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Autore: SmellyJelly    09/07/2014    3 recensioni
-"Maicol Gecson", who is it?-
..Dream with me,
Elizabeth.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Accuse, relazioni e Liz Taylor

Passarono anche questi mesi, Frank tornò a scuola e io continuavo il mio lavoro. Non sapevo ancora che una notizia terribile stava per sconvolgere ancora di più la mia vita.
-Elizabeth!- Michael si catapultò nella mia stanza nonostante il mio lavoro fosse finito e lui non si sarebbe ma permesso di venire da me senza preavviso dopo l’orario di lavoro.
-Michael, che succede?- mi alzai dalla sedia.
Lui non fece niente, corse ad abbracciarmi e cominciò a piangere.
-Elizabeth aiutami ti prego- disse tra un singhiozzo e l’altro.
-Che succede?- gli accarezzai i capelli.
-Una cosa terribile, terribile…-
-Cosa? Che cosa?!-
Pianse ancora più forte e singhiozzava in un modo spaventoso, sembrava che non respirasse –Elizabeth! Perché mi è accaduto questo perché?! Perché?! Non voglio andare in tribunale, non voglio! Salvami tu, ti prego…- sospirò –aiutami…-
-In… in tribunale? Michael  che cazzo succede?! Non posso aiutarti se non me lo dici!- lo staccai dalla stretta ferrea del suo abbraccio.
-Ricordi Jordan Chandler? Te lo ricordi?-
-Certo che me lo ricordo…-
-Mi ha… sono stato accusato di pedofilia da lui…-
Quelle parole rimasero fisse nella mia mente per alcuni minuti, tutto si fece confuso, non mi accorsi nemmeno che Michael stava rompendo tutto, cominciava a spaccare specchi, lanciare sedie e tutto quello che gli capitava a tiro.
Insieme al suo pianto sinonimo di tristezza, si aggiunse la rabbia.
Tornai alla realtà. Corsi da lui e lo frenai prendendolo per le braccia. Lo guardai per un attimo davanti a me e poi vedendo le sue lacrime scendere senza sosta solcando le linee precise del suo viso, lo abbracciai e lo strinsi con tutta la forza che avevo in corpo.
Gli creai una sorta di parcheggio sulla mia spalla e respirava affannato sul mio collo, eppure le sue lacrime scendevano come un fiume bagnandomi tutta la spalla e scendendo giù fino alla schiena.
Rabbrividii sentendo quei sentimenti scivolare lentamente sulla mia pelle, era una sensazione così strana…
-Non è possibile… non può essere vero- sapevo che per Michael i bambini erano una delle cose principali nella sua vita, lui li amava perché lo rappresentavano. Lui era un bambino. Era la purezza, la dolcezza, la sincerità, l’Amore. Quelle cose che in un adulto, soprattutto in una persona famosa non c’erano.
-La vita è così ingiusta con me… perché mi odiano tanto?-
Non potevi odiare Michael Jackson, non potevi perché lui era amore e lui diffondeva amore, non faceva altro che bene… forse per questo era tanto scomodo –la gente è cattiva, non sopportano che tu faccia del bene… non sopportano che tu sorrida e perciò… perciò tu non smettere mai di farlo, solo per il gusto di farli star male-
Cominciò a giocare con i miei capelli –Elizabeth… adesso che cosa devo fare?-
-Devi affrontare la realtà-
-Ne varrà della mia reputazione, i mass media mi tormenteranno, tutti mi odieranno e i miei fans? Non posso fargli questo… li ho delusi-
-Non hai deluso nessuno! I tuoi fans sanno che sei innocente! Adesso tu devi affrontare la situazione, combattere-
-Non so andare in guerra come te, chissà quanti anni durerà… e immagino adesso tutti i telegiornali ne staranno parlando, tutti penseranno che sono un…-
-Basta!-
-Voglio lasciarmi in balia delle onde, la mia vita non ha più senso…-
-Smettila!-
-Io sono fragile Elizabeth… io non sono te, non ce la farò mai, voglio morire, ti prego uccidimi…- ed ecco che arrivava il terzo stato: la disperazione e la rassegnazione.
-Sei fuori di te!-
-No… sto solo affrontando la realtà come hai detto tu! Sono come un fantino caduto da cavallo e incapace di rialzarsi… incapace di “saltare l’ostacolo” e tutti ridono di me…-
-Davanti un ostacolo non si piange, si salta! E quando vedrai la luce dell’altra parte ti accorgerai che ne è valsa la pena- sorrisi.
-È un ostacolo così alto che copre di buio anche l’altra parte… perché devo affrontare la realtà sapendo che dopo la mia vita sarà uguale ad ora?!-
-Per il gusto di sconfiggerli- gli accarezzai il viso –non trovi mai soddisfazione nell’avere ragione nonostante dicano l’opposto? Non provi soddisfazione nel poter ridere un faccia ad una persona perché non sei tu ad avere torto?-
-Sì…-
-Loro non hanno prove! Non possono accusarti per nulla!-
-Eppure…- la sua voce cambiò, era rauca e triste. Si staccò da me e sprofondò sul divano –mi sbatteranno in galera… anche senza prove-
-Ma questo è impossibile-
-Sì, ma io sono Michael Jackson… sono sbiancato, gay e pedofilo… merito la sedia elettrica per loro- l’ultima lacrima scese sul suo viso.
Mi inginocchiai davanti a lui –Michael- sospirai –perché fai così? Che ti importa se la gente pensa questo di te? Tu sai di essere innocente, tu non sei né gay, ne sbiancato e qualsiasi altra cosa pensino di te… hai milioni di persone che ti amano e non crederebbero mai a queste cose, hai la coscienza pulita e perché dovresti prendere le loro parti?-
Non rispose.
-Mi prometti che… starai vicina a me?- i suoi occhi erano tanto belli, anche lucidi di lacrime, erano un insieme di dolcezza che io amavo.
-Promesso- ci demmo il mignolo, come bambini, perché i bambini sapevano mantenere promesse meglio degli adulti… -adesso riposati un po’ che ti fa bene, io sto qua-
-Riposati insieme a me- mi sedetti accanto a lui e gli feci da cuscino, la sua testa era poggiata appena sotto il mio collo, così che anche io potessi “usarla” come sorta di cuscino, ma come potevo usare una  testa di mela come cuscino?
-Sei una persona molto speciale per me Elizabeth- disse alla fine mentre esplorava la mia mano.
Lasciai che quella frase giacesse nella mia mente per un po’, mentre mi divertivo a giocare con i suoi riccioli, specialmente con quello che puntualmente gli ricadeva sulla fronte.
Non sperai di essere qualcosa in più in quel momento, perché sapevo che la “persona speciale” era molto più intima dell’amica di letto e così con un sospiro lo lasciai stare e chiusi gli occhi. Certo la mia mente non si fermava, anzi, più cercavo di non pensare e più vagava in cielo e in terra.
Quello era un bel traguardo per me, anche se a pensarci bene c’era stato più di un bacio tra di noi e allora era come se non ci fossero stati. Chissà se a più di mille miglia di distanza dal mio paese poteva significare solo amicizia, non come si pensava da me… mmh che razza di idea ridicola!
Provate a biasimarmi, avanti! Vorrei vedervi nei miei panni… Michael era fottutamente fidanzato con quell’uccellaccio del malaugurio di Lisa, io dovevo pur trovare un modo per sdrammatizzare!

I mesi seguenti furono davvero l’inferno per Michael e pensare che si avvicinava anche il periodo natalizio, ma di aria di Natale non se ne vedeva proprio.
Era passato più di un anno dal nostro primo incontro e tra noi non c’era stato quasi niente fortunatamente… forse perché era stato così impegnato con il suo lavoro e con le accuse che quasi non mi vedeva il giorno, ed era positivo, anche se dal momento che Lisa era fuori Michael dormiva nella mia stanza e io nella sua a volte, per confortarci a vicenda, come due persone che alleviano i propri dolori.
Ormai non potevo più evitarlo… ma infondo, infondo sapevo che la nostra amicizia non sarebbe finita nonostante Lisa, perché la nostra non era una comune amicizia, ma l’amicizia tra Michael Jackson ed Elizabeth Nastro.
Tornò a Neverland e io con lui. Oltretutto il 22 dicembre 1993 via satellite si dichiarò assolutamente innocente ed era giusto.
Neverland… seppi cos’era solo in quel momento.
Entrammo con la limousine dentro il cancello con lo stemma dorato e quando entrai ero tutta un “Wow” generale.
-Oh mio Dio, questa non è una casa, è un paradiso- dissi mentre mi giravo intorno con Michael che mi guardava e rideva perché avevo paura di mettere piede su quell’erba che sembrava uscita da un quadro di Michelangelo.
Era tutto così paradisiaco che avevo veramente paura di rovinarlo (anche se non c’era il motivo), sembrava la dimora di Peter Pan. Ah… era la dimora di Peter Pan.
-Io non… dammi un pizzico così sarò sicura di non stare sognando…- beh detto fatto –ahi! Facevo per dire!- gli diedi un “amorevole” schiaffo sul braccio.
-L’hai chiesto tu, che vuoi da me!- rise.
E io insieme a lui –idiota-
Quando entrai lì dentro non poté far a meno di notare che quell’ingresso era stracolmo di quadri e statue. Grandi tappeti rossi rivestivano il pavimento come fossero stati messi apposta per me. Il maggiordomo Gail ci condusse lungo una scala di legno fino ad arrivare ad uno dei saloni dove di solito stava Michael.
-Non si vede che ti piacciono i quadri-
-Sì lo so… dovrei mettercene qualcun altro non credi?-
Risi e disapprovai con la testa.
-Caspita è gigantesca, dovrò darmi da fare-
-Non ci sarai solo tu-
-Ah no?-
-Ti farò conoscere una persona molto fidata, la definisco caposquadra delle pulizie… si chiama Emilia, ma io la chiamo Emily, è una donna sui 50, è molto premurosa e gentile- sorrise mentre lo raccontava.
-Perché dici sui 50? Non sai quanti anni ha?-
-Non si chiedono gli anni ad una donna…- chiuse gli occhi sentendosi il figo del momento...
-Oh che gentiluomo- dissi sarcastica –ma è la tua domestica di preciso da quanto?-
-Non ne ho idea, da anni- fece spallucce.
Mi portò a vistare Neverland…
In tutta la proprietà era diffusa musica classica delle colonne sonore dei film Disney, c’erano file di alberi ordinati, milioni di fiori e decine di fontane. C’era anche una stazione ferroviaria e a sinistra un lago.
C’erano statue di bambini in bronzo ovunque, era tutto sbalorditivo!
Feci un giro sul treno (non potevo farne a meno, era troppo divertente!), poi era tutto perfetto… i guardiani e gli assistenti apparivano all’improvviso e spesso mi ritrovavo addosso a Michael quando uno di loro veniva a chiedermi facendomi sobbalzare “Signorina desiderate?”, era un’esperienza esaltante e spaventosa allo stesso tempo e mi veniva da ridere!
Poi il cinema.
-No, cioè… hai anche il cinema personale?!- imprecai quasi contro di lui.
-Non ci posso andare normalmente perciò…-
-Perciò te lo sei fatto costruire in casa tua, magnifico!-
Oltrepassammo un viale lastricato e vidi una bellissima fontana creare giochi d’acqua con tanto di illuminazione. Davanti a noi una porta a due ante che conduceva al teatro e sulla sinistra Michael si era fatto costruire alcune statue di personaggi animatronici Disney tratti da Pinocchio.
C’era anche la sua figura animatronica a grandezza naturale vestita da Smooth Criminal e quando ci passammo accanto una voce diceva “Guarda, c’è Michael” e il “robot” prendeva vita magicamente danzando in cerchio al passo di moonwalk.
E poi andando dritto c’era un banco pieno zeppo di dolci, tutti i tipi di caramelle possibili e immaginabili, dove c’era anche un distributore di gelato.
Un tappeto rosso conduceva al cinema, con diciamo… un centinaio di poltrone rosse.
C’era anche un “bungalow per gli ospiti” e mi disse che c’era anche la suite Elizabeth Taylor che sarebbe venuta a trovarci nei prossimi giorni.
E infine (infine?) lo zoo. La mia parte preferita!
Io amavo gli animali e non sopportavo il bracconaggio, ero totalmente contro, un’eterna sostenitrice del WWF.
C’erano tantissimi animali, elefanti, giraffe (Michael ne era allergico, anche ai cavalli però), orsi, scimmie, uccelli, rettili e tanti altri. Alcuni a volte scorrazzavano liberi in giro, mi innamorai anche dei fenicotteri, meravigliose creature…
C’era anche un reparto dove c’erano tutti i serpenti, i coccodrilli, i piranha e i ragni e aggiungo che non lo volli vedere in alcun modo. Continuava a dirmi “Stai tranquilla, sei al sicuro, loro sono chiusi in gabbia” e io “Scordatelo non m’interessa, non lo farò mai!”
E poi mi fece vedere le tigri, i miei animali preferiti in assoluto!
-Wow… posso?-
-Certo-
E come al solito un addetto agli animali mi venne accanto e Michael gli ordinò (sempre con un per favore) di farmi accarezzare le tigri. Mi piaceva guardarle negli occhi, mi ci vedevo tanto in loro… mi sembravano forti, fiere e affascinanti, non che io fossi affascinante per carità! Solo… pensavo che i miei occhi fossero simili ai loro, in grado di spaventare qualsiasi essere vivente, mi piacevano davvero tanto.
Passeggiammo un po’ per Neverland.
-Perché ti piacciono tanto le tigri?- chiese d’improvviso lui.
-Mi ci vedo-
-Anch’io ti ci vedo…-
-Visto?- sorrisi.
-Elizabeth…- abbassò la testa.
Sospirai. Sapevo che quando pronunciava il mio nome intero non si preannunciava mai qualcosa di buono.
-Che c’è?-
-Che ne pensi di Lisa?-
-Perché lo vuoi sapere? Il mio parere non è importante… se tu la ami io non mi metterò mica a dire che lei non è la donna giusta per te-
-Io non ho dimenticato quei baci...- mi accarezzò il viso.
Mi aveva letto nella mente.
-Non si direbbe dal modo in cui la chiami!-
-Mi dispiace-
-Eh mi pare il minimo, non funziona sempre il “mi dispiace” Michael… non te l’hanno mai detto di non andare in giro a spezzare i cuori delle persone? E non parlo di me, lo dico per le prossime malcapitate-
-Non ci saranno delle prossime!-
Risi –sì certo… sei divertente… perché per te sarei io la “prossima”?-
Non rispose.
-Solo perché ho 18 anni non vuol dire che io sia una stupida, e tu lo sai! E poi non c’è stato niente tra di noi, quei baci erano solo uno sfizio…-
-No… non lo erano, in effetti io te l’avevo detto-
Mi fermai –anche io ti avevo detto una cosa! Che non è possibile Michael, non si può fare. Ma ti innamori così facilmente di una persona?-
Arrossì.
Continuai –dimenticami Michael, sono un’amica, non un’amante-
-Lisa non mi ama veramente, è soltanto un matrimonio a convenienza, è tutto un accordo per un contratto con un emiro che vuole trattare con padre di famiglia-
-Primo: non sei padre di famiglia, secondo: Lisa è una donna intelligente e non vi sareste mai fidanzati se lei non ti amasse, credi che un rapporto sia un gioco? Forse è meglio che tu la smetta di essere così bambino con lei…-
-Adesso… adesso devo pensare al processo…-
Pensai a ciò che avevo appena detto e confesso che l’imbarazzo non mancò quando mi accorsi di star giocherellando con i sentimenti e con i rapporti di una persona che stava vivendo un periodo difficilissimo e mi resi conto che dovevo assecondarlo in quel brutto momento, poi sarei potuta anche andarmene in tutta tranquillità.
-Sì… sì hai ragione, preoccupati del processo e di nient’altro, ce la farai-
-Ce la faremo…-
Lo guardai. Lui si avvicinò pericolosamente, mi accarezzò una gota ma io lo scostai e per la prima volta stetti ad ascoltare quel famoso campanellino che bombardava la mia mente e che finalmente poteva calmarsi…
… forse.

Era il 24 dicembre 1993.
Non sapevo ciò che mi aspettava quel giorno, ma l’avrei scoperto presto. Stavo per conoscere una delle persone più fantastiche della terra.
Non dovevo lavorare tutti i giorni lì e siccome Michael aveva detto che dovevo “abituarmi” a quella casa me ne andai un po’ in giro quando in lontananza vidi una signora che ordinava qualcosa a degli addetti. Era sui 50, corporatura massiccia ed era bassina, aveva dei capelli molto ribelli, vestiva un pantalone che arrivava largo ai piedi nero e una specie di scialle molto colorato diciamo… adoravo osservare i particolari esterni di una persona, spesso rispecchiavano ciò che erano dentro.
Mi misi poggiata ad un albero per vedere di cosa si trattava, pensai fosse Emilia e da come dava ordini non mi sembrava una persona tanto sociale… mi notò.
-Signorina, scusate… ma voi chi siete?- domandò con una certa “arroganza”.
-Ehm… tu chi sei?- chiesi di rimando.
-Ma… come vi permettete?-
Dimenticai per un attimo che quella non era casa mia.
-Oh scusi… voi chi siete?-
-Glielo chiesto prima io- affermò mettendo le mani ai fianchi.
Nonnine… il rispetto la cosa principale per loro –come volete… mi chiamo Elizabeth e sono una domestica ma… oggi è il mio giorno libero-
-Bene, potete aiutarmi con le valigie grazie?- indicò col dito le milioni (no, non sto esagerando) di valigie che erano accanto a delle auto.
-Non mi avete ancora detto il vostro nome-
Mi guardò alquanto sorpresa –come prego?-
-Non mi avete ancora detto il vostro nome- sorrisi fintamente.
-Elizabeth Taylor- allungò la mano.
La strinsi –ah ho sentito parlare di voi, non guardo la tv… anche perché non la ho ma comunque… Michael mi aveva detto che voi sareste venuta-
Sorrise –quanti anni hai?-
-18-
-Sei molto giovane, come hai conosciuto Michael?-
-È una lunga storia- roteai gli occhi.
-Sono tutta orecchi-
Stavo per parlare quando all’improvviso dietro di me apparve Michael.
-Elizabeth-
-Tesoro!- l’abbracciò.
Tesoro? Sapevo che Michael amava le donne mature ma non credevo fino a quel punto…
-Liz cara… vi siete conosciute?- chiese lui guardandomi per un secondo.
-Sì certo, è una ragazza molto impertinente- mi sorrise.
-Sì… ha diciamo… un carattere molto forte-
-Mi assomiglia molto allora-
Ah… mi aveva messa alla prova, però… mi piacevano le persone con quel carattere, capire quando ti mettevano alla prova era difficile perché sbagliare era facile. Bisognava entrare nelle “grazie” ma non sembrare degli allocchi pronti ad obbedire a tutti!
-Scusate io sono qui, parlate in prima persona grazie- alzai la mano.
-Elizabeth lei è una mia carissima amica- prese la mia mano e mi avvicinò all’altra Elizabeth.
-Forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato… piacere mi chiamo Elizabeth Nastro, ho 18 anni e sono la domestica di Michael- tesi la mano.
Prese la mano –Piacere tesoro, io sono Elizabeth Taylor, non ti dico la mia età altrimenti ti spaventeresti- rise –e sono una cara amica di Michael-
Ridemmo –sì, adesso… Liz resterà qui per qualche giorno, sei riuscita a dare un’occhiata alla sua camera?-
-È tutto ok, ho messo tutto in ordine e non c’è un filo di polvere-
-Grazie cari, vado a sistemare le mie cose- si apprestò ad andarsene.
Mi ricordai delle milioni di valigie –Liz… ehm una mano?-
-No ti ringrazio, ci penseranno i poveri malcapitati- sorrise.
Si allontanò.
-Brava Elizabeth, nessuno è riuscito a farsi chiamare tesoro da lei più velocemente di te-
-Era tutta una trappola, voleva vedere se non ero una leccaculo- incrociai le braccia.
-Come l’hai capito?- chiese curioso.
-L’ho osservata da lontano-
-Ti è bastato così poco?-
-Sì- misi le mani in tasca e continuai la mia esplorazione, seguita ovviamente da lui che cercò di tenere il passo.
Camminava all’indietro per guardarmi negli occhi, voleva scoprire se la mia era rabbia o altro.
-La smetti di seguirmi grazie?!-
-Perché? Questa è casa mia e ci faccio quello che mi pare-
Mi fermai e indietreggiando cadde su un sasso… come avevo previsto.
Sorrisi beffarda –contento adesso?-
-Ti ringrazio, sei così gentile… devo cadere per parlare con te?- si rialzò.
-Ah parliamo troppo per i mie gusti, vai dalla tua Lisa…- lo allontanai con le mani.
-Non c’è bisogno… viene lei domani sera- disse levandosi la terra dai pantaloni.
-Fantastico, una notizia meglio dell’altra…-
-Ho una buona notizia però!-
Alzai le mani al cielo –Era ora! Cosa?-
-Dopodomani viene a trovarti Siria-
Non sapevo se urlare di gioia o disperarmi.
-Sarebbe questa la buona notizia?! Io pensavo qualcosa tipo “Domani torni a casa” o “La smetto di seguirti e ti lascio in pace” o magari “Manderò Lisa dall’altro capo del mondo così non vi vedrete!”, Michael adesso basta! Perché non ci comportiamo come due persone normali eh?! Io la domestica e tu il padrone! Semplici conoscenti, ci conosciamo da pochissimo e mi sembra che siamo sposati da una vita! Che cavolo…!- diedi un calcio al sasso che volò a circa dieci metri da me… quando i nervi sfioravano la pelle, soprattutto la mia… lì sì che era fottuta qualsiasi cosa mi capitasse davanti.
-Hai ragione, hai ragione… anche se ci conosciamo più da un anno?-
-E allora? Non per forza due persone che si conoscono da un anno sono culo e camicia!- gridai.
Sospirò –calma… mi dispiace ma ci sei troppo dentro ormai!-
Camminammo un po’ avanti indietro senza fiatare. Mi sedetti poggiando la schiena all’albero accanto.
-Proviamo… proviamo solo a stare lontani per circa ventiquattro ore ok? Vediamo cosa succede- ipotizzai.
-Impossibile, come faccio a non vederti per ventiquattro ore se abiti nella mia stessa casa?-
Mi ticchettai le labbra con l’indice –giusto… allora proviamo a parlarci come cameriera e padrone, basta. Nessuna amicizia e nessun contatto-
Ci ragionò un po’ su –ci sto- ci demmo la mano in segno di accordo e poi mi diressi dentro per cominciare le pulizie, dato che il giorno dopo sarebbe arrivata Lisa.
In circa quattro ore avevo fatto tutto nelle camere principali e di Michael (per fortuna) nessuna traccia… buon segno.
-Elizabeth-
Tranquilli, tranquilli. Era una voce femminile.
-Liz, felice di vederti-
-Hai fatto un ottimo lavoro nella mia stanza, brava, nemmeno un filo di polvere e ti assicuro… ti assicuro che sono molto scrupolosa su queste cose- si sedette –ti dai parecchio da fare-
-Sì specialmente adesso… domani sera dovrebbe arrivare Lisa e cerco di fare tutto alla perfezione-
Annuì ad occhi bassi –domani è Natale e… pensavo di organizzare un bell’albero di Natale con tanto di regali per Michael, una sorpresa, che ne dici?-
“Che bel regalo di Natale, povero Michael” pensai sorridente.
-Certo, ti darò una mano con piacere-
-Ti ringrazio, sei davvero un tesoro-
-No… dovresti conoscermi meglio per scoprire che non lo sono- sorrisi.
-Anch’io lo dicevo e sai… mi hanno fatto ricredere, quando dicono che sono un tesoro rispondo “sì lo so”- rise –prima stavi dicendo di come vi siete conosciuti- rise sotto i baffi –sono molto curiosa di sentirla-
Lasciai perdere le pulizie e la guardai negli occhi, erano… viola –i tuoi occhi sono…-
-Viola-
-Magnifico… e comunque ci siamo conosciuti anzi… noi non ci siamo conosciuti perché quando l’ho incontrato in realtà non sapevo che era Michael Jackson e per tutto il tempo non mi ha detto nemmeno il suo nome…-
E così raccontai la nostra buffa storia, si divertii tanto ad ascoltarmi perché sapevo rendere le cose comiche anche quando non lo erano ma non c’era granché da fare lì visto l’inizio del nostro incontro… il 27 giugno 1992… lo ricordavo benissimo!
-Non ci posso credere, è davvero incredibile!- ridemmo.
-Già!-
-Adesso ti dico che… Michael mi ha parlato tanto di te e dice sempre che sei una ragazza fantastica, piena di risorse e che hai un carattere fantastico…- gesticolava poi si fece più seria, mi prese le mani –prima ti ho messo alla prova, l’ho fatto per il bene di Michael, per essere sicura che tu non sei una che vuole solo i suoi soldi… sai con la tua bellezza tutta da sfruttare sarebbe stato facile visto che lo fanno spesso con lui… e io ho constatato che tu sei…- cercò le parole –forte, determinata e affronti le cose di petto come si dice… io lo so perché riconosco le persone come te e c’è ne sono ben poche stanne certa, Michael mi ha anche detto della tua infanzia che è diversa dalla mia e dalla sua solo perché non sei famosa ma poco ci manca…-
-Beh non esageriamo, lui ha pur sempre gli occhi del mondo addosso!-
-Eh vabbè, comunque dicevo… lui è fragile in questo periodo specialmente, ma allo stesso tempo è forte perché non si affrontano queste cose con il sorriso come fa lui e…-
-Dove vuoi arrivare Liz?-
Abbassò lo sguardo –mi ha detto anche del vostro rapporto e lo sai vero che lui è pazzo di te?-
-Te l’ha detto di persona? Sai io le conosco le persone che fanno accoppiate segrete che poi ovviamente vanno a finire con le figure di merda…- ricordai Siria!
-Non me l’ha detto, ma si vede da come parla di te-
-È fidanzato- girai la faccia –lui ama lei e poi come puoi dirlo?!-
-Ah per favore! Si vede da un miglio, ti segue ovunque e mi parla sempre di te! Non contando il fatto che ho visto come ti guarda…-
Roteai gli occhi.
-Sì, sì lo sai anche tu! Ti spoglia con gli occhi! Michael è un osservatore e al solo pensiero di quelle cose arrossisce perché lui non è quel tipo di uomo!- mi rimproverò lei.
-E che dovrei fare ora?- incrociai gambe e braccia, ero proprio curiosa di sapere la risposta…
-Elizabeth, spesso i nostri errori ci procurano dei guai… Michael si è dovuto fidanzare con Lisa, si conoscevano da molto e lui era innamorato di lei, non sapeva che saresti entrata tu nella sua vita ma… non è mai stato così innamorato di una donna come lo è di te, vi conoscete da un anno e non credo sia una delle sue cotte passeggere…- mi guardò.
-Mi dispiace ma io non sono stata, non sono e non sarò l’amante di nessuno- cercai di alzarmi.
-No, no… ascoltami tesoro, devi smetterla di farlo soffrire! Tu lo ferisci dicendo che vuoi stargli lontana-
-Lo faccio soltanto per il suo bene! Noi siamo solo…-
-Amici? E i baci non sono più niente? Li hai dimenticati?-
-Ah ti ha detto anche questo! No, non li ho dimenticati e per questo deve starmi lontano, cosa dirà Lisa? Già si fa chiamare signora Jackson e lui la chiama chick, chiamava me così! Andiamo Liz, lui la ama!-
-Ma ama te un miliardo di volte in più-
-Se io mi allontano da lui amerà Lisa dieci miliardi di volte in più- sorrisi.
-Non ora… ti prego, lui ha bisogno di te ora più che mai, c’è il processo e sta soffrendo come un cane! Devi aiutarlo adesso-
-Come puoi dirlo? Mi conosci sì e no da qualche ora!-
-Ti conosco come ti conosce Michael, lui mi ha detto tutto e poi chi è amico di Michael è anche amico mio- sospirò.
-Tu non mi dirai che cosa devo fare… tu non sei mia madre!- la guardai disprezzante.
-No, ma mi comporto come tale… specialmente per lui e per le persone che gli stanno intorno, perché se i suoi amici stanno bene, lui starà meglio di conseguenza-
-Allora comportati da mamma con Lisa- incrociai le braccia.
-Lisa non è…-
-Ah! Lisa non è questo e Lisa non è quello… provaci, anche lei ha un cuore!-
-Un cuore di ghiaccio…-
Me ne andai senza proferire parola, nessuna risposta, solo un’entrata di troppo nella vita di qualcun altro.
Andai in stanza e presi Bezzy dalla valigia.
-Non mi sono dimenticata di te tranquilla- risi.
La accesi e cominciai a ballare a ritmo di Houston, riuscivo sempre a trovarla in radio, fortuna, caso o destino? Sapevo solo che l’amore per Bezzy era contraccambiato e non c’era spiegazione più logica.
Non sapevo perché… ma mi muovevo sempre più come Jackson, mi veniva spontaneo e la cosa non mi dispiaceva perché adoravo il suo modo di ballare…
Ad un certo punto la porta si aprii (non da sola, di certo non c’erano i fantasmi), e indovinate che era? Michael.
Si schiarì la voce –ti ho interrotta?-
Arrossii –beh… sì!-
-Mi scusi signorina Elizabeth, volevo solo avvertirla che la sua amica Siria dormirà in questa stanza insieme a lei quando arriverà- si stava sforzando proprio tanto da come tratteneva le risate…
Ricordai ciò che mi aveva detto Liz –Michael smettila di fare il cretino-
Si lasciò andare –scusa ma non ce la faccio proprio, mi sento un idiota!-
-Ma tu sei un idiota- sorrisi.
-Sempre gentile!- alzò le mani –non posso parlare come se… ah! Hai capito no?-
-Sì… mi rassegno, non posso ordinare a te che devi parlarmi come una persona normale, tu non sei normale ma… non diventarci mai, rimani il Michael che adoro…- lo abbracciai –ti voglio bene testa di mela-
-Anche se sono un idiota?- sorrise.
-Sì, anche se sei un idiota- ridemmo.
Eravamo una continua oscillazione tra pace e guerra, solo per colpa mia però… fosse stato per lui saremmo stati in continua pace, ma come si dice “L’amore non è bello se non è litigarello”, aspetta! L’amore?
Dato che eravamo nella mia stanza, decidemmo di andare a fare una piccola passeggiatina per Neverland (cioè… non è mica una cosa da tutti i giorni passeggiare in un posto che si chiama Neverland! Soprattutto in quel posticino).
-Domani abbiamo una serata in un locale io e Lisa, ti andrebbe di venire?- domandò.
-Stai scherzando vero?! Sarà una serata romantica a lume di candela fra voi due- dissi maliziosa.
-Non scherzo! E poi è un incontro tra amici, conoscerai tante persone-
-Sbagliato, non conoscerò nessuno, perché non verrò- incrociai le braccia.
-Ti prego non lasciarmi solo, mi annoio così tanto a quelle cene, il cibo arriva dopo ore e a razioni minuscole e io ho fame, ho fame!- m’implorò.
-Cosa ti fa pensare che io dica ai cuochi di portarti più cibo?- scoppiammo in una fragorosa risata.
-Me lo fa pensare la tua continua voglia di dolci, ho chiesto all’addetto delle caramelle un rapporto di quante ne consumi ogni giorno, guarda che ti vengono le carie!-
-Io… beh…- arrossii. Ci trovavamo vicino alla piscina così con uno spintone lo gettai nell’acqua –ecco te lo meriti!- mi pulii le mani soddisfatta.
Bastò una manciata di secondi e mi ritrovai al bordo della piscina perché non lo vedevo risalire, quando le sue mani mi afferrarono il colletto della camicia e mi tirarono giù, feci una capriola e finii in acqua.
L’acqua era a dir poco gelata o forse ero io la freddolosa, risalii immediatamente e cominciai a tremare, lui si scosse per rimuovere la maggior parte dell’acqua (anche dalle scarpe) e poi mi si avvicinò con un sorriso da ebete.
-Tu! Ti sei appena guadagnato una profonda fossa sotto terra, o meglio… sott’acqua- lo rilanciai in acqua e scappai.
Mi nascosi dietro ad un albero. Attesi più meno dieci secondi quando sentii le sue scarpe intrise d’acqua venire a cercarmi. Ma come poteva pensare minimamente di trovarmi con tutto quel fracasso?
Me lo ritrovai davanti –sai di ragazza bagnata- sorrise.
-Tu mi farai morire di crepacuore! Come hai fatto?!-
-Pensi che sia così stupido da camminare con quelle scarpe? Ho finto il rumore tutto qui- rise.
Da cantante professionista quale era dovevo aspettarmelo, ottima imitazione!
-E allora? Ci sono mille alberi, perché proprio questo?-
-Perché sai di ragazza bagnata-
Mi annusai la maglia –non è vero!-
-Invece sì…- mi sfiorò le labbra.
Diventava sempre più difficile resistergli, perciò lasciai che l’amore facesse il suo corso e le sue labbra dolci e morbide si unirono alle mie. Mi prese le mani e le incrociò dietro le sue spalle, io mi accasciai pian piano a terra con la schiena poggiata all’albero.
Cominciò a baciarmi il collo –sei una fottuta tentazione- sussurrò.
-Lo so… per questo devi stare lontano da me- la mia lucidità stava leggermente svanendo.
-Non posso, sappi che tu mi stai dando la forza di andare avanti, tu e i miei fans-
Decisi di usare ancora quel minimo di dignità che ancora avevo –no Michael, basta così-
-Scusa, mi sono fatto prendere la mano-
-Lo so, fattela prendere da Lisa la mano! Ma perché succedono sempre prima del suo arrivo queste cose?-
Sospirò –non ne ho idea-
Sciolsi le mani dal suo collo e le rimisi al loro posto –ci sarà un motivo- lo guardai.
Ci fu qualche minuto di silenzio, da una situazione tanto seria quanto imbarazzante a… -Elizabeth quand’è il tuo compleanno?- chiese tutt’ad un tratto.
-Come mai questa improvvisa domanda?- domandai di rimando.
-Rispondi prima alla mia di domanda-
-Ok, il mio compleanno è il 26 giugno-
-Oh… te l’ho chiesto perché avremmo dovuto festeggiarlo, mi dispiace-
-Ti stai scusando senza motivo, io non ho mai festeggiato il mio compleanno… quando arriva quel giorno compio un nuovo anno e dovrei esultare perché sto invecchiando?-
Rise divertito –non ti piace ricevere regali?-
-Non li ho mai ricevuti e non credo che qualcuno me li farebbe e poi perché le persone devono spendere soldi per me? Mi basta anche una piccola parola, non di più- feci spallucce.
-Posso fartelo io un bel regalo?-
-No- risposi secca.
-Lo sapevo, ma io te lo farò comunque-
-Ti dimenticherai…-
-È un evento importantissimo per me- mi guardò dolcemente.
-Eccolo il latin lover… il compleanno della tua cameriera è un evento importantissimo?- non dovevo illudermi.
Mi baciò la mano –sì e tu sei la mia aiutante/segretaria/dottoressa/migliore amica, non una semplice domestica e non si dice cameriera-
-Ma smettila, non cambia quasi niente tra cameriera e domestica! E so benissimo che dici questo a tutte le tue ragazze preferite- sorrisi soddisfatta.
-Dico a tutte le ragazze che sono le mie domestiche, segretarie e tutto il resto…?- rise.
-No, ma magari fanno altri mestieri- ridemmo insieme.
Sembrava stesse per piovere perché si levò un fulmine nel cielo.
-Andiamoci ad asciugare, se non vogliamo beccarci una broncopolmonite- guardai le nuvole venire verso di noi.
-Sì forse è meglio-
E tra Liz Taylor, belle e brutte notizie e un bel nascondino con tanto di bagno in piscina si era fatta sera, e che sera!
Ci dividevamo il fon a vicenda per asciugarci i capelli, poi giunse il momento di una doccia e poiché eravamo nella mia stanza era ovvio che toccasse prima a me.
-Adesso te ne vai di là- presi la chiave del bagno.
-Che fai chiudi la porta a chiave?-
Lo guardai con occhi di sfida.
-Ma dai! Non penserai mica che…!-
Lo bloccai –sfido chiunque…-
Sospirò e seguii il mio consiglio, da bravo bambino obbediente! Ma soprattutto i bambini combinano le marachelle…
Pov Michael.
Ed ecco che mi ritrovavo su un letto a girarmi i pollici, mentre c’era una bellissima ragazza nell’altra stanza che stava aspettando solo me. Ma la realtà voleva il contrario e per la prima volta c’era qualcosa, anzi qualcuno che non potevo avere.
Aprii il cassetto (era meglio non fare piani diabolici su come “ottenerla”) e trovai innumerevoli fogli di carta; ne presi uno e lo sfogliai delicatamente, come fosse stata seta.
Un’altra lettera.

“Mamma e papà, siete andati via senza una parola, senza un saluto. La speranza di rivedervi ancora ormai svanisce sempre più.
La mia vita è cambiata, il dolore è la causa. Sono sì forte, ma la mia fragilità traspare sempre più poiché ogni giorno viene meno la mia esuberanza sconfitta dal dolore che mi porto dentro.
Che vita è questa? Ha un senso avervi costantemente nei miei pensieri? Sono passati quindici anni eppure rimanete incastrati nel mio cuore, entrandovi sempre di più, così tanto che questa notte vi ho sognato, come se davvero la mia mente riuscisse a ricordarvi e voi mi avete guardata e con un sorriso ho rivisto i vostri occhi.
Ma che significato devo attribuire a tutto questo se è un’illusione? In che modo potete aiutare vostra figlia a sopportare questo cuore gonfio di voi, che siete sinonimo di dolore? Dentro di me avete lasciato un grande vuoto e di gran lunga avrei preferito morire io al vostro posto…
Al mondo non esiste persona che possa riportarmi alla serenità.
La mia anima è cresciuta troppo in fretta da quando ve ne siete andati e adesso mi ha lasciato un corpo da bambina, è tutta colpa vostra che senza un pizzico d’egoismo avete voluto salvarmi, vi odio!
Visto? Quando vi penso mi vengono fuori queste assurde parole perché io vi amo in realtà e mi mancate molto, intanto vivo la mia vita strattonata continuamente tra amore e odio, anzi senza amore, perciò la mia vita cade nell’abisso dell’odio, in attesa che qualcuno venga a salvarmi…
vostra Elizabeth.”
 
  
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