Vegeta4ever: spero che stavolta tu abbia un pochino di tempo in più anche se sono contenta del fatto che mi rimarrai attaccata come una piattola XD un bacio!
Angelo Azzurro: Vegeta se fa una cosa ha i suoi perché e anche il mistero delle scatolette verrà svelato ... XD Certo, come no! Sono contenta che questo primo capitolo ti sia piaciuto e per quanto riguarda Light ... beh, questo è solo l'inizio e ci vorrà un pochino prima che entri in campo pienamente. Dimmi se anche questo capitolo ti piace ok? Bacio ^^
Juu_Nana: Ho perso la tua venerazione eterna ... mi spiace un sacco TT.TT ... Il nome di Light non è dato a caso anche perché mi ero ispirata proprio a quel bel manga (del quale attendo ancora l'arrivo dell'ultimo numero mannaggia!) ma in principio non si muoverà molto ... gli mozzerò le gambe XDXDXD Spero che questo capitolo ti piaccia! Un bacione scricciola mia e studia bene che io faccio il tifo x te!!
folg_89: Il mio ometto ^^ Non mi sbottono su quello che farà o meno Trunks anche perché altrimenti farei prima a spappardellare tutto quanto in stile elenco e farei prima ... :P Purtroppo non c'è azione in questo capitolo (ci sarebbe dovuta essere ma x il motivo che già sai - ovvero pigrizia ^^"- e rimandato tutto alla prossima) ma spero che in un pezzo specifico ti faccia almeno sorridere ... ti avverto per tempo che questo chappi verrà apprezzato di più dalle signorine amanti di telenovelas ... Un bacio
Rory_Kaulitz: Mi fa davvero piacere che la storia ti piaccia! Me happy (Days XD). Light si scoprirà man mano ... dimmi se anche questo capitolo è di tuo gradimento! Un bes!
Pepesale: Ciao new entry! Piacere, io sono Laura. Sono davvero contenta che la storia ti piaccia ^^ fammi sapere se lo stesso vale x questo capitolo ok? Ciao, ti aspetto!
Fine. Premetto che questo capitolo non mi
piaccia granché perché verso la fine sento di essere stata troppo
sbrigativa ... spero comunque che il risultato sia accettabile. Giunti a questo
punto della storia mi piacerebbe sapere da voi lettori (se magari scrivete qualcosa
sono anche + contenta XD) le risposte a due semplici quesiti che ho da porvi
(e risp. please U.U):
1. I personaggi sono ancora in linea con quelli di
Toriyama o mi stò allontanando?
2. Domanda di pura curiosità rivolta a coloro che hanno iniziato a interessarsi
a questa storia avviata: quando avete iniziato a leggere? O meglio, quando vi
siete apprestati a leggere la fic a che punto era già arrivata la narrazione?
^^
Ora vi lascio carissimi. Statemi bene.
Un bacio a tutti, spartitevelo tra voi
scImMIA
CAPITOLO 69
- UNA SITUAZIONE DIFFICILE -
Seguii la signora Chichi nella calda cucina e mi affrettai a
raggiungere il lavello appena ella me lo indicò con l'indice rigido e
lei per prima non si sorprese della montagna di padelle che erano infilate in
esso poiché sapeva bene che anche io ero un sayan e pertanto ero abituato
a vedere spettacoli simili attorno a me. Con l'ausilio della mano destra mi
slacciai l'orologio e lo poggiai in una zona del marmo bianco sul quale sicuramente
non ci sarebbe andata a finire acqua o quant'altro e successivamente chiesi
udienza alla "signorina" ...
« Quì cosa devo fare di preciso? » le chiesi indicando con
entrambe le mani l'alta pila di stoviglie. Chichi si legò nuovamente
un largo grembiule ai fianchi e si arrotolò le maniche ai gomiti «
Ti chiedo cortesemente di lavare quello che puoi mentre finisco di cuocere le
carni ... » puntò le mani ai fianchi e si voltò indietro
dove soggiornava il resto della famigliola Son e mio padre e sbuffò sonoramente
voltandosi poi nuovamente verso di me con aria dispiaciuta « ... Mi dispiace
molto chiederti questo favore ma quì nessuno dà mai una mano se
non su costrizione e in più non te lo avrei di certo chiesto se dopo
avrei avuto il pomeriggio libero per sbrigare le faccende di casa ... ».
Mamma mi aveva parlato spesso di Chichi e mi aveva raccontato che prima della
morte del mio maestro Gohan lei si prodigava senza sosta nel tentativo di dare
tutto il meglio per il bene del suo bambino: instancabile e testarda spesse
volte andava ella stessa in città al posto di suo padre, lo Stregone
del Toro, per racimolare lo stretto indispensabile per sopravvivere e sembrava
che le sue energie, nonostante il continuo avanzamento d'età a causa
dei brutti avvenimenti a causa dei cyborg 17 e 18, non avessero mai fine. Quando
suo figlio Gohan venne però a mancare, mia mamma ricorda con amarezza
la sua vitalità che giorno dopo giorno andava svanendo per colpa mia.
Sono disponibile con chiunque ma con lei tutto mi sembra diverso: ogni istante
passato con lei mi sembra uno sconto per la colpa commessa, uno sconto per avergli
portato via il bene più prezioso di tutti ...
« Trunks, tutto bene? »
Quando udii la voce femminile davanti a me scrollai la testa da una parte all'altra
un paio di volte e compresi che mi ero perso in un mondo passato, o futuro,
nel quale io ero il solo protagonista ... « Si? ».
Chichi corrugò le sopracciglia e parve preoccupata come sei io fossi
l'ennesimo pulcino da accudire cosa che forse, grazie al suo calore nei confronti
delle persone gentili e del mio fare servizievole nei suoi confronti, in un
qualche modo ero diventato « Ti ho visto per un attimo perso ... Stai
poco bene? Vuoi una tazza di the caldo? » mormorò poi avvicinandosi
con una mano alta pronta per essere poggiata sulla mia fronte che era tutt'altro
che calda. Afferrai dolcemente il suo polso e lo abbassai senza usare la minima
forza intrinseca in me e sorrisi cordiale « Non si preoccupi, mi ero distratto
un attimo ma stò benissimo, grazie ».
La signora ritirò il braccio « Sicuro? ». Annuii lentamente
e tornai alla mia postazione d'attacco, alzai le braccia all'altezza delle spalle
e le feci sfrecciare poi una al di sotto di una padella mentre l'altra tra un
mucchio di posate e qualche bicchiere dalla forma tondeggiante. Sorrisi alla
signora, aumentai l'aura ed incominciai a lavare stoviglie ad una velocità
incredibile creando un frastuono tale da ricevere alla distanza un piatto proprio
nel copetto ...
« HEI TRUNKS! Vedi di darci un taglio con questo baccano! Sei seccante!
» la voce di Vegeta si alzò alta e irritata come al solito ...
mi massaggiai il punto colpito mentre mi giravo lentamente incrociando poi i
miei occhi azzurri con una larga quantità di organi dal colore non proprio
chiaro che erano fissi su di me in maniera più o meno spalancata.
Il piccolo Goten poi, oltre agli occhioni, aveva anche la bocca spalancata «
WOW! Papà, hai visto quanto è veloce? Ha pulito già un
sacco di cose ... ».
« Hehehe, ho visto figliolo. Ha fatto un bel macello ma è stato
veloce come il vento! » disse poi a gran voce Goku rivolto al secondogenito
che a fatica riusciva a stare fermo sulla sedia. Alla parola "macello"
osservai a terra e notai che tutt'attorno a me vi era un leggero strato di acqua,
detersivo ancora liquido e di tante, tante, tantissime bolle ... « Ups
... » Mi osservai attorno ma non trovai nulla che potesse fare al caso
mio per rimediare a quel disastro anche perché Chichi, che aveva notato
anch'ella la marachella, sicuramente stava ripensando se era stata una buona
cosa affidarmi quel compito o meno.
Mentre gironzolavo a grandi passi per la cucina (per lasciare meno impronte
per la stanza) alla ricerca di qualcosa il piccolo Goten, dopo essersi messo
in piedi sulla seggiola sotto lo sguardo preoccupato del fratello, si tolse
il largo tovagliolo dal collo e lo lanciò sulla tavola come se fosse
una discarica qualunque e con un balzo scese giù poggiando i piedini
a terra scattando poi in una zona della casa a me sconosciuta, o per quel momento
a me non ricordabile poiché ero indaffarato a fare altro, mentre Gohan
lo intimò a tornare a sedersi: « GOTEN! Non ci si allontana da
tavola così! Torna a sederti ... Goten! ». Il maggiore dei figli
Son però non fece in tempo ad alzarsi all'inseguimento dell'altro che
questo, il piccolo grillo, era già di ritorno.
Mentre mi riavvicinavo al lavello ed aprivo le ante del mobile sotto di esso
alla ricerca di uno straccio per tirare sù il tutto, sentii alle spalle
l'avvicinarsi di tanti e piccoli passetti che poi terminarono a circa un metro
di distanza. Rimanendo accucciato com'ero, poiché il mobile era basso,
mi voltai su me stesso e vidi una scena che mi fece sorridere: il piccolo Goten,
con le scarpine a mollo in quella ormai larga pozza, mi guardava sorridente
con in mano un mocio grande tre volte lui che me lo porgeva come se fosse stato
uno scettro dai magici poteri capace di realizzare qualsiasi magia accompagnato
magari anche da qualche parola speciale ...
Avvicinai una mano per afferrare il manico in legno dell'oggetto ma all'improvviso
lui lo ritirò a sé e lo osservò pensoso mentre sul visino
gli compariva una buffa faccia. Posò i fili chiari dello strano scopettone
in mezzo alla pozza ed attese vedendo che pian piano l'acqua veniva assorbita
dopodiché, con spinta crescente, iniziò a spostarlo da una parte
all'altra muovendo il liquido insaponato sotto gli occhi di tutti che, con un
interesse più o meno maggiore, lo osservavano silenziosi.
Quando notai che il mocio non assorbiva più acqua cercai di bloccare
il bambino non riuscendoci la primissima volta ma alla seconda riuscii ad afferrare
il bastone di legno. A quell'azione Goten si bloccò e mi fissò
stranito ... risposi con un altro sorriso « Non assorbe più acqua,
bisogna strizzarlo sennò non è più utile ... ». Quando
cercai di tirare verso di me il bastone lui lo trattenne impedendomi l'azione
che sarebbe avvenuta successivamente e disse un'espressione tipica dei bambini:
« Faccio io! ».
Tranquillo, mentre il resto del pubblico continuava ad osservare e la carne
a cuocersi come da programma, mi rialzai in piedi e mettendomi da una parte
osservai il piccolo che con determinazione alzò lo spazzolone, rischiò
di farlo cadere addosso alla madre e infine riuscì a farlo picchiare
contro il lavello facendo in modo che tutti gli sfilaccetti di cotone fossero
all'interno della larga vaschetta. Il bimbo si avvicinò al lavabo tenendo
fermo il lungo bastone e quando fu a contatto con la ceramica del lavapiatti
si mise in punta di piedi e si sbracciò in alto lasciando poi le braccia
alzate quasi come se fosse in arresto. Attesi, attendemmo tutti ma dopo quella
movenza Goten non si mosse più. Mi avvicinai e mi abbassai appena «
Che c'è? ».
Voltò la faccia osservandomi con aria imbronciata « Non ci arrivo
al lavello più di così! Non riesco a strizzare quei cosi! »
Osservai la punta del mocio che era abbastanza lontana dalle piccole manine
« Lo vedo ... » dissi semplicemente « ... e allora vola così
risolvi il problema » dissi poi con altrettanta semplicità.
« Non sò volare! » mi sgridò lui come offeso riuscendo
però soltanto a farmi sorridere ancora ... Mi misi dietro di lui e lo
sollevai prendendolo dai fianchi e alzandolo all'altezza giusta. Goten iniziò
a strizzare le cordine di cotone ... « Beh ... » iniziai «
... bisognerà provvedere a questa mancanza ».
Terminata la pulizia, e ovviamente la cottura della carne tanto
attesa, tornai accompagnato da Chichi e Goten alla tavola risedendo nel mio
posto a fianco di mio padre che, per tutto il tempo in cui avevo fatto gentilmente
da lavastoviglie, se n'era rimasto in un silenzio quasi tombale tant'è
che Goku più volte, preoccupato per l'amico, l'aveva richiamato più
volte per vedere se era effettivamente in sé oppure il suo spirito avesse
abbandonato improvvisamente il corpo ...
L'unica donna di casa, che comunque si trovava a suo agio in mezzo a noi tutti
uomini (o quasi), fece le porzioni di carne per ciascun individuo e successivamente,
dopo essersi comodamente seduta sulla sedia ed aver riafferrato le bacchette
di legno, iniziò a mangiare con calma ciò che aveva nel piatto
al contrario della maggior parte di noi altri che non si cibava nel modo più
composto o perlomeno accettabile: Goten era piccolo e spesse volte faceva cadere
a terra i piccoli pezzi di pollo al limone dopodiché li raccoglieva,
gli soffiava sopra e pensando che fossero tornati come nuovi, li ficcava in
bocca senza problemi; Gohan non sporcava ma masticava avidamente e si allungava
spesso verso il centro della tavola nel quale un largo vassoio di verdure grigliate
facevano la loro bella figura; nell'area occupata da mio padre e il signor Goku
era un vero macello: i bocconcini delle varie carni saltavano da una parte all'altra
sfuggendo lontano dalle bacchette di chi li possedeva per colpa dell'avversario
vicino finendo più volte anche nel bel mezzo della tavola sporcando la
bianca tovaglia ... il tutto ovviamente accompagnato da delle risate da parte
di Goku e delle minacce di morte da parte di Vegeta perché altrimenti
non era da lui ... Personalmente io cercavo di contenermi anche se in alcuni
istanti il mio spirito guerriero aveva la meglio facendomi inghiottire più
bocconi alla volta e indirizzandomi verso una decessione per colpa di un soffocamento.
Il trambusto tra i due sayan di sangue puro però terminò quando
un bocconcino di manzo andò a finire addosso a Chichi ... Ella si adirò
come non mai e si alzò in piedi iniziando a strillare come un'ossessa.
Goku scattò sull'attenti e cercò di calmarla mentre mio padre,
sempre più snervato dall'atteggiamento della "vecchia psicopatica",
si era poggiato malamente alla sedia e con una mano si teneva sollevato il mento
mentre con l'altra, armata delle bacchette, rigirava un'oliva nel piatto come
se fosse stata una biglia. Il litigio tra moglie e marito andò per le
lunghe ma per il piccolo Goten lo spettacolo parve divertente: infatti non la
smetteva di sorridere a trentadue denti.
Quando Chichi non ebbe più parole e tantomeno fiato a disposizione per
proseguire con la sua sfuriata si risedette pesantemente sulla sedia e dopo
un sonoro sbuffo ricominciò a mangiare la sua porzione di pietanza oramai
fredda mentre il Son, con uno strano sorriso sul volto, si muoveva nel tentativo
di non arrecare maggiori danni a quello che sembrava già un brutto momento
nel quale i nervi della moglie potevano saltare completamente da un momento
all'altro.
Gohan poggiò le bacchette a fianco del piatto e si pulì la bocca
con il tovagliolo « Trunks, quanto rimarrai? ».
Posai il bicchiere dal quale stavo sorseggiando un poco di acqua e mi affrettai
a rispondere « Non molto purtroppo: quattro o al massimo cinque giorni,
non di più ».
Il mio amico sgranò gli occhi e mi osservò dispiaciuto e nel frattempo
non mi accorsi che mio padre aveva smesso di giocherellare con la verdura ...
« Cinque giorni? Ma è ancora meno dell'ultima volta! Ma perché
scusa? Non ti è possibile rimanere di più? ».
Con un cenno della testa negai « Non posso assentarmi di più da
casa, là hanno estremo bisogno di me ed è per questo che non posso
fare altro che viaggi sempre più piccoli ... ».
« Ma te che cosa fai? » chiese Goten innocente come il bambino che
era.
Mi tolsi il tovagliolo dalle ginocchia e lo posai piegato sulla tavola dopodiché
incrociai le dita delle mani tra loro « Ecco, tanti anni fa nel mio tempo
c'erano due esseri cattivi che hanno messo a ferro e fuoco tantissime città
e commesso tante atrocità verso i più deboli. Dopo un viaggio
in questo tempo sono riuscito a distruggerli e a eliminare il perfido Cell che
arrivò poco tempo dopo. Successivamente a quegli avvenimenti le città
si sono a poco a poco riprese grazie alla gente che ha ricominciato a vivere
ma io, essendo il figlio della proprietaria della Capsule Corporation, una delle
poche catene ancora attive in un qualche modo, mi sono dovuto dare da fare per
aiutare questa povera gente a ristabilirsi ... » osservandomi attorno
mi accorsi che tutti i presenti mi stavano ascoltando « ... Ci sono stati
bei periodi mentre altri brutti nel quale la gente appena più forte aveva
iniziato nuovamente ad opprimere quella più debole mentre poi successivamente
ci fu un crollo incredibile degli alimentari. Da qualche anno a oggi la situazione
si è stabilita sempre di più e con l'andare del tempo le mie responsabilità
non sono diminuite: assieme alla mamma guido la ditta e nel frattempo proteggo
la mia città ed oltre a queste cose mi alleno ogni santo giorno con fatica
mentre alla sera vado a dei corsi universitari perché mi piacerebbe sapere
ogni cosa per divenire davvero un essere completo ed autosufficiente ».
Il silenzio caduto si era fatto pesante e l'unica cosa che si udiva di tanto
in tanto era lo stridio della bacchetta di Vegeta sul piatto di ceramica poiché,
qualche istante dopo l'inizio del mio lungo monologo, aveva ripreso a fare i
giochini mantenendo ovviamente il suo piglio annoiato. Chichi invece sembrava
piangere per la commozione ... « Hoo, povero ragazzo, sei così
tanto pieno di impegni ... » la donna poggiò una mano sul braccio
del marito che ovviamente la guardò stranito « ... Sentito? E'
davvero sorprendente! ».
Goku mi osservò e io ricambiai lo sguardo a mia volta non sapendo il
perché di quell'occhiata poi il Son, dopo aver sbattuto le palpebre un
paio di volte, voltò lo sguardo verso la donna e la osservò tranquillo
« Beh, anche Gohan protegge la città nella quale và ogni
giorno e frequenta una scuola ... ».
Il perpetuo stridio di legno e ceramica terminò quando l'autore di quei
suoni parlò con la propria voce: « Tzk! Trunks dirige un'azienda
e trova il tempo per allenarsi mentre il tuo figlio si perde in giuggiole rammollendosi
giorno dopo giorno. Direi che sono su due piani totalmente differenti. Mi spiace
Kaharoth, ma stavolta hai perso ... » mio padre terminò il tutto
con una goduriosa risata che mi fece un poco ringalluzzire perché in
effetti non aveva proprio tutti i torti ...
« Ma Vegeta, hanno tanti anni di differenza ... » disse Goku nel
tentativo di fare guadagnare un po' di strada al primogenito che nel frattempo
se ne stava zitto e con gli occhi fissi su chissà cosa come un pesce
fuor d'acqua.
« L'età non conta e non cercare di fregarmi Kaharoth che tanto
non ne sei capace ... » iniziò papà con l'orgoglio che oramai
gli fuoriusciva da ogni poro della pelle che sicuramente sarebbe stato visibile
se non fosse stata per la battle-suit che ricopriva il suo intero corpo «
... Lui riesce ad organizzare il suo tempo e a fare molte più cose mentre
Gohan si perde in chiacchiere ».
Il ragazzo preso in ballo riuscì a mormorare soltanto un "Huh?"
...
Toccò il turno di Chichi per dire la sua e in quell'attimo quella chiacchierata
mi apparve come una sfida tra famiglie ... « Gohan non si perde in chiacchiere:
è il migliore della sua classe! ».
Vegeta strinse con forza le sue bacchette e si voltò verso di me con
uno sguardo omicida ... « Trunks, tu che in che posizione sei nella classifica
della tua classe? ». Lo sguardo di papà pretendeva una risposta
più che positiva ma per fortuna non ci fu affatto bisogno di mentire
« Beh, non c'è proprio una classifica all'interno della sezione
in cui sono però negli ultimi esami dati ho avuto il punteggio massimo
con lode ... ».
« A-HAH! LO SAPEVO! » esultò papà picchiando i pugni
sulla tavola alla bella notizia mentre un sorriso maligno rivolto al suo acerrimo
nemico stanziava senza problema alcuno su quel volto che sembrava non conoscere
lo scorrere del tempo.
Son Goku arricciò il naso e strinse gli occhi « Beh, mio figlio
è bravo e questo mi basta » ... inutile dire che in quell'affermazione
vi era nascosta un pizzico di invidia.
« Tzk! Mai quanto il mio. Sayan di terza classe, riprovaci tra cent'anni
» mio padre ci provava gusto a punzecchiare i due coniugi ma anche io
alla fine mi ritrovavo soddisfatto di quella baruffa verbale: Vegeta senza volere
aveva sottolineato più volte di essere mio padre e di essere orgoglioso
di me ...
Chichi si alzò in piedi pronta ancora a riaprire la questione: «
Mi spiace per Trunks ma io sento che il mio Gohan ha una marcia in più!
». Papà, nuovamente seccato, fu spiccio a risponderle mentre picchiava
nuovamente il pugno destro al tavolo circolare « Taci donna! » ...
la sfortuna volle che con la sua gentile mano Vegeta colpì il piatto
di ceramica e pertanto, accompagnato da un potente lancio stile catapulta, la
signora Chichi, oltre a subirsi l'imperativo di mio padre, si beccò l'oliva
in piena faccia. Lei cadde a terra poiché era stata colpita da un oggetto
che poteva essere paragonato ad un proiettile ...
Papà però, invece di starsene zitto come poteva, esordì
con un "Finalmente ..." che fece irritare il Son maggiore ... «
Vegeta! Guarda che hai combinato! ... » il combattente dalla tuta arancione
(quello alto però, non Goten) si voltò verso il primogenito «
... Prenditi tu cura della mamma che io scambio con lui un po' di chiacchiere
... » terminò poi indicando un principe dei sayan che se la rideva
nella grossa.
Vegeta si alzò dalla sedia talmente rapidamente da farla cadere «
Kaharoth! Spero che stavolta allora tu faccia sul serio! ».
« Non temere, ti farò vedere io! » disse poi il Son uscendo
dall'abitazione preceduto da papà mentre nel salotto noi "bambini"
eravamo stati smollati a una donna assopita contro la sua volontà.
Dopo pochi minuti che il fazzoletto bagnato era stato posato
sulla larga fronte della donna, ella si ridestò con un diavolo per capello:
scorbutica come non mai si alzò dal divano sopra il quale era stata posata
e si allontanò a larghi passi dal salotto non pronunciando nemmeno una
sillaba.
« E' arrabbiata ... » mormorò Goten mentre riafferrava il
piccolo pezzo di stoffa che la madre aveva fatto malamente cadere a terra durante
il moto di "ridestazione".
« Già ... » riuscii a dire dapprima ma poi aggiunsi «
... mi spiace. Papà non si sarebbe dovuto comportare a quel modo ...
» desolato piegai la schiena ed accennai un inchino che molto presto venne
rifiutato con un gesto della mano del moro maggiore.
Gohan si alzò in piedi e si stiracchiò le braccia dopodiché
fece lo stesso con le gambe prima di allontanarsi poi in direzione della cucina
con una piccola pila di piatti che, uno sull'altro formavano una piccola pila
trasversa che poteva crollare da un momento all'altro. Il moro posò il
maltolto della tavola nel lavabo ed afferrò il mio orologio che era ancora
rimasto vicino ad esso. Quando tornò verso me e Goten me lo riporse e
si sistemò i polsini di quel rosso acceso « Sicuramente mamma si
starà preparando per uscire anche se è un po' in anticipo a dire
il vero ... ».
Mi sedetti sul divano seguito dal fratellino di Gohan che stranamente mi seguiva
in ogni dove ... « Prima mi aveva accennato qualcosa, dove và di
bello? » chiesi tranquillamente sicuro che il mio amico non ce l'aveva
con me per quanto successo.
Si slacciò la cintura del medesimo colore delle polsiere e se la allacciò
più stretta in modo che i pantaloni gli fasciassero maggiormente dopodiché
il moro iniziò « Ultimamente và spesso da Bulma perché
la invita a casa per avere un po' di compagnia. Non è un buon periodo
questo per la sua famiglia e lei ha bisogno di tutto il sostegno possibile ».
« Davvero? ... » chiesi « ... C'è per caso qualche
problema? ». La risposta stava per essere data ma un forte suono di porta
sbattuta interruppe il susseguirsi di pensieri di Gohan che, appena accortosi
del nuovo ingresso della madre in sala, si affrettò a chiederle come
stesse. Chichi era uguale a come l'avevo vista al mattino: vestita ordinata
ed espressione serena ... evidentemente una sbollita nelle sue stanze non le
aveva fatto altro che bene. La donna si sistemò gli ultimi capelli che
erano ancora fuori posto e si avvicinò al bambino più piccolo
« Goten, devo andare da Bulma, non è che mi potresti prestare la
tua nuvoletta Kinton? ».
« Certo! » disse il bimbo con un grande cenno del capo prima di
uscire di corsa dall'abitazione e gridare al vento il nome del grande batuffolo
di materia dorata. Mi alzai in piedi e mi avvicinai alla donna ma appena cercai
di scambiare con lei la benché minima sillaba lei mi bloccò mostrandomi
il palmo della mano come segno di "Stop" e a quel gesto io mi zittii
all'istante. Le mie labbra si sigillarono e da esse non uscì più
nulla finché la donna, dopo aver salutato i suoi figli se ne andò
in groppa alla chiara nuvoletta in direzione Ovest.
Arretrai di un paio di passi e mi risedetti sul divano poggiando i gomiti sulle
ginocchia e lasciando che le mani penzolassero verso il basso. Goten rientrò
nell'abitazione lasciando però la porta aperta dalla quale iniziò
a fare il suo ingresso una brezza tiepida che iniziò a far muovere gli
angoli cascanti della tovaglia ormai non più bianca e le sottili tende
che ornavano quel modesto angolo di casa. Gohan, proprio come affermava sua
madre, era intelligente e pertanto comprese ciò che mi turbava «
Non ti preoccupare, le passerà presto e comunque non ce l'ha con te.
Non è dalla mamma pensare che le colpe ricadano sui figli quindi non
fartene un cruccio ».
« Comprendo perfettamente però mi sento in parte responsabile ...
» mormorai puntando maggiormente i gomiti, alzando i bracci, legando le
dita tra loro e posandovi sopra di esse le labbra che tacevano nuovamente.
« Gli passerà vedrai e comunque dopo l'incontro con Bulma tornerà
quella di sempre: non sembra ma il loro è come uno scambio equivalente
... » disse il mio amico cercando di tirarmi un po' sù di morale
mentre sorrideva alquanto imbarazzato.
Alzai gli occhi alquanto curioso « Che tipo di scambio? »
« Di chiacchiere tra donne immagino ... » iniziò Gohan prima
di sedersi anch'egli sul divano mentre osservava il fratellino che scrutava
sopra alla tavola per vedere se era rimasto qualcosa di commestibile «
... mamma credo che si sfoghi sul fatto che papà è spesso via
e che noi non le diamo tanto aiuto in casa, per il resto da parte sua non saprei
... ».
« E Bulma? Perché dovrebbe sfogarsi? » la risposta che attendevo
arrivò dopo un po' ...
« Beh, affrontare un divorzio non è mai una cosa facile ... ».
******
La piccola nuvoletta sfrecciava alta nel cielo e sopra di lei
un'estenuata Chichi sbuffava a più riprese affondando sempre più
pesantemente con le gambe in quel soffice supporto che le permetteva di raggiungere
in breve tempo i luoghi che desiderava raggiungere. Kinton poi si deformò
assottigliandosi espandendo però la sua superficie quando la donna piegò
la schiena all'indietro fino a sdraiarsi completamente su di quel manto brillante
...
« Uff, sono davvero stanca. Spero che da Bulma mi riesca un minimo a rilassare
perché ho davvero i nervi a fior di pelle ... » con gli occhi color
ebano osservò il cielo chiaro e le bianche nuvole che, per colpa della
grande velocità, apparivano dinanzi a lei e sparivano alle spalle alla
stessa ed elevata velocità. Rimase qualche minuto in osservazione ripensando
a quello che era accaduto in quella giornata frenetica. Con calma, per paura
di cadere, si rimise seduta e si sistemò la gonna del kimono che aveva
iniziato a prendere il volo assieme al resto « ... Quando torno a casa
devo chiedere scusa a Trunks ... ».
I prati si rincorrevano uno dietro all'altro accompagnati da piccole strade
di carinissimo ciottolato sopra le quali spesse volte le piccole autovetture
erano costrette a fermarsi per colpa di un qualche branco di bestie. Gli alberi
scomparivano sempre di più pian piano che la città si faceva sempre
più visibile anche se, da lontano, il suo grigiore rispetto alla natura
non era ancora visibile a pieno. La moglie Son rimaneva tranquilla sulla piccola
nuvoletta finché non iniziò ad intravedere i grandi negozi della
metropoli caotica e sovraffollata ... Quando apriva il suo modesto armadio ogni
mattina, e vedeva i suoi modesti abiti, sperava di poter un giorno rimodernarlo
anche perché sentiva di meritarselo dopo tutti quegli anni nei quali
aveva dovuto rinunciare a tutto pur di riuscire a portare avanti la baracca
poiché l'eredità della sua madre defunta stava andando ad assottigliarsi
sempre di più mentre il marito, il famoso Son Goku, non alzava un dito
per guadagnare un quattrino. Anche quella volta però scelse di non fermarsi
ad osservare le vetrine perché altrimenti le sarebbe salito all'altezza
della gola un grosso nodo difficile da mandar giù.
I comuni terrestri che trascorrevano in maniera placida i loro momenti, alzarono
gli occhi al cielo e si stupirono di vedere su di una nuvoletta galleggiante
una signora ma alla fine, quando la videro atterrare nel giardino Brief, persero
immediatamente qualsiasi tipo di interesse pensando che quella fosse una delle
tante pazzie nate da quella stramba famiglia di inventori così com'era
stata l'apparizione di un gigantesco drago parecchi anni prima ...
La nuvolina Kinton si fermò dinanzi al grande ingresso bianco della casa
color crema e il passeggero discese con un salto deciso quando il mezzo si fu
bloccato da una altezza di all'incirca un metro da terra. Appena Chichi ebbe
toccato l'erbetta ben tagliata del curatissimo praticello la nuvoletta fuggì
lontano senza nemmeno ricevere i soliti ringraziamenti che ogni membro della
famiglia, quando la utilizzava, le riserbava ... evidentemente aveva altro da
fare ...
La mora avanzò verso lo stradellino ciottolato e lo percorse raggiungendo
il grande ingresso porticato ed appena fu dinanzi al campanello dell'abitazione,
lo spinse attendendo poi un segno da parte di qualche essere vivente. Il melodico
"Dlin Dlon" risuonò più volte all'interno della casa
e questo perdurò per alcuni minuti perché nessuno degnava la signora
Chichi della minima attenzione « Nemmeno i robot arrivano? Forse non c'è
nessuno in casa e Bulma ha spento tutto per sicurezza ... » il dito indice
venne staccato dal piccolo bottoncino a forma di cilindro e il silenzio tornò
ad incombere in quel luogo mentre la donna, alquanto dispiaciuta per l'amara
sorpresa, si allontanava a passo calmo.
Chichi si portò una mano alla bocca pronta per richiamare la nuvoletta
ma un fragoroso boato alle spalle le impedì di fare ciò che aveva
intenzione di svolgere. Si voltò indietro e dal retro della grande abitazione
notò un'enorme massa di fumo scuro che si sollevava raggiungendo la sommità
dei cieli andando ad inquinare le pallide nuvole che mutavano anch'esse di sfumatura.
La donna, decisa a scoprire cosa stesse accadendo, si precipitò sul luogo
del misfatto non riuscendo però a vedere nient'altro che fumo a causa
di quest'ultimo. Come una cieca iniziò ad avanzare sbracciando da una
parte all'altra per toccare in anticipo qualunque oggetto che avrebbe potuto
farla cadere cosa che però non funzionò poiché dopo pochi
passi, per colpa di un oggetto poggiato a terra di chissà quale natura
strana e curiosa, la donna capitombolò a terra picchiando con forza viso
e petto su di essa. Sputò scocciata dei piccoli ciuffetti d'erba che
gli erano finiti in bocca e facendosi leva sulle braccia si alzò con
un'aura oscura sul volto che in quel momento era ben più cupa del fumo
lì attorno che a poco a poco si stava diradando lasciando intravedere
qualcosa del grande giardino Brief. Chichi avanzò un'altro poco ma quando
sentì una serie di starnuti alle spalle smise di avanzare e si voltò
nuovamente indietro iniziando ad intravedere una sagoma vagamente umana ...
« Bulma, sei tu? » chiese poiché dalla "voce" aveva
riconosciuto il timbro vocale di una donna.
« Chichi, sei tu vero? Arrivo, dammi un secondo ... » rispose la
donna avvolta dalla foschia mentre anch'ella si muoveva verso l'amica con delle
movenze che la facevano ricordare ad un morto vivente. Le due camminarono, senza
volere si inseguirono anche ma si fermarono soltanto quando le loro fronti cozzarono
generando un ciocco e un bel udibile "Haia!" da ambo le parti.
Il fumo finalmente scomparve.
« CHICHI! ... » urlò l'azzurra in preda ad una strana eccitazione
« ... Che bello vederti! ».
La mora corrucciò le sopracciglia e con una mano si andò a massaggiare
il punto sul quale aveva ricevuto la botta precedentemente « Già,
se non altro adesso non ti verrò più addosso » terminò
poi facendo comparire sul volto un caro sorriso.
« Guarda come ti sei sporcata ... » osservò Bulma quando
vide il povero chimono ricoperto di un leggero alone verde che in genere si
vedeva soltanto addosso ai bambini. Chichi incrociò le braccia e da falsa
impettita disse lo stesso dell'amica che però, al contrario di lei, aveva
del grasso che le ricopriva addirittura i corti capelli a caschetto oltre che
una divisa da meccanico targata C.C. di un colore marrone scuro.
« Come mai sei vestita a quel modo? » chiese poi la Son curiosa
per la risposta che sarebbe poi venuta in seguito da una donna raggiante che
pareva non risentire minimamente la sua situazione famigliare « Guardati
alle spalle Chichi e lo capirai ». La dama vestita in abito cinese si
voltò su se stessa e lanciò un gridolino quando si ritrovò
dianzi a una enorme struttura dalle sembianze sferiche « HAH! Che diavolo
è questo?! ».
Bulma rimase sorpresa dall'affermazione dell'amica e si mise anch'ella all'osservazione
della sua creatura non riuscendo però a trovare quel nonsoché
che metteva in difficoltà la persona a fianco « Ma come, non la
riconosci? » disse poi indicando il grande oggetto con una mano.
Chichi si portò una mano al mento e le sue meningi iniziarono a rielaborare
qualcosa « Beh, questa cosa l'ho già vista ma al momento mi sfugge
... ». L'azzurra, per aiutare l'amica, si avvicinò alla struttura
e premendo un piccolo bottone su di essa fece aprire un portello che, accompagnato
da un percettibile ronzio, si abbassò finché questo non toccò
terra. La più anziana delle due percorse la passerella ed andò
all'interno della struttura facendo poi segno all'altra di seguirla e quest'ultima,
vista l'insistenza, si fece quasi trascinare.
Un ampio spazio, un pavimento fatto da tante piastrelle rosse, al centro di
tutto una larga colonna e da una parte, dinanzi a un piccolo pannello dei comandi,
cinque poltroncine di diverse dimensioni erano state posizionate sicuramente
secondo un ordine preciso ... la memoria tornò in un baleno: «
Ma certo! Questa è la navicella che io stavo per utilizzare per andare
a riprendere il mio Gohan su Namecc! Quanti anni che sono passati ... »
disse Chichi un poco commossa ricordando quei tempi lontani ma anche un po'
traumatizzanti.
« Già ... » mormorò Bulma mentre con un candido fazzoletto
(che teneva ben nascosto in una tasca della sporca divisa) si puliva il viso
e i capelli sporchi « ... Bei tempi quelli ... ».
La mora si voltò verso la sua destra ed osservò la sua sempai
mentre si apriva la parte superiore della tuta sfoggiando il suo corpo ancora
bello coperto da una maglietta color rosa confetto. Sospirò pensando
che forse le parole di Vegeta non erano solo tutte cattiverie ... ammise a se
stessa di essere un poco gelosa dell'amica di famiglia ma rapida cercò
di distogliere la mente da quei pensieri per portali verso altro « Vedrai
che le cose si aggiusteranno, ne sono sicura ».
La azzurra annuì però non del tutto convinta. Si allontanò
tornando nei pressi del grande portello e si seddette a terra iniziando ad osservare
il suo grande, immenso, sterminato giardino di casa che però appariva
sempre più spoglio e vuoto con il passare del tempo ... Chichi le andò
a fianco e si sedette anch'ella vicino a lei « Cosa c'è? Hai paura
per il divorzio? » chiese la donna all'altra con un velo di preoccupazione
nella voce.
A sorpresa l'azzurra iniziò a sorridere ma ben presto però, quando
il momento di ilarità terminò, sul suo volto ricomparve quello
strano velo scuro « No-no, per il divorzio io e Yamcha abbiamo discusso
tanto e alla fine ci siamo messi d'accordo su ogni cosa. Non è quello
il problema ... ».
« E di cosa si tratta allora? »
« Beh ... » Bulma iniziò dopo un leggero sbuffo provocato
da un lieve senso di stanchezza « ... I miei genitori si sono trasferiti
anni fa in una casetta al di fuori della città e Yamcha se ne andrà
assieme a Light ... rimarrò completamente da sola in questa grande casa
... » le ginocchia si piegarono andando a toccare i seni ancora sodi nonostante
l'età « ... La cosa mi mette alquanto a disagio anche perché
poi non so cosa farò d'ora in avanti ».
La mora abbassò lo sguardo prima di farlo concentrare su quella che pareva
una piccola bicicletta abbandonata a sé stessa in un lato del grande
prato. Notò la ruggine su di essa ma si stupì nel vedere che però
il seggiolino di gomma era ancora perfettamente intatto ...
« E' lì da mesi e Light non l'ha mai spostata » esordì
all'improvviso Bulma facendo sobbalzare la mora e facendola voltare verso di
lei.
« Come? E perché? » chiese Chichi perché non avrebbe
mai permesso che uno dei suoi figli abbandonasse da una parte un oggetto che
poteva costare anche parecchi zeni, come appunto quella bicicletta sportiva
che dalle poche tracce di colore ancora rimaste era di un giallo canarino.
Lo sguardo della donna dagli occhi azzurri divenne per un istante tremendamente
severo « Light ha sempre trattato a quel modo tutti i miei regali dopo
che io e Yamcha abbiamo iniziato a litigare, ovvero da quando aveva all'incirca
quattro anni ».
La mora rimase shoccata ugualmente nonostante avesse compreso da tempo i motivi
che spingevano il piccolo bambino a comportarsi in maniera strana nei confronti
degli altri « Sai, oggi Goten è tornato a casa ricoperto di fango
e ci ha detto che è stato proprio Light a ridurlo così ... »
mormorò infine riposando gli occhi verso la base su cui toccava il pannello
di duro e luccicante metallo.
Bulma fece sparire la faccia tra le ginocchia ma il sussurro arrivò comunque
alle orecchie della Son « Mi spiace tanto ... non so che fare ... a me
non da ascolto da anni ... ».
La mora si ritrovò improvvisamente felice di avere una famiglia di teppisti
confusionari combattenti, una famiglia strana ma calda, accogliente e tanto,
tanto unita. Ella voltò lo sguardo verso Bulma e le posò una mano
sulla spalla sinistra cercando di confortarla come poteva anche se il dolore
che l'azzurra provava in quel momento non l'aveva mai provato sulla pelle ...
Bulma però continuò a sfogarsi: « Non sono stata un mamma
molto presente, è vero, però mi era impossibile rimanere in casa
con un uomo che mi tradiva continuamente con la prima gonnella che trovava ...
Light è cresciuto senza di me perché mi intanavo nei laboratori
a lavorare per sentire meno la mancanza di quell'affetto che in quella casa
mi impediva di vivere come desideravo ... Lui è cresciuto conoscendo
numerose donne che non erano me ed essendo un bimbo intelligente ben presto
ha iniziato a capire che se voleva ricavare qualcosa da quella situazione avrebbe
dovuto legare maggiormente con Yamcha tralasciando me ... » Chichi ascoltava
con il terrore nel cuore, con la paura che un giorno sarebbe potuta accadere
una cosa simile anche alla sua famiglia « ... Iniziò a chiedergli
regali per fargli tenere la bocca chiusa, con me evitava qualsiasi argomento
riguardante la famiglia e mi lanciava furbescamente della polvere negli occhi
per illudermi che le cose funzionassero un pochino meglio. Circa un anno fa,
quando venne a sapere che volevo divorziare da Yamcha, mi sabotò addirittura
alcuni progetti per dispetto perché secondo lui ero io quella che meritava
un torto e non papà ... Da allora non mi parla quasi più e con
gli altri si comporta in malo modo ...» Bulma sbuffò facendo rialzare
il viso dalle ginocchia « ... E' colpa mia alla fine, mi dispiace ».
« Non dire così che non è- » iniziò Chichi
venendo poi distratta da una figura che con un piede aveva iniziato a picchiettare
con insistenza il portello deformandolo appena. Le due alzarono completamente
gli occhi vedendo una C18 in perfetta forma.
« Ciao » le salutò un po' fiacca e con aria molto forzata
accompagnata da uno sguardo tutt'altro che amichevole che comprendeva gli occhi
leggermente socchiusi e la bocca arricciata.
« Ciao 18! ... » la salutò Bulma con calore riacquistato
tutta la sua carica e compostezza « ... sei in anticipo ... » mormorò
poi osservando l'orario sul suo piccolo orologio da polso sotto lo sguardo di
una Son parecchio curiosa.
« Umpf! In anticipo un corno! ... » sbottò la cyborg irrispettosa
mentre incrociava le braccia indispettita « ... Io vengo quando voglio
e arrivo quando arrivo! ».
Le due spettatrici della scena si sorrisero a vicenda e probabilmente entrambe
pensavano che il loro amico Crillin si era ritrovato una bella gatta da pelare
come moglie ...
« Ok, ho capito ... » disse Bulma alzandosi in piedi e iniziando
a percorrere la passerella fatta dal portellone per poi voltarsi verso Chichi
« ... Io devo andare un attimo con 18 nei laboratori per sbrigare un lavoro
di una decina di minuti. Vieni anche tu? ».
Tante volte la mora aveva seguito l'azzurra all'interno del suo impero ma il
più delle volte si era sentita schiacciata in quel luogo che, giorno
dopo giorno, si riempiva sempre di più di cianfrusaglie e che rendeva
il tutto ancora più opprimente ... Con un gesto la donna di media età
negò l'invito e pertanto le altre due si allontanarono in direzione dei
fantomatici uffici nei quali Bulma perdeva continuamente forze, energie, occhi
e forse anche vita ...
I minuti passarono davvero lenti in quel silenzio. Chichi si
guardava attorno come un'anima persa chiedendosi il perché di tutto quel
lavoro ... Osservò la grande casa che era sempre ben curata ma socchiuse
gli occhi quando da una finestra intravide la sagoma di una persona: sembrava
di piccole dimensioni e rimaneva seminascosta da una parte forse credendo di
non essere vista.
"E' Light ... " pensò poi quando riuscì a riconoscere
la capigliatura del monello e a vedere meglio il suo sguardo accigliato e severo
... Il bimbo poi scomparve all'improvviso quando si udì la voce di Bulma
alta e chiassosa provenire dai laboratori in direzione della grande navicella
sferica.
Una a fianco all'altra la terrestre e la cyborg camminavano lentamente facendo
ritorno verso Chichi. Le due poi si fermarono a pochi metri di distanza e l'azzurra
ricordò alcune cose importanti a 18 che, ricordando bene cosa dovesse
e non dovesse fare, annuì ad ogni punto scocciata e sempre più
impaziente di andarsene.
« ... Per il resto non c'è altro quindi credo che tu possa - »
a Bulma non venne nemmeno concesso di parlare che la biondina era già
sfrecciata in alto nel cielo ed era sparita in direzione della sua dimora ...
« Ma tu guarda che modi! » disse poi la Brief arricciando il naso
e poggiando le mani ai fianchi. Chichi sorrise appena.
« Bulma, posso farti una domanda? » chiese la mora con tono gentile.
L'amica annuì pertanto la Son proseguì: « Tu mi hai confessato
di aver paura di quello che accadrà dopo il divorzio giusto? ».
Bulma scostò lo sguardo tornando cupa ma annuì nuovamente.
« E allora dimmi ... » iniziò Chichi allargando le braccia
per indicare l'opera tecnologica alle loro spalle « ... cos'è?
Cosa significa questo? ».
Gli occhi azzurri si alzarono andando a leggere la grande scritta "Capsule
Corporation" che era posta su di una parte della struttura di metallo ...
« Erano bei tempi. Avevo la forza e credevo di poter fare qualsiasi cosa,
sai? Ho ricostruito questa macchina per ritrovare questa forza e così
andare avanti, per non dimenticare ciò che ero stata ma che posso ancora
essere ... ».
La mora scostò un poco la testa da una parte all'altra facendo dondolare
alcuni ciuffi dei capelli corvini che, con le peripezie a causa del fumo, erano
andati fuori posto. « KINTOOOON!!! » chiamò poi all'improvviso
facendo arrivare a tutta velocità la nuvoletta e vedendovi si di essa
con un agile salto.
« Secondo me ... » iniziò Chichi « ... a te non manca
la forza di quel tempo ma qualcuno che ne aveva da vendere ».
Bulma abbassò lo sguardo ed arrossì violentemente.
La Son rise ma sul suo volto iniziò a comparire un sorriso sincero quando
iniziò a dirle ciò che gli era balzato alla mente in quell'istante
... « Entrambi andate nel passato per trovare qualcuno ... Adesso vedo
maggiormente le somiglianze tra voi due ... ».
L'azzurra spalancò gli occhi non capendo affatto « Noi due chi?
».
Chichi si mise maggiormente comoda sulla nuvola e guardò altrove facendo
finta di niente « Quando ce ne darà il permesso poi lo saprai.
Ti saluto Bulma e stammi bene, io torno a casa a pulire una montagna di stoviglie
» e detto questo la nuvola partì a velocità supersonica
generando una tale forza d'urto che fece sbalzare a terra la donna .
Bulma si rimise seduta e si massaggiò il braccio sul quale era atterrata.
Guardò il cielo e sorrise ... ripensando a lui.
...Continua...