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Autore: Gio_Gio22    13/07/2014    1 recensioni
Emma ha 17 anni e abita a Miami con i suoi genitori. E' brava a scuola,studiosa,timida e impacciata ma con la testa sulle palle: le vita le sorride.
Questo finché non conosce Thomas,ragazzo popolare,che lavora come modello e che all'apparenza sembra felice.
Ma nasconde una terribile verità:è autolesionista e soffre di depressione.
Emma lo vuole aiutare.
Emma sente di doverlo fare.
Una storia di amicizia e amore. Un amore fatto di passione,sofferenza e voglia di farcela ad uscire dall'incubo dell'autolesionismo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 4

Cominciò a torturarsi le mani indeciso sul da farsi. Abbassando lo sguardo notai sei segni rossi sul polso. Gli presi le mani delicatamente e guardandogli i bracci vidi numerosi tagli. Alcuni erano cicatrici,altri erano lievi segni rossi ed altri ancora sembravano ancora incrostati di sangue,segno che non se li era fatti da molto.
Mi scappò un sussulto e alzai lo sguardo sul suo,lucido,come se dovesse piangere da un momento all’altro.
“Ora immagino che scapperai anche tu da me” parlò con un sorriso amaro sul volto,falso.
Gli strinsi ancora di più le mani tra le mie come a dirgli che io c’ero. Ed infatti non volevo lasciarlo “Perché mai dovrei”
“Insomma…chi vorrebbe avere un amico che si taglia,che sta sempre per i fatti suoi,che non può mostrarsi in giro con le braccia scoperte perché la gente lo addita,quasi come fosse un traditore.”fece una pausa in cui i suoi occhi azzurri divennero ancora più scuri “Chi vorrebbe avere uno che non vive la vita,che ha sempre paura di essere uno sbaglio,che ha paura della vita e non della morte.”. Sembrava arrabbiato mentre sputava queste parole con orrore.
“Perché lo fai?” fu tutto quello che riuscii a dire cercando il suo sguardo,che aveva abbassato per tornare a guardarsi le mani.
Sospirò “Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno che non sia il mio migliore amico,che non sia Peppa e neanche i miei genitori. Tanto anche se volessi loro non hanno mai tempo per me. Sembra che il loro lavoro sia più importante della salute del loro figlio.”.Tornò a guardarmi negli occhi “Se vorrai ascol-..”. Lo bloccai “Ti prego,sfogati. Io ti voglio ascoltare ed aiutare se ce ne sarà il bisogno.”
Mi fece  un lieve sorriso “Ok…sono autolesionista da 2 anni ormai. Tutto è iniziato così,senza che me ne accorgessi. Essendo,si dai diciamolo,un bel ragazzo,alto,biondo,occhi azzurri come il mare,atletico…molte persone che conoscevo mi chiesero se facessi il modello ma io gli rispondevo sempre di no. Un giorno,a forza di sentire sempre la stessa domanda,feci una ricerca e scoprii che c’erano numerose case di moda che cercavano giovani aspiranti modelli per servizi fotografici e sfilate. Inoltre questi ragazzi venivano pagati e pensai che infondo non sarebbe stata una cattiva idea,infondo facevo qualche foto,mi regalavano anche vestiti della marca per cui avevo posato e potevo avere soldi miei senza andare a chiederli a mio padre,anche se non ci mancano come hai potuto vedere. Ma fu lo sbaglio più grande della mia vita.” Fece una pausa in cui distolse lo sguardo dal mio per poi ritornarci dopo pochi secondi.  Io non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso:stavo attenta ad ogni minima parola.
“Appena iniziai andava tutto bene: facevo belle foto,mi pagavano alla grande,e mi dicevano solo di praticare un po’ di attività fisica per mantenere il fisico. Ma pian piano il mio “piccolo successo” crebbe ed io firmai numerosi contratti,con il consenso dei miei ovvio, con altrettante numerose case di moda. Cominciarono ad impormi diete devastanti riuscendo a spedirmi in ospedale numerose volte perché il mio stomaco non riceveva più cibo,come tuttora d’altronde.
Mi obbligarono a praticare tanta attività fisica:ogni mattina,6 giorni su 7,mi sveglio alle 4 per andare a correre. Poi nel pomeriggio o appena ho un minuto libero vado in palestra e per 4 ore faccio solo addominali,stiramenti,flessioni,corsa…non ti dico come sto la sera. Le prime volte Peppa doveva farmi un massaggio altrimenti non riuscivo a dormire per i muscoli ancora in sforzo.
Insomma la mia vita era diventata un inferno. Non era più la mia di vita ma la loro:ero diventato un loro oggetto,grazie alla firma sul contratto. Ero dimagrito e non poco,ma a forza di fare ginnastica ora sono puri muscoli. Alcune volte piangevo per tutto quello che mi stava accadendo. Cominciai a soffrire di insonnia,attacchi di panico a volte.
Un giorno,mentre stavo male,per la rabbia scagliai una pallina addosso al muro che rimbalzando andò addosso ad un vaso di vetro facendolo cadere a terra e frantumandolo. Andai li per rimediare al danno fatto e per raccogliere i cocci ma mi tagliai. Un taglio lungo dal pollice al polso. Non so come il mio cervello ragionò ma appena sentii il dolore dimenticai per un momento tutto il dolore mentale e mi concentrai solo su quello fisico. Quella sensazione mi faceva sentire meglio anche se per poco. Da li cominciai a tagliarmi ogni volta che soffrivo o stavo male. Mi tagliavo con lamette,taglierini,coltelli…tutto quello che era in grado di fare del male.” Si bloccò con lo sguardo fisso nel vuoto.
“M-ma i tuoi genitori non..non sape-…” lui mi bloccò “Non sapevano niente,neanche Peppa. Ogni volta che mi facevo del male mi toglievo via la maglia e mi rinchiudevo in bagno. Sporcavo per terra ma poi pulivo. Per questo la mia donna dei servizi non si è mai accorta di niente. Quando lo scoprirono i miei erano increduli:sul subito mio padre si arrabbiò,mia madre contattò i migliori medici ma non sapendomi guarire mi obbligarono a prendere delle pastiglie antidepressive ogni 2 giorni…ah e Peppa svenì la prima volta che lo seppe” .Quello fece nascere un piccolo sorriso sul suo volto che fece sorridere lievemente anche me.
“E poi?” chiesi aspettando il seguito.
“Poi ad aggravare la situazione mia nonna finì in ospedale dove è tutt’ora. Hanno scoperto che aveva un tumore alle ossa. Per me è una delle persone più importanti della mia vita. È una seconda mamma. Sa tutto di me:cosa mi piace,come passo il tempo,che farmaci prendo…sa anche che sono autolesionista. Quando posso vado a trovarla in ospedale e sto li ore a parlare e scherzare. Per quello quando mi dissero che stava male e che era incurabile impazzii. Mi diedero dei calmanti per farmi stare fermo. Volevo entrare in sala operatoria per vederla. Alla fine scappai a casa e mi feci male su tutti i bracci. Peppa mi trovò inginocchiato a terra che piangevo con i bracci rovinati e da cui usciva ancora sangue.” 
Fece una pausa per riprendersi dai flash-back “Un anno fa un altro dolore:morì uno dei miei 2 migliori amici. Si chiamava Scott e aveva 20 anni. Morì in un incidente d’auto una sera mentre stava tornando a casa da una festa. Non era ubriaco infatti non hanno capito il motivo per cui sia uscito fuori di strada. Forse un colpo di sonno.
Fatto sta che quando lo seppi non ci vidi più. Volevo morire. Feci per buttarmi giù dal balcone ma mi bloccai non trovando il coraggio. Mi tagliai però e svenni. Mi svegliai in ospedale. Dopodiché andai al funerale e stetti male per un mese forse dipiù. I miei non si fidavano a lasciarmi dasolo neanche un momento:o c’era Peppa che mi controllava,oppure mia madre stava a casa da lavoro per me” guardò verso la piscina ora illuminata dalle luci sotto acqua.
La brezza leggera formava piccole increspature sulla superficie immobile. “Furono i giorni dove passai più tempo con mia madre. Gli unici a dir la verità.
Troppo dolore da sopportare:mia nonna è in ospedale,il mio migliore amico,nonché fratello non biologico,se n’è andato e le case di moda continuano con le loro diete assillanti. Ormai ho perso ogni speranza di guarire.”
Mi asciugai una lacrima che era sfuggita al mio controllo “Wow…c’è è una storia molto tragica la tua….non avrei mai immaginato che..che potesse appartenere a uno come te..”
Thomas mi rispose calmo “Si lo so…tutti mi credono il ragazzo super figo,che se la tira da morire. Mi credono forte,trasgressivo,un cattivo ragazzo insomma ma in realtà sono debole,non me la tiro per niente e non mi credo neanche così tanto figo. La gente,Emma,sa solo giudicare senza conoscere le persone e le loro storie. Si basano solo sull’aspetto esteriore.” Si perse a guardare i lampi all’orizzonte,simbolo che un temporale si stava avvicinando.
Abbassò lo sguardo sulle mie mani che tenevano le sue e sorrise debolmente “Non mi hai mai lasciato le mani mentre ti raccontavo la mia storia. Tu non immagini quanto bene mi possa far stare un gesto semplice ma di grande significato come questo. Sta a significare come un “ehi io ci sono”. A me basta poco:un abbraccio,un bacio sulla guancia,insomma un piccolo contatto fisico.”
Lo guardai negli occhi,sicuramente un po’ rossa “Ecco cosa ti manca:affetto. Questa è un'altra causa del perché ti fai del male.”
Si avvicinò un po’ di più a me sempre tenendomi le mani “Si anche questa è una causa. Io non sono quello che si porta a letto 100 ragazze e poi le scarica. Io le rispetto.”
“Ora l’ho capito” dissi sorridendo e guardandolo negli occhi. Una folata di vento ruppe quel contatto visivo perché lui alzò lo sguardo all’orizzonte “Forse è meglio rientrare perché si sta preparando un temporale”
“Si dai e poi sono un po’ stanca sinceramente” ammisi alzandomi dopo di lui e rientrando seguita dal ragazzo.
Mi accompagnò in una stanza. Aveva un letto da una piazza e mezza, e il colore dominante era l’azzurro chiaro. Molti quadri che ritraevano Thomas,durante i servizi fotografici,erano appesi alle pareti. Uno mi colpì particolarmente:era il più grande ed era appeso sopra il letto;qui il ragazzo era preso dalla vita in su.
Indossava un gilè in jeans aperto e lasciava in mostra pettorali e tartaruga. Ma quello che mi colpì dipiù era il suo sorriso:così vero che sembrava non appartenere a lui. I suoi occhi poi,erano chiari e sembravano sprizzare gioia.
“Ti piace tanto quel quadro eh?!” mi girai e vidi lui che rideva.
“La cosa che mi hai colpito se vuoi saperlo è il tuo sorriso…è così,vero”
“Fare il modello vuol dire anche mascherare i propri stati d’animo”
Mi affiancò e mi diede una canotta simile a quella dei giocatori di basket e dei pantaloncini dal ginocchio da uomo “Il tuo pigiama. Scusa è che non sono molto attrezzato con indumenti femminili purtroppo.” E mi sorrise. Il suo sorriso era perfetto,bianco e sembrava riflettere la luce.
“Tranquillo,anche troppo bello per dormire…ora potrei,si,insomma cambiarmi?” chiesi imbarazzata. Già mi immaginai rossa come un pomodoro.
“Fai pure” mi disse lui sorridendo e appoggiandosi allo stipite della porta.
Mi sentii avvampare ma poi lo spinsi fuori “Eh no caro! Vai fuori!”. Lo sentii ridere da dietro la porta.
Mi cambiai e poi mi guardai nello specchio appeso alla parete:la canotta era lunga e larga ma mi piaceva dopotutto e i pantaloni mi arrivavano poco sotto il ginocchio. Per dormire andava più che bene.
Sentii bussare e poi Thomas entrò “Sei apposto? C’è ti serve altro?”. Un tuono rimbombò forte. Io feci un piccolo salto:si i temporali forti mi spaventavano a morte!
“No no sono apposto così grazie”
Mi guardò confuso “Hai paura dei temporali?”
Io mentii “No no per niente”
Lui mi sorrise “Ok allora vado…notte Emma!” e fece per uscire ma il lo chiamai “Thomas”
“Si?”
“Bhe..a dir la verità…si ecco..i temporali così forti mi spaventano un po’” ammisi.
Lui rientrò dentro la stanza chiudendosi la porta alle spalle “Bhe se potessi lo farei smettere per te ma purtroppo..”
“Ti va…se vuoi..di…di dormire con me? Il letto è abbastanza grande per tutti e due” chiesi per poi spostare lo sguardo verso la finestra imbarazzata e mi salì il panico appena vidi il tempo fuori e i lampi che squarciavano il cielo.
“Se mi va?! Certo che voglio…è anche per non stare sempre solo” e mi sorrise.
“Grazie”. Mi misi sotto le coperte e Thomas fece lo stesso dall’altro lato del letto per poi spegnere la luce.
Abbracciai il cuscino ma poi mi girai verso Thomas e riuscii a dargli un bacio sulla guancia “Notte Thomas e grazie”
“Notte piccola e sono io che devo ringraziare te”
Mi rimisi sul mio cuscino e sorrisi come un imbecille al pensiero di come mi aveva chiamato. Si mi ero proprio affezionata a quel ragazzo.
  
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