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Autore: Suilejade    14/07/2014    3 recensioni
Vi è mai capitato di odiare tanto una persona ma finire con l'amarla?
L'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia, ed è facile oltrepassare il fragile confine che le divide.
"Errare è umano, perdonare è divino"
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Ecco qui il capitolo che mi ha messo in crisi, lo avrò riscritto almeno 20 volte, è stato un parto ^-^" 
E' parecchio più lungo di quello precedente, per cui spero che gli errori siano al minimo.
Vi ringrazzio per tutte le recensioni positive che ho ricevuto finora, mi hanno davvero lusingato :D
Buona lettura!


Una mezzora dopo il fuoristrada entrò in una via dalla quale proveniva un rumore assurdo, man mano che ci si avvicinava alla meta il frastuono cresceva, il culmine venne raggiunto quando la macchina venne parcheggiata dalla parte opposta di una villa con giardino, illuminata a giorno da luci stroboscopiche.
Smontarono e arrivarono al cancello d’ingresso lasciato aperto.
Erano sempre impressionanti le feste organizzate da Tate, c’era un gran via vai di gente con bicchieri di bibite alcoliche in mano, la piscina era nel giardino sul retro, per cui Dom e gli altri entrarono nella casa: era una villa singola di tre piani, sul pavimento era appiccicato un tappeto di patatine e stuzzichini tenuto insieme dalle bevande sparse per terra.
Sulla destra salivano le scale per il piano superiore, dove era preferibile non andare, a meno che non bisognasse fare qualcosa nelle camere da letto oppure usare i servizi.
Sulla sinistra si apriva un’enorme cucina, piena di ogni ben di Dio, che si collegava al soggiorno, dove la tv era stata coperta da un lenzuolo, per evitare danni.
Alla fine del corridoio che stavano percorrendo era spalancata una porta-finestra che dava sul giardino.
Il gruppetto di amici si fermò li, mentre il loro sguardo vagava per quello spettacolo: sembrava di essere entrati in un altro mondo, la recinzione era costeggiata da palme, un’enorme tavolata di alcolici era posta sul fondo del giardino, l’erba era tagliata in modo impeccabile, sdraio e sedie erano sparse di qua e di la, mentre al centro di tutto si trovava un’enorme piscina circolare, con illuminazione colorata subacquea che creava uno spettacolare effetto arcobaleno e tanto di fontana al centro.
I ragazzi si dispersero subito per andarsi a procurare qualcosa da bere, mentre piano piano nel giardino cominciava ad affluire sempre più gente e la musica continuava ad aumentare di volume.
 
La festa era iniziata da appena un’ora  che tre quarti delle persone erano già completamente ubriache, comprese le gemelle e Marc, che si stavano divertendo come matti su uno sdraio vicino a dove erano seduti anche Domino, Lucas e Elizabeth. Anche quest’ultima, di li a poco, sarebbe entrata a far parte delle persone non più sobrie – Ragazzii.. – disse con la bocca impastata e la voce parecchio alta – giratevi e ditemi… - ruttò poderosamente – se non sono dei gran fichi quei due! – bevve in un sorso tutto ciò che le rimaneva nel bicchiere, lo buttò a terra e si avviò barcollando nella direzione da lei indicata.
Dom la seguì con sguardo poco interessato, tanto aveva già capito di chi parlava.
Come volevasi dimostrare Ely andò ad attaccar bottone con Cam e Raoul, appena arrivati e già circondati da una ventina di ragazze ubriache.
Lucas scoppiò a ridere – Che ci troveranno mai quelli nelle ragazze malandate – lui reggeva bene l’alcool, infatti aveva bevuto circa il doppio di Dom, ma mentre a lei girava la testa e aveva una voglia pazzesca di ridere, lui sembrava stare benone.
- Mah.. – commentò lei, mentre i due citati sopra si erano già appartati a limonare con delle ragazze – non è che mi interessi – videro tornare verso il loro sdraio una Elizabeth sconsolata, che, tuttavia, venne intercettata da un ragazzo abbastanza carino, di cui Dom non conosceva l’identità, presa in ostaggio e portata in casa.
La bionda sospirò, mandò giù tutto il bicchiere di Jack Daniels che si era appena presa e si alzò in piedi di scatto. Venne colpita immediatamente da dei potenti giramenti di testa, tutto il paesaggio intorno a lei aveva cominciato a muoversi, scoppiò a ridere, si girò verso Lucas, gli scoccò uno sguardo seducente e si avvicinò a lui, il ragazzo sorrise mentre Dom gli sfilava la maglietta – Ci tuffiamo? – gli chiese, togliendosi a sua volta i vestiti.
Corse verso il bordo della piscina e si tuffò a bomba, seguita dal giovane.
 
Quando, qualche tempo dopo, i ragazzi riemersero dall’acqua, qualcosa nell’ambiente intorno a loro era cambiato, si era alzato un forte vento, che scuoteva gli alberi e faceva volare i bicchieri sparsi per tutto il giardino. Il cielo si era rannuvolato, e si prospettava uno di quei potenti temporali estivi che ti costringono a chiuderti in casa fino a che non se ne vanno. Forse proprio a causa di ciò il numero di persone era notevolmente diminuito, soprattutto in giardino, infatti oltre a Dom e Lucas c’era soltanto un altro ragazzo che evidentemente era abbastanza sobrio e di buona educazione da prendersi la briga di raccogliere quanti più bicchieri possibili e di metterli in dei grandi sacchetti dell’immondizia.
Dom, dopo essersi issata a fatica sul bordo piscina, si alzò in piedi, barcollò un po’ fino a quando la stretta sicura del suo amico non le diede stabilità: bisogna infatti far notare che, durante il tempo trascorso in piscina, tutto l’alcol ingerito dalla giovane gli era entrato in circolo, rendendola, perciò, totalmente sbronza.
I due entrarono in casa, mentre fuori cominciava a scendere qualche goccia, seguirono le voci e si ritrovarono in sala, dove si erano radunati i superstiti della festa: tra le gemelle, sedute a terra in un angolo, si scorgeva il volto soddisfatto di Marc, palesemente sbronzo, Elizabeth era rannicchiata in un angolo piangente, Tate era accoccolata tra Cam e Raoul, ci mancava poco che si mettesse a fare le fusa da gatta in calore. Tutto ciò appariva, agli occhi non più sobri di Domino, come una commedia teatrale degli anni ‘30, di pessima qualità, adibita al solo pubblico adulto. La bionda scoppiò a ridere, e per poco non perse l’equilibrio, grazie al cielo il suo bodyguard, che era sempre al suo fianco, le impedì di rovinare a terra come un sacco di patate. Lui la tenne in piedi e la mise a sedere nell’angolo opposto del divano rispetto a quello in cui si trovavano Cam, Raoul e Tate, poi si sedette di fianco a lei, quasi volesse aggiungere un ulteriore ostacolo tra la ragazza e il trio.
- Oh, cos’abbiamo qui, un raro esemplare di Domino ubriaca, che piacevole visione – esclamò ridacchiando Cam non appena la vide accasciarsi miseramente sul divano.
Dopo essersi messa a sedere nel modo più normale in cui riusciva, lo fulminò con lo sguardo, ma poi, vinta dall’alcol, scoppiò a ridere – Senti moretto – biascicò lei tra una risata e l’altra, mentre scavalcando Lucas si avvicinava al suo interlocutore – sarò anche ubriaca ma tu mi stai comunque sulle palle – sentenziò lei nel modo più serio possibile mentre portava il suo viso a circa 30 centimetri da quello di lui. Cam, allora sfoggiò uno dei suoi sorrisetti maliziosi che fanno perdere la testa a chiunque, e si avvicinò ancora a lei, accorciando la distanza di altri 15 centimetri – An, davvero?
Dom venne invasa da un’ondata di profumo, che dopo qualche secondo riconobbe come – Dopobarba alle erbe – si accorse troppo tardi di aver aperto bocca, e le sue guance si arrossarono leggermente.
Il ragazzo la guardò con aria sorpresa e interrogativa allo stesso tempo, lei scosse la mano – Lascia stare – lo sguardo di lui divenne indagatorio, e la sua voce più vellutata e seducente – No, dai, dimmi, sono curioso – negli occhi di lui passò un scintillio che non prometteva niente di buono, e che fece correre un brivido lungo la schiena di Domino, che deglutì, per tentare di non perdere del tutto il controllo. Lui sembrava non aver notato il rossore sempre più accentuato sulle guance di lei, e continuò con i suoi metodi di indagine
– Allora? – chiese abbassando di un’ottava la sua voce e avvicinandosi ancora di più a lei, poteva sentire il suo respiro sulla pelle, il giovane poi le prese la mando destra, l’avvicinò alla bocca e morse delicatamente la punta del dito indice, poi, mentre la teneva ancora tra i denti, ci passò la lingua tutt’intorno.
La ragazza, un po’ per l’alcol, un po’ per la sorpresa, non si mosse di un millimetro, troppo incantata da quegli occhi di un verde infinito fissi nei suoi, la gola era secca, la mente vuota, non riusciva a distogliere lo sguardo ne a spostare la mano, che a confronto con quella del ragazzo sembrava appartenere ad una bambina. Sentì gli incisivi stringersi sul suo indice, e proprio da quel punto partì un brivido che le percorse tutto il braccio, quando, poi, senti la lingua solleticarle la stessa parte del corpo un calore improvviso la invase, il cuore cominciò a battere all’impazzata, sentiva informicolarsi le braccia, e tutto quello che desiderava in quel momento era saltargli addosso.
Improvvisamente la voce di Lucas la fece uscire da quel limbo di piacere in cui si trovava, i suoi occhi si staccarono da quelli del giovane e ritirò velocemente la mano. Si girò verso Lucas – Scusa che hai detto?-
Lui la guardò per qualche istante, e, con una voce più seria di quanto lo richiedesse la situazione in cui si trovavano, ripeté ciò che aveva appena finito di dire – stavo consigliandoti di andare a vedere come sta Elizabeth, forse è solo per tutto lo schifo che ha bevuto, ma è meglio se vai a controllare
La bionda si girò verso l’amica, che ora stava singhiozzando ancora più di prima – An, va bene – si alzò controvoglia dal divano, desiderosa, al tempo stesso, di allontanarsi il più possibile da lì, quando si sentì afferrare per le mutande del costume. Si girò di scatto, cosa che le procurò dei forti giramenti di testa che la costrinsero a fare qualche passo indietro per riprendere l’equilibrio, questo movimento fece staccare la mano dal pezzo sotto del suo costume. Dopo qualche secondo la ragazza alzò lo sguardo verso colui che l’aveva fermata, incrociando gli ormai conosciuti occhi verdi – Rimani qui ancora un po’ – disse lui con una leggera nota di irritazione nella voce. La ragazza sbuffò – Non vado mica a casa, scemo – si girò e si diresse verso la sua amica.
 
Si accucciò il più vicino possibile alla sua amica e le appoggiò una mano sulla spalla – Ehi – sussurrò la bionda – perché piangi? – se fosse stato soltanto per l’alcool probabilmente avrebbe risposto con frasi da ragazza depressa che si sente uno schifo, invece disse soltanto – Non è niente – alzando la testa per guardare la bionda negli occhi.
Domino spalancò gli occhi sorpresa, Elizabeth non sembrava affatto ubriaca, anzi, aveva usato un tono molto, molto serio e i suoi occhi erano distanti, quasi stesse pensando a eventi di un’altra epoca.
La bionda scoppiò a ridere, se fosse stata sobria non lo avrebbe sicuramente fatto in una situazione del genere, ma in quel momento se le avessero chiesto di contare all’indietro partendo da venti probabilmente avrebbe detto “venti, trentasette, cinquantadue…”
- Ely, che diavolo è successo? – alzò la voce, mentre tra una risata e l’altra si asciugava le lacrime. Il chiacchiericcio della stanza improvvisamente si interruppe, e tutti gli occhi dei presenti vennero rivolti verso loro due.
La riccia biascico un – Niente – poco convinto, Domino stava per chiederle ulteriori informazioni, quando si intromise Raoul – Se vuoi sapere perché quella li piange, te lo posso dire io – la bionda alzò lo sguardò verso di lui e smise di ridere, mentre sul viso del ragazzo comparve un ghigno che era allo stesso tempo cattivo e seducente. Al suo fianco Cam e Tate cominciarono a ridacchiare.
- Intanto – cominciò Domino, ostentando una serietà che non sarebbe durata molto  – quella li ha un nome – trattene una risata e indicò la riccia, che in quel momento aveva alzato gli occhi arrossati dal pianto per guardare la scena – ed è Elizabeth, e poi spiegami come mai tu sai perché lei sta piangendo – la giovane strinse le palpebre. Voleva sembrare incazzata, in realtà faceva soltanto ridere.
- Vedi, in un certo senso, si può dire che lei stia piangendo a causa nostra – disse indicato i suoi due amici.
La bionda scattò in piedi, tuttavia la testa cominciò a vorticarle e fu costretta ad appoggiarsi al muro
– Cosa?! – gridò furiosa, nello stato in cui era non riusciva a controllare le sue emozioni, che finivano, così, per esplodere in modo incontrollato. Qualche istante dopo si rilassò e cominciò a ridacchiare.
- Calma, calma – disse Raoul, facendomi segno con i palmi di tranquillizzarsi e ridendo a sua volta, la situazione era tutt’altro che seria – Adesso ti spiego tutto, però… - disse alzando la voce sull’ultima parola
 – se vuoi davvero saperlo, devi darmi qualcosa in cambio – il suo sorriso da cattivo ragazzo si fece ancora più grande, mentre Cam e Tate smisero di ridere e cominciarono a guardarlo con sguardo interrogativo, nemmeno loro sapevano di cosa parlasse.
- Ma che diavolo stai..?! – Lucas saltò in piedi su tutte le furie
- Taci Lucas! – lo interruppe Domino biascicando qualche altra parola di cui non si capì il significato, poi si rivolse al biondo – Tu mi stai sui coglioni, così come tutta la tua co..m..bri..c.. – la sua voce si impastò sull’ultima parola – INSOMMA! – urlò – il tuo gruppo – sembrò fermarsi qualche secondo a riflettere, aveva perso il filo del discorso – an, si… - si schiarì la voce in modo teatrale – quindi… se mi chiedi di dartela non lo farò comunque, quindi… vedi te – annuì fermamente convinta di ciò che aveva detto
- Voglio - uno scintillio pericoloso passò per gli occhi del giovane –  che tu mi regali il più bel bacio alla francese che un ragazzo possa sognarsi
- Cos’è che vuoi te? – chiese Cam serio in volto e con una voce altrettanto seria
- Stai scherzando? – chiese stizzita Tate, sembrava una bambina alla quale avessero portato via il suo giocattolo preferito
- Per una volta la penso come loro – disse Lucas, ancora in piedi – non puoi dire sul serio – non voleva che la SUA Domino venisse toccata.
Raoul fece scorrere lo sguardo su tutti e tre, sbuffando e alzando gli occhi al cielo – Voglio una pomiciata da sogno, no, non sto scherzando, quindi si, dico sul serio, cosa c’è poi di così strano e sconvolgente, neanche foste bambini di sei anni – spostò poi lo sguardo verso la bionda, che si stava avvicinando al divano barcollando pericolosamente – allora cosa ne dici? Mi sembra una richiesta ragionevole, no?
Domino lo fissò un secondo, poi fece roteare gli occhi, avrebbe finto di limonare con qualche modello di Vogue – Va bene, accetto, però prima mi spieghi cosa è successo per filo e per segno – Lucas la stava guardando con occhi spalancati, poi le tese una mano per aiutarla ad accomodarsi sul bracciolo del divano di fianco a lui – Sei sicura piccola? – le chiese serio
- Si, si, stai tranquillo, non mi ha chiesto mica chissà quale cosa – gli sorrise, lui allora, ricambiando il sorriso, la spostò da dove si era appena seduta, facendola scivolare sulle sue gambe le cinse la vita con il braccio sinistro, con fare possessivo, mentre con indice e pollice della mano destra si metteva a giocherellare con il piercing sull’ombelico della ragazza, che si era completamente rilassata tra le sue braccia, appoggiandosi al suo petto.
Raoul si schiarì la gola, come se stesse per fare un discorso degno di un’elezione alle presidenziali – Allora – cominciò – dopo essermi passato un po’ di tipe, ero temporaneamente libero,  e arriva lei – indicò Elizabeth – mi si avvicina e mi dice che le piace Cam e che vuole che io la aiuti a mettersi insieme a lui, allora le ho detto che se voleva una mano, doveva prima darmi qualcosa in cambio, come ho fatto con te insomma – si fermò un attimo per incrociare lo sguardo della bionda, accertandosi che lo stesse seguendo, dato che non era esattamente sobria, la ragazza sbattè velocemente le palpebre per mantenersi sveglia  – le ho chiesto una pomiciata e lei ha accettato, così ci siamo baciati e come d’accordo l’ho portata da Cam – a quel punto venne interrotto dal diretto interessato che lo sostituì nella narrazione, mentre gli occhi smeraldo del giovane incatenava quelli della bionda – Sono venuti da me – ripeté
La bionda si girò e bisbigliò a Lucas – Sembra quel gioco dove ognuno dice una parola e alla fine bisogna creare una storia… almeno credo fosse così – si concentrò per qualche secondo su ciò che stava dicendo, poi lasciò stare e riportò l’attenzione verso il moro, che aveva fatto finta di non accorgersi di niente
- Mentre mi stavo divertendo con Tate – disse indicando con il pollice la ragazza che stava al suo fianco, la quale annuì con fare soddisfatto – Essere interrotto non era nelle mie priorità, ma così è accaduto, quindi mentre il mio umore non era dei migliori mi si presenta una ragazza che sembra avere dieci anni, che mi dice che vuole una storia seria con me – fece un sospiro e alzò gli occhi al cielo, poi li riportò verso quelli della bionda, che un momento prima lo stava seguendo con un’attenzione quasi morbosa quello dopo si perdeva nei suoi pensieri e guardava le farfalle – Io, ovviamente, le scoppio a ridere in faccia e le dico che fidanzarmi con una bambina per poi sembrare un pervertito non era nei miei piani per il prossimo futuro, e qui la tua amichetta comincia a piangere, allora, da anima pia che sono – sbattè le ciglia assumendo un’aria da bravo bambino, alla quale Dom non poté risparmiarsi dall’alzare gli occhi al cielo e sbuffare. Cam fece finta di non averla vista – le ho promesso una notte di pura follia se… -
- Basta così! – urlò Elizabeth dopo essersi alzata in piedi – Non c’è bisogno di sapere il resto! – aveva gli occhi spalancati e iniettati di sangue, sembrava una psicopatica sul punto di fare fuori tutti i presenti.
Forse non era ancora tornata del tutto sobria.
- Senti Elizabeth, per sapere cosa è successo ho pagato – sentenziò Domino squadrandola – quindi pretendo di sapere ogni cosa, altrimenti me lo dicevi tu e si risolveva tutto subito, no? – gli occhi smeraldo della bionda andarono a cercare quelli dell’amica, che però non trovarono, dato che venivano tenuti fissi sul pavimento
- Tu volevi sapere come mai io mi fossi messa a piangere, ed è perché sono stata trattata come una bambina, tutto qui, non c’è nient’altro da sapere, quindi per favore non insistere – la stava pregando.
La bionda sbuffò – E va bene, non insisterò
Un flebile – Grazie – uscì dalle labbra della rossa, che a passi lenti le si avvicinò, le schioccò un bacio sulla guancia, si accasciò di fianco alle gemelle e a Marc, che stavano russando, e si addormentò immediatamente.
Per qualche secondo ci fu un silenzio di tomba, poi Raoul si alzò dal divano e si schiarì la gola per riportare l’attenzione su di sé – Domino, vieni? – con un movimento della testa le indico le scale per il piano superiore, lei fece per alzarsi quando la stretta forte di Lucas glielo impedì – Che..? – la frase di domino venne interrotta dalla voce sicura dell’amico, che si rivolse al ragazzo in piedi – Tecnicamente tu hai promesso di raccontare tutto nei minimi dettagli, ma così non è stato, quindi Dom non deve fare ciò hai deciso – a quelle parole la bionda spinse indietro il ragazzo e si alzò in piedi, cercando di non sbilanciarsi, poi lo guardò e disse – Lui mi avrebbe raccontato tutto se Elizabeth glielo avesse permesso, e siccome rispetto la mia amica, ho deciso di non indagare oltre, quindi non è lui che si è rifiutato di dirmi tutto, sono io che l’ho fermato – sorrise e gli fece l’occhiolino – e poi è solo un bacio, stai tranquillo maschione, tu rimarrai sempre il mio preferito.
Detto questo gli diede le spalle e si avvicinò alle scale, venne raggiunto da Raoul che le mise un braccio intorno al fianco, mentre cominciavano a salire – Non vorrei mai che cadessi dalle scale e ti fracassassi la testolina – sorrise lui
- Oddio come sei dolce – disse ironicamente lei, anche se mentalmente lo ringraziò di quell’accorgimento, altrimenti avrebbe sul serio rischiato di rotolare giù.
 
Salita la rampa di scale svoltarono a sinistra e fecero qualche passo in corridoio, poi Raoul aprì una porta di legno, verniciata di bianco, ed entrarono in quella che doveva essere la camera degli ospiti.
C’era un letto matrimoniale e uno singolo, entrambi sfatti, e, quasi per dare la conferma di ciò che era accaduto in quella stanza, sul pavimento c’erano due… tre… cinque preservativi!
- Wow, si sono dati da fare qui – si trovò a pensare a voce alta Domino, poi guardò il suo accompagnatore, che nel frattempo aveva cominciato a giocherellare con i laccetti delle sue mutande – Eh no, io qui non ci sto, non voglio prendermi l’AIDS o altre malattie, ci tengo alla pelle io – lui ricambiò il suo sguardo e scoppiò a ridere – Forse hai ragione, andiamo in camera di Tate, a quanto ho capito ha severamente vietato l’ingresso a chiunque tranne che a me e a Cam
- Quindi neanche io posso entrare – concluse la bionda, un potente giramento di testa la colpì e inciampò sui suoi piedi, se non fosse stato per la stretta di Raoul sarebbe finita a baciare il pavimento.
- Ah, stai attenta – uscirono dalla stanza e richiusero la porta - Lascia stare Tate e le manie – borbottò. Camminarono fino alla fine del corridoio, ed entrarono in un’altra camera. Proprio di fronte all’ingresso c’era un enorme letto matrimoniale a baldacchino, coperto da un piumino leggero color porpora, alla sua sinistra c’erano un divanetto e un paio di poltrone, con al centro un tavolino di cristallo, mentre nella parete di fronte si trovava un armadio davvero imponente.
Con una lieve spinta Raoul fece entrare la ragazza nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
A quel semplice tocco il suo stomaco fece una giravolta, e un senso di nausea la pervase. Mentre la testa continuava a vorticarle, in quel momento le venne in mente la canzone di non-si-ricordava-chi che faceva tipo
E gira tutto intorno alla stanza,
mentre si danza,
danza *
Solo che lei non stava ballando e la stanza girava lo stesso.
Senza voltarsi si avviò verso il letto e si sedette sul bordo, sprofondando leggermente,
– Che cazzo fanno le balinesi nei giorni di festa? – stava ancora riflettendo sul testo di quella canzone.
Il biondo ridacchiò – Sei ubriaca marcia – lei alzò le spalle, mentre lui con un sorrisino malizioso da capogiro si avvicinava pericolosamente alla ragazza.
Lei provò a mandare giù ma non aveva più saliva.
La sua bocca era arida come il deserto e il suo stomaco contorto dalla nausea, mentre lottava per tenere giù tutto l’alcol che aveva ingurgitato.
Il ragazzo si inginocchiò di fronte a Domino e  allungò le braccia, appoggiando le mani sui suoi fianchi. Lei lo guardò storto per qualche secondo, poi gli si buttò addosso, facendolo stendere a terra mentre lei si trovava a cavalcioni su di lui.
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di uno scintillio pericoloso.
- Se vuoi questo bacio è meglio che ci sbrighiamo perché ho una nausea pazzesca e probabilmente fra poco vomito – non era esattamente il genere di scenario che Raoul aveva immaginato, ma alzò le spalle e con un sorriso seducente la tirò a sé. Le labbra si sfioravano appena, gli occhi di una erano incatenati in quelli dell’altro. Fu Domino a muoversi, appoggiando le labbra sulle sue, e stupendosi della loro morbidezza. Il contatto cominciò a farsi più profondo mentre le bocche cominciavano a schiudersi e le lingue a danzare vorticosamente. Le mani di lei erano appoggiate ai lati della testa del ragazzo, per garantirsi un sostegno, mentre quelle di lui erano sul suo sedere.
Un brivido le corse lungo la schiena.
Il corpo di lei era completamente appoggiato su quello di lui, sentiva il contatto dei suoi addominali sulla pancia, e più in giù sentiva un rigonfiamento premerle nell’interno coscia, segno che l’amichetto là sotto si era svegliato. Le loro lingue si fecero compagnia ancora un po’ fino a quando lei si staccò all’improvviso, alzandosi di scatto e portandosi una mano sulla bocca, lui ci mise qualche secondo a capire la situazione, ma non appena comprese ciò che stava per succedere, afferrò la mano libera della ragazza e la trascinò in un bagno a due passi dalla camera di Tate. Non appena raggiunse il water il suo stomaco diede forfait e si liberò di tutto ciò che conteneva, mentre il ragazzo alle sue spalle le teneva i capelli e le accarezzava la schiena con fare gentile. Non appena finì, la ragazza afferrò il rotolo della carta igienica, ne staccò un pezzo e si pulì la bocca, poi si rialzò e tirò l’acqua del water buttandoci dentro anche il pezzo di carta.
- Va meglio adesso? – le chiese il ragazzo che la osservava divertito. Lei si appoggiò al lavandino e si sciacquò la faccia – Decisamente – guardò il suo riflesso: aveva i capelli arruffati, le guance arrossate e la pelle più pallida del solito – Sembro uno zombie in costume – sbuffò. Lui le si avvicinò, sentì il fiato caldo su di sé – Non è vero, sei bella come al solito – le stampò un leggero bacio sul collo.
Lei lo guardò storto – Potrei offendermi, Don Giovanni, ma sono troppo stanca per cui adesso torniamo di sotto – disse guardando il suo riflesso allo specchio, poi si girò e gli mollò una pacca sul petto.
 
Domino non aveva idea di quanto tempo fosse passato, tuttavia quando tornarono di sotto trovò Lucas addormentato, mentre Tate stava guardando lei e il biondo con un sopracciglio alzato.
Raoul, che fino a quel momento era rimasto dietro di lei, la superò e si sistemò di fianco alla brunetta, la quale gli appoggiò le gambe sopra le sue e gli si accoccolò su una spalla. Lui la prese sottobraccio scambiò un ultimo sguardo con la bionda, poi chiuse gli occhi e si rilassò.
Domino si fermò qualche secondo a fare mente locale: aveva la gola più secca del Sahara e una terribile voglia di fumare, anche se non aveva sigarette.. Merda.. .Si mosse verso la cucina, evitando il più possibile di sporcarsi i piedi con tutto lo schifo che era appiccicato per terra, raggiunse il frigo e lo aprì. Riuscì a trovare una bottiglia di Coca Cola ancora chiusa e se ne appropriò. Si diresse, poi, verso il giardino, per prendere una boccata d’aria.  Superò la porta finestra e raggiunse lo sdraio più vicino a dove si trovava. Stava per sedersi quando si accorse che era occupato.
Un ragazzo era disteso proprio su quel lettino. La bionda seguì i suoi movimenti: infilò una mano in tasca, tirò fuori una sigaretta, l’accese e se la portò alla bocca. Rimase li imbambolata per qualche secondo, osservando i capelli corvini scompigliati sulla superficie di plastica rigida, i muscoli del braccio che si contraevano e stendevano per allontanare e avvicinare la sigaretta, le boccate di fumo che venivano rilasciate nell’aria sopra di lui.
Oh, una sigaretta.
Sarebbe rimasta li per chissà ancora quanto tempo se il ragazzo, per un qualche motivo, non si fosse girato nella sua direzione.
Gli occhi verdi del giovane incontrarono i suoi, si allargarono dalla sorpresa, ma poco dopo tornarono a trasmettere l’aria da cattivo ragazzo di sempre.
Quegli occhi che quasi brillavano al buio, che le facevano intorpidire i muscoli solo con uno sguardo, che non promettevano niente di buono, ma che allo stesso tempo l’attiravano come un’ape al miele. La ragazza si costrinse a distogliere lo sguardo e a prendere un sorso della bottiglia che teneva in mano.
- Volevi farmi un agguato? – chiese lui riportando l’attenzione di fronte a se
- Nah, sono troppo stanca anche per quello – commentò lei, portandosi di fianco a lui
- Ti sei data da fare con Raoul, eh? – buttò fuori un’altra nuvola di fumo, facendo dei piccoli cerchi
- Se per darsi da fare intendi io che vomito l’anima mentre lui mi regge i capelli, allora si, ci siamo dati da fare  – sentenziò lei.
Si sedette sull’erba bagnata, di fianco a lui, sentendolo ridacchiare.
Per qualche minuto rimasero entrambi in silenzio, guardando il sole che cominciava a sorgere.
Tutti, almeno una volta, dovrebbero guardare l’alba.
Il cielo si tinse di rosa e arancione, mentre l’astro nascente cominciava a salire.
Era uno spettacolo mozzafiato.
Almeno tanto quanto lui.
Scosse la testa per togliersi quell’idea dalla mente.
Saranno state le cinque di mattina.
Probabilmente il giorno dopo lo avrebbe passato in coma sul letto.
E’ già il giorno dopo.
Prese un altro goccio di Coca.
Il ragazzo la guardò – Un sorso per un tiro? – chiese
Lei annuì mentre gli occhi le si illuminavano, dovette usare entrambe le mani per sollevare la bottiglia, si sentiva terribilmente fiacca.
Lui la prese senza alcuna difficoltà, e le passò quel che rimaneva della sigaretta.
Ci saranno stati tre tiri al massimo.
La bionda se la portò alla bocca, inspirò, sentì il fumo scorrerle nei polmoni, bruciando.
Dopo poco espirò, creando una piccola nuvoletta. Fece un altro paio di tiri, poi gli ridiede il mozzicone, lui non disse niente e lo spense nel posacenere appoggiato sul tavolino li di fianco.
- Benedetta nicotina – sospirò lei, felice d aver ottenuto ciò che desiderava
-Eh già – disse lui – Davvero non avete scopato? – chiese, non distogliendo lo sguardo da quello spettacolo multicolore che si presentava davanti ai loro occhi.
- Davvero – rispose lei, appoggiandosi la bottiglia tra le gambe incrociate
- Come mai? – questa volta la stava guardando. Aveva un’espressione indecifrabile, sembrava curioso, deluso e felice allo stesso tempo. Lei si costrinse a non fissarlo, non voleva rimanere sotto l’incantesimo dei suoi occhi di nuovo.
- Scopo con le persone che mi piacciono, non con dei puttanieri come voi, che tutto ciò che cercano è un altro buco dove infilare il cazzo – sbadigliò rumorosamente, senza curarsi di mettere la mano davanti.
- Dolce ed educata come al solito – ridacchiò lui
- Ho detto la verità – sentenziò – non puoi negare che sia così. Siete andati a letto con qualsiasi ragazza ve lo concedesse, cioè praticamente tutte – sbuffò
- Tranne te – concluse lui
- Bisogna guadagnarsela la mia compagnia a letto e poi neanche con Elizabeth avete scopato – affermò
- Ma lei me lo avrebbe concesso – ammise
- Vero
Sentì una mano appoggiarsi sulla sua testa e scompigliarle i capelli, alzò gli occhi e trovò il viso sorridente di Cam
- Primo o poi andremo a letto insieme – affermò alzandosi e rientrando in casa
- Convinto – le rispose lei, anche se la sua voce era incerta. Le formicolava la testa, proprio dove lui aveva appoggiato la mano.
Rimase qualche altro minuto immersa nei suoi pensieri, poi scosse la testa, si alzò e appoggiò la bottiglia sul tavolino, vicino al posacenere.
Tornò in sala. Stavano tutti dormendo. Anche Cam si era accoccolato vicino a Tate.
Lei si avvicinò a Lucas, che era raggomitolato con la testa sul bracciolo. Lui socchiuse gli occhi e si mosse un poco, lasciandole lo spazio per stenderglisi vicino. Lei si infilò tra le braccia del suo amico, che la strinsero delicatamente, appoggiò la testa sul suo petto e si addormentò.





*Ecco la canzone a cui stava pensando Domino ---> http://youtu.be/CY0jEGS6OOM




Et voilà la mia piccola creatura, come al solito fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Siate onesti e date sfogo al vostro lato critico ^-^
-Hieme.


 
   
 
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