ANOTHER
WAY
UN
ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO
Capitolo
bonus 3
Punch rosso
Provincia di
Dublino, venerdì 30 Maggio 2014
Era una serata
tranquilla, in quella zona residenziale, dove le case
erano già illuminate e le famiglie finivano di consumare la
cena.
Ma non tutte stavano ancora mangiando.
Mancava circa un’oretta alle otto e Jackie O’Moore
stava seduta sul divano con
indosso un abito elegante, un vestito il cui corpetto le fasciava il
petto e la
gonna di tulle di un blu Prussia molto cupo ma che, come aveva pensato
la
ragazza, si sarebbe perfettamente intonato con gli occhi del suo
ragazzo,
Niklas Reiter.
“Non dovrebbe essere già qui?”
domandò Marion, sua madre, pensierosa.
La brunetta, che aveva iniziato a lisciarsi i lunghi capelli mossi per
distrarsi, si morse il labbro inferiore, nervosa.
Come poteva spiegare che non sarebbe arrivato finché il sole
non fosse calato,
visto che Nik era un vampiro?
Guardò i suoi genitori, vicini a lei, soprattutto il padre
Howard, che teneva
tra le mani una fotocamera digitale che non vedeva l’ora di
immortalare la
coppietta che da lì a poco si sarebbe recata al Pre-Debs, il
piccolo ballo dell’ultimo
anno tipico di alcune scuole irlandesi.
Jackie, doveva ammetterlo, stava escogitando un modo per poter evitare
quella
foto, non tanto per l’essere immortalata
–nonostante i chiletti di troppo il
vestito era stupendo e si era rimirata allo specchio per tre quarti
d’ora in
camera- ma più che altro per il fatto che Niklas non sarebbe
venuto in foto.
Ogni volta che ripensava a quel particolare se ne dispiaceva; tra tutte
le
caratteristiche che avevano i vampiri dei libri, lui aveva le
più sfigate: non
poteva sopportare l’aglio, la rosa canina e il biancospino;
non veniva in foto,
non poteva entrare senza essere invitato e non poteva stare alla luce
del sole.
Eppure Edward Cullen e Stefan Salvatore potevano!
Con un verso lamentoso ringraziò il nulla che il Pre-Debs si
sarebbe tenuto di
sera, almeno quel musone di Niklas non avrebbe potuto tirare fuori la
scusa del
non poter uscire per attaccarsi al quello stupido pc portatile a cui
era solito
giocare.
Niklas era un vampiro di 313 anni con l’aspetto di un
diciasettenne, scontroso,
asociale e fanatico di videogiochi per il computer. Per cinque anni non
lo
aveva degnato di attenzione, per cinque anni lo aveva creduto normale,
ma
quando Daniel Hill, un suo compagno di classe, le aveva confessato che
quel
ragazzo che si teneva peggio di un barbone era un vampiro, aveva deciso
di
rimetterlo in riga e di renderlo come una vera creatura della notte
doveva
essere: affascinante, bello e dannato!
Come fan di Twilight e di molte altre saghe simili, Jackie aveva
stilato un
programmino e si era presentata alla sua porta per convincerlo a
cambiare,
promettendogli che lo avrebbe aiutato a conquistare la bella ragazza
per cui il
vampiro aveva una cotta, ovvero Rogan Macklemore.
Alla fine, dopo avventure, baci inaspettati e tanto altro, Niklas aveva
conquistato la sua amata, ma anche lei nel frattempo si era innamorata
di lui,
perciò aveva deciso di troncare ogni rapporto per non poter
più soffrire nel
vederlo con un’altra.
I ricordi di quei momenti si facevano vaghi, ma, non sapeva come, erano
tornati
a parlarsi ed a essere amici; Nik nel frattempo aveva chiuso la
relazione con
Rogan, o per meglio dire, Rogan aveva lasciato lui, visto
quant’era stato
freddo con lei.
Col tempo, si erano accorti di provare qualcosa l’uno per
l’altra, ma ci
avevano messo parecchio per potersi dichiarare.
Alla fine erano lì.
Ce la avevano fatta.
“Se non arriva presto, farete
tardi…”aggiunse ancora sua madre, preoccupata,
gettando uno sguardo all’orologio e interrompendo
così il flusso di pensieri
della ragazza.
Jackie sospirò, tirando fuori il cellulare dalla pochette
intonata al vestito
per vedere se erano arrivati dei messaggi.
Uno era di Leenane, la sua migliore amica nonché
parrucchiera emergente: la
avvisava che sarebbe arrivata entro un minuto a prenderla con
l’auto per
accompagnarla all’hotel dove si sarebbe tenuto il ballo.
L’altro era di Niklas, semplice e conciso, che le diceva di
venire fuori, che
lui non sarebbe entrato per paura di venir appunto fotografato: il
poveretto
conosceva la numerosa e strampalata famiglia O’Moore, doveva
dargli atto che
non aveva tutti i torti.
“Mamma, papà, io esco. Lee è
già arrivata e passiamo a prendere Nik!”
avvisò la
ragazza bruna, alzandosi in piedi di scatto.
Sarebbe volentieri fuggita, ma con i tacchi alti era un pochino
difficile.
“D’accordo… Le solite cose, fai
attenzione, non metterti nei guai e niente cose
affrettate…” la reguardì la madre,
salutandola con un sonoro bacio sulla
guancia.
“Non vogliamo nipotini troppo presto.” Si aggiunse
il padre, facendo così
arrossire la figlia.
“Tranquilli! A-Andrà tutto bene!”
balbettò la ragazza, distogliendo lo sguardo
rossa come un peperone.
Il suo vampiro non poteva avere figli… un’altra
caratteristica stupenda! Poteva
dare la “vita” solo attraverso il sangue…
“Io vado!” salutò ancora, dirigendosi
alla porta mentre le scarpe dello stesso
blu del vestito picchettavano sul parquet facendo un rumore
impressionante.
“È un peccato per la foto,
però… ci tenevo…”
piagnucolò la donna, con le mani
congiunte.
“Sarà per un’altra volta!”
liquidò in fretta la ragazza. Aprì la porta e
uscì,
camminando a passo svelto lungo il vialetto che l’avrebbe
portata al
marciapiede, dove era già presente la Suzuki nera della sua
amica e Niklas
davanti alla porta del passeggero che la attendeva nel suo completo blu
-aveva
insistito perché indossassero lo stesso colore- e un piccolo
bouquet di rose
rosse.
Con un sorriso lo raggiunse, gli mise le braccia al collo e si
alzò appena
sulle punte dei piedi per scoccargli un bacio, che lui
accettò ben volentieri.
Il suo Nik! Con quei suoi capelli castani mossi un po’
disordinati, quegli
occhiali spessi perché cieco come una talpa, quegli occhi
blu che adorava...
aveva iniziato ad apprezzare tutte quelle piccole cose.
“Aspetta che ti metto questo...” mormorò
il ragazzo, prima di prenderle il
polso e allacciarle il piccolo bouquet ad esso, come era usanza fare
per quei
tipi di balli.
“Grazie... però potevi entrare un attimo a
salutare i miei genitori!” si
lamentò la brunetta, mentre lui sospirava, già
stanco ancor prima di iniziare
la discussione:” Non avevo voglia di inventarmi scuse per
evitare la foto...
su, sali.”
Una volta in auto, Jackie salutò l’amica con un
bacio sulla guancia entusiasta,
che mise in moto dopo aver acceso la radio e aver fatto partire un cd
che
entrambe adoravano.
***
Subito Niklas alzò gli occhi al soffitto, coprendosi le
orecchie con le mani,
infastidito.
Non sopportava molto quel gruppo di bimbetti, quei cinque dilettanti di
nome
One Direction, non avevano nulla a che vedere con i grandi quali Frank
Sinatra,
tanto per dirne una, ma Jackie li adorava quasi fossero stati
divinità scese in
terra.
Non la capiva, ma accettava. Dopotutto i gusti erano gusti, almeno
Jackie non
gli contestava troppo i suoi giochi del pc a patto che lui limitasse i
propri
commenti su quel gruppo.
Mentre le due ragazze si dilettavano in urletti cantando le loro
canzoni
preferite, il vampiro guardava fuori dal finestrino, osservando il
paesaggio
cambiare mano a mano che il tempo passava, pensieroso.
Il primo pre-Debs, il primo ballo organizzato prima di quello dei
debuttanti
vero e proprio, a cui partecipava...
Quando una persona veniva trasformata in vampiro, perdeva tutti i
ricordi della
sua vita umana, rimanendo solo con mere sensazioni che contavano poco o
nulla,
ma chiuse un attimo gli occhi, ricordando ciò che gli aveva
raccontato il
proprio creatore, un paio di mesi prima.
L’uomo gli aveva parlato del suo primo ballo, nel lontano
1700, dove era
rimasto in disparte, limitandosi ad osservare danzare suo fratello
Dietrich con
una ragazza. Tutti si erano divertiti, meno che lui, troppo timido per
interagire.
Ripensò quella atmosfera allegra che aveva paura di
sfiorare, di entrare e di
ritrovarsi coinvolto, senza sapere come agire e come muoversi...
“Siamo arrivati!” cinguettò Jackie,
riportandolo bruscamente alla realtà come
se avesse ricevuto uno schiaffo.
Quelle sensazioni si erano impadronite di lui, avvolgendolo come una
coperta
calda e accogliente, tanto da fargli dimenticare la realtà.
Sospirando per l’ennesima volta, scese dall’auto e
salutò Leenane,
ringraziandola con un grugnito e un cenno della mano, prima di
dirigersi a
braccetto -quant’era imbarazzante!- con la propria ragazza
all’interno dell’hotel.
L’atrio era luminoso e accogliente, una volta superate le
porte scorrevoli di
vetro: il pavimento, di un rosso mattone, si sposava perfettamente con
il
giallo tenue delle pareti, ornate da una deliziosa cornicetta di fiori
al
centro, mentre sul soffitto campeggiava un bellissimo ed enorme
lampadario
fatto di piccoli cristalli.
Alcuni dei loro compagni erano già presenti, così
come altri studenti dell’ultimo
anno che Niklas conosceva solo di vista.
In quell’enorme salone adibito per il ballo già
risuonava della musica
tranquilla in attesa dell’arrivo della band che si sarebbe
esibita sul palco.
Tavole imbandite di stuzzichini e bibite poste contro il muro a destra,
il
palchetto per il gruppo ingaggiato a sinistra.
“Direi che non è niente male, no?”
cinguettò ancora Jackie, trascinandolo subito
al centro della pista con una forza incredibile.
Riusciva sempre a sottometterlo, in un modo o nell’altro...
“Sì, carino.” grugnì
l’austriaco, sentendosi osservato da tutte le persone
presenti in sala.
Probabilmente li stavano guardando perché erano gli unici
due cretini che si
erano già messi a ballare... o perlomeno, perché
aveva a fianco l’unica cretina
che stava già ballando.
Lui si sentiva rigido come un palo, non sapeva assolutamente come
muoversi e
non voleva fare figuracce che avrebbero potuto attirare
l’attenzione di
fotografi che avrebbero immortalato quella scena epica, scoprendo
così la sua
natura...
Sentì delle risate alle sue spalle, e quando si
voltò per guardare, scoprì che
l’autrice era Rogan, la sua ex ragazza.
Si erano lasciati in malo modo, ma non riusciva a sentirsi in colpa:
lei si era
mostrata sempre diversa da come appariva, aveva venduto false
illusioni...
certo anche lui non era stato del tutto sincero -non aveva ammesso di
provare
qualcosa per Jackie ancor prima di mettersi con la bella dai capelli
rossi- ma
nemmeno sforzandosi poteva rimpiangere quello che aveva perso.
Già, lui aveva tutto quello che desiderava.
Sorrise, senza poterselo impedire, osservando la faccia stupita della
sua ex
che lo guardava con un misto di curiosità e confusione per
quello sguardo.
Probabilmente si erano messe a ridere per il comportamento ridicolo di
Jackie,
dei suoi movimenti goffi, ma a lui non importava, ed era certo che lo
pensasse
anche la brunetta.
Stava per iniziare a muoversi anche lui, dopo aver preso un minimo di
coraggio,
quando udì delle nuove voci che si fecero sentire una volta
varcata la porta di
vetro.
***
Jackie non
poteva credere ai propri occhi.
Quello era Kevin, il suo ex ragazzo! Quello con cui era stata insieme
per una
settimana quando era alle medie, prima di mollarlo perché
insultava Justin Bieber
-che lei al contrario adorava, ovviamente-.
D’istinto si nascose dietro Niklas, in modo da non farsi
vedere.
Ricordava che suonava la chitarra, ma non sapeva che avesse messo su
addirittura
un gruppo!
Osservò il quintetto di ragazzi camminare fino al palco e
iniziare a sistemare
gli strumenti, abbastanza frettolosi perché a breve
avrebbero dovuto iniziare.
La sala si stava riempiendo sempre più, finché le
luci non vennero abbassate
e prese parola il
presidente del
comitato scolastico che aveva organizzato l’evento.
Picchiettò con l’indice sul microfono, fece
qualche versaccio di prova e poi
parlò.
“Benvenuti al pre-Debs, organizzato prima del ballo dei
debuttanti vero e proprio,
che ti terrà in autunno! Stasera ci si scatena, grazie alla
musica dei Pink
Bullet, per festeggiare insieme l’ultimo anno del liceo!
Yu-uh!”
Certo che quel ragazzo biondo belloccio sembrava già matto
di suo... o era
soltanto eccitato anche lui per l’occasione?
Jackie sorrise appena, nonostante l’ombra del suo ex a
pungolarle il pensiero
in modo fastidioso, come uno spillo.
Prese le mani di Niklas nelle sue, sempre nascosta dietro di lui, e le
strinse,
cercando di recuperare un po’ di entusiasmo.
Non voleva rovinarsi la festa con un umore simile, non lo avrebbe
permesso.
La musica pop-rock iniziò a riempire la sala, invitando
tutti gli studenti a
muoversi a ritmo con entusiasmo, cosa che gli invitati accettarono
volentieri.
Risa, coretti idioti ed esclamazioni eccitate si unirono a quei suoni
allegri,
mentre si alternavano luci colorate che andavano dal fucsia
all’azzurro
illuminando così le figure dei presenti in modo bizzarro.
Si respirava un’aria più leggera, quasi frivola,
che aiutò Jackie a sciogliersi
e ad immergersi completamente in quel momento, lasciando le
preoccupazioni alle
proprie spalle.
Lei era lì con Niklas, il suo Niklas che aveva iniziato a
muoversi a sua volta
con incertezza, con il viso talmente concentrato da risultare buffo.
La ragazza si lasciò sfuggire un risolino, dandogli un
pizzicotto al fianco e
sussurrandogli, vicino: “E bravo il vampiretto nerd che prova
a essere normale!”
***
Beh certo che ci
provava. Sarebbe stato più imbarazzante fare il palo,
dritto in piedi, in mezzo a gente che si scatenava tanto da risultare
ridicola.
Invece, se provava a ballare, seppur goffamente, si mischiava e
confondeva con
la massa ed evitava di attirare sguardi curiosi o, peggio, ancora foto.
Ne aveva il terrore, davvero.
Vedeva macchinette digitali e cellulari ovunque, sprazzi di flash e
rumori di
click, suggeriti dal suo maledetto udito più sviluppato del
normale.
Doveva ammettere che la musica non era male, anche se non era il suo
genere.
Ma tutto quel movimento lo stava rendendo affamato e perciò
decise di
comunicarlo a Jackie.
“Ho fame.” disse solo, asciutto, una volta
allontanati dalla folla, vicino al
ai tavoli delle vivande.
“Ho capito Nik, ma non posso darti il succo di frutta
così, davanti a tutti! Ci
potrebbero vedere, sarebbe strano e anche imbarazzante!”
sibilò la brunetta,
con il rossore presente sulle guance leggermente paffute.
Il succo di frutta era un modo di dire esclusivamente loro.
All’inizio della loro amicizia, una sera dopo essere tornati
dalla lezione di
nuoto per perdere peso e rafforzare i muscoli, si erano recati alla
casa dell’austriaco,
passando a prendere ogni sorta di cibo al fast-food più
vicino -mandando a quel
paese tutto l’esercizio che avevano fatto-.
“Ho
ancora fame.” aveva mormorato il moro, dopo aver finito
l’ultimo
trancio di pizza.
“Ma abbiamo ordinato una marea di roba.” aveva
obbiettato Jackie.
“Non intendo questa ‘fame’! Insomma,
è da domenica che non metto del sangue
sotto i denti!” aveva spiegato lui, frustato.
Il suo sguardo era andato a posarsi su Jackie che si era portata le
mani al
collo per istinto.
“Non vuoi farmi una donazione? Dai, non ho voglia di
uscire.” aveva detto,
mentre si avvicinava a lei, lentamente.
“Uhm... maaaa... senti, non...”
“Ah, tanto amica e amante dei vampiri, ma ora ti tiri
indietro!” aveva
recriminato Niklas, pungolandole un braccio col dito.
“Scommetto che se te lo chiedesse il tuo amato Ernie
Callie...”
“Edward Cullen!”
“Ah, ho sbagliato di poco. Comunque, non cambia la mia
domanda.”
“N-no, non lo... non lo darei nemmeno a lui.”
“Vigliacca.”
“No, beh, dai aspetta! Senti un po’, ho il ciclo
ora... Se io ti do il mio
assorbente, non è la stessa cosa?” aveva domandato
incerta la ragazza, dopo
aver bevuto un sorso d’acqua.
La faccia di Niklas era cambiata nel giro di pochi attimi.
“Ma che schifo! CHE SCHIFO!” aveva esclamato, dopo
essersi passato una mano sul
viso, incredulo, ed essersi allontanato da lei con orrore.
“Accidenti, mi fai vomitare ora! Ma ti sembrano cose da
dire?” aveva aggiunto,
boccheggiando in cerca d’aria.
“Ma non far tanto lo schizzinoso! Non è la stessa
cosa?”
“Scherzi? Ma ti pare? Dai Jackie, è come se io
passassi tutto il giorno con una
maglietta addosso a fare sport: a fine giornata tu mi dici che hai
sete, che
hai bisogno di bere, io mi tolgo questa maglietta e ti dò il
mio sudore!
CHE-SCHI-FO!” ed era toccata a Jackie la faccia nauseata.
“Ok, ok, ho capito
ora! Prometto che non te lo chiederò
più!”
“Ecco! Grazie!”
“C... comunque... va bene insomma... un goccino!”
“Tu credi che un goccino mi basti?”
“Te lo farai bastare!”.
La ragazza aveva cercato uno spillo e si era punta un dito, da cui era
fuoriuscita subito una goccia di sangue.
Niklas lo aveva preso tra le proprie mani e si era avvicinato con la
bocca,
iniziando a succhiare avidamente.
Jackie faceva fatto una smorfia, aveva provato una sensazione
stranissima,
vederlo lì, su di sé, con il proprio indice tra
le labbra.
La ragazza era arrossita, forse perché era una cosa
piuttosto intima, ma lui
non ci aveva dato molta importanza.
“Beh, è stato come bere un succo di
frutta.” aveva ammesso il vampiro, dopo
essersi passato nuovamente la lingua attorno alla bocca come a cercare
qualche
residuo.
Da quel momento
in poi, era diventato un rituale solo loro, bastava
dire “Succo di frutta?” e si capivano al volo,
qualche sorriso e la brunetta
offriva il suo indice al ragazzo.
Ma lì erano in un luogo pubblico, non potevano certo dare
spettacolo...
Niklas osservò il tavolo per qualche minuto, pensieroso,
prima di prendere un
bicchiere di plastica e avvicinarsi alla bacinella del punch, prendere
un
mestolo e versarselo con nonchalance.
“Puoi metterlo qui dentro.” suggerì,
avvicinando il bicchiere a lei.
Jackie guardò Niklas, guardò il punch, rivolse di
nuovo la propria attenzione a
Nik e poi ancora a quel liquido così rosso.
Sarebbe stato perfetto, in effetti.
“Va bene.” mugugnò. “Ma solo
per questa volta.”
“Beh, non bevo punch tutti i giorni.”
commentò sarcastico il ragazzo,
impaziente.
La brunetta sospirò, si mordicchiò il labbro
inferiore e si punse con uno
spillo che teneva nella piccola pochette a tracolla.
Appoggiò il dito sul bordo del bicchiere e vide gocce di
sangue scendere dentro
di esso, andando a fondersi con il punch.
Doveva essere delizioso...
A operazione finita, Niklas prese il bicchiere e bevve, bevve come un
assetato
nel deserto, sentendo tornare il vigore già dai primi sorsi,
dolci e corposi.
Si sentiva meglio, decisamente.
Si volse verso Jackie, che nel frattempo aveva arraffato panini,
dolciumi e
bibite per recuperare energie e liquidi, per offrirle il braccio e
accompagnarla
a sedersi tranquilla da una parte.
Una volta
ripresi, erano tornati a scatenarsi in pista e con qualche
goccio di alcool in corpo, il vampiro non sembrava più un
rigido pezzo di
legno, cosa che fece sorridere la brunetta, entusiasta nel vederlo
così
sciolto.
L’atmosfera non era mai stata così distesa tra
loro, entrambi stavano vivendo
quel momento.
Non il passato. Non il futuro.
Il presente era la cosa più importante, il divertimento e la
gioia di vivere in
compagnia di chi amavano e a cui volevano bene...
Il ballo andò avanti per tutta la notte. Nessuno sembrava
stanco, anche se
ricordava vagamente di aver accompagnato Jackie in una stanza e averla
aiutata
a stendersi su un letto, e, perché no, ci si era sistemato
anche lui.
***
Jackie si era
risvegliata con un leggero mal di testa e giramento,
insieme al suo ragazzo si era recata nel salone dove molti di loro
stavano già
facendo colazione insieme, com’era usanza fare:
l’odore del cibo le dava la
nausea, ma doveva sforzarsi di mangiare, se voleva stare in piedi.
Niklas sembrava messo peggio di lei, ma solo perché lui di
giorno doveva
dormire, non stare in piedi a fingere di nutrirsi di comuni cibarie
umane.
“Ci siamo divertiti dai.”
Era anche riuscita ad evitare il suo ex fino alla fine. E quella
antipatica di
Rogan si era tenuta al largo da suo Nik. Meglio di così si
moriva.
“Già.” l’austriaco
concordò con un grugnito stanco, il completo stropicciato
che reclamava un ferro da stiro ma che avrebbe dovuto aspettare il
ritorno a
casa.
“Vabbeh, passami quelle crepés, mi
ispirano...” mugugnò, prima di accorgersi di
una cosa.
Che mancava qualcosa.
“Nik hai... visto la mia pochette?”
domandò con un senso di panico che le
attanagliava lo stomaco.
Ok. Non aveva più voglia di crepés.
Niklas parve assumere un colorito più pallido del solito.
“Io... io non ne ho idea...”
Jackie si passò stancamente la mano sulla faccia. Ricordava
poco o nulla...
“Perfetto... ci mancava solo il furto da parte di qualche
ladro imbecille...”
piagnucolò, appoggiandosi al suo ragazzo in cerca di
conforto.
“Magari l’hai solo persa qui in giro, quando ti ho
praticamente raccolto da
terra non ce la avevi...”
Rimasero per qualche minuto in silenzio, accorgendosi di un rumore che
li
raggelò.
Dapprima sottile e quasi impalpabile, si era fatto sempre
più insistente lo
scrosciare della pioggia.
Tutti avevano iniziato a lamentarsi, mentre i più previdenti
sghignazzavano
vantandosi di essersi portati dietro l’ombrello.
“...Il cellulare per poter avvisare qualcuno di venire a
prenderci era nella
tua borsettina, vero?”
“Pochette Nik, è una pochette.
Sì.”
“Che differenza fa? Siamo fregati e bloccati qui
finché non smette. Perfetto.
Perfetto!”
Tanto era bella la serata passata...
Quanto era stata sfortunata la mattina dopo!
Ma avrebbero ricordato quei momenti per sempre, insieme.
AskAnotherWay
Il
gruppo Facebook
When
Tomocchi is joy
Note Finali: Questo capitolo partecipa al
contest “Frammenti di Feste” organizzato
sul forum di EFP >v< avevo già voglia di
scrivere un capitolo così su un
qualche ballo ed è arrivata l’occasione xD
ringrazio le giudicE per l’occasione
e spero possa piacervi! :D
Alla prossima <3