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Autore: KH4    14/07/2014    6 recensioni
Un titolo semplice per una raccolta di quattro one-shot con le coppie AstralxYuna e VectorxYuna come protagoniste, di cui una quinta che decreterà il finale con la coppia da voi più amata.
N.b: Gender Bender/ Triangolo/ OOC.
 
1)Love. (Keyshipping.)
2)Disdain. (Negativeshipping.)
3)Fear. (Keyshipping.)
4)Madness. (Negativeshipping.)
5)Kindness. (Negativeshipping.)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asutoraru /Astral, Bekuta/Vector, Yuma/Yuma
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
Capitoli:
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Love.
/Innocent Questions./
 
 
Nasciamo nel petrolio nero con metà anima e un’ala spezzata,
 senza immaginare di starci sprofondando dentro
 finché non abbracciamo la metà a lungo cercata e tendiamo le
mani verso il cielo.



- Yuna, che cos’è un Bacio? –
 
Il silenzio della cucina tenuta minuziosamente in ordine da Obaa- chan fu appena scandito da un leggero picchiettare legnoso che s'infranse contro il pavimento. Le bacchette con le quali la ragazza si stava gustando il delizioso bento lasciatole dalla parente erano scivolate via dalle sue dita ora in cerca del bicchiere d’acqua che quasi rischiò di rovesciare sul tavolo, tant’era l’agitazione che ne mosse le braccia per non morire soffocata dal boccone incastratosi in gola.
 
- Astral…! – Yuna ansimò il suo nome dopo attimi interminabili, con il respiro tossicchiante, la schiena piegata in avanti e la mano a toccarsi il collo – Ti sembra il modo?!? – Lo guardò corrucciata, le gote arrossate e gli occhi lucidi per il rischio corso.
- Dovevo aspettare che finissi di mangiare? – Un’altra domanda ingenua, ma dall’alto potenziale distruttivo.
- Anche –, rispose lei, calibrando la voce e raddrizzandosi – Ma quello che intendevo, era il perché di questa domanda. Dove ti è venuta l’ispirazione? –
 
Era con quel nome che la corvina aveva deciso di descriverne la curiosità. Più elegante, poetica, in sintonia con l’essenza del Messaggero Astrale che da tempo a parte occupava ogni momento della sua vita, riempiendola di sprazzi imprevedibili. L’Ora dei Quesiti oscillava fra l’accettabile e il detestabile per tale ragione, non aveva un orario fisso: scattava non appena la fronte di Astral si aggrottava e lui chiudeva il corpo come fosse quello di un riccio fino a quando non aveva bene a mente il meccanismo che muoveva un determinato costrutto. Era logico che anche quella domanda dovesse provenire da una qualche fonte a lei sconosciuta – come tutte le altre precedenti -, ma Yuna non si meravigliò affatto quando lo vide indicare con l’indice il televisore spento in salotto.
 
- Giusto, la Tv… -, mormorò mesta lei, annuendo debolmente.
 
Puntò il gomito sul tavolo, sorreggendosi la fronte col palmo della mano. Districarsi in una conversazione a quattrocchi con chi aveva un buco nero al posto della memoria dopo essersi trascinata fino a casa con la fatica a premere sulle membra stava diventando parecchio pesante: le sue tempie chiedevano pietà quasi quanto gli occhi, pizzicati da miliardi di puntaspilli che a ogni stropicciamento di palpebre culminavano con un forte lacrimare che ne inumidivano le lunghe ciglia nere. Amava duellare, esprimere tutta se stessa con il solo pescare una carta magia e nonostante le recenti lotte la stessero forzando ad andare oltre i suoi limiti, era comunque felice di poter essere d’aiuto all’amico in tutte le loro difficoltà.
 
Astral era saggio, riflessivo, il limpido riflesso di una calma e una sicurezza dal profumo più intenso della menta. Non una sola parola era pronunciata senza che prima vi ci avesse ponderato sopra quel tanto che bastava da non vedersela rispedire indietro. Scrutare nei suoi occhi alla ricerca di un’eventuale debolezza equivaleva solo a perdere tempo, la sua predisposizione a essere uno stratega dal sangue freddo e attento anche ai più insignificanti particolari gli permetteva di colpire gli avversari senza lasciare brecce nelle sue difese, creando così un lavoro di squadra che veniva sempre premiato con una vittoria brillante.
Qualità inestimabili che Yuna ammirava profondamente e che con fulmineità sorprendente si eclissavano dietro uno spesso velo di sconcerto quando poneva domande come quelle, innocenti per la loro natura eppure colme di letale imbarazzo per chi doveva dargli risposta. Al genio dei duelli si contrapponeva un bambino ignaro delle più elementari banalità di quel mondo: curioso, estraneo alla umanità che ne colorava le molteplici realtà con sfumature cangianti e ombrose.
 
Fargliene una colpa sarebbe stato egoistico, ma per quanto la ragazza cercasse di soddisfare la sete di conoscenza del Numero Originale, alla fin fine si ritrovava sempre a dover combattere contro la sua alquanto scadente tempistica senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
 
- Allora? Puoi dirmi cos’è? – Le domando nuovamente Astral, avvicinatosi.
- Ah…Sì, ecco…Fammi pensare… -
 
Mai come in quel momento ringraziò i suoi lunghi capelli neri e le ciocche scarlatte a coprirle parte del viso prossimo all’incandescenza. Stringersi le mani al petto e attorcigliarsi le dita rappresentavano l’unica maniera che conosceva per combattere l’agitazione e l’impaccio suscitato da quella domanda che superava tutti i limiti che fosse in grado di sostenere.
 
Un bacio.
Il solo nome le fece chiudere gli occhi scarlatti e strizzare le labbra morbide e sottili. L’imporporarsi delle sue guance s'intensificò fino a scaldarne la pelle scottata per il primo impatto, spezzandole il respiro in frammenti tremolanti. Una domanda del genere rappresentava l’imbarazzo assoluto per una ragazza, almeno per lei, che in tutta sincerità non aveva idea da dove partire, ma non rispondere ad Astral, non dargli una risposta su che cosa rappresentasse, quanto bene potesse suscitare un così minuscolo gesto…
 
Un agglomerato di plastica, metallo e fili elettrici non poteva in alcuna maniera fornirgli una risposta esaustiva.
 
Pensò ai suoi genitori, l’esempio più fulgido d’amore che rammentasse nitidamente e che riuscisse ad addolcirle l’animo pressato dalla sofferenza e dalla lontananza.
Tou-san che la portava con sé in giro per il mondo…
Kaa-chan che, se le capitava di fare un brutto sogno, la stringeva forte forte nel lettone fino a che non si assopiva completamente…
La speranza di riabbracciarli il più presto possibile oscillava su un filo sempre prossimo alla rottura; rievocarne i visi sorridenti le riempiva gli occhi di amari ricordi, dove i baci dati con tanta tenerezza avevano tristemente acquisito l’uguale consistenza di una nuvola di vapore…
Eppure farne a meno avrebbe solo ingigantito il vuoto che cercava di colmare con la volontà ereditata da entrambi.
 
- Yuna? – Astral la chiamò ancora, inclinando la testa su un lato. Doveva essersi estraniata più del dovuto.
- E’…Un gesto d’affetto fra due persone che si voglio molto bene -, spiegò lei, flebile – E’ un dono che racchiude sentimenti sinceri per qualcuno che si ha a cuore, a volte per rincuorarlo, proteggerlo, oppure soltanto per ricordargli che ci sarà sempre qualcuno a preoccuparsi per lui. E’ come un amuleto, in un certo senso. Anzi: una medicina -, ridacchiò, al rammentare tutte le volte che era tornata a casa con qualche sbucciatura e Kaa-chan l’aveva sempre accolta con un bacio per rasserenarla – Scaccia tutti i mali e lenisce il dolore: scalda il cuore e ti fa sentire al sicuro, amata.
 
L’ultima parola culminò con gli anfratti più nascosti di quel fiume di ricordi quasi del tutto trascorso. Frammenti preziosi si erano ricongiunti ai perduti dopo anni di smarrimento, le parole erano scivolate sulle sue labbra senza che ci avesse ponderato attentamente sopra, ma Kaa-chan le aveva sempre detto che per amare non occorreva aggrapparsi a chissà quale motivazione, così come il coraggio, secondo Tou-san. Bastava lasciarsi andare.
Sciolse le dita intrecciate, inspirando aria nei polmoni ora sensibilmente più leggeri e, sollevando il viso quanto bastava per farlo uscire da sotto la chioma scura, Yuna si azzardò a guardare Astral, appena timorosa: lo vide con l’incavo del pollice e dell’indice appoggiato al mento rivoltato all’insù, gli occhi bicromatici puntati al soffitto, pensierosi e con le braccia sempre incrociate che raramente scioglieva.
 
- Sembra…Una cosa bella –, affermò poi quest’ultimo, volgendosi verso di lei.
- Oh, sì: lo è -, asserì lei, dolce.
- Quindi, se ho capito bene, i baci si danno alle persone a cui si vuole molto bene, giusto? – Riassunse conciso lui, chinando appena il capo e fluttuando un po’ più in alto.
- Esatto. In sostanza, funziona co…A-Astral? –

La ragazza aveva annuito un paio di volte, distrattasi giusto una frazione di secondo, ma al suo amico nato da chissà quale stella era stato sufficiente per abbassarsi e ridurre la distanza fra i loro visi di appena cinque centimetri scarsi.
 
- Astral, cosa…? –

Le dita serrate al bordo della sedia furono tutto ciò che le impedì di cadere per il sobbalzo.
Pietrificata. Yuna non poté evitare di avvertire il gelo insinuarsi nelle sue vene fino a indurirle i muscoli. La presenza costante di Astral al suo fianco aveva richiesto un po’ di tempo prima che riuscisse ad abituarvisi senza più rimanerne sorpresa; alternava silenziosità a osservazioni cadenzate, concise e con una punta di interesse che ne evidenziava l’indole studiosa. Tanti giorni trascorsi e tanti duelli combattuti assieme avevano contribuito a intrecciare un legame simbiotico che le permetteva di captare la presenza dell’amico al dì fuori della Chiave dell’Imperatore senza nemmeno voltarsi o di avvertirne l’eventuale preoccupazione semplicemente osservando il lento fluire dell’aura azzurrina che l’avvolgeva.
 
Quello che non aveva ancora metabolizzato e che ultimamente minava il suo controllo sottraendolo così alla sua volontà, era che quando Astral si avvicinava così tanto a lei, abbastanza da permetterle di cogliere la delicata sottilità del suo corpo di velo lucido trasparente, il suo animo si spogliava di difese che neppure sapeva di possedere.
Il cuore sussultava, l’istinto di stringersi nelle spalle imperversava automatico allo sgretolarsi della sua dinamicità e la lotta interiore contro il calore scaturito dal minuscolo e recondito pezzetto di sé che palpitava d’innanzi a tanto disagio le inaridiva la gola.
Tutto perché ogni qualvolta che erano così vicini, Astral la scrutava con fare guardingo, profondo, con quelle splendide iridi bicromatiche che racchiudevano un universo privo di ombre dentro cui lei rischiava sempre di rimanere invischiata.
 
- Me ne daresti uno? –
- ……..….Eh? –
- Di bacio -, specifico il Numero Originale, spontaneo – Me ne daresti uno? –
 
STOMP!!!
 
La sedia volò in aria e Yuna finì a terra con la schiena dolorante. Il viso raffreddatosi era tornato a sbuffare fiamme e vapore come un incendio all’apice del suo operato.
 
- Ti sei fatta male? – Le domandò lui, sporgendosi di poco.
 
Se per “male” intendeva che a momenti le coronarie le erano quasi scoppiate in petto, allora la risposta era decisamente positiva. La corvina affondò le unghie nella maglietta colorata all’altezza del petto, boccheggiando vistosamente.
 
Non se lo era aspettato, per niente.
 
Da quando divideva la sua vita con lui, difficilmente trascorreva le ore a fissare il soffitto della sala o a girarsi i pollici – cose mai fatte, tra l’altro –. C’era sempre qualcosa da fare, qualcosa di nuovo da sperimentare, attimi dove si arrivava tranquillamente anche a sfociare nella Stramberia senza nessun tipo di preavviso, come quella volta dove l’amico l’aveva svegliata nel cuore della notte per farle chiudere la finestra perché convinto che così i vampiri non sarebbero potuti entrare a divorarlo; lì si era giocata il meritato riposo per spiegargli che i suddetti mostri non esistevano e che se anche fossero esistiti, sarebbero saltati addosso a lei, che era viva e piena di sangue e non a lui, invisibile e di indefinibile concretezza, ma niente che le facesse desiderare ardentemente che Black Mist irrompesse nella sua stanza e la sminuzzasse fino alla completa riduzione in polvere!
 
- T-Tu…Vorresti…Un bacio? – Biascicò infine la poveretta con crescente tono acuto, sempre a terra.
- Sì -, rispose lui, pacato – Hai detto che un bacio è un gesto d’affetto che due persone si scambiano quando si vogliono molto bene. –
 
Lei annuì, come se l’affermazione fosse stata una domanda.
 
- E tu mi vuoi bene, giusto? –
 
Di nuovo, Yuna annuì, rabbrividendo per l’esito che si apprestava a colpirla in faccia.
 
- Allora va bene, no? Non faremmo nulla di sbagliato –, concluse candidamente l’essere fluttuante.
 
Un ragionamento che non faceva una grinza. Lineare, privo di bitorzoli. Ed era stata lei a offrirglielo su un piatto d’argento!
 
- O forse… - Lì gli occhi scarlatti della duellante colsero un dubbio balenato nell’espressione aggravatasi dell’amico – Tu non mi vuoi bene? –
- Cos…No, Astral. Come puoi anche solo pensarlo? – La voce le si incrinò di preoccupazione – Non potrà mai esistere niente che mi impedisca di volerti bene… -
- Ma? –
 
Il Numero Originale non demordeva. Avanzava su quella strada che, se prima l’amica non gli aveva spianato a dovere, ora era del tutto sgombra da qualsiasi possibile ostacolo. Il non conoscere lo spingeva a una composta cocciutaggine che rifiutava mezze risposte, un innato istinto ampliato dalla memoria dimenticata che lentamente stava ricostruendo e arricchendo di tutta una serie di dettagli sull’umanità che forse aveva sempre ignorato, per quanto adesso ne poteva sapere.
 
Dal canto suo, la ragazza si sentì nuovamente messa con le mani nel sacco, tanto da cedere al desiderio di pigiare i polpastrelli contro gli angoli appuntiti del prezioso ciondolo e chiudersi con le punte delle ginocchia appoggiate al mento nell’angolo della cucina.
 
E adesso? Come faccio? – L’ansia incalzò feroce in ogni strato del suo corpo, potente ed echeggiante dentro di lei con frastuono sordo. Yuna si strinse ancor di più il monile fra i palmi delle mani, incastrandoci anche alcuni fili rossicci che le sfioravano la pelle accaldata.
 
Non voleva, non poteva, non così di getto. E spiegargli il perché era un rischio che ancora non si sentiva pronta a correre. Astral le stava a cuore, enormemente, negarlo almeno a se stessa non era mai stato un problema. Quanto aveva fatto fino ad ora e quanto tuttora stava facendo per lei convergeva nella speranza di riavere i suoi cari indietro, di scoprire la verità dietro la loro misteriosa scomparsa e aiutarlo a recuperare l’identità perduta assieme alle Carte Numero era il minimo che potesse fare nei suoi confronti.
 
Tuttavia il legame intrecciato e che li vedeva tanto affiatati si fondava su un affetto che almeno a lei non appariva più tale, non completamente; stava oscillando verso una radicale trasformazione, sfociante dai confini della comune amicizia e che si nutriva di ogni sua titubanza. Sì, voleva bene ad Astral, con un’intensità che non mancava mai di stupirla, ma quel pezzetto di sé pulsante di vita acerba insinuatosi nei suoi pensieri e che le annacqua i rubini incastonati negli occhi stava lentamente offuscando tutte le sue certezze, tutti i riguardi verso di lui; il solo guardarlo dritto in viso come faceva sempre, sostenerne la vicinanza o rispondere alla sua voce…Confronti che ne incrinavano il cuore in subbuglio, impalandoglielo duramente ogni qualvolta che un pericolo inspessiva la preoccupazione nei suoi confronti, che la costringevano a combattere contro quello stesso sentimento via via sempre più straripante, cozzante contro le pareti dell’ampia gabbia di costrizione dentro cui lo aveva arginato.
 
- Non posso… – La voce le uscì roca e flebile, un respiro preso a lungo e gettato fuori con frammentarietà che il Messaggero Astrale non udì.
 
Le era impossibile aprirsi spontaneamente, senza esitazione, a prescindere da quell’innata capacità di dire ciò che pensava senza tentennamenti. Cosa si celasse realmente nella sua interiorità, quale fosse natura di quel dolce e disagevole malessere tanto beffardo da ridere della determinazione che egli stesso faceva inciampare, ancora le era sconosciuta. Ma concepire una vita senza Astral, un suo precoce abbandono senza averle dato il tempo di non provare più alcun rimpianto, era già di per sé una motivazione più che valida perché presto o tardi Yuna riuscisse a far luce sui suoi dubbi.
Per il momento, uscire indenne dall’angolo in cui si era rintanata con quanta più nonchalance possibile e far sì che l’amico non ne rimanesse ferito, le era più che sufficiente.
 
- Scusami, Astral: non credo di poterti accontentare -, affermò, sicura che le corde vocali le reggessero il gioco – Non fraintendermi: io… -
 
Sollevò il capo giusto di appena qualche centimetro, per non incantarsi a guardare qualcosa che fosse unicamente la stoffa spiegazzata dei suoi pantaloni o il pavimento pulito. Un acuto tintinnio metallico era risuonato fugace alle sue orecchie e lei, incuriosita, se ne era lasciata attrarre. Il poco coraggio raccolto cadde come una roccia in un immenso lago dal fondo petrolifero che lo inghiottì avido e lei si ritrovò nuovamente al cospetto dell’immobile e luminescente imperscrutabilità del Messaggero Astrale. Gli orecchini che l’avevano attirata con suono ingannevole sfioravano con la punta fili di brillantezza eterea che altro non erano i lineamenti del suo viso.
 
- Yuna. –
 
Sì sentì morire, ad un passo dallo spirare via dal proprio corpo e galleggiare senza più ritornarvi dentro. Era vicino, troppo, a due miserissimi centimetri dalla punta del suo naso. Chiamandola, era avanzato impercettibilmente, ma lei se ne era accorta e si accucciò contro al muro con la muta intenzione di sparirci dentro.
 
- Non provarci -, deglutì a fatica lei, dischiudendo le labbra e cercando di mantenere la calma – E’ sleale. –
 
Lui inclinò la testa verso sinistra, allargando gli occhi sempre socchiusi e sbattendoli come se non avesse minimamente idea a cosa l’amica stesse alludendo.
 
- Yuna. – Di nuovo il suo nome, pronunciato con una nota di scorgibile supplica che ruppe l’ultimo baluardo di vana resistenza della poverina.
- T-T-Tu lo stai facendo apposta!!! – Lo incolpò quest’ultima, strepitando e schiacciandosi con ancor più forza contro la parete.
 
Malefico.
Non poteva esserci altro termine per descrivere tale atteggiamento.
Ad Astral occorrevano pochi istanti, un battito d’ala rapido e fugace, per costruire le basi di una strategia che gli consentisse una difesa sostenibile. Nessuna meccanicità, semplice e altrettanta sconcertante fluidità che si propagava nell’aria e stabiliva un controllo sempre pronto a rigirare le carte in tavola a suo favore. Un riflesso condizionato che non conosceva riposo, di cui si percepivano gli effetti seduta stante e che tranciava una netta linea con l’altra metà del Messaggero Astrale: quella più umana, disorientata, ingenua, candida per l’estrema innocenza con cui cercava di muoversi in un mondo che non era il suo e che mai Yuna avrebbe pensato di ritenere subdola per come gliel’avesse rivolta contro per soddisfare un personale capriccio.
 
Aveva intuito la sua tattica, altroché se l’aveva intuita e ne era rimasta totalmente basita perché aspettarsi un simile espediente da parte di uno spirito cristallino dall’animo risoluto che sembrava avere le risposte a ogni domanda era del tutto inconcepibile. Ma era proprio quel “sembrava”, oltre al tempo trascorso a osservare gli umani e i loro svariati comportamenti , ad aver suggerito ad Astral un modo efficace di ottenere quanto voleva senza però essere insistente. Yuna era l’unica persona che potesse accontentarlo, ma anche con un corpo solido tutto suo, avrebbe ugualmente scelto lei come referente per ragioni che affondavano le loro radici in un’inconsapevole istinto. L’aveva osservata più di tutti, statole vicino sempre e ovunque, differenziandone pregi e difetti con schema preciso e chiaro. Dopotutto non esisteva osservatore migliore di lui e far leva sulle proprie debolezze con giusto un pizzico d'innocua furbizia era soltanto un minuscolo stratagemma di cui aveva deciso di usufruire al dì fuori dei duelli.
 
- Soltanto uno -, le chiese senza spostarsi da dov’era. Era sufficientemente vicino al volto dell’amica da poterne appoggiare la fronte contro la sua, percepire, anche soltanto di poco, il tepore umano della sua pelle, l’insolito tremore acuito nelle iridi rosse velate di schegge brillanti di altruista dolcezza.
 
Non credeva che porle una simile domanda l’avrebbe scombussolata tanto, di recente capitava che al suo avvicinarsi più del dovuto lei si irrigidisse, ma lì si muoveva appena, quasi nutrisse una sorta di paura nei suoi confronti. Stava esagerando? Possibile, anzi: sicuramente. Desiderava sul serio verificare che un bacio fosse così bello come Yuna glielo aveva descritto, sapere che cosa si provasse al riceverne uno, ma essere l’artefice di tanta fragilità dell’unica persona che non lo faceva sentire solo…
 
Fece per allontanarsi con l’intento messo da parte, dirle che non era poi così importante, ma si fermò quando colse il suo debole cenno affermativo.
 
- …D’accordo -, asserì flebilmente lei – Ma…Solo uno, va bene? E poi basta domande. Almeno per oggi. – Era un miracolo che non avesse già tirato le cuoia, ma qualcosa le diceva che ci sarebbe andata vicinissima nei prossimi secondi.
 
Astral spalancò appena gli occhi, sconcertato, per poi serrare ermeticamente la bocca e annuire come lei aveva appena fatto.
 
- Va bene -, ripeté ancora lei, ma più a se stessa che a lui – Allora, ecco…Dovresti porgermi la guancia. –
 
Per la seconda volta, il Messaggero Astrale ubbidì silenziosamente, poggiando la punta dei piedi e le ginocchia al pavimento. Era davvero strano vederlo in simili vesti, buffo e tenero nell’eseguire delle semplicissime richieste, il che avrebbe spinto qualunque essere restio al cedimento di venirgli incontro e accontentarlo. Yuna poi era incapace di astenersi dai problemi di chi le stava a cuore o di chi aveva duellato con lei e dunque suggellato un legame d’amicizia, non era nella sua natura pensare prima a se stessa e Astral non era di certo un’eccezione.
 
Sistemando dietro le orecchie alcune ciocche impiccione, si sporse con le spalle in avanti e piantò i palmi delle mani in avanti, uscendo così dall’angolino dentro cui si era accucciata. A contemplarne quella luminosa parte di viso, domande poste più volte tornarono a galla nella sua mente mentre tentava di non incespicare nel proprio imbarazzo: si chiese se quella preziosa scheggia cristallina che si stava lentamente impadronendo del suo animo sarebbe riuscita ad avvertire qualcosa, se tutti i sentimenti che covava per lui – la dolcezza, il dolore, la gioia, il timore… - l’avrebbero raggiunto ugualmente, senza interferenze o possibili mancanze. Coltivare un così profondo affetto per qualcuno che non si poteva nemmeno toccare ne avrebbe distrutto la sincerità con colpi di soffocante sofferenza e lacrime trasparenti, una frustrazione che Yuna, nonostante non si sentisse del tutto pronta, sperò di poter spezzare non appena le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulla guancia di Astral.
 
Si sentì artigliare il cuore al percepire unicamente un vago tepore. Aria viva, ma comunque fredda rispetto all’ossigeno che riempiva la casa. La speranza che qualcosa fosse cambiato scivolò in una pozza piena di amarezza e delusione incolori insieme alla duttile amorevolezza che ne aveva mosso l’incrollabilità.
 
A quale scopo il destino li aveva uniti se neppure le era permesso stringere la mano a chi l’aveva segretamente salvata dalle piaghe della solitudine?
 
- Allora…Questo è un bacio. –
 
Astral la strappò letteralmente dal tetro riflettere squarciandone il buio orizzonte. Dipingendone il volto di sussultante stupore. Era ancora seduto vicino a lei, le punta delle dita a sfiorarsi con fare pensante la guancia, il punto preciso dove lei lo aveva baciato – o quanto meno così le era parso di fare. –
 
- L’hai sentito? – A stento ci credette – E…Come ti è sembrato? –
 
Il rimuginare del Numero Originale s'inspessì, ma senza perdere niente di quell’espressione piacevolmente rilassata, dai vispi occhietti rivolti all’insù che sembravano cercare le parole adatte a descrivere il dono ricevuto.
 
-Morbido -, le rispose infine – E umido. Però anche caldo e molto piacevole. –
 
Il lento degradarsi della speranza della ragazza s'interruppe, ricomponendosi e tornando alla luce per piegarle le labbra in un sorriso rincuorato.
L’aveva sentito. Anche se per lei non c’era stato alcun contatto, quel piccolo concentrato incarnante parte del suo essere era giunto ad Astral sano e salvo, e anche senza chiedersi se i suoi sentimenti ne avessero toccato lo spirito come desiderava, fu ugualmente felice. Almeno per ora, le bastava sapere che lui non fosse così distante da lei come aveva sempre creduto. In un modo o nell’altro, il resto sarebbe venuto da sé.
 
- Bene, mi auguro che tu ora sia contento -, sospirò sorridente la corvina, alzandosi e posando il piatto nel lavello. Fuori dalla finestra le luci dei lampioni illuminavano la stradina di ciottoli affiancata dal ruscello oscurato dall’imbrunire del cielo.
- Yuna? –
-  Sì, Astral? – E dire che era stata chiara sul numero di domande…
 
Lo vide che era tornato a fluttuare come al suo solito a pochi centimetri dal suolo.
 
- Cosa si deve fare per ricevere tanti baci? E sulle Labbra? –




Note di fine capitolo:
E buon pomeriggio a tutti quanti voi. La descrizione parla da sé, ma io ci tengo comunque a presentare questo mio piccolo esperimento: è una mini-raccolta che parla di due coppie, la AstralxYuna (la versione femminile di Yuma) e la VectorxYuna. E’ la primissima volta che mi cimento nel Gender Bender, ma sono stata ispirata da alcune immagini viste su Deviantart che mi hanno dato la marcia in più per lavorare meglio su questo progetto. Dicevo, sono quattro capitoli, con un nesso logico (ci proverò, sempre che la mia mente non faccia i capricci), dove potrete scegliere se tifare per la prima o la seconda coppia, in quanto l’ultimo capitolo, il quinto lo scriverò con la coppia che più vi è piaciuta. Ho inserito l’OOC per eventuale sicurezza e inoltre ho voluto iniziare con qualcosa di allegro per…Bè, dovrete leggere per scoprire, se rivelassi tutto adesso non ci sarebbe alcun gusto, no? Un saluto a tutti quanti voi e buona settimana!
 
 
  
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