Salve
a tutti! ^_^ sono tornata con un nuovo capitolo! Scusate l’attesa, ma ero
impegnata con un’altra fic, che sto scrivendo con la
mia collega MemiDark_Cullen. Leggetela, è nel mio
account! (pubblicità spudorata ^.^)
Comunque… qui le nostre
tre care ragazze si troveranno ad affrontare la prima prova per ritornare
umane. Cosa succederà? In cosa consiste questo primo ostacolo? Se vi ho
incuriosito, leggete… e recensiteee!
A
proposito, vorrei ringraziare i miei recensori : MemiDark_Cullen (fedelissima; w Fiamma e Ray), Iry_kun e anna96.
Grassie grassie per le recensioni, sono contenta che vi piaccia,
spero di non deludervi! Grazie anche a chi legge solo e a chi ha aggiunto la
storia tra i preferiti!
Erano circa le sei del
pomeriggio quando Ray, Hilary e Paige decisero di partire per affrontare la
prima prova. In questo momento erano sul loro furgoncino, alla volta della
provincia di Arbatax.
Stoppa! Furgoncino?? Giusto,
devo raccontarvi di questo nuovo mezzo!
*Flashback*
Cinque del pomeriggio. Hilary
e Ray sono sole nella loro stanza dell’ostello e stanno preparando le borse.
“Uff.” Sbuffa Ray, sollevando
il suo borsone grigio e posandolo sul letto. Getta indietro con fastidio il
ciuffo di capelli che le cade perennemente sugli occhi cremisi e osserva
:“Questo non ci starà mai sulla bici.”
“Magari ti stabilizza, che ne
sai.” Ribatte Hilary, alle prese con il suo zaino nero.
“Comunque è stupido andare
dall’altra parte dell’isola con delle bici scassate. Non vorrei che ci
lasciassero per strada.” Continua Ray, chiudendo la zip.
Hilary fa per rispondere, ma
Paige irrompe nella stanza, con un bel sorriso stampato sul volto.
“Ragazze!” Comincia con aria
orgogliosa. “Fine dei nostri problemi! Ho trovato un buon mezzo, ben più veloce
e sicuro delle nostre bici-catorcio!” Si dirige verso la finestra a passo di
danza e scosta la tendina di cotone a righe verdi e azzurre. Ray e Hilary guardano,
curiose.
Nel parcheggio sottostante è
parcheggiato un vecchio furgoncino della Volkswagen, color azzurro
scolorito.
Sia
Ray che Hilary rimangono con un palmo di naso. Si voltano verso Paige con occhi
sgranati.
“Beh?
Che c’è? Non vi piace?” Chiede quest’ultima, sulla difensiva.
È
Hilary a risponderle con calma, cercando di trovare le parole giuste :“Ecco,
si, ci piace eccome, ma… Si può sapere dove accidenti
l’hai preso??”
La
bruna arrossisce e spiega :“Ho barattato le nostre bici con il furgoncino. È
vecchio ma stabile. L’ho già collaudato.”
Ray
piega la testa da un lato e domanda :“Ma questo tipo che ha accettato lo
scambio era tutto normale?”
Paige
alza le spalle, con aria noncurante :“Non saprei. Non ci potevo credere neanche
io quando mi ha proposto il baratto. Ma alla fine non è che me ne importi granchè… Abbiamo un auto e dobbiamo percorrere un bel po’
di strada. Scendete a caricare le vostre borse, io intanto preparo la mia. Ecco
le chiavi.”
Allunga
ad Hilary una chiave e si volta, cominciando a riempire la sua borsa rossa e
morbida.
*Fine Flashback*
Quindi, eravamo rimasti… Ah, si!
Dopo circa tre estenuanti ed
eterne ore di viaggio, Paige, Hilary e Ray giunsero alla meta.
Arbatax era una città come le
altre, abbastanza comune: né piccola né grande, piena di alberghi e con un mare
stupendo.
Le tre ragazze posteggiarono
davanti a una spiaggia. Per sicurezza era Hilary al volante. Paige ci era
rimasta malissimo.
“Io andrei a fare un giro.”
Propose cauta Ray. “Giusto per esplorare un po’ la zona. Non ne ho voglia di
stare ancora in questa cavolo di macchinetta. Ho sete.”
“Tu vai pure se vuoi.” Disse
Paige. “Io non ho sete e sono stanca. Domani dovremo svegliarci prima
dell’alba.”
Guardò Hilary, che annuì e
posò i piedi sul cruscotto.
Ray rimase allibita: che pigre…
Insomma, alla fine la giovane
vampira si ritrovò a girovagare per la spiaggia. Da sola.
Stava giusto borbottando
qualcosa tra se e se, quando un bagliore lontano attirò la sua attenzione. Il
primo impulso di Ray fu quello di correre a vedere, ma poi pensò che non era
vestita da esplorazione: aveva una maglietta a righe, una gonna corta bianca e
le sue amate All Star rosse.
Rimase un attimo a pensare,
poi con un sorrisetto si incamminò verso il bagliore insistente.
Ray si ritrovò davanti a una
distesa di scogli. Si avviò fiduciosa, saltellando da una pietra all’altra
senza difficoltà: quand’era umana abitava in una città di mare e l’estate
camminava sempre sugli scogli alla ricerca di insenature pittoresche dove
sedersi o tuffarsi.
Quando giunse sulla punta,
dove brillava la luce, Ray si fermò, sbalordita: c’era qualcuno seduto lì,
qualcuno che reggeva una lampada ad olio e le sorrideva.
“E tu chi sei?” Domando la
giovane vampira.
Lo sconosciuto si alzò. Era
alto, molto alto.
“Chiamami Roxas.”
Disse semplicemente.
Ray gli si avvicinò con aria
di sfida. “E cosa ci fai qui, Roxas?” Calcò sul nome.
Quest’ultimo si chinò su di
lei, con il viso a pochi centimetri dal suo. Quando sorrise, Ray notò i denti
bianchissimi e lucidissimi, con i canini affilati come rasoi.
“La domanda non è cosa ci
faccio io, ma cosa ci fai tu in questo posto, e per di più a
quest’ora, mia cara.”
Ray inclinò la testa,
accigliata, poi comprese. “Sei tu il Custode della prima prova?”
Roxas ammutolì per un attimo, poi
rispose, perdendo il ghigno ironico :“Si sono io. Per passare la prova dovrai
risolvere l’indovinello che ti porrò.”
La giovane vampira sorrise e
si fregò le mani: quanto le piacevano gli indovinelli! Ne andava matta!
“Spara.” Lo invitò.
Roxas riacquistò il ghigno. “Non
qui.” Fu la sua scarna replica, e prima che Ray potesse fare alcunché, le passò
un braccio intorno alla vita, uno sotto le ginocchia, prese la rincorsa sugli
scogli e spiccò un salto inumano, stile Superman.
Ray si strinse a lui e urlò
:“Diavoli! Sei decollato come un 747!”
Nonostante il vento e la
velocità fossero talmente elevate da obbligare chiunque avesse un minimo di
buonsenso a chiudere gli occhi, Ray sentì l’indistinta risata del suo
“rapitore”.
Dopo una decina di minuti,
cominciò la rapidissima discesa. Ray fece la cavolata di guardare giù: vedere
la terra che le veniva incontro così velocemente le fece montare una nausea
orribile.
Non appena Roxas posò i piedi per terra, dovette sorreggere la sua
passeggera per impedirle di accasciarsi a terra.
La tenne in braccio a lungo, finchè non si fu ripresa a sufficienza, poi la mise a
sedere con la schiena appoggiata contro un grosso masso. Si trovavano in aperta
campagna, vicino ad un bosco verdeggiante, illuminata dalla fioca luce della
tarda sera.
Quando Ray ebbe riacquistato
abbastanza fiato per parlare, domandò :“Dov’è che saremmo ora, di grazia?”
“Dall’altra parte del mondo.”
Rispose Roxas. Era serio, non scherzava.
Ray sbarrò gli occhi.
“In Canada.” Precisò Roxas. “Stato dell’Ontario, vicino a Toronto.”
“Oh, cazzo…”
Mormorò la giovane, grattandosi la testa, ancora incredula.
Roxas ghignò di nuovo, divertito.
Ora che c’era una luce sufficiente ad illuminarlo, Ray vide che aveva i capelli
rossi come il fuoco, né corti né lunghi. Era giovane, poco più di un ragazzo.
Aveva grandi occhi di un colore strano, indefinito: le sue iridi sembravano
costituite per metà da pagliuzze dorate, e per metà da pagliuzze azzurre. Era
di una bellezza inumana, straordinaria, di quelle che si possono ammirare solo
nelle opere d’arte. Ray ne rimase incantata.
Per spezzare l’imbarazzo che
si stava creando, Ray disse :“Va bene, sono pronta. Ponimi il tuo indovinello.
Paige e Hilary saranno preoccupate a mort...!”
Non ebbe il tempo di
terminare la frase, che una mano fredda e candida si posò sulla sua.
“Sei debole. Riposa ancora
un’oretta, poi giuro che ti porrò l’indovinello.” Il suo viso era di nuovo a
pochi centimetri da quello di Ray. La ragazza poté sentire il suo fiato freddo
sul collo e rabbrividii.
Gli premette una mano sul petto per farlo
allontanare e cercò di mascherare il rossore che le aveva prepotentemente
invaso il volto.
“Se mi riposo un’ora prometti
che mi farai l’indovinello?” Domandò, fingendo di essere molto interessata alle
insenature della roccia a cui era appoggiata.
I denti di Roxas scintillarono quando ghignò nuovamente :“Hai la mia
parola di vampiro.”
“Va bene…”
Si arrese Ray, e si voltò dall’altra parte, per non incrociare più quello
sguardo magnetico che le stava dando alla testa.
Mentre dormiva, la mente di
Ray fu invasa dai sogni, o meglio, dai ricordi.
Sognò tre ragazze allegre a
bordo di una Citroen usata.
Sognò un giovane dai capelli
di fuoco che tagliava loro la strada. Lo vide in faccia: era Roxas!
Rivisse il momento in cui
aveva rischiato di morire cadendo giù dal dirupo con la macchina…
Poi rivide il buio. E si risvegliò con un nuovo corpo.
Ray si svegliò di
soprassalto, con la fronte imperlata di sudore. Ansimando si guardò intorno e
notò che il cielo si era fatto più scuro. Con un balzo fu in piedi.
Cercò Roxas
con gli occhi e lo vide appoggiato ad un albero, che la guardava a sua volta.
“Che ora è?!” Esclamò la
ragazza.
“Contando che quando ti sei
addormentata di botto erano circa le sei e un quarto, ora sono le sette e un
quarto.”
Ray diventò più rossa delle
punte colorate dei suoi capelli. Abbassò lo sguardo e si rassegnò nuovamente a
chiedere l’indovinello.
Stavolta Roxas
si alzò, senza abbandonare il ghigno e schioccò le dita. Improvvisamente una
grossa cupola blu comparve dal nulla e avvolse i due vampiri.
Dopo un secondo di buio,
l’atmosfera si illuminò di una debole luce bluastra. Piccole lucine dorate,
simili a lucciole o a piccole fate galleggiavano pigramente nell’aria.
“Perché questo?” Chiese Ray.
Fu sorpresa di non sentire l’eco rimbombante della sua voce.
“E’il Primo Phanteum. È il luogo dove si svolge la prima prova.”
Rispose Axel.
Ray era seccata. “E non
potevi evocarlo ad Arbatax senza farmi fare il giro del mondo?”
Roxas piegò le labbra sottili in
un sorriso malizioso e spiegò :“Non è così facile come credi. Il Phanteum può essere evocato solo in determinati luoghi, e
questo è uno di quelli. E poi tu adori l’America.”
Ray rimase di sasso. Roxas pure.
“A chi non piace l’America,
al giorno d’oggi?” Farfugliò precipitosamente quest’ultimo, diventando rosso.
Ray non se la bevve. “Come
facevi a sapere che da umana desideravo ardentemente visitare l’America?”
Chiese sospettosa.
Roxas non rispose e disse :“Il
tempo va avanti, Ray. Mi piacerebbe chiacchierare con te, ma ho un compito da
svolgere. Quindi: vuoi l’indovinello o ti ritiri?”
“Indovinello.” Replicò la
giovane vampira, sicura di sé.
“D’accordo.” Ghignò Roxas. “Tre naufraghi raggiungono un’isola deserta dove
vengono fatti prigionieri da una tribù di cannibali. È una tribù molto
particolare, in quanto dà ai tre sfortunati una chance per aver salva la vita:
i tre vengono portati all’interno di una tenda buia dove ci sono cinque
cappelli, tre bianchi e due neri. Ognuno ne indossa uno, poi vengono fatti
uscire. Ogni naufrago può vedere il cappello degli altri, ma non il suo. I tre
devono indovinare il colore del proprio cappello e dare una spiegazione logica.
Il primo naufrago dice :“Il
mio cappello è bianco, ma non so dare la spiegazione.” Venne ucciso perché lo
aveva nero.
Il secondo naufrago dice :“Il
mio cappello è bianco, ma non so dare la spiegazione.” Lo aveva veramente
bianco, ma venne ucciso perché non aveva saputo dare la spiegazione.
Il terzo invece indovinò e
riuscì a dare una spiegazione plausibile, così venne rilasciato. Ditemi: di che
colore era il cappello del naufrago? E che spiegazione ha usato per aver salva
la vita?”
Ray riflettè
velocemente. Tre naufraghi. Il primo aveva sicuramente tirato ad indovinare, quindi
non poteva essere così importante. Si concentrò maggiormente sugli altri due:
il secondo naufrago aveva sicuramente tirato a indovinare a sua volta, in
quanto nulla poteva aiutarlo… Questo voleva dire che…
“Ci sono!” Urlò Ray.
Roxas sorrise :“Spara.”
“Allora…”
Ragionò la ragazza “Il terzo naufrago aveva il cappello bianco, perché se lo
avesse avuto nero il secondo naufrago avrebbe potuto dire con certezza di
averlo bianco, in quanto i neri erano terminati, ma così non è stato! È
giusto?”
Il sorriso non abbandonò le
labbra del vampiro :“E’ giusto.” Proclamò, orgoglioso.
Ray cominciò a saltellare,
contentissima: ancora due prove e avrebbe riavuto indietro la sua vita.
Roxas si frugò nelle tasche ed
estrasse un sacchettino di seta rossa.
“Tienitelo stretto, Ray, è
molto importante. Tienitelo stretto.”
“Cos’è?” Chiese la ragazza,
curiosa.
“Aprilo, no?”
Ray non se lo fece ripetere
due volte: sciolse velocemente i lacci del sacchettino e un rubino piccolissimo
scivolò nella sua mano. Era davvero minuscolo: poco più grande dell’unghia di
un mignolo.
“Quando avrete superato le
tre prove e giungerai sulla scogliera di Bosa, dovrai
inghiottirlo. Le tue amiche faranno lo stesso con le loro pietre.” Spiegò Roxas in tono pratico.
La cupola si dissolse.
“Fammi tornare.” Disse Ray,
guardando il tramonto. “Le mie amiche saranno preoccupate a morte.”
Non
voglio immaginare la reazione di Paige dopo che mi rivedrà tornare un po’ di
ore dopo le sue aspettative… Pensò.
Si lasciò prendere in braccio
da Roxas, temendo di nuovo la nausea, e in pochissimi
secondi, i due vampiri erano già spariti, in viaggio verso l’altra parte del
mondo.
Fine
del terzo capitolooo! ^^ che ne dite? Fatemi sapere,
mi raccomando…
Io
subito volevo scrivere che Paige lo aveva rubato il furgoncino, lasciando al
suo posto le bici, ma poi ho cambiato idea.
La
prossima vampira ad affrontare la prova sarà… sarà… eheheh, se volete saperlo
dovrete leggere ^^
Volevo
fare un piccolo sondaggio, anche se è un po’ prematuro: quale delle tre
protagoniste preferite? Ray, Hilary o Paige? Rispondetemi tramite recensione ^^
Il
quarto capitolo arriverà il prima possibile. Grazie ancora a tutti quanti.