Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lamialadradilibri    15/07/2014    3 recensioni
E poi lo vidi. Mr. Lecter.
Il mio cuore perse un battito.
Perché c’era un angelo nella nostra classe?
-
Una storia al di fuori dalle righe. Buona lettura!
Genere: Suspence, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Due.

È un capitolo piuttosto lungo ❤ Vi consiglio di cacciare ogni eventuale fonte di distrazione, per poi immergervi nella lettura ✌. E con ciò… buona lettura! ;)
 

Il cane mi osservò, i piccoli occhi scuri sembravano proiettare ombre sinistre tutt'attorno al suo corpo muscoloso, un fascio di nervi. Istintivamente arretrai, piegando un po' le ginocchia. «Buono», sussurrai, con il cuore in gola. Ma in quell'animale — un pitbull dall'aria nervosa e violenta, molto violenta — di “buono” non c'era alcunché. Potevo già sentire i suoi grandi denti sulla mia pelle e, poco più tardi, nella mia carne. Il sangue sarebbe uscito a fiotti scuri, che si sarebbero confusi con l'oscurità della notte stellata che ci avvolgeva.
Il pitbull ringhiò, piano. Fu un rumore basso, lieve ma al tempo stesso violento, minaccioso. «No. Non così. Sta' buono», sussurrai, portandomi un altro passo distante da quella creatura irascibile.
In realtà, non sapevo che cos'avessi fatto per rendere quell'animale così rabbioso. Se è vero che il cane è il miglior amico dell'uomo, allora perché questa bestia voleva uccidermi?
Un altro passo indietro. Evidentemente, il pitbull pensò che era un passo indietro si troppo e, con un ringhio più forte del precedente,  si avventò su di me.

Il rumore insistente della sveglia mi salvò da quell'incubo alle sei di mattina. Con un pugno feci bloccare quel trillare fastidioso e, sospirando, mi misi a sedere sul morbido materasso del mio letto. Odiavo dormire. Odiavo sognare — se così poteva essere definito tutto quell'agitarsi nel letto mandando disperate urla d'orrore e scalciando via le lenzuola, in preda agli incubi. Ormai nemmeno mia madre veniva più a controllare come stessi quando urlavo, si era abituata. Aveva perfino comprato dei tappi per le orecchie e la cosa mi rendeva immensamente felice. Non volevo renderla partecipe della mia vita notturna.
Mi alzai in piedi. Ero un po' barcollante, in realtà, ma dopo qualche minuto mi stabilizzai. E ricordai anche cos'era successo il giorno prima.
Mr. Lecter.

Non appena suonò la campanella che segnalava l'intervallo delle undici, mi voltai verso il nuovo arrivato in classe. Durante l'ora di scienze e quelle d'arte avevo chiarito a me stessa cosa fare: e cioè, parlare con quello strano ragazzo. Anche un semplice “come va?” sarebbe potuto bastare ad “aiutarlo ad ambientarsi”, come voleva mrs. Dalton.
Non appena mi voltai verso di lui, tuttavia, Mr. Lecter mi precedette.
Con voce piatta — ma pur sempre elegante ed avvolgente, nonostante tutto — disse: «Hai rovinato i miei piani, signorina Greene.»
Boccheggiai per qualche secondo alla ricerca d'una spiegazione logica per ciò che mi aveva appena detto. Avevo rovinato i suoi piani?  Quali piani? Lui sembrò leggere nel mio sguardo lo sconcerto che stavo provando, e spiegò: «Non volevo dividere il mio banco con nessuno.» disse. Io intanto mi sforzavo di non guardare troppo a lungo i suoi occhi incredibilmente intensi, probabilmente facendo la figura dell'idiota. Non potei fare altrimenti. «Non volevo neppure ambientarmi, in verità. Sto bene da solo» chiarì, come se non fosse già abbastanza evidente. 
«Oh, beh... Mi dispiace».
“Mi dispiace.”
Mi dispiaceva? No, certo che no! Avevo appena evitato l'espulsione grazie a questo tizio inquietante che passava il suo tempo a leggere appunti a me indecifrabili e, sinceramente, non mi dispiaceva. Nemmeno un po'! Al massimo, ero preoccupata. Ma no, non dispiaciuta. 
Lui alzò un sopracciglio, accigliato. «In realtà no, vero? Non sta bene mentire, signorina Greene.»
E in quel momento la sua voce, il suo sorriso… mi sembrò di essere in uno dei miei incubi. Il mio cuore perse un colpo e mi guardai attorno, accertandomi di essere ancora in classe e non in qualche stanza delle torture. Perché Mr. Lecter sarebbe stato benissimo in una sala delle torture, magari con in mano una testa. Sbattei gli occhi più volte, confusa. Ma no, stavo impazzendo. Mr. Lecter era solo un ragazzo bellissimo, ma asociale. Sì,  era così.
«Non stavo mentendo.» replicai, cocciuta. E mentendo l'ennesima volta.
Il suo sorriso, se possibile, si allargò ancor più. «Ah, no? Qualcosa mi dice di sì. Ti conviene smetterla».
Ti conviene smetterla. Mi morsi la lingua per non chiedere aiuto a nessuno. Mr. Lecter tornò a sembrarmi un killer. 
«Allora», borbottai, cambiando argomento drasticamente. «vuoi fare un giro della scuola? Vorrai conoscerla, immagino. Ah, non so ancora il tuo nome, Mr Lecter».
«Per la verità, neanche io conosco il tuo.» Ci stringemmo la mano, un gesto che mi parve abbastanza fuori luogo. In realtà, lui allungò la sua grande mano e, accorgendosi che non l'avrei mai stretta di mia spontanea volontà — fossi matta! Mi terrorizzava a morte — afferrò la mia, stringendola. «Hannibal Lecter.» si presentò.
La sua mano era gelida. Spaventosamente, gelida.
«Tea Greene.»
Con un sorriso circostanziale, ma non meno angosciante — e, ahimè, fin troppo bello — si allontanò da me. «Tea, eh? Gran bel nome.»
«Grazie». Avrei voluto aggiungere “anche il tuo lo è”, ma si sarebbe accorto che stavo mentendo. Riuscivo solo a pensare a quanto fosse strano, con quel suo sguardo assente ma,  allo stesso tempo, intenso. Sembrava poterti leggere dentro, con quelle sue iridi azzurre. Sembrava sapere chi eri, ciò che avevi fatto. I tuoi errori, sogni, paure, desideri. Tutto. 
E non volevo sapesse ciò che avevo fatto. Nessuno doveva, né poteva, saperlo.
Di fronte al mio volto turbato, Mr. Lecter — Hannibal, ora potevo chiamarlo così —, si esibì in un'espressione di educata preoccupazione. «Tutto bene… Tea?».
Tea. Non mi ero accorta che il mio nome potesse essere pronunciato in maniera così soave, così limpida. Ero più abituata alla rude voce del giudice di New York, che mi chiamava sempre “Greene Tea”. Scacciai quei ricordi crudeli.
«Sì, grazie.» anche se non ti importa davvero. «Allora, iniziamo il tour, che dici?». Domandai, più per dovere che per voglia.
«Oh, no. Grazie. Penso che farò da solo, non c'è bisogno che ti disturbi».
Oh. No, no, no. «Hannibal! Non mi disturbi, affatto» dissi, non sapendo se stessi mentendo o meno. «Davvero.» aggiunsi. Una supplica.
Lui sorrise. «Non ti farò sospendere, tranquilla. Ora va' dalla tua amica, sembra piuttosto irritata. Grazie lo stesso, Tea. A più tardi.»
Detto ciò, dopo avermi liquidata così velocemente, si avviò verso l'uscita della classe. Evitò qualche ragazzo o ragazza più estroversa con un sorriso gentile ed uscì.

«Tea! Vieni giù, è tardissimo!» urlò mia madre dal piano inferiore, interrompendo i miei ricordi. Lanciai un'occhiata preoccupata all'orologio, per vedere quanto “tardissimo” fosse. Erano le sei e dieci.
Più tranquilla, mi concessi di lavarmi e poi vestirmi con calma infinita, arrivando perfino a truccarmi leggermente.
Davanti allo specchio, però, mi immobilizzai. Allo specchio una ragazza più grande ricambiò il mio sguardo con un'espressione accigliata. Osservai l'eyeliner nero e il lucidalabbra. Io li odiavo, li avevo comprato solo per zittire Molly che voleva che avessi almeno qualche trucco.
Allora perché diavolo mi ero truccata? Perché?
Senza pensarci due volte, mi lavai il viso. Sembravo di nuovo io. La vera me. Ecco, così era meglio.

Arrivai in classe con un bel po' d'anticipo. Accadeva così ogni giorno, grazie a mia madre che mi costringeva a muovermi; ovviamente lei, di lunedì mattina, aveva il turno in ospedale e così non poteva aiutarmi.
Solitamente la classe era deserta. Io mi sedevo al mio banco a leggere, o a guardare il giardino che, pian piano, si popolava di studenti stressati e pieni d'occhiaie. Signore e signori, ecco a voi gli effetti collaterali del Liceo Classico.
Quel giorno però il mio banco non era vicino all'entrata. Era in fondo all'aula. 
E la classe non era vuota.
«Buongiorno, Tea. Tutto bene?»
Odiai la cordialità e l'educazione di Hannibal. Era sempre così pacato, così posato. Da quel poco che lo conoscevo, mi sembrava la persona più educata al mondo.
«Sì, tutto alla grande». La mia frase sembrò infantile in confronto alla sua.
«Non hai una bella cera, mi stai mentendo.» affermò, per poi ricredersi. «Oh! Il mio non intendeva essere un insulto, davvero».
Ancora quella storia delle bugie. Mi lasciai cadere sulla sedia accanto alla sua, distrutta. No, decisamente non avevo una bella cera e no, non stavo “alla grande”.
«Beh, di solito le persone accettano questo tipo di bugia senza la minima preoccupazione.» borbottai, cercando nella cartella il libro di epica — adoravo l'epica, tant'è vero che avevo il voto più alto della classe, otto. No, il professor Battisti non era dei più generosi in fatto di valutazioni. Quando lo trovai, senza guardare Hannibal, gli chiesi: «E tu, come stai?»
Ridacchiò. Per un lungo attimo quello fu l'unico suono nella classe. «Ho avuto una serata un po'… movimentata.» mi rivelò con la voce di chi la sa lunga.
Non approfondii. Non mi interessava.
Pochi minuti dopo, l'aula si riempì. Osservai l'orario di quel giorno nel diario, rabbrividendo: seconda ora, Mrs. Dalton. 

“Movimentata”. Avevo definito così la mia notte, a Tea. Chissà che cosa avrebbe pensato, ora. Beh, francamente la scelta era sua: io non le avevo dato indizi per scoprire la verità. Ed in ogni caso, non ci sarebbe arrivata. Mai.
Per un attimo il volto di Paul mi ritornò in mente, vivido più che mai. Lo avevo fatto soffrire un bel po'. Scacciai i ricordi con un sadico sorriso, aprendo il libro d' epica. L' epica era l'unica materia che mi interessava realmente, per di più il professor Battisti era un uomo intelligente, furbo, coinvolgente. Aveva perfino la scintilla, il genio; era un bravissimo professore, l'unico del quale avrei seguito le lezioni.
L'uomo entrò in classe. Passo spedito, spalle dritte, fronte alta. «Buongiorno» esordì, sedendosi alla cattedra. 
Guardò dritto nella mia direzione, con un piccolo sorriso. «Eccola lì, Mr. Lecter. Proprio in fondo, e... Oh! Si trova in compagnia di Miss Greene, vedo; una brava ragazza, mentre brillante. Sì» continuò, quasi tra sé e sé. Aprì il libro d'epica, iniziando la lezione. Era, oltretutto, un uomo piuttosto interessante, se non strano. 
Lanciai un'occhiata riservata a Tea. Miss Greene. Brava ragazza, sicuramente. Ne aveva tutta l'aria. Mente brillante? Probabile, e ben nascosta sotto un inutile strato di banalità, per essere più simile alla massa.
Era concentrata sulla lezione, con uno sguardo ammirato verso il professore. Prendeva molti appunti. Era animata dall'interesse, puro e sincero. 
Ma stava male. Magari gli altri non lo notavano, non avevano esperienza. Ma io, sì. Avevo decenni d'esperienza alle spalle, non poteva essere altrimenti.
Riuscivo a leggere chiaramente l'espressione distrutta che le animava — per così dire — il volto. Continuava a passarmi le mani tra i capelli, con fare indeciso — il che poteva essere colpa mia. Sapevo di essere un po' fuori dal comune; le persone a me più fidate — coloro che non venivano torturate — mi definivano un ragazzo “d'altri tempi” e non sapevano quanto avevano ragione...
Ripresi a seguire la lezione, con un'idea precisa, un piano, in testa. Detestavo la gente che si comportava come Tea, mentendo spesso e nascondendosi dietro una facciata di allegria. No, non potevo sopportarle.
Il professor Battisti mi lanciò un'occhiata carica d' aspettative, alla quali risposi con uno sguardo interessato. “Sì, la sua lezione non è male” lo rassicurai con lo sguardo e lui tornò a spiegare, più convinto e coinvolgente di prima. Mi lasciai trascinare.


Ps. Su instagram mi trovate ➡ tylergagaperry ➡ lamialadradilibri 
 bye

❇ lamialadradilibri ❇

Post Scriptum: sarò Via dal 16 al 27 luglio … quindi ci vedremo tra un po' , A presto:3

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lamialadradilibri