’oro. Ma non fu solo colpa mia, sia chiaro! Fui istigato dai conti Guidi. Ah! Se solo potessi mettere le mani su uno di loro! Voci di corridoio mi dicono che ce n’è uno in questa bolgia, ma tanto che ci posso fare? Non riesco nemmeno a muovermi!”
Decisi di interrompere quel grottesco palloncino prima che potesse cominciare ad autocommiserarsi di nuovo. “Senti, mi puoi dire chi sono quei due tizi febbricitanti alla tua destra che emettono vapore come una stufa?”
“Guarda, io li ho trovati qui e da allora non si sono più mossi, e penso non si muoveranno mai.” Mi rispose con scarso interesse. “Una è la moglie di Putifarre, la donna che accusò Giuseppe di averle arrecato violenza. L’altro è il bugiardo Sinone, il greco che ingannò i troiani per far loro accettare il Cavallo di Troia. Ragazzi, senti il tanfo di bruciato che emanano questi due!”
Sinone, non gradendo il modo in cui era stato presentato, tirò senza preavviso un pugno a mastro Adamo. Quest’ultimo rispose con un gancio al viso. “Almeno io riesco a muovere il braccio, idiota!”
“Ah, davvero? Eppure mi sembrava che mentre andavi al rogo quelle braccia non riuscissi ad usarle. Al contrario di quando coniavi!”
Ugh, questa era cattiva. Pensai, osservando lo scontro di botte e risposte interessato.
“Sarà anche vero, ma non mi sembra che tu abbia fatto lo stesso quando i troiani ti chiesero di dir loro la verità a proposito del Cavallo!”
“E allora tu? Tu hai falsificato la moneta! Sai quanti bambini non mangeranno per colpa tua?”
“Il Cavallo, Sinone! Il Cavallo! Ricordati del Cavallo! Quello che ha condannato una città intera! Pensa agli infanti che tu hai ucciso! Il mondo intero conosce la tua colpa, Sinone! Ti sarà tormento per l' eternità!”
“E a te sarà di tormento la sete, con la tua lingua e la tua pancia marce.”
“Io avrò anche una sete mostruosa, ma tu hai una febbre terribile e un mal di testa da paura e sono convinto che anche tu non vedresti l’ora di tuffarti in un po' di acqua fresca!"
Io ero così intento a seguire il loro battibecco che mi scordai completamente del maestro alle mie spalle. Perciò, quando Virgilio mi artigliò una spalla, quasi mi venne un infarto.
“Maestro!” obiettai, ma subito mi zittii sotto il suo sguardo deluso.
“Se resti ancora per un minuto a guardarli litigare, giuro che litigo io con te.”
Alle sue parole, provai una sincera vergogna e il forte desiderio di scusarmi, provocare in lui certe reazioni mi faceva star peggio di quanto dessi a vedere, ma non riuscii a pronunciare parola. D’altronde, ero ancora deluso per la discussione di poco prima.
Virgilio, vedendomi così frustrato, decise di intervenire. “Suvvia, non c’è bisogno di vergognarsi così tanto! Basta che tu mi dica che ti dispiace e che mi prometti che non assisterai mai più ad altre risse. Sai che non è educato farsi gli affari degli altri più del necessario. Lo sai in che luogo siamo; queste anime soffrono, e tu non immagini quanto. Per quanto possano aver peccato, io personalmente augurerei a pochi tutte queste sofferenze. E' già tanto che ti permettano di ascoltare le loro storie, meglio non abusare della loro gentilezza, giusto? Il ricordo è per loro fonte di ulteriore dolore. Lasciamoli stare adesso, andiamo via.”
Quanto adoravo quando la mia guida non si prendeva gioco di me e mi faceva discorsi seri! Quanto mi era mancato il lato letterario di Virgilio! In questi momenti riconoscevo nel suo lato più profondo la saggia guida, l' uomo che avevo sempre adorato.
Ed è così che, preso dal un nuovo impeto di amore, di passione verso il mio poeta preferito, riuscii a radunare il coraggio per fare una sola, difficile, domanda.
“Ti prometto tutto quello che vuoi maestro, ma prima, potresti rispondere sinceramente ad una mia domanda?”
Virgilio parve sorpreso per un attimo, ma subito riacquistò la sua aria sicura. “Certo, chiedi pure.”
Ok, Dante, respira. Ce la puoi fare. Uno, due, ...due e mezzo...aah,...tre!
“ChecosaPROVIveramenteperme?” Domandai in fretta e furia, forse sperando che Virgilio non avesse capito nulla e che quindi ignorasse la domanda. Ovviamente, nulla andava mai secondo i miei piani. Quando alzai lo sguardo e incrociai quello del mio maestro, capii che era arrivato il momento della verità.
  
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