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Autore: Beauty    12/07/2014    3 recensioni
Donne. Ragazze, perlopiù. Principesse e nobili. Tanti volti, tanti caratteri diversi fra loro.
Tante storie, tante favole differenti.
Ma il lieto fine esiste per davvero?
1. Maria Antonietta - La bella addormentata
2. Elisabetta di Baviera - Cenerentola
3. Mafalda di Savoia - Cappuccetto Rosso
4. Erzsébet Bàthory - Biancaneve
5. Anna Bolena - La bella e la bestia
6. Giuseppina Beauharnais - La sirenetta
7. Vittoria Hannover - La Regina delle Nevi
8. Alessandra Romanov - Il nano Tremotino
9. Olga Romanov - Il principe felice
10. Tatiana Romanov - Raperonzolo
11. Maria Romanov - Il brutto anatroccolo
12. Anastasia Romanov - I sei cigni
13. Carolina Matilde di Danimarca - La piccola fiammiferaia
14. Anna Neville - Biancarosa e Rosella
15. Elisabetta di York
16. Wallis Simpson
17. Anna di Clèves
18. Berengaria di Navarra
19. Sofia Paleologa
20. Ka'iulani Cleghorn
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Zarista
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Anastasia Romanov

I sei cigni

Quando la condussero al rogo, ella si mise le camicie sul braccio e di lassù, mentre stavano per accendere il fuoco, si guardò attorno: ed ecco che vide sei cigni giungere in volo per l’aria. Ella vide che la loro liberazione era prossima e il cuore le balzò nel petto dalla gioia. Con un rumor d’ali, i cigni si posarono accanto a lei, sicché, ella poté gettare loro addosso le camicie: come ne furono sfiorati, le pelli di cigno caddero ed essi le stettero innanzi vivi e sani; solo il più giovane, invece del braccio sinistro aveva un’ala di cigno attaccata alla schiena”.

E' una ninna nanna spezzata dai singhiozzi, l'ultima canzone che ha cantato a suo figlio. Sergej, sua suocera e sua cognata glielo hanno strappato dalle braccia solo la sera prima, e ad Anastasia – Anna – ora non resta altro se non una copertina sdrucita da abbracciare.

Instabile, ha sentito sussurrare sua cognata, ma non lo è così tanto da non capire che intendeva dire pazza. Instabile, pazza, non è in grado di occuparsi di un bambino. Credono di farle del bene, loro tre, ora Sergej parla anche di condurla a Berlino...a che scopo?

Lei non ha più niente, niente per cui vivere. Non vuole stare meglio.

Ciò che desidera è tornare a essere Anastasia, la monella figlia minore dello zar che faceva ardere d'imbarazzo la madre e le sorelle. E' stanca di questa vita, stanca di essere sola, stanca di dover convivere con questa Anna, questa sconosciuta che ha preso il suo posto e che lei odia con tutta se stessa. Chi è, Anna?

Shvibzik, la chiamavano suo padre e sua madre. Uno un grande cigno imperioso, dalle ali imponenti e forti per proteggerti, e l'altra un uccellino dal collo aggraziato che si chinava amorevole su di te. Malenkaya, le gridavano le sue sorelle e suo fratello, quella piccola, la monella che faceva boccacce alle spalle degli ospiti e le cui risate echeggiavano contro le mura del Palazzo d'Inverno.

Anastasia, Shvibzik, Malenkaya. Tutti i suoi nomi, tutte identità diverse che lei ha sempre indossato con fierezza, anche quando a Ekaterinburg la guardia bolscevica ha condotto lei e la sua famiglia a morire.

Ma lei, Anastasia, non è morta come tutti gli altri, eppure l'anima le è stata strappata via, sostituita con quella di questa sconosciuta, questa Anna di cui non vuole sapere né conoscere nulla.

C'era stato un breve tempo, quando l'uomo che l'ha poi salvata dalla morte l'ha chiesta in moglie, e dopo i dolori del parto aveva potuto abbracciare suo figlio, in cui Anna era diventata qualcuno, una donna forse non felice, ma serena per una felicità che poteva essere rimessa insieme.

Ma il destino le ha strappato via anche quello. Il suo Alessandro è stato ucciso, e ora anche il suo bambino le viene tolto per sempre. Non lo rivedrà mai più, questo lo sa, mentre si avvolge lo scialle intorno alle spalle e segue Sergej fuori casa. E' Berlino che l'attende, ma non le importa.

Anastasia è morta quella notte, in quella cantina. Ora al suo posto c'è solo Anna, una donna a cui non appartiene neppure il nome che porta, una povera infelice senza più affetti, senza passato né presente.

Senza futuro.

 

 

 

 

Angolo Autrice: Eccomi di nuovo qui. Ho deciso che aggiornerò un capitolo a settimana, in maniera tale da finire presto questa raccolta. Come potete vedere, per Anastasia ho scelto di discostarmi un poco dalla realtà storica ufficialmente riconosciuta, assumendo che lei sia veramente sopravvissuta al massacro della famiglia Romanov e abbia assunto l'identità di Anna Anderson. Preciso che io non credo che fosse veramente lei, ma se così fosse stato, di certo le implicazioni sarebbero state quantomeno interessanti. La scelta della fiaba è dovuta al suo finale: tutti e cinque i cigni ritornano a essere principi, mentre l'ultimo resta umano con un'ala di cigno, quindi diviso fra due realtà – privo di un'identità, dunque. E questo è quello che ho pensato per Anastasia: ora non è più lei, ma Anna, una donna divisa fra presente, passato e futuro senza possibilità di uscita.

La faccenda del marito ucciso e del figlio sottrattole fanno parte del background che la stessa Anna Anderson fornì per raccontare la sua storia.

Ciao, un bacio,

Beauty 

  
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