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Autore: looking_for_Alaska    08/07/2014    1 recensioni
Anno 3025, stato di Alagar. Rebel ha ormai sedici anni e la società la obbliga a scegliere tra due lavori possibili : essere un ufficiale dell'Esercito, che ha lo scopo di annientare tutti i maschi esistenti, oppure rifornirlo. Un giorno però incontra un ragazzo che le chiederà di entrare a far parte della Resistenza. Seguirà il suo cuore, anche se così facendo farà soffrire tutti quelli che ama?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Triangolo
Capitoli:
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Mi siedo per terra nella radura. Inutile vagare: qui non c'é nessuno. Passa quasi un'ora, poi finalmente sento dei passi. Arriva una ragazza sulla ventina. È bellissima, ha lunghissimi capelli biondi e profondi occhi viola. Indossa una tuta, viola anch'essa, ed è molto alta. Mi si avvicina, tende la mano. << Io sono Cassandra >> dice. Mi sorride, ma non c'è calore nel suo sorriso. Mi ricorda Jane. Ma scaccio quel pensiero. Lei non è qui. Non può essere qui. Mi alzo e stringo la mano. La fisso negli occhi, non abbasso lo sguardo. Mi studia con lo sguardo. Poi dico << Io sono Rebel. Comandante >>. Lei fa un sorrisetto e annuisce. Mi guarda dall'alto in basso. << Vieni >> dice infine. Mi afferra il polso con forza e quasi mi trascina fino a una navetta. È molto più piccola di quella di mamma, e anche molto meno rumorosa. Evidentemente non l'avevo notata, prima. Mi fa segno di salire. Ho un attimo di esitazione, poi eseguo. Non posso avere paura adesso. È il mio destino. Sopra c'è un'altra ragazza. Ha i capelli neri, lunghissimi anche i suoi, e profondi occhi gialli. Gialla è anche la tuta che indossa. Si avvicina, sorride. << Ciao >>. Sembra più amichevole di Cassandra. Ma non posso fidarmi di nessuno. << Ciao, sono Rebel >> dico. Si avvicina e mi bacia la guancia. << Io mi chiamo Mina >>. Annuisco, non sapendo bene cosa fare. Sono piuttosto imbarazzata; non amo le effusioni, e poi, nemmeno la conosco. Però devo farmi amiche queste persone se voglio avere vita lunga. In quel momento entra anche Cassandra. << Vedo che hai conosciuto anche Mina >>. Mi prende per mano e mi accompagna ad un tavolo al centro della stanza. Mina m'invita a sedermi. Lo faccio. Sono sedute al mio fianco, una a destra e l'altra a sinistra. Cassandra mi guarda. << Ci sono cinque comandanti, ognuno associato ad un colore. Io, Cassandra, sono la viola; Mina la gialla; Mint la verde; Pearl, la rosa. E tu. Che colore sei tu >>. Mi fisso le mani. Nessuno mi ha mai detto che devo scegliere un colore. Ma non ho dubbi. << Il blu >> rispondo d'istinto. Cassandra fa un sorrisetto. Credo che sia tipico di lei. << Il colore della rivoluzione... Interessante. Le persone di solito lo evitano. Brava >> mi dice, dandomi una pacca sulla spalla, mentre si alza. Non so esattamente perché sono "brava". << Davvero coraggiosa >>. Non dico niente. Mina e Cassandra vanno a indirizzare la navetta. Mi volto a guardare fuori dal finestrino. Il paesaggio corre veloce. Gli alberi presto lasciano il posto al deserto, e poi al mare. E poi a un enorme palazzo, tutto di vetro. La sede dell'Esercito. Mi giro per prendere un bicchiere d'acqua e... seduto al tavolo, c'è il ragazzo con la bandana militare. << Ciao >> mi dice agitando la mano. Con l'altra teneva qualcosa attorno al collo. Una specie di collana. Cercando di non farsi notare, la fa scivolare sotto la maglietta. Per nasconderla, suppongo. << Che diavolo ci fai qui? >> bisbiglio. Mi avvicino a lui. << Se ci sentono, ci uccidono >>. Mi fa segno di stare tranquilla con la mano. << Non succederà. Ho fatto in modo che non succeda. Siediti; non sei in pericolo >>. Guardo timorosa verso le due comandanti, ma non sembrano aver notato nulla. Faccio come mi ha detto. Lo fisso, aspettando che faccia qualcosa, che mi dia qualche informazione, ma risponde al mio sguardo con curiosità. << Perché mi fissi? >> chiede. Inarco le sopracciglia. Ha davvero fatto questa domanda? << Forse perché stai rischiando la morte a stare qua a parlare con me>>. Sbuffa, e fa un gesto con la mano come dire che morire non è poi chissà quale problema. << Naaaah, tranquilla. Non possono vedermi >>. Lo osservo, aspettandomi che continui, o almeno che mi dica perché non possono vederlo, ma evidentemente continuare non rientra nei suoi piani. << Cazzo, è tardi! Non dovrei essere qui >>. Ma mi prende per il culo o lo ha notato solo adesso? << Infatti. Sei un maschio infiltrato tra due comandanti. Ma no; perché non dovresti essere qui? >>. Mi fa segno di stare zitta. << Ora vado. Ci vedremo presto >> mi dà un bacio sulla guancia (sul serio, ho già avuto troppi baci in un giorno) e scompare nel nulla. Guardo il punto dove prima c'era lui. Non è la prima volta che scompare così, ma è impossibile. Voglio dire... Uno non scompare nel nulla. <> grida Mina ridendo felicemente. Cassandra scuote la testa, ma si vede che le vuole bene. Parcheggiano la navetta nella pista d'atterraggio dell'Esercito. Appena la porta del veicolo si apre, una ragazzina mi viene incontro. << Sei la nuova comandante? >> chiede sfacciatamente. Sorrido e annuisco. La ragazzina batte le mani come se fosse la notizia più bella del mondo. << Ti aspettavamo con ansia >> esclama. << Dài, vieni! >>. Mi prende per mano e mi tira. << Brianne, trattala bene >> l'ammonisce freddamente Cassandra. Le sorrido per far capire che non c'è problema. << Dove vuoi portarmi, Brianne? >> chiedo alla ragazzina. Ha la pelle scura, e dei grandi boccoli color cioccolato le incorniciano il viso bellissimo e dolce e un lungo vestito giallo svolazzante le fascia il corpo. È molto carina. << Dal capo >> risponde come se fosse una cosa ovvia. << Capo? >> domando. Mi sono persa qualche passaggio, mi sa. Cassandra e Mina mi fissano. << Sì, esatto. Sta parlando dell'altra comandante, Pearl. Non fidarti eccessivamente di lei >> mi risponde Mina lanciando un'occhiata a Cassandra. Quest'ultima annuisce. << Sta' attenta >> mi dice soltanto con una scrollata di spalle. Poi lasciano che Brianne mi trascini dentro l'edificio di vetro. Dentro è arredato benissimo, ma è molto freddo. Il pavimento è tutto nero. Ci sono divanetti neri ovunque, e al centro della stanza quadrata ed enorme un ascensore. Mi rendo conto che ogni parete di vetro è suddivisa in tre, e sono tutte porte. C'è un via vai incredibile di gente vestita in completi neri e abiti eleganti. Brianne mi trascina verso l'ascensore, mi spinge dentro e preme per il centesimo piano. Non avevo idea che questo edificio fosse così grande. Da fuori non si direbbe mai. Arriviamo al centesimo piano, ed usciamo dall'ascensore. Davanti a noi si estende un lunghissimo corridoio dalle piastrelle nere. Le pareti non sono di vetro qui, è normale muro bianco. Ci sono tantissime porte di legno. Mi conduce verso l'ultima in fondo, bussa, e senza aspettare la risposta, mi spinge dentro. Mi guardo attorno. È un normalissimo ufficio, senza nulla di speciale. C'è un armadio, un quadro alla parete bianca, e una scrivania di legno. Dietro di essa, siede una ragazza davvero bella. Si alza, ma non mi viene incontro. Ha dei capelli crespi ma non ricci, bianchissimi, lunghi fino alla vita. Due profondi occhi rosa mi scrutano. Sembrano incredibilmente intelligenti. L'espressione della ragazza è fredda e le sue labbra sottili sembra che non abbiano neanche mai provato a sorridere. Mi viene naturale indietreggiare. Quando lo faccio, nel viso della ragazza balena l'ombra di un sorriso. Mi correggo : le sue labbra hanno visto sorrisi, ma rari. Brianne mi spinge verso il centro della stanza. La ragazza le lancia un'occhiata quasi disgustata. << Puoi andare, Brianne >>. Seguo con lo sguardo la ragazzina scura che esce. La ragazza si siede, ma non m'invita ad accomodarmi. Resto in piedi, a disagio, mentre i suoi occhi mi scrutano. Poi con una mano mi fa segno verso la sedia. Mi siedo, e appoggio le mani sulla scrivania. La tuta rosa pallido della ragazza brilla di paillettes. Mi lancia un'occhiata fredda. << Allora, chi sei e a cosa devo il piacere? >>. Da come dice "piacere" mi fa capire che non lo è. << Mi chiamo Rebel >> balbetto. << Sono l'ultimo comandante >>. Mi scruta ancora più a fondo, sporgendosi verso di me dall'altro lato della scrivania. << Interessante >> borbotta, poi appoggia di nuovo la testa bianca sulla sua poltrona. << Io sono Pearl. Sono un altro comandante >> risponde. Annuisco. Pearl non dice più niente e non capisco se devo farlo io. Dopo un secondo la porta si spalanca ed entrano Cassandra, Mina e un'altra ragazza, molto alta e bellissima. Abbracciano Pearl, che non sembra particolarmente felice. La ragazza che non conosco non lo fa ; si limita a guardarla. È vestita tutta di verde. Ha la pelle molto scura e i capelli riccissimi e neri. Due occhi verde smeraldo si voltano verso di me e una bocca rossa e piena mi sorride dolcemente. << Ciao, tu devi essere Rebel >> mi dice. << Io sono Mint. Il comandante verde >>. Viene verso di me mi posa un bacio sulla guancia. Mi sta subito simpatica. Anche perché sembra che detesti Pearl. Pearl si alza e fa alzare anche me, tirandomi in malo modo per il braccio. << Muoviti >> mi ordina frettolosamente. << Devi vedere la stanza dei comandanti >>. Andiamo nell'ascensore e andiamo tre piani più in alto. Quando si aprono le porte, davanti a me c'è una grandissima stanza circolare, con un soffitto a cappella. Al centro della stanza si trova un piccolissimo palco tutto tondo, e dipinto sul pavimento una girandola dei cinque colori dei comandanti. << È stupenda >> sussurro, senza parole. Nell'aria si sente un profumo di fiori appena sbocciati. << Già >> risponde Mint con un sorriso. Me la mostrano, e ognuna di loro si ferma in un punto preciso della girandola, sul proprio colore. Mint é al mio fianco. Le sorrido e lei mi stringe la mano per un secondo. Pearl poi se ne va. << Ma dove diavolo va? >> sbraita Cassandra. << Cass >> la richiama Mina. Poi si rivolge a Mint. << Mostrale la sua camera, per favore >>. Mint sorride e mi prende la mano. Mi conduce all'ascensore, un piano in basso. Questo posto è un dannato labirinto. Ci sono cinque porte, tre da una parte e due dall'altra. La mia é in mezzo tra quella di Mina e la sua, mi spiega Mint. Annuisco. Lei mi dà una chiave. << È quella della stanza >> m'informa. Apro, ed entriamo. Trattengo un singhiozzo : la stanza é stupenda. Non é molto grande. Ma é blu. Tutta blu. C'é un letto a baldacchino blu, tende blu, tappeto blu, muro blu, armadio blu e divanetto blu. Solo la scrivania, il comò e il pavimento sono di legno. Ma è meravigliosa. << Ti piace? >> mi chiede Mint. << É bellissima >>. Fa un sorriso orgoglioso. << L'ho arredata io >>. Mi volto a guardarla. É molto più alta di me, e più bella. Ma le voglio già bene. << Adesso io devo andare >> mi dice. << Devo svolgere alcune faccende. Ci vediamo dopo. Se vuoi riposati, non é stata una giornata facile. Ci vediamo a cena >> mi abbraccia e se ne va. Chiudo la porta dietro di lei, e mi siedo sul letto. È morbidissimo. Vado all'armadio e vedo che é pieno di vestiti, tutti blu e azzurri e di altre mille sfumature di cobalto. << Questo é il letto più comodo che abbia mai provato >>. Mi volto di scatto, e vedo il ragazzo con la bandana militare sdraiato sul letto. É tutto sporco di terra e fuliggine. E mi sta sporcando il letto. << Oh dannazione, alza il culo da lì! >> esclamo, e lo prendo per un braccio facendolo alzare. << Ehy! >> si lamenta. Lo afferro per le spalle e lo scuoto leggermente. << Che cosa ci fai tu qui? >> sibilo. Il ragazzo si divincola e s'aggira per la stanza, studiandola. << Carina >> dice. << Senti, dimmi cosa vuoi da me e vattene >> sto per perdere la pazienza. Lo trovo ovunque, e sì, okay, é bello e tutto, ma sta cominciando a stancarmi. << Sono venuto a salutarti nella tua nuova casa, Rebel >> risponde come se fosse una cosa ovvia. Sbuffo. << Quindi rischi la vita per salutarmi? >>. Scrolla le spalle e fa un sorrisetto. << Sì, più o meno é così >>. Scuoto la testa e vado alla finestra. Dopo due minuti, sento le sue mani sui miei fianchi. Sussulto. Ero convinta che se ne fosse andato. Mi giro verso di lui e la sua fronte sfiora la mia. Siamo vicinissimi. << Devo andare >> sbuffa. Mi solleva il mento e mi dà un casto bacio sulla guancia. << Ci rivediamo, tesorino >> mi sussurra in un modo che mi fa sciogliere. Poi mi riprendo. È il nemico. È un maschio. Non posso lasciare che se ne vada. << Non posso lasciarti andare via. Devo avvertire le altre >> dico. Lo vedo sorridere. << Tu non lo farai >>. Lo fisso intensamente negli occhi. " Mi dispiace " , penso. E premo il pulsante di fianco a me sulla scrivania, quello dell'allarme.
   
 
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